Un rapporto simile a quello tra i pesci pagliaccio e gli anemoni è quello tra i pesci Pterapogon kauderni, Siphamia versicolor o alcuni granchi come Zebrida adamsii che vivono tra gli aculei di alcune specie di Ricci. Come nel caso precedente il riccio offre protezione attraverso i suoi aculei, il pesce invece lo tiene ben pulito dei resti organici e dalla sabbia. Come è ovvio comprendere, il mare è molto ricco di vita e per organismi piccoli e privi di difese naturali vi sono molti pericoli. E’ quindi naturale che cerchino riparo da qualche parte. Se non si è dotati di armi di difesa, sia chimica sia tipo armi bianche, come denti o aculei, si hanno poche possibilità di sopravvivere. Ci sono casi di pesci che hanno sviluppato altri tipi di difese, come il mimetismo, mentre altri, come abbiamo visto, hanno ottenuto protezione presso altre specie. Fino ad ora abbiamo parlato della stretta relazione che si è instaurata tra singoli individui di specie diverse. Il rapporto di simbiosi però spesso si instaura indistintamente tra gli individui di una specie e un’altra. Si pensi ai pesci pulitori che puliscono altri pesci da residui di cibo, parassiti o da lembi di pelle morta. E’ incredibile come temibili predatori si facciano avvicinare e pulire da dei pesciolini così piccoli che potrebbero essere delle facili prede. Comunque mai un predatore abuserebbe del rapporto di fiducia con i pesci pulitori e non li mangerebbe mai. Di rapporti di questo tipo ci sono tantissimi esempi: i pesci pulitori appartengono prevalentemente alle specie Gobidi e Labridi; ci sono anche alcuni crostacei pulitori che appartengono al genere Lysmata, Rhynchocinetes, Periclimenes e Stenopus. Questi lavorano attivamente per pulire pesci predatori come carangidi, cernie, pesci chirurgo, labridi e murene. E’ interessante come siano entrambe le specie che si cercano a vicenda; i pulitori stimolano i grossi pesci affinché si facciano dare una pulitina, mentre i pesci più grossi, in vicinanza di pesci pulitori, aprono la bocca invitandoli a compiere la loro opera. E’ notevole il grado di collaborazione che hanno raggiunto queste specie: il pesce pulitore, nella sua opera, continua a toccare il pesce più grande per fargli capire in che punto si trova e cosa sta ispezionando. In questo modo il pesce che viene pulito può aprire meglio le branchie oppure la bocca per facilitare l’operazione di pulizia. Se il pesce più grande si stufa, avvisa dolcemente con movimenti della bocca e delle branchie il pesce pulitore che è il caso che se ne vada. Alcune specie di cernia hanno instaurato un tale rapporto di simbiosi con i pesci pulitori e alcune specie di gamberetti, che si sono organizzati al punto di avere una zona di ritrovo (Cleaning station). Il pesce più grande sa che se si porta in un determinato posto della scogliera e apre la bocca e le branchie, usciranno tantissimi piccoli pesci e gamberetti che incominceranno la pulizia. E’ abbastanza normale che il pesce ripeta questa operazione anche più di una volta al giorno. E’ come andare dal dentista per una pulizia dei denti, solo che in questo caso è molto più accurata e frequente. Rimanendo sempre in campo acquatico, chi non ha mai visto nei documentari i coccodrilli che stanno a bocca aperta mente dei piccolissimi uccellini puliscono tutto quello che è rimasto bloccato tra i denti? Altro tipo di mutualismo è quello che si instaura tra le alghe zooxanthellae e i coralli duri, ad esempio gli esacoralli e gli zoanthus. Anche se ci sono alcuni Alcionacei che non vivono solamente sulla simbiosi con le alghe, la maggior parte deve la possibilità di nutrirsi proprio alla presenza delle alghe. Per gli anemoni la forma più diffusa di alimentazione è proprio l’uso delle zooxanthellae: infatti molti anemoni usano solo i prodotti della fotosintesi delle alghe per poter vivere. C’è anche un nudibranco (Pteraeolidia ianthina) che ospita zooxanthellae all’interno dei suoi cerata, ottimizzati per raccogliere il massimo della luce. Questo nudibranco si nutre poi con parte degli zuccheri prodotti dal processo di fotosintesi delle zooxanthellae. Va sottolineato che la relazione tra le varie specie si basa su regole precise: ad esempio se si espone a troppa luce gli anemoni, questi possono morire. Se le alghe sono esposte a troppa luce incominciano a sintetizzare una tossina che diventa, in grandi quantità, così tossica da portare l’invertebrato alla morte. Le alghe vivono all’interno dei coralli ottenendo protezione e fornendo le sostanze di scarto della fotosintesi, cioè l’ossigeno. I polipi utilizzano questo ossigeno e si impegnano a catturare più raggi del sole possibile, aprendo i loro tentacoli. Se per qualche motivo i polipi espellono le alghe, la