Tateurndina ocellicauda è un piccolo e coloratissimo pesciolino appartenente alla famiglia degli Eleotridae, affine ai gobiidae. In inglese infatti, i membri della famiglia degli Eleotridae vengono spesso definiti “sleeper gobies”, con la differenza sostanziale che questi, al contrario dei veri gobidi, non possiedono le pinne pelviche fuse, a formare una sorta di ventosa. Tateurndina ocellicauda vive nelle foreste pluviali della Papua Nuova Guinea orientale, prevalentemente nelle insenature dei fiumi a lenta corrente. I parametri ambientali sono variabili (sia spazialmente che temporalmente), ma si aggirano nell’intorno di un pH neutro (6.5 – 7.5), una durezza media (5 – 10 °KH) e una temperatura tra i 22 ed i 26°C.
Il dimorfismo sessuale negli esemplari adulti è abbastanza evidente, con il maschio che risulta leggermente più grande (7 -8 cm, contro i 5 – 6 cm della femmina) e con una testa più rotonda e prominente, che con l’età presenta un’evidente gibbosità frontale. La femmina poi, quando è pronta alla deposizione, presenta un addome vivamente colorato di giallo-arancione.
Venni in possesso di una coppia di T. ocellicauda a Giugno del 2009. Li sistemai in un acquario da 40 litri (il litraggio minimo per una coppia), con un coperchio, un filtro percolatore, un termoriscaldatore da 50W e 2 lampade T5 da 8W. L’allestimento della vasca era composto da un fondo fertilizzato (terriccio, torba e palline deponit) ricoperto da uno strato di sabbia color ambra di media granulometria, molti legni incastrati tra loro e qualche pigna d’ontano. La vegetazione era composta da Cryptocoryne parva, C. aponogetifolia, Echinodorus aquartica, Anubias barteri bonsai, Ceratophyllum demersum (immancabile) e un bel po’ di muschio. I valori dell’acqua erano: pH = 7.0, conducibilità intorno a 200 µs e T = 23 – 24°C. Cambi settimanali del 20 % circa. L’acquario da 40 litri T. ocellicauda possiede una dieta spiccatamente carnivora, quindi venivano alimentati prevalentemente con artemia e chironomus congelati e naupli vivi d’artemia. Il secco inizialmente non veniva neanche considerato. Poi, dopo averli abituati gradualmente, nei mesi successivi sono riuscito a fargli mangiare anche il granulato (SHG), comunque utile in un regime di dieta variabile. Questi pesciolini hanno dei bellissimi movimenti e dei magnifici colori. In vasca sono sempre molto attivi. Non amano la forte corrente, ma prediligono senz’altro un leggero e continuo movimento dell’acqua. Girano continuamente (prevalentemente nella parte bassa della vasca, ma non solo), a caccia (di microfauna) o semplicemente per curiosare, soprattutto se vedono movimento fuori la vasca. Addirittura quando doso le artemie congelate o i chironomus, vengono a prenderle direttamente dalla pinzetta, arrivando proprio sotto la superficie dell’acqua. Un’altra foto del maschio di Tateurndina ocellicauda
Inizialmente, nella vasca da 40 litri, si riprodussero 2 volte. Purtroppo la prima volta mi hanno preso alla sprovvista, visto che lo hanno fatto appena 2 settimane dall’introduzione in vasca. Non avevo una vasca libera, così ho lasciato gli avannotti con i genitori ed ho incrociato le dita. Ma dopo pochi giorni dalla schiusa non sono riuscito più a vedere nulla. La seconda volta invece hanno scelto di deporre 2 giorni prima della mia partenza per le ferie… Le deposizioni avvennero con un’acqua di circa 350 µs ed un pH di circa 7.3-7.4. Successivamente poi, nel mio sperimentare i parametri ambientali più idonee all’allevamento e alla riproduzione, nel giro di un paio di mesi portai la conducibilità a circa 180 – 200 µs, inserendo anche torba e altre pigne di ontano. Questo però mi fece sorgere alcuni dubbi sul reale vantaggio che tali valori giovassero effettivamente alla loro riproduzione. Dubbio che si tramutò in realtà quando non assistetti più a successive deposizioni neanche con l’aumento della temperatura. Decisi allora di cambiare casa alla coppia e li misi nella mia “AutoVasca” da 45 litri, con valori decisamente più duri ed alcalini: pH di 7.7 e conducibilità di circa 850 µs. Una breve parentesi su questa vasca: ha la particolarità di non avere un filtro (né biologico né meccanico), ma una semplice micro pompa da 2W, giusto il necessario per muovere l’acqua e permettere lo scambio gassoso e di nutrienti tra acqua e piante. Infatti il cuore di questa vasca sono le piante, che fungono da depuratore e filtro naturale. Nello specifico un rigoglioso cespuglio di Cryptocoryne e due piante di Pothos, che con le loro radici sommerse assorbono nutrienti e mantengono un ambiente stabile, tanto da rendere inutili sia la fertilizzazione, sia i cambi d’acqua (ma per arrivare a ciò ci sono voluti più di un anno di tentativi e sperimentazioni). Completano l’allestimento della vasca alcune rocce quarzifere per contenere e rialzare le Crytpocoryne, una corteccia di sughero legata ad una roccia di ardesia (per farla rimanere sul fondo) come tana per la deposizione, una lampada a risparmio energetico da 23W ed un termoriscaldatore da 50W. Quest’ultimo accessorio è stato installato successivamente all’allestimento della vasca, solo perché a casa mia, in inverno e con i riscaldamenti spenti, si arriva anche a 12 – 13°C, temperature che non mi sono sentito di sperimentare con un eventuale nascita di avannotti.
