Tutte le foto sono di Roberto Sozzani. Femmina del gamberetto Dasycaris zanzibarica (11 mm.) commensale su un corallo. Nel linguaggio comune, con il termine simbiosi, si intende il particolare rapporto che si instaura tra due individui di specie differenti. Il termine deriva dal greco ed è l’unione di due parole che significano rispettivamente: insieme e vivere. Si noti che la relazione interspecie può avvenire all’interno del mondo animale, all’interno del mondo vegetale e tra specie del mondo animale e del mondo vegetale. Vediamo, con una rapida spiegazione, come e in che modo possano nascere le relazioni tra individui di specie diverse. In realtà l’interrelazione che si instaura molte volte non è un vero rapporto paritario: vi sono casi in cui solo uno dei due individui ne trae vantaggi ed altri in cui addirittura uno dei due risente negativamente di questo rapporto così stretto. Quindi la relazioni tra specie diverse può essere sia positiva che negativa.
Se specie diverse usano le stesse risorse è ovvio che prima o poi entreranno in contatto, non per cercare un rapporto di collaborazione, ma per entrare in competizione; questo è il tipico esempio di rapporto negativo. Può capitare che una specie riesca a sopraffare l’altra, ma è più probabile che il risultato sia una diminuzione della popolazione di entrambe le specie, in modo tale da raggiungere un equilibrio e dividersi l’habitat. Altri tipi di rapporto che possono essere indicati come negativi sono quello tra predatori e prede e quello tra organismi parassiti e loro ospiti. Con “parassitismo” si intende quel rapporto tra due specie che alla fine porta alla morte o al deperimento di uno dei due individui, mentre l’altro trae solo vantaggi. Al contrario come positivi si indicano i seguenti tipi di rapporto:
Questi rapporti sono stati elencati seguendo una certa logica evolutiva: è probabile che all’inizio i primi rapporti tra individui diversi sia nata come semplice condivisone degli spazi (inquilinismo), per poi svilupparsi nel tempo fino ad arrivare a relazioni più stabili e strette (mutualismo). Con “commensalismo” si intende un rapporto in cui un individuo non trae nè vantaggi nè svantaggi nel rapporto con l’altro individuo, ma è quest’ultimo quello che ci guadagna nell’interrelazione. Per questo motivo spesso si è sentito parlare di “inquilinismo”. Con questo termine si intende che due specie occupano pacificamente lo stesso spazio. Con “protocooperazionismo” si intende il rapporto tra due individui di specie diverse che traggono entrambi vantaggi dal loro vivere insieme, ma la loro relazione non è obbligatoria. Con “mutualismo” si intende il rapporto tra due individui di specie diverse che traggono entrambi vantaggi dal loro vivere insieme, ma la loro relazione è obbligatoria. In natura quindi il rapporto tra le varie specie è molto diverso; questo dipende dalla grande varietà di specie che ci sono nei fondali marini e nelle acque dolci e non solo; il termine simbiosi, come già detto, viene usato sia per il mondo animale e vegetale, sia per il mondo sommerso e terrestre. Ecco una comoda tabella dei vari casi esaminati:
Gli individui di specie diverse, seguendo la linea evolutiva, con il passare del tempo hanno imparato ad interagire tra di loro; a volte sfruttando debolezze di altre specie (parassitismo), a volte rafforzando il legame con altre specie per poter vivere meglio (commensalismo o mutualismo). Si pensi, come esempio più evidente, a quelle specie che sono troppo deboli per fronteggiare apertamente avversari, perché non sono sufficiente forti e trovano allora riparo presso individui di specie diversa. Anche in questo caso le possibilità sono tantissime. Vi sono alcune teorie che sostengono che i predatori non sono altro che dei parassiti di altri animali, che gli erbivori sono parassiti del mondo vegetale e così via. Comunque tutti si sono evoluti nel tentativo di poter ottenere lo stesso fine: vivere e procreare. Nel fare questo, le varie specie si sono adeguate cercando di espandersi e sfruttare al meglio quello che la natura gli aveva fornito; questa competizione spesso è finita in cooperazione, nel tentativo di occupare tutto l’ambiente a disposizione. Facciamo una precisazione: il mondo animale deve ancora rivelare molti dei suoi segreti quindi, quando facciamo una divisione tra animali commensali, inquilinisti, ecc., non si può essere molto precisi perchè spesso la linea di confine non è ben definita ed è facile passare da un gruppo all’altro. Vi sono varie ipotesi su come le prime specie abbiano incominciato a collaborare tra di loro: la più plausibile sostiene che i primi rapporti tra individui di specie diverse siano incominciati come dei rapporti di inquilinismo. Molte conchiglie, poriferi e tubi di anellidi policheti ospitano al loro interno organismi commensali che sono dei semplici inquilini, ovvero non sono nè pericolosi nè utili. Attenzione, come già detto sopra, in alcuni casi la linea di separazione tra inquilinismo e commensalismo è veramente sottile, poiché un animale potrebbe usare l’ospite per ottenere alimenti, che nella maggior parte dei casi sono i rifiuti organici e resti di cibo. Vediamo alcuni esempi di inquilinismo che a volte possono sfociare in commensalismo: la conchiglia Haliotis lamellosa è l’organismo che ospita il Bataeus che è un gamberetto di mare. Un’altra conchiglia