colonia ha due possibilità: o si riprende cercando nuove alghe, oppure è destinata ad un morte lenta. E’ quindi indubbia la funzione simbionte delle alghe zooxanthellae, come ha dimostrato un esperimento fatto in laboratorio: si sono portati alcuni Zoanthus sp. ad una temperatura superiore ai 30°C. A questo punto hanno espulso lentamente le loro alghe e nel giro di poco tempo i polipi hanno perso la loro capacità di aprirsi e sono morti ricoperti da alghe filamentose e sedimenti. Le stesse alghe hanno instaurato un rapporto molto simile se non identico con alcune specie di meduse che vivono nell’Oceano Atlantico. Altro tipo di mutualismo e quello che si instaura tra i batteri e alcuni animali marini. Questi ultimi hanno degli organi nei quali i batteri bioluminescenti Photobacterium, Voludomas ficheri e Pseudomonas creano la luce. In questo modo riescono a fornire nutrimento ai pesci che li ospitano, che hanno imparato a controllare la potenza luminosa attraverso particolari organi che aprono e chiudono: una specie di parete che blocca oppure libera la luce fornita dai batteri bioluminescenti. La luce fornita da questi batteri ha diverse funzioni e viene usata per cacciare, attirando o stordendo, le prede. Altre volte questa luminosità può essere usata per proteggersi dai predatori, confondendoli con la luce, oppure, ed è il caso più comune, viene usata per comunicare tra individui della stessa specie. Essi possono accoppiarsi o formare dei branchi proprio a seconda dei diversi segnali luminosi che emettono. Un tipico esempio è il Photoblepharon il quale usa la luce per difendersi dai predatori o per formare dei branchi. Si pensi che dopo la morte del pesce i batteri rimangano attivi e continuano ad illuminare ancora per molto tempo. I batteri, da parte loro, hanno un posto dove crescere senza problemi. Tornando al caso di mutualismo dei pesci pulitori, si è scoperto che alcuni pesci hanno una livrea molto simile a quella dei pesci pulitori e hanno imparato a compiere gli stessi movimenti. In questo modo i pesci più grandi si sbagliano e li confondono per dei veri spazzini e aprono la bocca facendosi avvicinare. Quando il finto pulitore riesce ad avvicinarsi al grosso pesce gli strappa lembi di pelle viva di cui si ciba e poi fugge. Ci stiamo avvicinando al parassitismo. Il passo seguente delle relazioni che si possono instaurare tra due individui è appunto il parassitismo. In questo caso è solo uno dei due individui che trae dei vantaggi mentre l’altro o non ne risente oppure ne soffre dal punto di vista fisico. Una forma di parassitismo, che necessariamente non sfocia nel danno, è l’abitudine di alcune specie a farsi trasportare. Questo può essere anche osservato nei nostri acquari sia marini che dolci. Capita a volte che lumache più grandi abbiano attaccate sul guscio delle lumache di dimensioni più piccole, che si fanno trasportare per la vasca senza compiere alcuna fatica. Si pensi alle lumache di acqua dolce della specie Melanoides oppure alle lumache di mare Astrea e Turbo sp. Questo è un esempio di parassitismo temporaneo che non provoca alcun danno all’altro individuo. Esempi di parassitismo continuativo e interno sono alcuni artropodi che attaccano i pesci. Raramente diventano un problema per i pesci in acquario; in genere i parassiti sono piccoli crostacei. Però, se crescono in numero, possono portarli alla morte. Le specie più diffuse sono i Livoneca e Lernaeascus. I parassiti si dividono in due categorie principali: ectoparassiti e endoparassiti. I primi sono all’esterno dell’organismo colpito, i secondi all’interno. Nei primi distinguiamo le pulci, i pidocchi e molti Ditteri. Questi animali sono però, nello stadio larvale, endoparassiti poiché crescono nella pelle dell’ospite oppure al suo interno. Vi sono alcuni parassiti che compiono il loro ciclo vitale in più ospiti intermedi; si pensi ad esempio ai Protozoi, in particolar modo agli Sporozoi e ai vermi della specie Cestodi, Nematodi e Platelminti. Alcuni Cestodi nel loro ciclo vitale hanno bisogno di più ospiti intermedi e in alcuni casi questi sono crostacei e pesci. Per ogni essere vivente esistono parassiti specifici, in acquariologia il caso più noto è quello del Cryttocarion, un protozoo che colpisce i pesci marini, quello della “malattia dei puntini bianchi”. Gli esempi di simbiosi, nel termine più ampio, potrebbero essere milioni perchè le specie hanno cercato di espandersi sempre di più, occupando molte zone che una volta non erano di loro competenza: è la regola della natura. Ringraziamo Roberto Sozzani per le foto fornite. Se volete vedere altre incredibili foto di organismi commensali visitate il sito:
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