Quando iniziai ad appassionarmi a questo hobby una delle cose che ricordo maggiormente dei primi libri che lessi, è che nelle schede dei vari pesci marini tropicali, alla voce “riproduzione in cattività” quasi sempre c’era scritto “non se ne hanno notizie”, oppure “solo nei grandi acquari pubblici”. Con gli anni in questo campo come in tanti altri si sono fatti molti progressi ed oggi la riproduzione di svariate specie è cosa comune ma che comunque, soprattutto per lo svezzamento degli avannotti, risulta ancora impegnativa per un hobbista che non voglia allestire una stanza di casa all’uopo. Generalmente la difficoltà principale è fare superare le prime settimane di vita ai piccoli, sia per i problemi d’alimentazione che per la protezione fisica dall’ambiente esterno ossia dalla vasca (corrente, predatori, “trappole” di varia natura). Molte di queste difficoltà vengono superate se i piccoli che vengono alla luce, sono già perfettamente formati ed in grado di nuotare e di alimentarsi autonomamente con cibo facilmente fornibile da noi. Il pesceIn Indonesia, precisamente ed esclusivamente nell’arcipelago delle isole Banggai, vive un piccolo pescetto (fig.1) di circa 5/7 cm dal corpo tondeggiante e schiacciato ai lati e, quando dopo tanti anni d’acquariofilia marina principalmente dedicati ai pesci, circa un anno fa mi è venuta voglia diprovare la riproduzione nella mia vasca, la scelta è caduta su questi simpatici pascetti i Pterapogon kauderni ( ordine:Perciformi, famiglia: Apogonidi , genere Pterapogon , specie kauderni) , detti anche pesce cardinale di Bangaii o pesce ghiacciolo. Il P.k. è un incubatore orale e il compito dell’incubazione ce lo ha il maschio che dopo circa un mese dalla deposizione delle uova, rilascia un numero variabile di piccoli vispi e autonomi già da appena nati. L’idea di scegliere questo pesce per la riproduzione , oltre che per le ottime probabilità di successo, deve essere a mio giudizio anche sostenuta dalla limitatissima diffusione che c’è in natura (come dicevo vive solo alle isole Bangaii) e la grande richiesta che proviene dal mercato acquariofilo ha messo a serio rischio la sua stessa esistenza. Un altro aspetto che ci deve spingere nella ricerca della riproduzione del P.k. è l’elevato tasso di mortalità che si ha nell’importazione e nella distribuzione commerciale di questo pesce , morti che sono dovute soprattutto allo stress della cattura e che spesso accadono anche nelle vasche degli acquariofili entro 7/15 giorni dall’inserimento. Il P.k dal 2007 è stato inserito nella lista UICN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) ed è stato richiesto l’inserimento in appendice II del regolamento CITES per le specie protette (Appendice II: Specie il cui commercio è regolamentato per evitare sfruttamenti incompatibili con la loro sopravvivenza. Gli esemplari devono essere accompagnati da documento d’esportazione numerato.) e quindi riuscire a riprodurre in cattività questo simpatico pescetto è sia una soddisfazione personale per l’acquariofilo che un regalo che si fa all’ambiente non incrementando o ancor meglio, diminuendo il prelievo degli esemplari in natura.
Formare una coppiaIl primo problema che ho incontrato è stato quello di formare una coppia (fig.2 e 3). Sul loro dimorfismo sessuale ho letto molto ma sinceramente trovo estremamente difficile distinguere il maschio dalla femmina quando non si trovano in periodo riproduttivo, in quanto in questa fase il profilo del muso del maschio cambia sensibilmente, assumendo il classico profilo della mascella a bulldog per poter accogliere le uova; in tutti gli altri periodi io li trovo pressoché identici. In natura raggiungono la maturità sessuale in 10/14 mesi ed iniziano le “pratiche” di corteggiamento dopo il sesto/settimo mese; in cattività non saprei dire non avendo ancora degli adulti tra i nati nella mia vasca. Morfologicamente il maschio differisce dalla femmina per il numero di piccole spine anali che sono 3 anziché 2 e per altri dettagli che , a mio modesto parere , sono pressoché invisibili (profilo della mascella e dimensione delle pinne); in buona sostanza distinguere un maschio da una femmina è molto difficile tra due esemplari adulti, ma è praticamente impossibile se si tratta di esemplari giovani o sub-adulti in età pre-riproduttiva. Evidentemente non sono il solo ad avere questa difficoltà , in quanto allorché mi sono recato in negozio per acquistare una coppia ,per tre volte mi hanno venduto un maschio al posto di una femmina e purtroppo l’epilogo e sempre stata la morte di uno dei 2 maschi entro una settimana dall’inserimento. La mia esperienza mi ha insegnato che se si hanno in vasca due maschi ,forse a meno di disporre di una vasca molto grande , l’aggressività intraspecifica porterà a liti continue, spesso con esito letale. Al contrario , se si hanno 2 femmine possono convivere anche pacificamente ma, ahimè, senza produrre prole. Una singola coppia riproduttiva in una vasca è secondo me la scelta migliore, per evitare liti , inseguimenti e vedere pesci con pinne mangiate. E’ da notare che se nel formarsi di una coppia , un pesce assumesse una colorazione più scura e/o fosse costretto dagli altri a stare sempre in un angolo della vasca, quest’ultimo sarebbe da rimuovere prontamente, pena la morte. Normalmente se due esemplari sono compatibili, la coppia si forma in pochissimo tempo , e si nota fin dalle prime ore che nuoteranno vicini evitando atteggiamenti aggressivi. Questo comportamento durerà svariate ore , dopodiché la coppia si considererà fatta e successivamente saranno molto più indipendenti nel muoversi.
