Introduzione:I pesci chirurgo, in inglese surgeonfishes, abbracciano 3 sottofamiglie, 6 Generi e ben 72 specie. Fanno tutti parte dell’ordine Perciformes, sottordine Acanthuroidei e famiglia Acanthuridae. Distribuzione di acanturidi in natura, in alto nel blu si vedono Nasi brevirostris, in mezzo si vede un Acanthurus sohal ed in basso si intravede la sagoma di un Acanthurus nigrofuscus In acquario sono particolarmente interessanti per la loro bellezza, la semplicità di allevamento, la loro robustezza ed il loro scarso interesse per qualsiasi corallo, sia esso a polipo piccolo, a polipo lungo o molle, anche se raramente è stato osservato un interessamento per alcuni tipi di LPS. Sono tutti caratterizzati dall’essere compressi lateralmente con una lunga pinna dorsale, una piccola bocca pronunciata, ed un aculeo mobile (o spine immobili). Tutti gli appartenenti a questa famiglia di pesci sono inoltre caratterizzati dall’avere un intestino molto lungo adatto ad una dieta prettamente vegetariana composta principalmente da alghe. Naso brevirostris nel suo habitat naturale in Mar Rosso Le 3 sottofamiglie sono facilmente distinguibili dal numero e dalla forma delle pinne caudali. La sottofamiglia Nasinae ha una o due spine fisse. La sottofamiglia Prionurinae ha da 3 a 10 placche ossee ai lati del peduncolo caudale. Mentre la sottofamiglia più estesa e di maggior interesse acquariofilo, l’Acanthurinae, ha una singola spina per parte che rimane aderente al corpo e che può venire estratta per necessità come strumento di offesa o difesa, la famosa lama da cui è nata la dizione “pesce chirurgo”, e che può essere pericolosa anche per gli esseri umani. La maggior parte delle 3 sottofamiglie vive nella barriera corallina o nelle sue immediate vicinanze, in genere nei climi caldi dell’oceano indiano e del pacifico, oltre che nei caraibi e nel mar rosso. Un bellissimo esemplare di Acanthurus nigrofuscus in mar rosso Come detto precedentemente sono una delle famiglie di maggior attrattiva acquariofila, sebbene ogni singolo genere abbia delle precise necessità per essere allevato con profitto, tutti i generi hanno bisogno di molto spazio per il nuoto ed una dieta prettamente vegetariana composta soprattutto da alghe vive presenti in acquario. Inoltre hanno bisogno di anfratti dove poter nascondersi se spaventati. Essendo pesci molto attivi nel nuoto gradiscono forti correnti ed un’acqua molto ossigenata, nel nuoto possono infatti raggiungere velocità elevate con il loro caratteristico moto ondulatorio. Per questo motivo è meglio prevedere vasche che abbiano una dimensione fortemente prevalente sull’altra piuttosto che vasche quadrate. Branco di Acanthurus nigrofuscus in mar rosso AggressivitàSono spesso aggressivi con i consimili, soprattutto se hanno livree e colorazioni simili, e soprattutto se l’acquario non è sufficiente a contenerli entrambi. La loro aggressività aumenta soprattutto dopo che hanno preso possesso della vasca rendendo difficoltoso l’inserimento di altri pesci, soprattutto di taglia simile, dopo il loro completo adattamento. È consigliabile quindi inserire il pesce chirurgo solo come ultimo pesce in acquario, proprio per minimizzare questi conflitti. È altamente sconsigliato tenere due esemplari dello stesso genere in acquario, a meno di non possedere un acquario di dimensioni veramente adeguate, in modo che i pesci possano comportarsi come in natura e quindi scansarsi e fare un lungo nuoto per allontanarsi dai propri consimili. Uno Zebrasoma flavescens mostra nella coda i segni di una lotta contro un A. leucosternon AlimentazioneI pesci chirurgo, come abbiamo visto, hanno un intestino molto lungo e quindi la loro dieta deve essere composta in maniera massiccia di vegetali. Dopo la loro immissione in acquario, ed una volta acclimatati, si prenderanno cura della maggior parte delle alghe presenti (ma non i ciano batteri e raramente quelle filamentose già lunghe!), in ogni caso è buona norma rifornirli di alghe anche giornalmente usando delle clip per poterle appendere ai vetri. Ottime sostitute alle alghe commerciali, sono le alghe nori che si trovano nei reparti etnici dei supermercati e si usano per preparare il sushi. Oltre alle alghe è importante utilizzare un mangime completo e poco inquinante, meglio se granulato o microincapsulato, e nel caso questo non venisse accettato si consiglia di aggiungere vitamine alle alghe per non indebolire troppo i pesci. Acanthurus leucosternon molto magro appena introdotto in acquario bruca su alghe appese con una pinza MalattieLa maggior parte dei pesci