PresentazioneI Pelvicachromis pulcher sono ciclidi di ridotte dimensioni (maschio 7 cm ; femmina 10 cm) originari dell’Africa occidentale. Questa specie popola stagni e corsi d’acqua ad ovest del delta del Niger, occupando di preferenza biotopi ricchi di piante e nascondigli in acqua sia chiara che nera. In natura convive con specie appartenenti ai generi Hemicromis, Chromidotilapia, Procatopus e Aphyosemion. Caratteristica comune dei diversi biotopi di ritrovamento è l’acqua decisamente tenera ed acida, dalla bassissima conduttività. Fortunatamente la provenienza da allevamenti degli esemplari in commercio e la grande adattabilità delle specie ci consentono di allevare questa specie senza problemi anche in acqua di rubinetto limitando ad un “addolcimento” dell’acqua unicamente la funzione di stimolo per la riproduzione.
Acquisto:In questi pesci il dimorfismo sessuale è piuttosto evidente: i maschi sono di dimensioni maggiori e presentano le estremità della pinna dorsale, della pinna anale e delle pinne ventrali appuntite a differenza delle femmine che le hanno arrotondate. Talvolta anche la pinna caudale termina “a punta” nel maschio, formando una figura quasi rombica. Ciò non si riscontra mai negli individui di sesso femminile. Il ventre di questi è di colore rosso intenso e non è difficile trovare in commercio esemplari con la pancia già piena di uova. Malgrado ciò non è il caso di acquistare soltanto due esemplari di sesso diverso per via della solita “scomoda” (ma interessantissima) abitudine dei ciclidi “nidificatori”[2] di scegliere il partner. Quando se ne ha l’opportunità l’optimum sarebbe costituito dall’acquisto del “solito” gruppetto di quattro o cinque esemplari giovani tra i quali si verrà a formare certamente una coppia, ma se le esigenze di spazio escludessero questa possibilità conviene ripiegare sull’acquisto di tre esemplari adulti: un maschio e due femmine. In questo modo il maschio potrà scegliere tra le due possibili partner quella che preferisce senza essere occupato nelle contese territoriali con un altro maschio eventualmente presente. Inoltre, una volta formatasi la coppia, si avrà un solo esemplare “di troppo” da regalare a qualche altro appassionato o da restituire al negoziante. La vasca:Una vasca destinata ad ospitare un gruppetto di giovani o una singola coppia di questi pesci dovrebbe avere una capienza di almeno una sessantina di litri e presentare numerosi nascondigli, cavità e una folta vegetazione. Infatti questi pesci amano avere la possibilità di nascondersi e non danneggiano le piante. Non bisogna assolutamente fare mancare una piccola grotta dalle pareti interne lisce (facilmente ricavabile da un vaso di terracotta o da una noce di cocco) dove la coppia, una volta formatasi, amerà sostare e, finalmente, deporre. i (oltre un metro di lunghezza) i P.pulcher non avranno problemi a convivere con altre specie, anche di dimensioni inferiori, purchè queste non presentino pinne a velo, bersaglio troppo attraente per gli attacchi del nostro interessantissimo ospite. Alimentazione:I P.pulcher non sono animali esigenti neanche per quanto concerne l’alimentazione, arrivando a riprodursi anche con una dieta costituita esclusivamente da cibo secco. Ad ogni modo sarebbe buona norma non fargli mancare del cibo surgelato o, perlomeno, liofilizzato. Una volta la mia coppia perse del tutto l’interesse per il cibo. Soltanto in seguito al trasferimento in una grande vasca di comunità ricca di vegetazione riacquistarono l’appetito, arrivando a nutrirsi anche del cibo in granuli, prima rifiutato. Non so a cosa poter attribuire questo strano comportamento; forse alla mancanza di stimoli. Infatti quando i pesci smisero di mangiare si trovavano soli in una vasca, e “il problema” venne superato solo quando furono costretti ad entrare in competizione alimentare con i “coinquilini” della vasca di comunità. Quasi come fosse un modo per affermare il loro controllo su quel territorio… Riproduzione:Al momento dell’acquisto scelsi quattro esemplari giovani (due maschi e due femmine), come spesso consigliato nella letteratura, venendo in ciò aiutato dall’evidente dimorfismo sessuale. Come precedentemente accennato questa scelta non è delle migliori, infatti uno dei due maschi prese subito il sopravvento sull’altro, costringendolo a vivere nascostamente. Il maschio “dominante”, di contro, si accoppiava alternativamente con le due femmine. Questo comportamento, strano per una specie che sembra avere abitudini rigidamente monogame, può venir spiegato solo supponendo che il legame di coppia divenga saldo soltanto dopo un intero ciclo riproduttivo portato a buon fine.