Il corteggiamentoUna volta formata la coppia , dopo qualche mese d’assestamento si potrà assistere al primo corteggiamento (fig.4). La femmina avvicina il maschio , lo affianca restando leggermente più arretrata e comincia a vibrare per qualche secondo (fig.5) poi cambia lato , stessa posizione ma lato opposto e incomincia nuovamente a vibrare. (fig.6) Questo rituale può durare ore o essere anche molto veloce e sbrigativo. Nella mia esperienza ho notato che man mano che la coppia è consolidata, con il susseguirsi delle riproduzioni , i preliminari di corteggiamento si fanno via via più brevi (in fondo un po’ come capita agli umani). Dopo il primo corteggiamento , la coppia continuerà ad accoppiarsi regolarmente lungo l’intero arco dell’anno senza soste con una frequenza di circa 45/50 giorni, almeno nelle intenzioni della femmina. Può succedere infatti che il maschio a seguito di una covata molto impegnativa , per durata o per numero di avannotti dalla quale non si è ancora ripreso del tutto , o proveniente da un periodo di alimentazione insufficiente, rifiuti le uova della femmina , le quali andranno disperse sul fondo della vasca. In questo caso bisognerà attendere circa 40/45 giorni per un nuovo corteggiamento e accoppiamento.
La deposizioneAl termine del corteggiamento la femmina estrude dal proprio corpo una massa di uova per ¾ che viene , con un rapido movimento , tirata fuori del tutto e ingoiata dal maschio che la feconda eche accoglie nella bocca (fig.7 e 8), la quale cambia di forma per poter aumentare lo spazio interno al fine di favorire lo sviluppo delle larve prima e degli avannotti poi. Questa fase avviene per lo più nei pressi del fondo della vasca e nel trasferimento delle uova, spesso accade che una parte vada dispersa. Dalle mie esperienze questo può avvenire in qualsiasi orario della giornata, al contrario della fase del rilascio che avviene sempre in un momento preciso, ma che vedremo più avanti. Da questo momento in poi il maschio assume quel profilo tipico col muso a forma di “bull-dog” che lo rende immediatamente riconoscibile dalla femmina.
La covaQuesta è la fase più lunga, dura 22/24 giorni durante i qualile uova si trasformano in larve e le larve in avannotti. In questo periodo il maschio resta tutto il giorno in una zona riparata dalla corrente e nascosto sotto l’ombrello o tra i rami di un corallo. (fig. 9 e 10) Si può notare che di tanto in tanto fa degli “sbadigli” vistosi che gli sono necessari per spostare , scuotere e ossigenare le uova al fine di favorirne uno sviluppo corretto. Allo spegnimento della luce invece si può notare che uscirà dal suo riparo, girellando un po’ per la vasca e manifestando interesse per quanto potrebbe essere cibo; interesse che è solamente teorico perché non bisogna dimenticare che per tutto il periodo della cova (anche 32 giorni) il maschio non mangerà mai. Se nel periodo precedente il maschio è stato bene alimentato con cibo nutriente (mysis, artemia arricchita, cyclop-eeze) ci sono buone speranze che porti al termine la cova, invece se la sua alimentazione dovesse essere stata povera, è probabile che la cova verrà abortita per potersi cibare. Se spaventato per una qualsiasi ragione può decidere di interrompere la cova sputando o inghiottendo le uova in qualunque momento della cova stessa. (fig 8/b) Può succedere anche che il maschio espella solo una parte di uova reputandole troppe ai fini del buon esito della covata, trattenendo la parte rimanente fino alla fine. Dopo circa 24/26 giorni dalla deposizione si può notare che dentro la bocca del maschio non ci sono più uova ma minuscoli pescettini che nuotano e che cercano di affacciarsi dalla bocca del papà per vedere cosa c’è fuori (fig.11 e 12). Il numero dei piccoli è variabile da coppia a coppia e da covata a covata, mediamente è di circa 25/30 esemplari. La più numerosa che mi è capitata finora è stata di 52/53 piccoli rilasciati ; l’affollamento nella bocca del maschio era tale che i giorni precedenti il rilascio spuntavano le pinnettine dei piccoli sia dalla bocca sia da entrambe le branchie facendolo sembrare un pesce “barbuto”.