Ma tornando ora alla coppia di T. ocellicauda, la abituai gradualmente al “trasloco” nell’acquario da 45 litri con un ambientamento ai nuovi valori “step by step” (tramite una vasca di quarantena). Vista la presenza del Pothos, la vasca risultava però aperta. Particolare questo che inizialmente fece nascere in me qualche perplessità in merito, visto la possibilità di pericolosi salti fuori dell’acqua da parte delle T.ocellicauda. Successivamente così, monitorai attentamente la situazione ed i comportamenti della coppia, constatando (così come accadeva nell’altra vasca) che la parte superiore della vasca veniva frequentata di rado dai due pesciolini. Per sicurezza comunque, abbassai un poco il livello dell’acqua e misi le foglie del Pothos a protezione del bordo dei vetri, così da minimizzare i rischi. La prima deposizione nel 45 litri avvenne agli inizi dell’autunno. E visto la fine che avevano fatto gli avannotti quando rimasero con i genitori nelle prime deposizioni, decisi di spostare la coppia in un’altra vasca. La femmina la spostai subito dopo la deposizione, mentre il maschio al 6° giorno di cova. Purtroppo troppo presto. Le uova non erano ancora pronte per la schiusa (che sarebbe dovuta avvenire il giorno dopo) e la presenza del maschio nella tana era ancora necessaria, per la loro ventilazione ed ossigenazione. Il risultato fu la perdita di tutte le uova. Poi successe l’irreparabile: persi improvvisamente la femmina, per motivi che non sono riuscito ancora ad appurare. Cercai allora una nuova compagna al povero maschio solitario e riuscii nell’intento solo un paio di mesi più tardi. La nuova coppia però non perse troppo tempo e qualche giorno più tardi (siamo agli inizi di Dicembre 2010) ci fu la loro prima deposizione. Questa volta aspettai diligentemente che le uova si schiudessero tutte (cosa che avvenne 7 giorni dopo, esattamente il 14 Dicembre), anche se questo poteva portare ad una eventuale riduzione del numero di avannotti, causa predazione.
Una sequenza di foto relativa alla cova delle uova da parte del maschio
Il giorno dopo la schiusa delle uova spostai il maschio (la femmina era già stata spostata prima della schiusa). Contemporaneamente, in quei giorni, dosai giornalmente del “Liquifry” in vasca e mi attrezzai per una coltura di Turbatrix aceti (anquillole dell’aceto). Infatti, il dato impressionante, è la dimensione veramente microscopica degli avannotti appena nati: praticamente grandi poco più di un paio di naupli di artemia. Fortunatamente la vasca da 45 litri in cui sono nati, è veramente ricca di microfauna, essendo una vasca priva di qualsiasi filtro e con una corrente debolissima. I naupli di artemia sono stati accettati come cibo solo dopo una decina di giorni dalla nascita. La crescita dei piccoli è abbastanza lenta: a circa un mese dalla nascita arrivano intorno ai 2 millimetri (chi più grande, chi più piccolo) e a questa età iniziano a formarsi le pinne proprie caratteristiche della specie e si cominciano ad intuire i primi colori. Ora, a due mesi dalla nascita, ci sono avannotti che non arrivano a 5 mm ed altri che sfiorano i 15 mm. Le radici del Pothos mi hanno impedito di contarli per bene. Ma sono parecchi, sull’ordine dei 20 – 30 esemplari. E nonostante il numero dei piccoli, l’ ”AutoVasca” ancora supporta benissimo il carico organico imposto dai pesci e dal cibo somministrato. Tra poco comunque li sposterò, per l’accrescimento, in un acquario da 126 litri. Avannotti di T. ocellicauda a 3 giorni dalla nascita Piccoli di T. ocellicauda ad 1 mese dalla nascita Piccoli di T. ocellicauda a 2 mesi dalla nascita |