chirurgo ha una forte tendenza a mostrare sintomi di malessere in acquario, generalmente dovuti ad un biotopo fortemente inadatto per un litraggio troppo ridotto, mancanza di nascondigli e assenza di substrato su cui poter brucare. I sintomi si esplicano generalmente con la comparsa di malattie dovute a protozoi, come Oodinium e Cryptocarions irritans, che trovano il soggetto debole e quindi lo attaccano. Inoltre il pesce chirurgo potrebbe diventare oltremodo aggressivo, portando anche alla morte pesci più deboli e timidi o pesci di livrea simile, la bellezza di questi pesci non deve infatti trarre in inganno, in quanto possono diventare estremamente cattivi se non ospitati a dovere. Il miglior modo di far regredire questi problemi è agire sulle loro cause, fornendo loro un acquario di dimensioni adatte (raramente un acquario di 300 litri potrebbe andare bene per un singolo pesce chirurgo), con forte movimento ed ossigenazione (consigliato quindi l’uso di uno schiumatoio), una dieta appropriata e la scelta precisa dei compagni da affiancare loro. Un Gobiosoma evelynae a caccia di protozoi sulla schiena di un Leucosternon Una curiosità che accomuna tutti gli acanturidi è che tendono a sbiadirsi se impauriti, se costretti, o se in condizioni ambientali inadatte, è soprattutto facile osservarlo in pesci ben ambientati e coi colori forti, indice appunto di una buona condizione generale, nel momento in cui si inserisce un nuovo ospite soprattutto di forma e livrea simile. I pesci nel dettaglioAcanthurus achilles (Achilles tang) L’achilles è sicuramente uno dei pesci chirurgo più ambiti. Non è sempre semplice trovarlo nei negozi, ed è comunque un pesce molto delicato nella fase di ambientamento, superata la quale, come tutti gli acanturidi diventa longevo e resistente. La splendida livrea è sicuramente un motivo di forte attrattiva in questo pesce, e le dimensioni massime che può raggiungere da adulto lo consigliano anche in vasche relativamente piccole, attorno ai 400 litri, dove comunque ha necessità di avere uno spazio libero in cui nuotare indisturbato. La caratteristica macchia arancione si sviluppa con l’età adulta. Dimensione massima: 24 cm Acanthurus japonicus (Japan surgeonfish) L’Acanthurus japonicus è uno degli acanturidi più interessanti perché, per via delle sue dimensioni contenute rispetto agli altri pesci chirurghi, può essere ospitato anche in vasche sufficientemente piccole, attorno ai 300 litri. In ogni caso è un pesce che ama farsi notare e che ama prendere possesso della vasca in cui viene ospitato, dove diventa molto territoriale. È altamente sconsigliato ospitarlo con altri pesci simili, soprattutto con l’A. leucosternon. Dimensione massima: 21 cm Acanthurus leucosternon (Powderblue surgeonfish) L’Acanthurus leucosternon, chiamato anche pesce chirurgo dalla gola bianca per via della sua particolare livrea, è uno dei pesci chirurgo più ambiti. Si trova abbastanza facilmente, ma non è un pesce facile da allevare in acquario per via delle sue caratteristiche. In natura infatti ci sono esemplari che arrivano a 54 cm (anche se Scott W. Michael sostiene che si trovino massimo di 23 cm) e quindi che mal si adattano alla vita in una vasca piccola e che non consente loro di poter nuotare a sufficienza, ove tendono a diventare iperaggressivi verso tutti. Anche in natura infatti sono pesci solitari che governano un areale abbastanza ampio e che mal digeriscono le intrusioni altrui. Il periodo di acclimatamento deve essere fatto molto lentamente e con molta cura in quanto il pesce è molto delicato in questa fase e soggetto alle malattie dei protozoi. In qualsiasi vasca lo si vada ad inserire tenderà in breve tempo a diventarne il dominatore assoluto, indipendentemente dagli altri pesci ospitati, grazie alla forza del suo nuoto ed al suo carattere comunque sempre velatamente aggressivo. Verso l’acquariofilo invece l’atteggiamento è docile e sovente è facile che si faccia accarezzare il dorso, e che accetti il cibo direttamente dalle mani. Dimensione massima: 54 cm Acanthurus lineatus (Lined surgeonfish) Fra gli acanturidi è sicuramente il pesce più erbivoro, quello che ha l’intestino più lungo e che quindi necessita di essere nutrito abbondantemente con alghe, anche più volte al giorno, per non deperire, sebbene accetti volentieri anche piccoli crostacei. Sempre in movimento, è dotato di un aculeo velenoso che potrebbe causare il panico anche nelle persone che ne venissero in contatto. Dimensione massima: 38 cm Acanthurus olivaceus (Orangespot surgeonfish) L’olivaceus è un acanturide tendenzialmente