Questo ordine di invertebrati è forse quello che è riuscito ad adattarsi meglio a tutte le condizioni che la natura gli offriva. E’ facile trovare questi animali in quasi tutti i mari del mondo, si può cercarlo sia nelle zone profonde che in quelle più basse delle coste.
Si sono adattati anche a vivere nelle basse o relativamente basse temperature, infatti non è raro che alcune colonie crescano nel Mar Mediterraneo e nel Mar del Nord, anche se in realtà prediligono di gran lunga le acque calde. In genere è più facile trovarli nella parte interna delle scogliere, nelle piccole lagune che si formano nelle barriere coralline o comunque vicino ai litorali. Si instaurano soprattutto in zone dove si trovano sedimenti molto fini, cioè nello strato della barriera subcostiera dove si raccolgono resti di coralli o altro che usano per poter costruire la loro struttura solida. Potremmo definirli colonizzatori di barriere coralline morte perchè hanno bisogno dei frammenti di altro corallo per costruire la loro struttura portante. In realtà almeno la specie Gerardia accenna alla costruzione di una struttura calcarea, ma è solo un caso isolato; inoltre in acquariologia non è una delle specie più apprezzate. Interessante è la loro caratteristica di poter o formare delle colonie che comprendono molti individui oppure riuscire a vivere anche da soli. Sono molto veloci nella crescita e risultano molto resistenti, è per questo motivo che spesso sono i primi invertebrati che vengono inseriti nella vasca e vengono consigliati agli acquariofili più inesperti. Ciò nonostante non sono molto interessanti dal punto di vista industriale e quindi non ci sono state delle attente ricerche al riguardo, ed è difficile riuscire a stendere una tassonomia che metta d’accordo la maggior parte dei biologi, anche perchè si può classificare questi invertebrati basandosi o sulle caratteristiche dei polipi oppure sulla forma delle colonie; è per questo che si può giungere a volte a delle conclusioni molto diverse. I problemi a cui si vanno incontro nel tentativo di stilare una classificazione che possa essere accettata senza alcuna remora da parte di altri studiosi sono molteplici. Prima di tutto bisogna individuare un metodo di riconoscimento che non può essere certo quello di distinguerli per i polipi o per la forma della colonia, perchè, come già detto, si arriva a conclusioni opposte. Inoltre c’è la totale assenza di strutture scleretiche che rende difficile una diversificazione delle varie specie. A causa di questa situazione non molto definita sono stati individuate ben 300 specie, in realtà si è verificato più di una volta che si siano classificate le medesime specie con nomi diversi, e che vi siano molto probabilmente molte specie che devono essere ancora catalogate. Differentemente da altri Antozoi la maggior parte degli Zoantiniari non sono in grado di sintetizzare uno scheletro, per ottenere una struttura relativamente solida. Essi includono, mentre crescono, granelli di sabbia, gusci di bivalvi, spicole di spugne e quant’altro che rende il loro corpo un po’ più rigido. In questo modo costruiscono con la sabbia una struttura che li protegge e li sostiene e che viene chiamata cuticola. I polipiGli Zoantiniari sono si in grado di formare delle colonie, ma non è raro il caso in cui il polipo riesca a vivere da solo separatamente. 1) Crescita solitaria senza alcun altro contatto con altri esemplari adulti.
Data la grande varietà di specie la stessa situazione si ripresenta con i singoli polipi che possono essere di dimensioni molto diverse tra di loro: vi sono alcune specie che non riescono a crescere oltre i pochi millimetri altri come i polipi appartenenti alla specie Protopalythoa grandis e alla specie Isozoanthus gigantis che riescono facilmente a raggiungere qualche centimetro in lunghezza. La crescita nel caso del Isozoanthus gigantis forse è anche dovuta al fatto che in natura cresce principalmente come individuo singolo, infatti si hanno notizie di individui cresciuti fino alla rispettabile dimensione di quasi 20 cm. I polipi di questi invertebrati si possono riconoscere facilmente per la loro anatomia. Esteriormente, a grandi linee, si possono individuare due zone principali: una parte superiore che si chiama capitulum e la base che è costituita da una specie di tubo che si chiama scapus. Queste due zone a secondo delle varie specie si differenziano tantissimo tra di loro in forma e colore soprattutto il capitulum presenta tantissime varietà di aspetto. Per entrambi le parti si individua una zona centrale gelatinosa, il mesogloea, ricoperta da due diverse tipi di epidermidi, quella interna e quella esterna, queste due zone si chiamano rispettivamente ectodermis e endodermis. In pratica il polipo si riempie di acqua e con il movimento dei muscoli riesce a variare la pressione interna dell’acqua, la quale a sua volta, contrasta la pressione esterna. Si pensa che sia proprio attraverso questo canale, il gastrovascolare, che il polipo faccia passare le sostanze nutritive che le alghe gli forniscono.
