Desideravo avere questo bellissimo pesce per il mio acquario, ma non riuscivo a trovarlo in commercio. Il mio desiderio era nato dal fatto che avevo letto che si trattava di un pesciolino piccolo e mite che avrei potuto tenere insieme alle mie red cherry (Neocaridina heteropoda) senza il timore che venissero predate. [Nel filmato è possibile ammirare un “combattimento” fra due esemplari maschi] Avevo letto su vari siti web e in alcuni forum di discussione che non predavano neppure quelle appena nate. Tenevo le red cherry in acquario Tetra da 60 litri. Erano più di cento, ma l’acquario era comunque troppo statico. Avrei voluto vederci dentro qualche pesce nuotare e vivacizzarlo. Ma il desiderio è diventato ossessione quando ho visto i filmati dello P. gertrudae su Youtube: rituali di accoppiamento con parate a pinne spiegate dei maschi che mi incollavano davanti allo schermo. Sui libri di acquariologia che avevo in casa non avevo trovato notizie. Invece su internet sono presenti varie schede più o meno dettagliate. Una scheda completa su questo pesce è presente in un libro disponibile gratuitamente online (Rainbowfishes – Their Care & Keeping in Captivity di Adrian R. Tappin scaricabile dalla pagina). (E’ stata tradotta da malù e si può leggere nel forum di AP a questo link ). Mi sembrava un pesce alla mia portata. Lo Pseudomugil gertrudae (Weber 1911) appartiene cosiddetti ai pesci arcobaleno (rainbowfish per gli australiani) (Atheriniformes; Melanotaenioidei; Pseudomugilidae; Pseudomugil) che popolano le acque dell’Australia e della Nuova Guinea. Le sue dimensioni sono molto contenute: 3 o al massimo 3,5 cm da adulto. Non sono longevi, in acquario possono vivere un paio di anni. Come per ogni altro pesce, in natura l’attesa di vita è minore. Il suo habitat è rappresentato da piccoli ruscelli, stagni, paludi acquitrinose fiumi nella foresta pluviale spesso caratterizzati da una fitta vegetazione acquatica, rami e foglie morte sul loro letto. Sono reperibili in lagune fittamente popolate da piante e nelle acque chiare e poco profonde può essere avvistato mentre nuota lungo gli argini dei ruscelli. Le acque in cui si sono trovate popolazioni di questo piccolo pesce variano da acque chiare ad acque rese scure dagli acidi tannici provenienti dalla decomposizione di materiali vegetali. I valori delle acque in cui lo P. gertrudae vive sono molto variabili. Il pH oscilla da 3.7 a 9,4, la temperatura tra 12 e 34 °C, la conducibilità tra 12 e 646 µS/cm, la durezza da 0 a 320 ppm e l’alcalinità: 2 – 180 ppm. I valori consigliati per l’acquario sono intermedi fra questi estremi.
[In questo filmato sono visibili maschi in parata. Adulti di circa tre mesi.] I valori delle acque che costituiscono l’habitat naturale di questi pesci variano anche con le stagioni. La riproduzione avviene quando le temperature, prima dell’estate, iniziano ad innalzarsi. Alcuni acquariofili raccomandano una variazione delle temperature tesa a ricreare il ciclo stagionale. In acquario è riferito che le uova vengono deposte con temperature superiori a 24 °C. Personalmente ho avuto deposizioni a 21 °C. Il dimorfismo sessuale è ben evidente, con i maschi più appariscenti per colori e lunghezza delle pinne. Durante l’accoppiamento è possibile assistere alle parate dei maschi che mostrano agli avversari le loro pinne spiegate, mentre invitano le femmine a seguirli nella vegetazione più fitta o nei mop predisposti per raccogliere le uova deposte.. La schiusa può richiedere anche una decina di giorni di incubazione. Il tempo varia al variare delle temperature dell’acqua. Non avevo mai visto questi pesci nei negozi che frequento. Ho iniziato a cercarli in tutti i negozi di acquariologia più grandi della mia regione, ma senza risultati. Ho chiesto a qualche amico e ho provato a scrivere a alcuni negozi, ma non sono riuscito nel mio intento e dopo un paio di mesi di ricerca infruttuosa, quando stavo per desistere, ho digitato su un famoso motore di ricerca per acquisti online le parole “Pseudomugil gertrudae”. Con mia grande meraviglia ho trovato un venditore nel Regno Unito che aveva messo in vendita 20 uova! Non ho resistito. Le ho comprate spendendo per acquisto e spese di spedizione 20 euro. Sapevo che le uova dei killifish vengono spedite per posta, in genere contenute nella torba in cui sono state deposte, anche se non avevo mai pensato di comprarle (soprattutto perché non avrei potuto far fronte alle difficoltà di alimentazione dei killi). Tuttavia non immaginavo che si potesse fare la stessa cosa con altre specie.