Il rilascioDopo circa 28/32 giorni è il grande momento tanto atteso: il rilascio in vasca dei piccoli. Nella mia esperienza di svariate covate , questa fase che può anche durare molte ore avviene di notte e inizia sempre allo spegnimento delle luci . Personalmente quando mi appresto a raccogliere una covata spengo tutte le pompe di movimento della vasca sia per evitare di perdere i piccoli che per facilitare il rilascio in acqua libera e calma da parte del maschio. I piccolini vengono rilasciati uno ad uno con cadenza variabile da pochi minuti ad anche un’ora uno dall’altro. (fig.13) Quando la frequenza è molto lenta è probabile che non sarà completato in una sola notte ma ci sarà un rilascio “ a rate” che può durare anche 3 notti e solo tanta passione e dedizione ci possono fare stare svegli fino ilmattino per diverse volte consecutivamente. In questa fase bisogna dotarsi, oltre che di tanta pazienza , di una torcia o predisporre la vasca con una piccola luce blu notturna per poter meglio vedere gli avannotti appena escono dalla bocca del papà e prenderli prontamente con un retino. Appena fuoriusciti dalla bocca tendono a dirigersi verso la superficie dell’acqua e per qualche secondo sono come imbambolati dall’immensità dello spazio esterno che appare loro all’improvviso e ci mettono alcuni secondi prima di cominciare a nuotare. (fig.14) In questi pochi secondi bisogna cercare di prenderli velocementecon unretino a maglie fini prima che si nascondano tra i rami di un corallo o peggio vengano predati. Essi infatti sono facile preda degli abitanti della vasca, prima fra tutti la madre che sembra che si apposti in agguato proprio per mangiarsene il maggior numero possibile. Bisogna usare un retino a maglie fittissime e essere molto cauti nella manipolazione di questi esserini in quanto sono molto fragili e si possono lesionare molto facilmente. (fig.15) Non è escluso che qualche piccolo che sfugge alla nostra pesca sia poi possibile ritrovarlo il giorno dopo in nascosto in qualche angolo della vasca o , come mi è capitato più di una volta, trascinato dentro alpozzetto di caduta della vasca e raccolto dentro la sump.
La raccoltaAppena raccolti i piccoli, che sono circa 8 mm vanno messi in una vaschetta a parte ; per comodità e per risultato io consiglio di allestire una sala parto commerciale all’interno della vasca principale, ben assicurata al bordo in modo che non se ne vada con la corrente quando verranno riaccese le pompe di movimento e provvista di feritoie molto fitte per poter assicurare il ricambio dell’acqua continuo ma non di permettere ai piccoli di uscire (fig.16 e 17). In alternativa si può allestire una vaschetta di plastica trasparente senza feritoie , sempre da inserire nella vasca principale, nella quale va inserita una piccola pompetta per il ricambio dell’acqua praticando un paio di fori per l’entrata e per l’uscita dell’acqua. In questo caso è consigliabile mettere la pompetta all’interno di una calza da resine al fine di evitare che l’aspirazione possa infastidire o peggio uccidere qualche piccolino. (fig.18) Ho trovato anche molto pratico, funzionale ed economico utilizzare una vaschetta di plastica trasparente (reperibile p.es. all’Ikea o in un negozio di articoli casalinghi) alla quale praticare una serie di fori da 3 mm su tutti i 5 lati con un trapano al fine di consentire un buon ricambio d’acqua mantenendo la vaschetta pulita dal detrito senza necessità di sifonare. (fig.19) Il vantaggio della vaschetta senza feritoie è che si ha la certezza che tutti i naupli che vengono somministrati saranno divorati dai piccoli e non dispersi dalle feritoie ma al contempo questo tipo di vasca ha la necessità di essere sifonata e pulita più frequentemente in quanto tende a sporcarsi più rapidamente. Se le dimensioni della vasca non consentono di inserire sale parto o vaschette con la pompetta , bisogna allestire una vasca appositamente per i piccoli e organizzarsi con cambi frequentissimi o un opportuno sistema di filtrazione. E’ importante nei giorni seguenti ricordare che il maschio è stato senza alimentarsi per circa un mese , è quindi necessario nutrirlo in modo mirato e abbondante.