Questi polipi hanno la loro possibilità di ottenere il nutrimento attraverso la loro relazione di simbiosi con le alghe zooxanthellae che oltre a fornire loro il cibo sono le responsabili dei colori che le colonie di questi animali possono avere. In realtà a secondo delle varie specie non è ancora del tutto chiaro quale sia la loro reale influenza sulla crescita dei singoli animali, in quanto non si è sicuri che i polipi si nutrano principalmente dei prodotti delle alghe. Infatti alcune specie come la Palythoa, Protopalythoa e Zoanthus si aprono alla luce del sole soprattutto di giorno e si richiudono di notte, questo chiaramente favorisce il loro rapporto con le alghe che avendo bisogno di luce per fare la fotosintesi beneficiano di questa esposizione solare. Al contrario vi sono alcune specie come la Isaurus e la Sphenopus che si espongono non tanto durante il giorno, ma di notte e quindi si nutrono di plancton. Questo ha portato a chiedersi quale sia l’effettiva importanza delle alghe zooxanthellae all’interno dei polipi. Alcuni studi hanno mostrato che questi animali come comportamento medio hanno la possibilità di nutrirsi anche di plancton, ma in realtà, come i Protoplalythoa, si aprono alla luce del sole per integrare con i derivati della fotosintesi la loro dieta. Quindi escluso i casi estremi elencati sopra questo è quello che fanno la maggior parte delle specie. Chi potrebbe obbiettare allora che la funzione delle alghe zooxanthellae è solo parziale ha come dimostrazione un altro esperimento fatto in laboratorio dove si sono portati alcuni Zoanthus species ad una temperatura superiore a 30°C. Si è notato che hanno espulso lentamente le loro alghe, nel giro di poco tempo i polipi hanno perso la loro capacità di aprirsi e sono morti ricoperti da alghe filamentose e sedimenti. I tentacoli dei polipi che appartengono a questo ordine in genere circondano il disco orale e sono disposti su due file di cui quella più interna è ovviamente la meno sviluppata. I movimenti dei tentacoli sono continui e sembrano una piccola danza, quando un tentacolo cattura una preda lo porta verso la bocca e quello che ha appena portato il cibo verso il disco orale si estende nuovamente verso l’esterno per catturare del cibo. Si è anche verificato che la digestione delle prede è molto veloce. In circa tre minuti il cibo è stato ingerito riempiendo il tubo gastrovascolare. La digestione dura circa 8-9 minuti in seguito il polipo è pronto per rincominciare la caccia; la digestione termina completamente solo dopo circa 20 ore quando tutti i resti del cibo vengono espulsi dalla cavità orale. Ultima nota: a volte sono proprio le alghe filamentose la causa principale della morte di alcune colonie che difficilmente riescono a contrastarne la crescita. Quindi prima di provvedere ad un acquisto bisogna riuscire nell’intento di eliminare dalla vasca ogni minima traccia di questo tipo di alghe. RiproduzioneLa maggior parte di questi animali pratica la riproduzione asessuale che è anche molto veloce. Questo può portare alla formazione di colonie di diametro superiore ad un metro costituita completamente da individui tutti uguali nati da un unico progenitore. La riproduzione in questo modo può avvenire per divisone di una tale alla base della colonia, attraverso la nascita di una colonia più piccola da un pezzo che si è staccato da quella madre, oppure per semplice moltiplicarsi dei polipi nella colonia originaria; in questo modo questi invertebrati riescono a occupare superfici rilevanti del fondo marino e riescono a farlo in poco tempo. A volte il metodo con cui si riproducono più facilmente è quello per frammentazione in cui un pezzo, a causa del moto ondoso o di altri animali, viene staccato e ricade sul fondo. In seguito questo facilmente rimette le radici e rincomincia a crescere subito. Anche la riproduzione sessuale è utilizzata. Alcune specie hanno entrambi i sessi, però vari studi hanno mostrato che vi sono delle specie che solo ermafroditi quindi che non possono praticarla. