La riproduzione del Betta Splendens non è difficile ed è allo stesso tempo molto affascinante, sia nella fase dell’accoppiamento che nelle fasi che accompagnano la crescita degli avannotti.
Direi di iniziare dalla grandezza dell’acquario: l’ideale per i Betta Splendens è una vasca non necessariamente molto grande (anche 25lt) in cui verranno inseriti i due riproduttori, piena di nascondigli e piante galleggianti. In alternativa a queste ultime, potete mettere sul pelo dell’acqua del materiale filtrante a ciuffi in modo che possa fungere sia da rifugio per gli avannotti che da sostegno al nido di bolle del maschio. Per quanto riguarda i valori dell’acqua, i Betta sono pesci molto adattabili anche se è preferibile allevarli e riprodurli in acque di medio-bassa durezza; io li ho riprodotti con acqua di rubinetto (pH=8 ; gH=7; kH=8) tagliata al 50% con acqua osmotica a T= 26-28°. Fate in modo che il getto d’acqua in uscita dal filtro non sia molto violento in quanto anche la minima turbolenza potrebbe rovinare il delicato nido di bolle; inoltre la pompa dovrà essere tenuta al minimo in modo da evitare che gli avannotti vengano risucchiati nel filtro. Eventuali cambi d’acqua dovranno essere fatti con molta accortezza ed addirittura evitati se dovessero mettere in pericolo il nido. L’aria sovrastante l’acquario deve essere calda ed umida: tenete quindi la vasca ben chiusa soprattutto in inverno.
Un altro passo importante è la scelta della coppia di Betta Splendens: è fondamentale scegliere una femmina non troppo più piccola del compagno e che abbia l’ovodepositore ben evidente (un puntino bianco vicino all’attaccatura della pinna anale). Il maschio deve avere colori vivaci e pinne ben sviluppate e preferibilmente non deve avere più di un anno in quanto superata questa età i maschi sono molto, troppo aggressivi. Se veramente volete portare a termine la covata, sconsiglio vivamente l’introduzione di altri ospiti: in primo luogo perché i betta appena nati sono molto, ma molto piccoli e costituiscono delle facili prede; inoltre i genitori sanno essere delle vere e proprie “carogne” con gli altri pesci. Per capirci meglio, nella vasca da riproduzione avevo introdotto inizialmente la femmina di betta e un cory; il risultato è stato che dopo un giorno il corydoras era defunto…. Adesso lo avete capito perché si chiama “pesce combattente”? Prima di introdurre la coppia assicuratevi di avere in casa una buona scorta di Chironomus congelati da somministrare agli adulti per prepararli all’accoppiamento e uno schiuditoio per artemie per i piccoli appena nati. Se tutto è pronto, possiamo partire introducendo la femmina in modo che possa ambientarsi; dopo qualche giorno si può mettere anche il maschio. Per i primi giorni è necessario tenere i due riproduttori separati con una lastra trasparente mobile di vetro o materiale plastico. In questo modo la femmina avrà modo di “prepararsi”; infatti se non fosse eventualmente pronta per l’accoppiamento potrebbe essere uccisa dal compagno. Insomma all’inizio converrà adottare la tattica “guardare ma non toccare”; a questo punto il maschio, sempre più su di giri, comincerà a costruire nidi di bolle a più non posso. Quando il nido raggiungerà dimensioni notevoli (diametro di 5-6cm) si può provare a sollevare il divisorio, tenendo sempre sotto controllo eventuali comportamenti violenti del maschio e stando sempre pronti a separare i due piccioncini.
Il maschio di Betta Splendens corteggerà insistentemente la femmina con una serie morsi che alla fine si concluderanno con un abbraccio avvolgente proprio sotto il nido di bolle: in questo momento la femmina depone le uova e contemporaneamente il maschio le feconda. La fecondazione può avvenire in più riprese e una volta conclusasi è necessario rimuovere la femmina che presenterebbe ora solo un elemento di disturbo; sarà infatti il maschio a dedicarsi alla cura del nido, pulendo le uova e togliendo quelle ammuffite. Se le prime volte la deposizione non avvenisse o le uova non si schiudessero, potete sempre riprovare assicurandovi però che la femmina non sia troppo stressata e in salute. La schiusa avviene dopo 24-48 ore: i piccoli rimangono inizialmente attaccati al nido, nutrendosi del sacco vitellino. Il maschio si occupa amorevolmente di riportarli al nido nel caso si allontanassero troppo. Vi assicuro che è una scena da non perdere vederlo prendere in bocca un avannotto e poi riportarlo nel nido; roba da non credere per un pesce combattente! Trascorsi 3-4 giorni, quando gli avannotti cominciano ad allontanarsi sempre più dal nido e a nuotare liberamente, è giunta l’ora di allontanare anche il maschio che potrebbe a questo punto non riconoscerli più come figli e mangiarseli. E’ il momento di nutrire gli avannotti con il cibo vivo (i naupli di artemia appena schiusi vanno benissimo); non provate a nutrirli con cibi già preparati perché è tutta fatica sprecata, poiché accettano solo pappa viva. Organizzatevi in modo da poterli nutrire almeno 3 volte al giorno; io utilizzavo un siringa alla cui estremità era attaccato un tubicino di plastica (tipo quelli degli areatori) per indirizzare i naupli nei pressi dei bettini. Ho passato ore ed ore ad osservare questi minuscoli esserini avventarsi sulle prede come dei voraci predatori: uno spettacolo da non perdere. Gli avannotti dovranno essere nutriti con cibo vivo per i primi 40-50 giorni quando raggiungeranno 5-6mm di lunghezza; potete cominciare a questo punto ad integrare i naupli con cibi già preparati (liofilizzati e secchi), tendendo sempre presente che il vivo e anche il congelato sono i più graditi ed anche i più nutrienti. Dopo circa due mesi, se la grandezza dell’acquario non è sufficiente, è preferibile trasferire i Betta in un acquario più grande in quanto maggiore è lo spazio loro concesso, più sani e forti cresceranno; e poi lo sapete anche voi che tra fratelli si litiga e figuratevi come si picchiano i bambini del combattente. I Betta sono pesci resistentissimi anche se non molto longevi (vivono circa due anni); io ne allevai 17 in un acquarietto di circa 30lt per circa 2 mesi e mezzo e non ne ho perso neanche uno. Purtroppo sono pesci che non vedono di buon occhio i propri simili e quindi preparatevi a regalarli ad amici fidati o a riportarli al negoziante. Comunque il bello di un acquario è bello proprio questo: ogni volta si può affrontare una nuova sfida e statene certi che se siete dei tipi determinati supererete ogni ostacolo. La riproduzione è una di quelle sfide affascinanti ma difficili, impegnative, ma che alla fine vi ripagherà di tutti gli sforzi profusi. Stefano Carminucci |
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