pacifico ma che ha bisogno di grandi spazi per nuotare, poiché anche in natura ama nuotare nei pressi della barriera e sopra le rocce. La differenza in livrea fra giovane e adulto è molto pronunciata, con la livrea giovanile molto più apprezzata, visto che la livrea adulta tende a perdere il fondo giallo a favore di un più anonimo fondo grigio. Può capitare in cattività che il pesce non si sviluppi o che arrivi al cambio livrea con notevole ritardo rispetto a quanto succede in natura. A parte le dimensioni che consigliano una vasca abbastanza ampia, è un pesce chirurgo docile e poco aggressivo, tanto da poter essere ospitato con altri consimili senza nessun problema, a patto che venga inserito per primo per non dover poi lottare contro lo status-quo di un altro pesce. In ogni caso è sicuramente uno dei pesci più semplici da acclimatare, ed è estremamente longevo. Dimensione massima: 35 cm Acanthurus piroferus (Mimic surgeonfis) Anche l’A. pyroferus è un chirurgo semplice da tenere in acquario, si accontenta di vasche relativamente piccole (attorno ai 350 litri) e non è di indole aggressiva. Ovviamente valgono tutte le considerazioni fatte sui pesci chirurghi, dalla necessità di avere spazio libero per il nuoto alla dieta vegetale di cui ha bisogno. Caratteristica peculiare di questa specie, da cui il nome inglese mimic (mimetico) è il fatto che in livrea giovanile può assomigliare fortemente al Centropyge flavissima o al Centropyge vroliki. In foto si può vedere un esemplare in livrea giovanile. Dimensione massima: 25 cm Acanthurus sohal (Sohal surgeonfish) L’Acanthurus sohal è un pesce molto ambito in acquariofilia, per la sua stupenda livrea e per il suo comportamento di instancabile nuotatore. Aggressivo e territoriale in natura vive spesso in grossi banchi ma tenendosi sempre a debita distanza gli uni dagli altri. Anche in acquari relativamente piccoli tende a crescere molto e velocemente, portandolo ad essere molto aggressivo ed insofferente. In natura è solito attaccare anche pesci balestra e pesci pappagallo per difendere il suo territorio. Le pinne caudali sono molto spesse e sovente contengono anche veleno, diventando un’ottima arma di difesa e offesa. Acanthurus sohal nel mar rosso assieme a Chaetodon lunula Branco di Acanthurus sohal in mare all’alba, ancora dormienti Dimensione massima: 40 cm Naso Brevirostris (Spotted unicornfish) Il Naso brevirostris, spesso indicato anche come Naso unicorno, è endemico dell’area indo-pacifica compreso il mar rosso. Arriva fino a 60 cm ed ama nuotare in branchi. Ovviamente in acquario avrebbe bisogno di una vasca creata appositamente per lui, non inferiore a 1500 litri, anche perché spesso si trova a vivere nei pressi della barriera corallina ma immerso nel blu, dove si possono vedere gruppi di circa 25 esemplari. Il corno cresce con l’età e diventa sempre più lungo. Si nutre di alghe specialmente nell’età giovanile, perché crescendo si ciba soprattutto di zoo-plancton. È stato osservata varie volte in natura la deposizione di uova da parte di una coppia. Gruppo di Naso brevirostris nel blu Dimensione massima: 60 cm Naso elegans (Elegant unicornfish) Il Naso elegans è endemico del mar rosso e dell’oceano indiano, anche se si possono contare avvistamenti fino all’Indonesia, per anni è stato considerato come la variante indiana del naso lituratus, dal quale si distingue per il colore della pinna caudale (gialla) e per una più generale variazione cromatica, degni di nota sono i baffi che partono dalla coda e possono essere lunghi anche diverse decine di centimetri. Naso elegans in mar rosso, si noti la coda, impossibile vedere dei baffi così pronunciati in acquario Dimensione massima: 45 cm Naso lituratus (Orangespine unicornfish) Analogamente al discorso fatto sul Naso elegans, il Naso lituratus è sempre stato considerato come il pesce principale di cui il primo era una semplice varietà, questo perché il suo areale di appartenenza è molto più vasto e si estende principalmente su tutto l’oceano pacifico dal giappone alle isole Hawayii. Dimensione massima: 46 cm Paracanthurus hepatus (Palette surgeonfish) Il Paracanthurus hepatus e sicuramente uno dei pesci chirurgo più comuni in acquariofilia, e la sua popolarità è aumentata a dismisura dopo aver interpretato Dory nel film “Alla ricerca di Nemo”. Pesce socievole e simpatico con comportamenti singolari e molto accattivanti. Dorme spesso su un fianco, sembra litigare sovente con i vetri dell’acquario ed arriva anche a fingersi morto. E’ in ogni caso un instancabile nuotatore. Meno aggressivo della media