che offre ospitalità ai granchi della specie Pinnotheres e ai gamberetti della specie Pontonia è la Pinna nobilis; in questo caso, come nel precedente, si offre un riparo dall’attacco di predatori. Altro esempio tipico è un pesciolino del mediterraneo, il Fieraster che vive alla fine dell’intestino delle Oloturie. Esce solo per procurarsi il cibo e vi rientra appena ha finito la sua ricerca. Il pesce vive così in un posto sicuro, ma non si capisce cosa ottenga l’ospite. Adesso parliamo di commensalismo. Vi sono moltissimi esempi di questo tipo di rapporto in cui una delle due specie trae enormi vantaggi e l’altra, almeno a prima vista, non ne risente, ma neanche si avvantaggia di questa situazione. Vi sono spugne che riescono ad offrire la stessa protezione di una conchiglia, ma a tantissimi individui di specie diverse. Le spugne, infatti, spesso raggiungono dimensioni notevoli, mentre gli ospiti no. Sono state individuate spugne così grandi che al loro interno contenevano più di 1000 individui: piccoli gamberetti, gobidi, gasteropodi, ofiure e granchi. Ad esempio la spugna Speciospongia può ospitare molti esemplari di gamberetto Spongicola. Lo stesso può accadere con altri invertebrati che possono raggiungere grosse dimensioni, come i Crinoidi e gli Alcionacei. Come si può immaginare l’organismo commensale entra nell’ospite nella prima fase della sua vita e non vi uscirà mai, o quasi mai, per il resto della sua vita, legando le sue sorti a quelle dell’ospite. Spesso i piccoli commensali muoiono all’interno dell’animale ospite; questo è forse uno dei vantaggi che l’invertebrato trae dal rapporto con l’altra specie: materiale organico. Gli avanzi di cibo consumato, i loro resti organici e, alla fine, il loro cadavere è quello che gli invertebrati guadagnano dal loro rapporto con gli organismi ospitati al loro interno. L’evoluzione seguente è la protocooperazione, che significa un vantaggio chiaro e preciso per tutti e due gli individui. Molti cnidari si attaccano al carapace di alcuni granchi: in questo modo gli invertebrati sono trasportati in giro e possono catturare molto più facilmente il cibo, mentre i granchi si mimetizzano meglio e vengono protetti dalle sostanze velenose dei tentacoli degli cnidari. In quest’ultimo caso, comunque, il granchio non dipende necessariamente dallo cnidario e viceversa. Anzi a volte questo tipo di rapporto è sfociato nel parassitismo perchè l’invertebrato, crescendo troppo, ingloba il granchio e alla fine lo soffoca. Come anticipato, la linea di confine non è molto precisa. La naturale evoluzione del protocooperazionismo è il mutualismo: organismi che non riescono a vivere separati. In effetti la naturale evoluzione del protocooperazionismo è proprio il rapporto di stretta dipendenza tra due specie: ovvero quando le due specie riescono a sopravvivere solo insieme. In natura vi sono vari esempi: il più evidente è la relazione che si instaura tra alcune specie di paguro “Bernardo” e di anemone. In realtà, a seconda delle specie di paguro e anemone e dalla particolare situazione ambientale, il loro rapporto è a volte protocooperazionismo e a volte mutualismo. I primi hanno compreso che i tentacoli urticanti dell’anemone li possono proteggere, i secondi invece hanno capito che l’essere trasportati aumenta il movimento dell’acqua e quindi la possibilità di ottenere cibo. Non si pensi che sia solo uno dei due a cercare l’altro; vi sono casi in cui è il paguro che si carica sul guscio l’anemone (Pagurus arrosor) e casi in cui è l’anemone che cerca un guscio di paguro (Calliactis parasitica). In alcuni casi il rapporto non è obbligatorio: ci sono infatti dei paguri che non trasportano attaccato al guscio nessun anemone; si pensi alla famiglia dei Diogenidi. Spesso questi paguri hanno l’abitudine di utilizzare lo stesso anemone quando crescono e sono costretti a cercarsi una conchiglia più grande. Essi staccano l’anemone dalla vecchia conchiglia e lo posizionano su quella nuova. In natura sono stati fatti moltissimi studi, ma anche un semplice acquario può essere un ottimo biotipo per studiare questo particolare tipo di simbiosi. Gli anemoni nelle vasche si spostano fino a quando non trovano un posto che li faccia sentire a loro agio. Se si attaccano ai vetri della vasca, è stato riscontrato che il legame che riescono ad avere con la superficie liscia del vetro è molto forte. In genere questo legame è più forte di quello che l’anemone riesce ad instaurare con una roccia; ciò nonostante non è così forte come quello che può instaurare con il guscio di un paguro. Si è visto, infatti, che se si introduce un paguro nella vasca, l’anemone stesso comincerà a staccarsi dal vetro, o dalla roccia cui si era attaccato, per cercare il guscio del paguro. Anche il paguro si avvicinerà all’anemone e incomincerà a stimolarlo con dei movimenti delle chele fino a quando l’anemone non si attaccherà al guscio del paguro. Una volta che l’anemone si è attaccato al paguro, difficilmente si riuscirà a staccarlo; il legame che si instaura tra i due è infatti molto forte. Ecco un elenco più completo di paguri che si comportano in questo modo Dardanus arrosor, Eupagurus bernhardus, Eupagurus prideauxi, Pagurus arrosor, Pagurus prideaxi e Paguristes oculatus legandosi all’anemone Adamsia palliata e Calliactis parasitica. |
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