COME SONO ARRIVATO A LUI:Facile, dopo la precedente, positive, esperienza con Polypterus senegalus … lo ho COMPRATO!!! Quando si approccia l’allevamento di simili pesci il prezzo è sempre un argomento “spinoso”: sono al tempo stesso rari e – osservati da un altro punto di vista – NESSUNO LI VUOLE, sulla base di queste premesse mi limito a dire che fu, per me, “prezzato” il giusto! Lo trovai sulla lista disponibilità di una “fish-house” con cui sono in contatto: un (singolo) esemplare disponibile, punto. Veniva descritto come 25 cm (quindi grossolanamente la taglia del precedente) e la cosa mi convinse a tentare … in realtà all’arrivo le cose si dimostrarono leggermente differenti, il “ragazzo” era – di taglia – più vicino ai 40 che ai 30 cm, quindi – quasi – il doppio! NON male come inizio … UNA BREVE DESCRIZIONE TASSONOMICA:La famiglia Polypteridae appartiene al gruppo degli Actinopterigi (ovvero i cosiddetti “pesci ossei” che sono la maggioranza dei pesci – oggi – viventi) e risulta divisa in due generi distinti: • Erpetoichthys (Calamoichthys) calabaricus (genere monospecifico), contraddistinto da un corpo molto allungato (con pinne piccolissime) comunemente noto in ambiente anglosassone come “rope fish”, (ovvero pesce corda). • Polypterus, che comprende dieci specie differenti oltre ad alcune sub-specie (talvolta anche sensibilmente diverse tra loro) a questo gruppo appartiene Polypterus senegalus (di cui ho già parlato) ed anche Polypterus ornatipinnis di cui parlerò nel seguito: La taglia dei Polypterus spazia, per quanto ne so, dal piccolo P. ansorgii sino a giganti da 90 cm e più (P. endlicheri congicus). Alla fine, per essere “pignoli” il giusto ecco la descrizione tassonomica (e canonica) di Polypterus ornatipinnis: • Phylum: Cordata Al pari di tutti gli altri Polypterus anche P. ornatipinnis sfoggia un profilo particolare: un corpo “anguilliforme” con cosa a lobo singolo – nello specifico contraddistinta da una colorazione, accesa, giallo-nera – scaglie quasi ossee una lunga pinna dorsale divisa in molteplici “pinnatule” (da nove a undici), tutte dette pinnatule possono essere, all’occorrenza, ripiegate e nascoste in una sorta di tasca sulla schiena (sono dotate di mobilità indipendente) permettendo al pesce di uscire senza restare incastrato – nuotando all’indietro – anche dai pertugi più piccoli in cui si sia infilato durante la caccia. Peculiari alla stessa maniera sono le pinne pettorali (che assomigliano ad una mano, ivi compresa la presenza di ossa, per così dire, carpali) che, si dice, permettano al Polypterus di spostarsi, muovendosi sul terreno, da uno specchio d’acqua all’altro. Il radicale adattamento di questi pesci all’ambiente in cui si muovono è testimoniato, da ultimo, dal singolare apparato respiratorio di cui sono dotati che sfoggia due polmoni asimmetrici (di cui uno quasi atrofico e l’altro che raggiunge – quasi – la regione anale). Tutti i Polypterus mantengono, inoltre, la perfetta funzionalità dell’apparato branchiale potendo quindi respirare sottacqua come ci si aspetta da un pesce. Fortemente dibattuto, nell’allevamento in vasca, è il rischio di “annegamento” ove non venga consentito di raggiungere l’aria alla superficie. Non posso ne confermare ne smentire tale affermazione ma, per stare sul sicuro, ho garantito al mio Polypterus un agevole accesso alla superficie e devo dire di averlo visto parecchie volte venire in superficie a respirare (ad esempio, evenienza non rara per il tipo di pesce, dopo aver ingollato un boccone particolarmente grosso) Anche Polypterus ornatipinnis sfoggia (sul muso) due piccolo ricettori sensoriali che gli permettono di “fiutare”/riconoscere la preda durante l’attività di caccia che questi affascinanti pesci svolgono di notte, sovente nel buio più assoluto. Purtroppo – spiazzato dalla taglia dimostrata all’arrivo -nella primissima fase dell’allevamento ho ospitato il mio esemplare in una vasca di ciclidi del Malawi (non è così grave il suo areale di distribuzione comprende anche parte della Rift Valley) e le inevitabili zuffe territoriali (prima di “cedere il passo” – se lo fa!!! – lotta gagliardamente …) hanno avuto come conseguenza grosse “sbucciature” del muso (da cui si è ripreso) ed il danneggiamento (irreversibile) di uno di questi ricettori. Mi domando se alcune incertezze che, alle volte, sembra palesare nel rinvenimento del cibo (non sognatevi neppure di somministrare del … “secco”) derivino da tale menomazione … Purtroppo il “sensore” danneggiato, ormai è passato del tempo, non sembra voler ricrescere con mio grosso rammarico HABITAT, IN NATURA, DI POLYPTERUS ORNATIPINNIS:L’areale di distribuzione include il bacino del fiume Congo ed altri fiumi dell’Africa atlantica ma anche – abbastanza