“Il mondo è un libro, e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina” (Sant’Agostino)
I grandi Naturalisti dell’800, come Alfred Russel Wallace e Charles Darwin, furono anche grandi viaggiatori. Il primo lavorò a lungo nella foresta amazzonica, dove arrivò prima di Darwin (al quale andranno in seguito tutti i meriti della scoperta) ad una teoria dell’evoluzione basata sulla selezione naturale. In seguito, studiando la fauna delle isole indonesiane, teorizzò la linea che ancora porta il suo nome, separazione tra la fauna di origine asiatica e quella australiana. Del secondo resterà famosa la crociera attorno al mondo a bordo della nave Beagle, la teoria, ancora attuale, sulla genesi delle barriere coralline e la già citata teoria dell’evoluzione, che prese corpo mentre il naturalista osservava le molteplici forme dei fringuelli delle Galapagos.
Sono passati secoli. Il viaggio è diventato un’esperienza alla portata di tutti, molto più semplice e veloce. Grazie ai voli di linea ci addormentiamo in Europa (almeno chi è capace di dormire su sedili sempre più stretti) per risvegliarci in America o in estremo Oriente. Abbiamo perso il piacere dello spostamento, del viaggio inteso come movimento da A a B (con tutto quello che c’è in mezzo), guadagnando la possibilità di compiere in tempi brevi spostamenti a grande raggio. Ormai conta solo arrivare a B.
Anche le scienze naturali sono cambiate, per diventare sempre meno legate alla creatività di bravi osservatori della natura e sempre più assoggettate da un lato alla produzione di dati numerici da sottoporre ad analisi statistiche, dall’altro alla necessità di produrre grandi volumi di pubblicazioni su riviste scientifiche.
Darwin e Wallace nel 2000 sarebbero stati dei bravi scienziati? Ma la vera domanda è un’altra: ha ancora senso nel 2000 parlare di viaggio naturalistico?
Secondo me sì (sì a tutte e due le domande, almeno secondo i miei metri di giudizio). Fino a quando esisteranno persone curiose della natura, persone capaci, dopo un viaggio intercontinentale, di indossare la maschera e di nuotare per ore immersi nella contemplazione di un reef esotico, di godere della visione della biodiversità, dei rapporti complessi e misteriosi che legano tra di loro i singoli componenti di una comunità biologica, fino a quando qualcuno potrà affermare di aver speso migliaia di euro e di essersi sobbarcato un volo di oltre 24 ore per poter vedere nel suo ambiente un animaletto di pochi centimetri di taglia, potremo dire che il viaggio naturalistico esiste, eccome.
Qualsiasi viaggio compiuto con lo scopo principale di osservare, fotografare, filmare, poter raccontare agli amici un ambiente o fenomeno naturale può essere definito naturalistico. Ma se vogliamo sintonizzarci in modo più fine, l’organizzazione di un viaggio naturalistico dovrebbe passare attraverso una serie di punti, che vanno a costituire una sorta di decalogo: proviamo quindi a stilare questo decalogo, il viaggio naturalistico è.
Decalogo del viaggio naturalistico subacqueo
- Il viaggio naturalistico è organizzato con lo scopo principale di portarci a osservare un ambiente o specie vivente che di solito non vediamo durante le nostre giornate cittadine, o un fenomeno naturale particolare. Vediamo di chiarire meglio: se voglio vedere lo squalo balena, sceglierò in modo mirato una di quelle destinazioni attorno al mondo (non sono moltissime) dove l’incontro con il gigante buono sia quasi garantito. In alcuni ambienti mi dovrò accontentare di un incontro fugace, fatto di inseguimenti col gommone e di tuffi ripetuti, in altri ambienti so che una grande quantità di animali si raduna in una zona ristretta e non teme l’uomo, e allora avrò la possibilità, con comodo, di osservarli a lungo rimanendo fermo.
- Chi coltiva la passione della fotografia o del video sub, vorrà anche immortalare gli animali che osserva, ed allora ci sono luoghi e momenti stagionali particolarmente favorevoli per ogni immagine. Non parliamo solo di animali di grossa taglia, questo può essere vero anche per un minuscolo ippocampo pigmeo.
- Nell’organizzazione di un viaggio naturalistico, è importante conoscere e appoggiarsi a una rete di agenzie, resort, diving center o barche particolarmente orientati all’offerta naturalistica, con guide preparate e addestrate a mostrare al cliente i critters più elusivi. Niente vale la soddisfazione di trovare da soli il proprio antennario, ma se in un’immersione la guida ce ne indica una mezza dozzina, e possiamo scegliere di fotografare quello meglio posizionato, con i colori migliori, il nostro viaggio avrà subito qualcosa di più, no? E se troviamo qualcuno che ci sa raccontare nel dettaglio la vita delle acque, tanto meglio, no?
