Comportamento in natura ed allevamento in acquario. Gli Asteroidi conducono la loro vita esclusivamente nelle aree del fondale, strisciando (molto lentamente, visto che le specie “turbo” possono coprire al massimo 60 cm, mentre le meno performanti solo 3 cm al minuto) nel substrato sabbioso, roccioso, fangoso, e nelle praterie di alghe, tuttavia alcune specie risiedono in superficie, nascoste all’interno di crepe e fessure ricavate nelle pietre, o annidati fra le radici di Posidonia. Sono per lo più animali solitari anche se è frequente osservare esemplari radunati in colonie.
La tendenza ad orientarsi nel substrato è dovuta al fatto che questi animali mal si adattano all’esposizione alla luce. La maggior parte sono carnivori e possono percepire efficacemente la presenza di cibo a distanza mediante i loro recettori chimici. Si nutrono di organismi morti ma alcune possono aggredire anche animali vivi come molluschi o altri echinodermi. Dal punto di vista alimentare si dividono i due categorie principali: le microfaghe e le macrofaghe. La divisione viene fatta sul tipo di alimentazione, le microfaghe sono stelle marine che si cibano principalmente di microrganismi. Questi vengono catturati dai raggi, per l’esattezza dai peduncoli e poi vengono convogliati verso il corpo centrale, nella bocca. La Linckia laevigata e la Fromia elegans sono stella di mare che appartengono a questo gruppo e sono forse le più ricercate dagli acquariofili; la prima viene molto apprezzata per il suo colore azzurro.
Come la Linckia anche la Fromia è una stella di mare molto ricercata sul mercato europeo, si riconosce per il colore rosso vivo dei suoi bracci e del corpo centrale. Sia la Fromia che la Linkia sono però molto delicate, e spesso muoiono in tempi brevi. Solo l’introduzione in vasche ben avviate con molte ricce vive e perfetti valori chimici garantiscono buoni risultati. Fromia, più robusta della Linkia, è una buona scavatrice ed è apprezzata per la sua capacità di smuovere il fondo. Al contrario le macrofaghe si cibano di organismi anche molto grandi, sfruttano la loro capacità di estroflettere l’apparato digerente e farlo aderire sul corpo della preda; a completare il quadro, è la secrezione di sostanze digestive, necessaria ad intaccare i tessuti della preda, consentendone un’ingestione più agevole. Il guscio e l’esoscheletro vengono scartati, in quanto ritenuti inutili al proprio fabbisogno alimentare. Per aprire le valve dei molluschi, l’animale fa ricorso ai suoi pedicelli: tramite quelli distali l’Asteroide rimane saldamente al fondo, ed al contempo utilizza quelli del disco per mantenere la presa sulle valve del microrganismo e imprimere su esse una pressione continua finchè l’apertura non è sufficientemente ampia; è a questo punto che la stella marina effettua un’evaginazione dello stomaco, introducendolo nel bivalve per poi fagocitarlo. Stella marina mentre tenta di aprire un bivalve. Nel disegno la tecnica utilizzata. Tale tecnica di caccia si rivela, però, infruttuosa quando impiegata nei confronti delle ostriche più grosse, poichè tali prede sono solite aderire al substrato tramite una valva, e quindi resistono maggiormente alla poderosa forza di trazione esercitata dall’Asteroide. I generi Pentaceraster, Protoreastere Acanthaster sono stelle marine macrofaghe. Esse si riconoscono per i loro raggi molto grossi e corti e per il corpo centrale molto ruvido.
I raggi e il corpo centrale è ricoperto da scaglie calcaree che formano come tante piccole gobbe ruvide al tatto. Tenere però queste specie in una vasca marina può creare delle cattive sorprese: sono abituati a nutrirsi anche di bivalvi e quindi se sono presenti nella vasca possono essere visti come possibili prede e queste stelle di mare non esiteranno ad attaccarli. Alcune stelle possono nutrirsi anche di coralli, tipica è Acanthaster planci.