dei pesci chirurgo, ma molto delicato soprattutto nel momento dell’immissione in acquario. Soffre i pesci molto aggressivi ed è sconsigliato tenerlo assieme ad altri chirurghi di livrea simile con l’Acanthurus leucosternon, mentre ben si accoppia con il genere zebrasoma, fatte salve le dimensioni della vasca. Come per la maggior parte dei pesci è consigliabile introdurlo giovane, ma è sconsigliabile l’acquisto se di dimensioni minime, 1 o 2 cm, in quanto la mortalità è elevatissima. Paracanthurus hepatus nascosto in un anfratto Dimensione massima: 31 cm Zebrasoma desjardinii Zebrasoma desjardinii nel mar rosso Analogamente alle differenze fra Naso elegans e Naso lituratus, lo Zebrasoma veliferum ed il desjardinii sono stati considerati lo stesso pesce per lungo tempo. Da alcuni anni però si considera il veliferum endemico dell’oceano pacifico mentre il desjardinii dell’oceano indiano e mar rosso. Nei veliferum le strisce bianche sono molto più larghe e pronunciate che nel desjardinii dove invece hanno predominanza i puntini più chiari che formano le varie striature del corpo. Un eccellente pesce d’acquario, a parte le dimensioni, in quanto è pacifico, semplice da allevare, e continuamente alla ricerca di alghe da brucare, per cui è fortemente indicato per tenere sotto controllo la popolazione algale della vasca, è stata anche riscontrato in alcuni esemplari un interesse per alghe a grappolo come la valonia. Dimensione massima: 40 cm Zebrasoma flavescens (Yellow tang) Lo Zebrasoma flavescens è sicuramente il pesce chirurgo più comune e quello che meglio si adatta alla vita in cattività. Il motivo è da ricercare nel fatto che in natura raggiunge la taglia massima di 20 cm, e quindi riesce ad adattarsi e crescere anche in vasche relativamente piccole (raramente inferiori ai 300 litri), e nel fatto che non ama le forti accelerate che invece caratterizzano la sottofamiglia Acanthurinae, ma preferisce un nuoto più placido, caratterizzato dall’ingresso ed uscita degli anfratti presenti. Se allevato in vasche piccole tende ad essere aggressivo, non solo verso i conspecifici ma anche verso tutti gli abitanti dell’acquario, sebbene in natura sia una delle sottofamiglie dei pesci chirurghi che più ama starsene in gruppo. È soggetto spesso alla malattia dei puntini neri che evidenziano in genere una alimentazione non corretta, mentre è soggetto alle malattie dei protozoi come spiegato nell’introduzione. Caratteristica del flavescens è la scoloritura quasi completa che assume la notte nel momento in cui si ritira per dormire, azione che in genere compie all’interno di una insenatura. In quel momento diventa quasi totalmente sbiadito e affiora in superficie una macchia longitudinale bianca, il tutto presumibilmente per mimetizzarsi ed apparire morto ai predatori. Dimensione massima: 20 cm Zebrasoma xanthurum (Yellowtail tang) Lo Zebrasoma xanthurum è il più aggressivo del genere Zebrasoma, anche se non arriva a possedere l’aggressività tipica degli acanturidi, è in ogni caso semplice da tenere in vasca e si adatta n molto facilmente, come gli altri suoi fratelli è un instancabile divoratore di alghe, vive in gruppi e quindi è sicuramente più adatto ad essere tenuto in gruppo se la vasca è sufficientemente grande e se vengono inseriti assieme, altrimenti è meglio tenerlo come unico pesce chirurgo in vasca. Zebrasoma xanthurum nel mar rosso Dimensione massima: 22 cm Zebrasoma veliferum (Sailfin tang) Analogamente alle differenze fra Naso elegans e Naso lituratus, lo Zebrasoma veliferum ed il desjardinii sono stati considerati lo stesso pesce per lungo tempo. Da alcuni anni però si considera il veliferum endemico dell’oceano pacifico mentre il desjardinii dell’oceano indiano e mar rosso. Nei veliferum le strisce bianche sono molto più larghe e pronunciate che nel desjardinii dove invece hanno predominanza i puntini più chiari che formano le varie striature del corpo. L’esemplare ritratto è ancora molto giovane e si notano i caratteri comuni ai due pesci. Il veliferum è un pesce molto resistente e molto adatto alla vita in comunità sebbene con la sua mole avrebbe bisogno di una vasca molto capiente per favorirlo al massimo. L’alimentazione vegetale è fondamentale per evitare che si manifesti l’erosione della linea laterale che lo potrebbe portare alla morte. Dimensione massima: 40 cm Acanturidi in acquario, si vedono dalla sinistra un A. sohal, un A. olivaceus, uno Z. xanthurum ed un A. leucosternon La sagoma di un Naso brevirostris che si allontana nel blu |
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