- Siamo venuti per osservare una cosa in particolare, ma in generale trovarci al centro di un ambiente in ottimo stato di conservazione non ci farà certo dispiacere. Per questo la scelta della destinazione spesso cade su una delle molte aree marine protette, che garantiscono almeno un impegno da parte delle autorità a valorizzare la risorsa ambiente. Attenzione però, esistono aree protette stabilite a soli scopi turistici in ambienti esposti per anni a degrado. Se potete prima di partire chiedete informazioni a qualcuno che li conosce bene.
- Noi parliamo sempre in particolare di viaggi naturalistici per subacquei, ma molte aree sono pienamente godibili anche da chi vada in apnea o semplicemente faccia snorkeling. Anche questo è un fattore da tenere in conto in fase di organizzazione: alcuni ambienti, per la vicinanza del reef alla superficie (o di quello che si va a osservare) sono più fruibili di altri per lo snorkeler, che difficilmente potrà trovare interesse per un minuscolo gamberetto che vive a 30 m di profondità.
- Sempre per gli accompagnatori che non fanno immersione, ma anche per i subacquei che spesso devono restare a secco nell’ultimo giorno di viaggio, prima del volo di rientro, l’interesse naturalistico delle terre emerse costituisce un di più. In molte zone del mondo l’ultimo giorno di viaggio potrà essere dedicato a un’escursione terrestre, con osservazione e fotografie di paesaggi e di animali meravigliosi.
- La stagionalità è un fattore da tenere in grande considerazione in tutti i viaggi e ancora di più nel viaggio naturalistico. Un viaggio programmato durante la stagione delle piogge o dei tifoni può avere esiti indesiderati comunque, ma per l’osservazione di molti animali è necessario conoscerne le abitudini migratorie. Dai grandi animali, come squali, mante e pesci luna, fino a esseri piccoli come i pesci fantasma, ci sono momenti dell’anno in cui la probabilità di incontrarli e osservarli è massima.
- Un capitolo a parte meriterebbero i viaggi con guida naturalistica, di solito un biologo, organizzati come workshop, in cui uno specialista sarà sempre presente, per soddisfare le curiosità del pubblico, per raccontare i fenomeni osservati, per organizzare un intrattenimento serale aggiungendo un importante motivo di interesse al viaggio.
- Libri: esiste per ogni zona del mondo una ricca manualistica che ci permette di identificare le specie osservate e di imparare qualcosa in più. Di solito è possibile trovare libri in Inglese, se proprio le lingue estere ci fossero ostili dovremo ripiegare su opere più generali presenti in Italiano.
- L’ultimo punto, non ultimo per importanza, è il rispetto verso gli ambienti che visitiamo. Rispetto che riguarda molti aspetti, dal portare con noi saponi e creme biodegradabili e batterie ricaricabili, allo scegliere portate sostenibili al ristorante, al privilegiare operatori rispettosi, al cercare di ridurre al massimo il nostro impatto su ambienti fragili come il reef, arrivando al punto di rinunciare a una bella foto se per comporre l’inquadratura dovremmo sdraiarci su un corallo, con ottime probabilità di sbriciolarlo. Personalmente ritengo che la protezione integrale, con divieto di ingresso per i visitatori, abbia poco senso nel mondo di oggi. Un ambiente va protetto perché qualcuno ne possa fruire, ma questo dovrebbe far sentire a noi visitatori la responsabilità di conservare questo patrimonio a vantaggio delle generazioni future.
Per finire, due consigli per avere sempre il massimo dal vostro viaggio naturalistico.
Il primo: non rinunciate mai a guardarvi attorno con curiosità, alla ricerca di fenomeni naturali nuovi. Mantenete vivo lo spirito di Wallace. Vi ho detto prima di appoggiarvi a una guida capace, che farà molto lavoro per voi, ma questo non vuol dire di affrontare l’immersione in modo passivo: state sempre attenti, durante immersioni da cui non mi attendevo molto ho scoperto cose interessantissime, che nemmeno la mia guida conosceva.
Il secondo: abituatevi a pensare con la vostra testa, valutando in modo critico le attività umane che si svolgono attorno a voi. Oggi è facile anteporre il prefisso eco- davanti a tutto, ma è facile anche criticare alzando il ditino dalla nostra torre d’avorio. Nel valutare, ad esempio, un’attività di shark-feeding come ecologicamente errata, abituatevi a considerare le possibili alternative per le popolazioni locali e per gli squali. Alla fine, se la sola alternativa è la pesca e il taglio delle pinne, ecco che anche lo shark-feeding può diventare preferibile per tutti. Purché sia condotto in modo sostenibile e attento alla dignità e alla salute degli animali. Allo stesso modo siamo liberi di criticare negativamente un eco-resort che si riveli poco eco-.
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Di Massimo Boyer