Le Ofiure sono eccellenti pulitori, instancabili sondano sabbia e rocce (anche nelle cavità più nascoste) alla ricerca di cibo, abbastanza veloci si dirigono verso i residui di alimenti che assimilano velocemente. Purtroppo se di grosse dimensioni riescono a catturare e divorare animali di piccola taglia come gamberetti, vermi, e frequentemente anche pesci. Per questo motivo non sono sempre adatte all’allevamento in acquario. Pertanto si consiglia l’allevamento solo di esemplari piccoli, o se di grossa taglia in assenza di piccoli organismi. Gli ambienti pervasi dalla luce non rappresentano l’habitat ottimale degli Ofiuroidi, infatti essi prediligono immergersi nel fango e nella sabbia, oppure celarsi entro crepe e fessure ricavate nella roccia. Per questo motivo, sono dei buoni scavatori: i tunnel ricavati nel fango vengono stabilizzati “spalmando” sulle pareti dosi consistenti di muco. Gli Ofiuroidi rimangono celati parzialmente, poichè fanno affiorare dal substrato la parte estrema delle loro braccia, mentre lasciano “inabissato” il disco. Con l’ausilio dell’ estremità delle braccia (creando un moto ondulatorio) e tramite il movimento pompante del disco, rendono possibile il circolo d’acqua corrente all’interno del loro rifugio, inoltre smuovono la sabbia o il fango circostanti allo scopo di afferrare particelle alimentari che vengono traslate alla bocca mediante l’azione motoria esercitata dai pedicelli. Le prede più grandi (Crostacei, Bivalvi, Anellidi, ecc…) vengono carpite con l’ausilio di un braccio retrattile.
Le ofiure possono essere vittime di azioni parassitarie perpetrate da vari ospiti: ad esempio, Coccomyxa ophiurae è in grado di creare macchie verdi, che aumentando di grandezza progressivamente provocano la morte dell’invertebrato; ecto e endoparassiti possono annidarsi nella superficie orale dell’ofiura causando un’azione nociva ai danni del suo organismo. In altri casi, tale rapporto sconveniente può essere controbilanciato da effetti positivi derivanti dal commensalismo o dalla possibilità di vivere in seno ad altri animali (Alcionari, Gorgoniari,spugne, ecc…), tale facoltà è resa possibile dalle dimensioni esigue delle ofiure, nonchè dalle loro membra alquanto flessibili.
Gli Ofiuroidi sono carenti di ventose, quindi si muovono con l’aiuto delle braccia: un braccio funge da “timone” e garantisce il movimento in avanti, le braccia laterali permettono movimenti a sussulto, mentre gli arti rimanenti non partecipano al processo motorio. Tuttavia, in alcune specie, tali braccia inattive adempiono alla fase propulsiva, con le 3 rimanenti da supporto, spingendo da dietro. Si deve fare attenzione quando si procede all’acquisto di stelle od ofiure, mai farsi prendere dalla fretta perché questi animali se hanno sofferto durante il trasporto deperiscono in pochi giorni quindi quando c’è un nuovo arrivo aspettiamo un po’ per vedere se le stelle di mare sono sane oppure no. Come già detto, non bisogna spaventarsi se gli esemplari hanno un braccio in meno oppure qualche parte mancante perché in questi animali è la norma. Se presentano dei tagli oppure dei gonfiori sulla parte superiore è sconsigliabile l’acquisto in quanto sono indice di possibili infezione batteriche oppure di funghi, ed è probabile che si abbia una veloce degenazione della zona colpita. Attenzione anche se sono presenti delle parti scolorite, questo potrebbe essere il primo sintomo di una malattia.