Dopo pochi giorni ho ricevuto dalle poste aeree britanniche una busta gialla imbottita. Conteneva un foglio di istruzioni che dicevano ben poco, un bigliettino con una foto dello P. gertrudae e, scritta a penna, la data entro cui si sarebbero dovute schiudere e infine la preziosa bustina di plastica trasparente ermeticamente chiusa, che a sua volta conteneva una seconda bustina chiusa allo stesso modo con dentro della torba. Con una certa delusione non riuscii a vedere alcun uovo, neppure con una lente. Il dubbio di aver gettato via 20 euro si insinuava insistentemente nella mia mente. Avevo in cantina un acquario da 60 lt con il filtro acceso senza sabbia né arredi. Si trattava di acqua di rubinetto (pH 6.5, Kh 3 °d e Gh 6 °d). Spensi il filtro e accesi il termostato ed attesi che la temperatura aumentasse sino a 25 °C, quindi lasciai cadere il contenuto della busta sperando di vedere le uova una volta diluito il contenuto della nell’acqua. Niente. Decisi comunque che avrei lasciato l’acquario con il termostato acceso sino alla termine massimo indicato dal venditore per la scadenza. Ogni sera,tornato da lavoro, andavo a controllare. Accendevo la luce: non c’era niente. O meglio, iniziavano a proliferare i microorganismi in sospensione, che potevo vedere come una nebbiolina corpuscolata nell’acqua immobile. Cinque giorni prima dell’ultimo giorno utile per la schiusa indicato dal venditore, trovai la sorpresa: quindici larve che nuotavano libere in acquario!
Il giorno dopo erano 25. I microorganismi che riuscivo a vedere in sospensione erano il cibo ideale per le larve neonate. Aggiunsi del mangime in polvere per avannotti (Sera Micron®) che fece proliferare ulteriormente i microrganismi presenti nella vasca. Dopo aver estratto le spugne da filtro le strizzai nell’acquario. Ora la flora microscopica non mancava… Non essendo più estate misi subito a schiudere le cisti di Artemia salina perché con le temperature più basse ci sarebbe voluto più tempo. Avevo le cisti in frigo da più di un anno. La percentuale di schiusa sarebbe stata bassa.
Da alcuni anni ho iniziato a decorticare le cisti prima di schiuderle. Questo mi permette di somministrare i naupli senza doverli separare dai gusci e di somministrare anche i naupli non schiusi. In passato avevo allevato Trichogaster lalius, Trichopsis pumila e Danio rerio quindi ero abituato alle larve di piccole dimensioni. Ma queste pur essendo molto piccole erano vivacissime. Nuotavano per tutta la vasca senza mai fermarsi. Visto che erano così vitali, il quinto giorno da quando avevo visto le prime larve, provai a somministrare i primi naupli di Artemia salina: riuscirono a mangiarli! Il giorno successivo mi accorsi che mangiavano anche le cisti non schiuse. Provai con il Cyclop-Eeze® e gradirono molto!
Decisi di spostare gli avanotti nell’acquario cui sarebbero stati destinati: 60 lt ben ricco di vegetazione e con un centinaio di Neocaridina heteropoda (red cherry). Non avevo timore per il filtro che il potesse aspirare le larve, perché protetto da una calza che già mi assicurava la riproduzione delle red cherry senza perdite.
Gli avannotti di Pseudomugil gertrudae popolarono subito il loro acquario esplorandolo in ogni angolo. La presenza delle red cherry che, come avevo potuto apprezzare, pulivano velocemente i residui e la presenza del filtro mi davano la possibilità di abbondare con il Cyclop-Eeze® che somministravo più volte al giorno. La mattina appena sveglio accendevo le luci dell’acquario, aspettavo una decina di minuti e quindi somministravo il mangime. Prima di uscire per andare a lavoro spegnevo le luci. Tornato da lavoro trovavo le luci erano accese dal timer e somministravo ancora cibo ad intervalli di un paio di ore sino a tarda sera. L’ultimo pasto, quando gli avannotti praticamente sazi non mangiavano più, era costituito da naupli di Artemia salina sui quali si avventavano ancora voracemente rimpinzandosi ulteriormente.
Dopo 15 giorni ho smesso di somministrare naupli e ho inziato a somministrare Tetra min baby®. Gli avannotti lo mangiavano con maggior appetito. [Avannotti a 22 giorni dalla nascita mentre mangiano cisti di Artemia decorticate.] Dopo 31 giorni dalla nascita (dall’avvistamento delle larve nella vasca) gli avannotti più grandi erano lunghi più di 2 cm e i più piccoli qualche mm in meno.
Dopo 86 giorni dalla nascita ho avvistato le prime tre larve generate da questi pesci. In genere per riproduzione si deve intendere la generazione di un nuovo individuo adulto. Il ciclo si è concluso da uovo a uovo. Nel mio caso, considerato che le uova impiegano una decina di giorni per schiudersi, gli individui erano in grado di riprodursi dopo 76 giorni dalla nascita (esperienze riportate nel forum di acquaportal scendono addirittura sotto i 60 giorni). In letteratura viene riportato un inizio dell’età adulta più avanzato (tre mesi). Sarebbe interessante raccogliere altre esperienze in questo senso. A quattro mesi dalla nascita li ho messi in una vasca da 60 litri per la riproduzione ed ho iniziato a lavorare per ottenere una seconda generazione. Nella vasca ho inserito un “batuffolo” di muschio per dare loro un substrato idoneo per la deposizione. Nelle esperienze di riproduzione successive ho accresciuto le larve senza naupli. Sin dai primi giorni ho somministrato mangimi in polvere, ciclo-eeze e, dopo qualche giorno, cisti artemia decorticate. I risultati sono stati ottimi.
Osservazioni personali: In conclusione sarebbe stato bello poter comprare degli individui adulti per la mia vasca, ma farli nascere e vederli crescere è stato incomparabilmente più entusiasmante. Consiglio di provare questa esperienza a chiunque ha un minimo di dimestichezza con la riproduzione. Tutte le foto e i filmati appartengono all’autore. Sergio Ardis |