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che i metodi di riproduzione sessuale dipendano moltissimo dalle stagioni e che la possibilità che le uova e gli spermatozoi diventino mature in pochissimo tempo sono altissime, quindi l’unica cosa da fare è sperare che prossimi studi aiutino a chiarire la situazione un po’ complessa. Per ora si è solo verificato che il tempo che le uova e lo sperma impiegano per raggiungere la maturità è abbastanza lungo, anche molti mesi, e che le loro dimensioni variano molto da specie a specie anche di un ordine di grandezza; comunque la riproduzione sessuale è utilizzata in natura in una vasca non è molto importante. Si è anche verificato che la nascita di nuovi polipi nella colonia spesso è dovuta all’allargamento del canale che in alcune specie mette in collegamento i vari polipi tra di loro. Questo è l’unico metodo che si sa essere usato da questi invertebrati per aumentare il numero di polipi della colonia. DifeseIncominciamo con il micromondo: sono in grado di paralizzare piccoli organismi marini delle dimensioni di una pulce marina e di conseguenza di bloccarli ed ingerirli, per immobilizzarli usano uno specie di muco gelatinoso. Questa però non è una vera e propria capacità difensiva è più un metodo di alimentazione. Le capacità difensive contro altri invertebrati sono ben poca cosa se confrontate con quelle degli Actinodiscidi e Sclerattinie. In realtà alcune specie di Zoanthus e Palythoa sono in grado di sinterizzare un veleno che probabilmente è il più pericoloso tra quelli presenti nel mondo marino: il palytoxin. Al contrario di altri invertebrati non sono però sempre in grado di produrre questa sostanza chimica. Questo veleno agisce sulle cellule dei muscoli, comprese quelle del cuore, e ne causa il blocco con conseguente paralisi e morte dell’individuo colpito. Alcuni studiosi hanno notato che il potere e la concentrazione del veleno aumenta di molto nel periodo in cui le uova e lo sperma sono quasi maturi. Non si è ancora capito il motivo per qui queste specie sviluppino così tanto veleno nel periodo dell’espulsione di uova e sperma, si è ipotizzato che lo facciano per proteggere le uova stesse e per bloccare organismi ostili. Alcuni piccoli animali quali Platydiella e Hermodicecaruncula ne sono immuni, anzi se si analizza il loro corpo si troveranno molte tracce di veleno che però non gli crea alcun problema apparente. Ad ogni modo il veleno è tossico per moltissimi altri invertebrati, ad esempio è meglio tenere molto lontano Agaricia e Siderastrea che non riescono assolutamente a resistere al palytoxin, invece altri sembrano più resistenti come la Acropora e la Montastrea. Il tenere questi invertebrati lontani è, in realtà, solo una azione preventiva per evitare problemi quando gli Zoantidiari sono pronti per l’espulsione di uova e sperma e quindi incominciano la sintetizzazione del veleno. Allevamento in acquarioTenerli nella vasca può non essere complicato: le specie dotate di alghe zooxanthellae richiedono una forte illuminazione e una altrettanto intensa corrente, invece quelli privi di alghe non richiedono una illuminazione forte, ma tollerano comunque la luce nella vasca. Comunque in entrambi i casi si consiglia di usare lampade a HQI, magari riparando sotto delle rocce sporgenti le specie prive di alghe. La loro facilità di crescita è dovuto al fatto che in genere sono abituati a crescere in habitat in cui l’acqua non ha una grande qualità, ad esempio nei canali di comunicazione tra le zone più interne della barriera corallina e il mare aperto oppure nelle lagune. Non bisogna troppo sottovalutare l’importanza delle qualità dell’acqua perchè troppi nitrati, fosfati o sostanze organiche disciolte possono causare nel tempo problemi a questi animali. Una alta concentrazione di sostanze chimiche può causare ad esempio la crescita incontrollata di alghe filamentose che possono poi soffocare i polipi della colonia. Sempre per prevenire la crescita delle alghe e per permettere ai polipi una corretta caccia delle sostanze nutritive, nella vasca assume rilevanza fondamentale assicurare una buona corrente che può essere periodicamente alternata a periodi di corrente più lenta. Questo metodo permette di eliminare i resti e i detriti tra gli interstizi della colonia inoltre il movimento dell’acqua intorno agli animali sembra che faciliti una loro crescita. Fondamentale è assicurarsi al momento dell’acquisto dello stato di salute dell’animale. Capita che le colonie abbiano una specie di patina marroncina gelatinosa su alcuni polipi, questa è una infezione che può facilmente spandersi per tutta la vasca. Altro segno di malessere è il colore sfumato dei polipi, questo è indice di una intensità luminosa inadeguata. I generiVediamo nel dettaglio i quattro generi principali che appartengono all’ordine degli Zoantiniari. Subodrine Brachycnemia Subordine Macrocnemina Clicca sul genere per accedere alla pagina
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