stranamente vista la distanza che li separa – il Lago Tanganica sito, come noto, in piena Rift Valley. I Polypterus sono a loro agio negli ambienti più disparati (P. ornatipinnis spazia da acque fortemente alcaline – tipiche della Rift Valley – alle acque del fiume Congo che scorrono nelle foreste dell’Africa occidentale. Come regola generale preferiscono, però, acqua calme o con corrente estremamente moderata e specchi d’acqua poco profondi con abbondanza di punti per nascondersi (quali radici e/o rami caduti dalla soprastante canopea), sovente saranno acque caratterizzate da modesta – spesso nulla – visibilità, con possibile sedimento in sospensione. Subito dopo l’arrivo – avendo affrontato una note di pioggia scrosciante (sia pure al sicuro nel suo contenitore termico) che lo ha stressato non poco – nel tentativo di nascondersi si è lanciato verso il primo rifugio disponibile, scegliendo – però – il lato sbagliato e stendendosi, quindi, lungo il vetro frontale! Tutti i Polypterus si nutrono quasi esclusivamente di notte – cacciando principalmente all’agguato – nutrendosi di qualsiasi cosa commestibile in cui abbiano ad incappare, si dice siano anche abbastanza territoriali anche se non arrivano agli “eccessi” che ogni buon ciclidofilo conosce bene. Tenuto presente quanto sopra è chiaro – o dovrebbe esserlo – come tenere in vasca il nostro amico ma, prima di procedure oltre, vorrei aggiungere qualche altro dettaglio: • La chimica dell’acqua ed il filtraggio non sono una priorità massima ma non prendete l’affermazione troppo alla lettera: scegliete un ambiente con luce bassa, sabbia sottile al fondo, se possible ben piantumato aggiungete buche e rifugi fatti di radici e pietre arrotondate (attenzione, quindi, agli “spigoli”) ed il gioco è fatto. • I Polypterus – tutti – sono “professionisti dell’evasione; chiudete BENE la vasca. • I Polypterus sono curiosi oltre l’immaginabile, un “buco nero” rappresenta, per loro, un’attrazione irresistibile: proteggete accuratamente tutte le apparecchiature in vasca se nel corso delle loro esplorazioni – ad onta della peculiare mobilità della pinna dorsale – dovessero restare intrappolati liberarli non sarebbe facile … Se i, semplici, punti precedenti saranno stati rispettai (e la capienza della vasca lo consente) è possibile allevare assieme diversi Polypterus, senza particolari stress e battaglie: prima o poi prenderanno l’abitudine di andare in giro per la vasca anche in piena luce. Sulle prime un buon boccone di certo aiuterà … LA VASCA (ALLESTIMENTO E GESTIONE):Polypterus ornatipinnis, in natura, arriva ad una taglia di 60 cm, forse di più. Io ho allevato – e sto allevando! – il mio in una vasca da 500 litri in compagnia di ciclidi del Malawi abbastanza calmi (Copadichromis e Labidochromis tra gli altri) che pure – come visto in precedenza, qualche problema lo hanno causato e successivamente in una vasca da 300 litri (fortemente piantumata e con molte radici e qualche pietrone) condivisa con una giovane coppia di Paratilapia polleni (small spot), un Ancistrus albino maschio ed un piccolo (ma forse crescerà) Synodontis fluviale di dubbia classificazione (S. rebeli? S. nigrita? Un ibrido?). Questa seconda convivenza – che ancora va avanti ed a cui si riferiscono le foto che concludono l’articolo – si è rivelata molto più adatta. Unica raccomandazione in merito è quella di – io ho commesso questo errore – di non sottostimare le dimensioni della sua bocca. Un predone, un “cucciolo” impegnativo da gestire. Molti lo considerano un “killer silenzioso” (è un dato di fatto che abbia, meticolosamente, ripulito le vasche abitate da tutti gli abitanti a misura di bocca …) ma è sicuramente, e senza tema di smentita, UN PESCE MERAVIGLIOSO! … Dategli – se potete – una opportunità nelle vostre vasche!!! ALIMENTAZIONE:Questo è – o può essere – un problema ed è una delle ragioni per cui si può pensare di ricorrere ad una vasca dedicate. I Polypterus sono, oltre ad essere carnivori, dei pesci che si nutrono lentamente che temono, quindi, la concorrenza di altri pesci che, oltre ad essere più veloci nel nutrirsi, abbiano una dieta (principalmente carnivore, quindi) simile. Come pesci notturni questi fantastici “serponi acquatici” quando fiutano il cibo, per mezzo dei loro ricettori, iniziano una lenta – in certo qual modo casuale – ricerca che, immancabilmente, li porterà sull’obiettivo, ma la procedura può risultare lunga … prendete quindi in considerazione l’opportunità di alimentarli quando le luci sono spente, per evitare concorrenti troppo veloci/ghiotti. Un Polypterus come il mio può essere, agevolmente, alimentato due/tre volte alla settimana con buoni bocconi scongelati come gamberi, piccoli pezzi di pesce e molluschi (se