La maggior parte di questi animali è notturno, quindi se li si vede immobili quando sono illuminati da una forte luce è normale, al contrario quando le luci della vasca si spengono l’animale dovrebbe andare in giro. Altro problema è l’acclimatazione di questi delicati animali: bisogna procede con molta calma. Un metodo consigliato è quello di procedere ad un lento e graduale processo a goccia a goccia che permetta all’animale di stressarsi il meno possibile. Attenzione a non mettere la stella a contatto con l’aria perché questo potrebbe recargli dei problemi. Alcuni suggeriscono di accompagnare lentamente la stella verso il fondo appoggiata a pancia in su sul palmo della mano e solo alla fine girarla e depositarla diritta. Questo per evitare che bolle d’aria possano entrare nella bocca.
Prima di pensare all’acquisto di questo animali bisogna sempre chiedersi se la nostra vasca è adatta a ospitarlo e se la stella può trovare molti detriti e piccoli animali di cui nutrirsi, quindi una vasca adatta alle stelle marine è un acquario ricco di rocce vive ed attivo ormai da molti anni.
Come già indicato stelle ed ofiure sono degli ottimi detrivori, sono instancabili nelle ricerca di cibo sulle rocce e sulla sabbia del fondo ma per questo motivo richiedono delle vasche abbastanza grandi in modo tale che l’animale possa muoversi e cercare con calma dove spostarsi per trovare le condizioni di corrente e luce che più gli sono consone. La riproduzione di questi animali avviene per via sessuale e per frammentazione e in questo caso è molto più veloce, poichè basta che si stacchi un solo braccio per dare origine ad un nuovo individuo. Problemi di proliferazione si possono avere soprattutto con stelle marine introdotte insieme alle rocce vive. Sono generalmente innocue, anche se alcune possono mangiare i polipetti dei coralli duri, per questa ragione è meglio osservarle attentamente. La maggior parte comunque sono detrivore e quindi molto utili in quanto contribuiscono a mentenere pulita la vasca da residui di varia origine.
Alcuni animali non sono compatibili con le stelle marine come ad esempio il gamberetto Hymenocera elegans (che ad ogni modo difficilmente viene allevato in acquario), ed alcuni pesci come i pesci balestra.
Altra funzione di questi animali è quella di essere degli ottimi indicatori della qualità dell’acqua. Soprattutto le stelle più che le Ofiure sono molto sensibili alla salinità e quindi se il sale usato per fare l’acqua marina non è ottimo ne risentono subito. Inoltre sono molto sensibili alla presenza di metalli nell’acqua, e a molti tipi di sostanze tossiche. Se si nota che una stella di mare non si muove più oppure presenta strani sintomi bisogna subito intervenire analizzando subito l’acqua perché potrebbero esserci dei problemi. E’ raro che una stella si ammali quindi per prima cosa bisogna provvedere a cambiare un 20 % dell’acqua. Se l’animale non si riprendere allora potrebbe essere un’infezione batterica, oppure un attacco di funghi. In entrambi i casi la cura va fatta in una vasca di quarantena dove poter somministrare antibiotici oppure prodotti contro i funghi senza danneggiare gli altri ospiti. A volte risentono di attacchi parassitari perpetrati da varie specie di crostacei appartenenti ai Copepodi, Cirripedi e Anfipodi, e da protozoi ciliati, come Orchitophyra stellarum (distruttore delle gonadi delle stelle marine). Altro caso è Thyca crystallina: piccoli molluschi che si attaccano sotto l’animale e che penetrano al suo interno. Si possono individuare anche ad occhio nudo, ma non devono essere assolutamente tolti in quanto si potrebbe ferire la stella e le conseguenze sarebbero peggiori. Frequente è anche la presenza di animali commensali che vivono sulle braccia od in prossimità della bocca.
La loro alimentazione in natura è molto varia ed è per questo che è consigliabile inserirle in acquari ben avviati e ricchi di possibili nutrimenti. Almeno due volte alla settimana sarebbe meglio nutrirle con pezzettini di mollusco e di gamberetto. Per evitare che altri animali rubino il loro pranzo dovremmo posizionarli sul fondo vicino alla stella in modo tale che questa riesca a raggiungerli per prima.
Ringraziamo Roberto Sozzani per le foto fornite ed invitiamo a visitare il suo bellissimo sito di foto subacquee. |