La presenza di due femmine distraeva il maschio: in poco più di tre mesi di allevamento registrai svariate deposizioni con entrambe le femmine senza che alcuna di queste andasse a buon fine. Ho avuto l’impressione che le due femmine si fossero divise la vasca in due territori ben distinti, preclusi alla reciproca rivale ma impunemente visitabili dal maschio. Entrambe le femmine[3] corteggiavano il maschio piegando il corpo a mo’ di esse e vibrando nel corpo e nelle pinne, e questo si mostrava moderatamente interessato ad entrambe.
Per uscire da questo “circolo vizioso” regalai ad altri appassionati i due esemplari di troppo e, in seguito ad un discreto “addolcimento” dell’acqua, il maschio decise di cedere alla avances della compagna e di seguirla sempre più spesso all’interno della invitante grotticella che li aspettava e la cui volta era stata pulita dalla femmina nei giorni precedenti. Da quel momento la coppia ha continuato a deporre ad intervalli quasi regolari di poco più di un mese. Ho l’impressione che la deposizione avvenga a brevi intervalli, ma è soltanto una deduzione dovuta al solo graduale svuotarsi della pancia della femmina, precedentemente ben gonfia per le uova. A deposizione avvenuta la coppia sosta molto più a lungo nei pressi della grotta, ed uno dei due partner si mantiene sempre all’interno. La pulizia delle uova sembra essere compito della femmina, che le “sbocconcella” di frequente; invece entrambi i riproduttori si prodigano nel ventilarle con le pinne pettorali. Dopo circa quattro giorni dalla deposizione avviene la schiusa, ma per altri quattro giorni gli avannotti restano nella grotta, strisciando sul fondo e provando sempre più spesso il primo nuoto in “acqua libera”. Si ha l’impressione che i piccoli “saltino” dal fondo per poi inevitabilmente ricadere! Allevamento degli avannotti:Ad otto giorni dalla deposizione gli avannotti escono dalla grotta sotto i vigili occhi dei genitori[4]: è il momento di somministrare il loro primo cibo. Mi è sempre parso utile diminuire la portata oraria del filtro e di frazionarne il flusso, per evitare che le eccessive correnti disperdano il branchetto di larve. Fortunatamente gli avannotti hanno già delle dimensioni sufficienti a cibarsi di naupli di artemia, e non disdegnano il cibo “micronizzato”. Sono anche capaci di risputare i gusci delle artemie. Non sono quindi da temere le occlusioni intestinali. Inoltre in un acquario allestito già da qualche tempo integreranno la loro dieta “brucando” la copertura algale sull’arredamento e tentando di ingoiare lo “sproporzionato cibo” dei genitori. Ad una settimana dal loro primo nuoto libero accettano senza problemi del cibo in scaglie a pezzatura piccola e si mostrano molto più indipendenti dai genitori, comportamento sicuramente esaltato dalla completa assenza di predatori della vasca di deposizione.
Infatti nel caso di una deposizione in un acquario di comunità gli avannotti hanno continuato a formare molto più a lungo un branchetto compatto. Nell’acquario la coppia di P.pulcher convive con Mesonauta festivus, Apistogramma macmasteri, Corydoras elegans e Otocinclus affinis. Nella stessa vasca una coppia di Mesonauta festivus non era stata capace di portare avanti le sue due precedenti nidiate. [1] Pelvicachromis pulcher è stato a lungo conosciuto come Pelvicachromis kribensis; in realtà per lungo tempo molte specie appartenenti al genere Pelvicachromis sono state commercializzate sotto lo stesso nome venendo considerate semplici varietà di colorazione. La situazione sembra essere stata chiarita dalla revisione del genere effettuata da Thys nel 1968. Secondo questa revisione P.kribensis è soltanto un sinonimo non più valido per Pelvicachromis taeniatus. [2] Definiamo “ciclidi nidificatori” gli appartenenti a questa famiglia che depongono le uova su superfici o grotte e poi curano la prole, differenziandoli così dagli “incubatori orali” nei quali la difesa delle uova e degli avannotti è affidata alla sola femmina che, come lo stesso nome suggerisce, li ospita nella sua cavità orale. Appunto per queste abitudini il primo “tipo” di ciclidi ha, solitamente, la necessità dell’impegno di entrambi i partner per la difesa delle uova e del territorio mentre gli “incubatori orali” possono affidare questa responsabilità alle sole femmine. Da ciò nascono le tendenze monogame dei “nidificatori” e quelle poligamiche degli “incubatori”. La monogamia sta appunto alla basa della scelta selettiva del migliore tra i partner disponibili. [3] Infatti in questa specie è la femmina che corteggia il maschio e, generalmente, non viceversa. Non è un caso che questa sia una delle poche specie di pesci nei quali le femmine siano più colorate dei maschi. [4] In realtà a volte sono i genitori stessi a raccoglierli in bocca e a portarli fuori dalla grotta, come se “li portassero al pascolo”. Bibliografia: – “Ciclidi dell’Africa occidentale” H.Linke & W.Staeck, Tetra. Federico Marrone |
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