graditi). E’ sufficiente a tenerlo calmo ed in salute! Ultimo punto:il cibo secco, non lo gradiscono (e viene quindi accettato solo in casi estremi) ma la sua oggettiva comodità suggerisce di cercare di abituarli ad accettarlo, ma deve essere più l’eccezione che la regola, posso dire di aver visto il mio P. ornatipinnis “piluccare” i resti dei pellets offerti agli altri ospiti della vasca: in tal modo il soggetto si abitua – appunto – al pellettato e rimane più attivo mantenendo, in certo qual modo, una certa naturale attitudine alla ricerca ed alla caccia. Quello che segue, d’ora in poi, è una sorta di “log-book” che riporta brevi flash di quello che accede in vasca: PREMESSA: mio figlio Leonardo quando lo ha visto per la prima volta ha rinnovato il soprannome “Dino (da dinosauro, senza alcun riguardo per il sesso) che già aveva imposto al precedente Polyptrus (p. senegalus): – All’arrivo considerando la sua provenienza da una serra che considero affidabile mi sono deciso ad immetterlo nella vasca, in quel momento, a lui destinata (500 lt) senza ulteriori precauzioni (prassi, sempre e comunque rischiosa ma non avevo – per quanto appena detto – nessuna alternativa). La vasca era arredata come sopra descritto: ghiaia minuta, alcune pietre tonde ed alcune grosse piante di Microsorium pteropus. Appena entrato in vasca si è “seppellito” fra le pietre e le piante e, per un bel po’ di tempo, nulla è accaduto … – Con il passare dei giorni dovetti, però, constatare che la vasca iniziava ad apparire vuota … infine un certo giorno trovai “mezzo pesce” (un sub-adulto di Copadichromis, da vivo …) che “gironzolava” per la vasca. La storia era, infine, chiara … Stessa situazione, in uno scatto più ravvicinato. L’immagine consente – tra l’altro – di apprezzare il pregevole disegno della pinna pettorale (in primo piano). Col passare dei giorni il Polypterus ha iniziato a guadagnare taglia ma, al tempo stesso, la disponibilità di “bocconi” in vasca è andata a cessare e la situazione mi offre il destro di re-introdurre l’argomento alimentazione, iniziando con la tabella riassuntiva di quanto somministrato: CIBO NOTE
Guardando la vasca, ed il pesce che la abita la “faccenda” assume sue facce differenti: • Osservando la vasca da posizione defilata il soggetto si mostra in salute, con colori naturali, respirazione e comportamento naturale (il discorso vale in specie per la seconda vasca in cui è stato, ed è al momento, ospitato). • Entrando improvvisamente nella stanza o, anche , avvicinandosi velocemente alla vasca si ottiene – invariabilmente – lo stesso risultato: una fuga precipitosa verso la parte più nascosta e scura della vasca Definirlo un comportamento estremamente circospetto è, direi, il minimo. • Peculiare è poi la procedura di assunzione del cibo, il Polypterus: • Scappa, precipitosamente, a nascondersi quando viene aperta la vasca (nulla a che vedere, insomma, con le abitudini dei ciclidi che si mettono a scodinzolare sotto il pelo dell’acqua), • Da posizione defilata, al coperto e avendo agio di scegliere una visuale che copra una vasta porzione di vasca, osserva a lungo il boccone ormai caduto al fond, • Lentamente – a volte con movimenti diversivi – il cibo viene approcciato e – con un breve scatto finale – abboccato e, immediatamente dopo, ingoiato praticamente intero, • Segue una precipitosa ritirata al coperto con – specie in caso di porzioni voluminose – possibile salita alla superficie a “bere” aria, secondo quanto visto in precedenza, • Tornato al coperto/al fondo assume una posizione completamente “allungata” mantenuta, in assoluta, immobilità per lungo tempo (per favorire la digestione?). Spero, prima o poi, di potermi trovare davanti un pesce meno schivo (sin’ora ho avuto poco/nessun successo), se ne sta nascosto tra le sue pietre/sotto la sua radice/in mezzo alle piante nelle occasioni in cui viene sorpreso in campo aperto opta invariabilmente per la fuga. Ma se ciò è quello che il suo bagaglio genetico gli suggerisce, se questo la fa “stare bene” … ben venga!!! LIBRILa bibliografia sull’argomento è carente/nulla, più che mai in italiano. Come nel caso del precedente allevamento (P. senegalus) la mia “Bibbia” è stata – la copertina è raffigurata qui sotto – il volume (di Acqualog) dedicato ai Polypterus di cui, cortesemente, NeoGea si è peritata di farmi pervenire una delle prime, poche, copie disponibili in Italia. Un predone, un “cucciolo” impegnativo da gestire. Molti lo considerano un “killer silenzioso” (è un dato di fatto che abbia, meticolosamente, ripulito le vasche abitate da tutti gli abitanti a misura di bocca …) ma è sicuramente, e senza tema di smentita, UN PESCE MERAVIGLIOSO! … Dategli – se potete – una opportunità nelle vostre vasche!!! |