L’alimentazioneAppena nati sono in grado di alimentarsi autonomamente e sono ghiotti di naupli di artemia appena schiusi e che continueranno a mangiare per diverse settimane somministrati da 2 a 6 volte al giorno (fig.20 e 21). Se la nidiata è abbondante consiglio di munirsi di almeno 2 schiuditoi in modo da non ritrovarsi senza cibo da quando si deve sostituire l’acqua nello schiuditoio. Si può notare che dopo una pasto di nauplila pancia de piccoli assume il colore arancione in trasparenza (fig.22) e ci fa capire se c’è qualche piccolo che non si ciba, evenienza nella quale c’è ben poco da fare ed è destinato a morte sicura. In caso ci si trovi sprovvisti di naupli di artemia o non si vuole affrontare tutta la procedura per la semina e la schiusa, si possono somministrare anche cisti di artemia decorticate , che comunque almeno inizialmente saranno meno gradite. Le cisti vanno messe qualche minuto in acqua affinché si ammorbidiscano e vanno introdotte nella loro vaschetta con una siringa, in modo da poterle dosare e che affondando lentamente si muovano e attirino i piccoli kau. Via via che i baby kau crescono mischiare ai naupli anche cibo secco come cyclop-eeze o artemia liofilizzata sminuzzata o granulare finissimo, aiuta lo svezzamento e il cambio di alimentazione con prodotti più facilmente gestibili. In caso di artemia liofilizzata è consigliabile di tanto in tanto arricchirla con vitamine in gocce per renderla più nutriente.
La crescitaNelle prime 2 settimane le morti premature dovrebbero essere assai poche, nell’ordine massimo del 10% , fermo restando che le condizioni che gli offriamo siano idonee. Può succedere che nascano piccoli malformi , con la spina dorsale piegata , ciechi o anche privi di vescica natatoria, che ovviamente chi prima chi dopo sono condannati a morte certa. Succede anche che, per motivi che non mi sono ancora noti, un esemplare cominci a stare a galla su un fianco con respirazione difficoltosa ; alle volte “guarisce” da solo, alle volte invece no. Un altro aspetto abbastanza curioso è che alcuni piccoli nell’alimentarsi inghiottano anche piccole bolle d’aria le quali tendono a portare in superficie l’avannotto che disperatamente nuota verso il basso cercando di compensare la spinta al galleggiamento. Normalmente questa aria dopo qualche ora viene liberata , ma spesso non facendo tesoro dell’esperienza fatta, è un episodio che ricorrerà anche in seguito. Succede anche che quando si armeggia attorno alla vaschetta per pulirla od altro che i piccoli si spaventino molto, si lasciano affondare e si sdraiano su un fianco fingendosi morti. Il più delle volte si riprendono dopo qualche minuto, ma se lo spavento è stato davvero moltopuò succedere che muoiano per davvero. Dopo circa 4 settimane cominciano a comparire i puntini bianchi sulle pinne pettorali e ad assumere sempre di più l’aspetto di un adulto. (fig.23) Problemi di aggressività intraspecifica non ne ho notati anche in vaschette molto affollate (fig.24 e 25). Quando i piccoli avranno raggiunto i 5/6 mesi saranno già sub-adulti , lunghi circa3 o 4 cm e potranno essere rilasciati in vasca o ceduti a chi se ne vorrà prendere cura. (fig.26) Per esperienza diretta posso dire che mediamente è un buon risultatoriuscire a svezzare e portare a 3/4 mesi almeno il 70% dei nati. Bisogna ricordare che nella stessa vasca non è consigliabile allevare più di una coppia riproduttiva se non si vuole andare incontro a liti e probabili decessi.
Questo non vuole essere un manuale sull’allevamento e la riproduzione degli Pterapogon kauderni ma semplicemente sono le esperienze ed i risultati avuti con questi simpatici pinnuti. In 6 deposizioni avvenute nell’arco di 10 mesi da quando ho avuto la prima riproduzione, sono nati nella mia vasca circa 150 baby kau dei quali ben oltre la metà ha superato i 3 mesi di vita prima di lasciare la mia vasca per andare in altre vasche di appassionati acquariofili, senza nessun impatto ambientale. Mi auguro che quanto ho scritto possa fare avvicinare all’esperienza della riproduzione marina di questo piccolo pescetto quanti più appassionati possibile e dimostrare che non è affatto difficile avere successo ma che qualunque appassionato può riuscirci con un po’ di passione e dedizione. Per ogni pescetto che nascerà nelle nostre vasche ci sarà un pesce in più che resterà nel mare. N.B. tutte le foto (esclusa la 8/b) sono fatte da me alla mia vasca e ai miei pesci. |