Vi presentiamo “Domus Aquae“, terza parte del reportage scritto da Luca Ballatori, vincitore assoluto del contest di AcquaPortal.it.
L’ennesimo, funesto volo aereo questa volta verso occidente, chiude il nostro pellegrinaggio. Quando una bella esperienza volge al termine siamo inclini a farci invadere dalla tristezza, fin quasi disperazione. Ma non questa volta.
Questa volta il cuore e l’anima sono talmente soddisfatti della redenzione e convinti che ci sarà per forza un futuro ancora più bello e ricco di esperienze simili.
Rientrati nel Bel Paese, non passerà moltissimo tempo prima che dentro ogni acquariofilo esploda la voglia. Ma certo, la voglia di costruire, ristrutturare, reinventare un biotopo come quello che avete incontrato nel vostro percorso. E così è stato.
È vero, ormai l’idea era matura da tempo, e non solo l’idea. Acquariofilo da tanti anni, è arrivato il momento di quello che definisco l’acquario della vita, che piace pensare sia l’ultimo. Ma che segretamente, a detta di tutti, forse l’ultimo non sarà.
Ispirati quindi dai meravigliosi fondali dell’isola di Panay, ecco l’inizio di una bellissima avventura.
Domus Aquae: allestimento biotopo dell’isola di Panay
Lo scopo dell’allestimento sarà quello di ricreare un angolo di barriera corallina dell’isola di Panay, in forma semplificata e duratura nel tempo, integrato in modo gradevole all’arredamento di casa, al fine di far risaltare sia pesci e coralli che all’ambiente circostante.
Il progetto, parte dallo studio della posizione della vasca. Ricordatelo sempre, posizionare la vasca è spesso il secondo o terzo capitolo di un libro di acquariofilia che tutti noi abbiamo sorvolato per andare subito a vedere cosa mettere dentro. Ma ormai non siamo più adolescenti inesperti.
L’ubicazione e la progettazione dell’ambiente circostante alla vasca sono aspetti molto importanti e troppo spesso sottovalutati. Un lavoro ben fatto: oltre all’impianto che fornisce energia elettrica abbiamo progettato in sistema di approvvigionamento idrico della vasca che può portare, tramite tubazioni apposite, acqua di osmosi o acqua marina a seconda delle necessità.
Altra idea è stata quella di prevedere un tubo di scarico per effettuare i cambi d’acqua. Insomma, niente più taniche, con relativa soddisfazione delle donne di casa. Sia chiaro, tutto questo non è indispensabile per la buona riuscita di una vasca marina, ma fidatevi, prendete spunto, perché vi risulterà molto utile.
Arrivati a questo punto entrerà in scena il supporto. Muratura o ferro a vostro piacimento. Per risparmiare, questa volta il supporto è costituito da scatolato di ferro, ma per anni abbiamo utilizzato supporti in legno rinforzato o muratura che hanno sempre svolto il loro ruolo in modo efficace.
L’impianto di illuminazione è una vostra scelta in base a tre variabili: l’ambiente e quindi gli animali che vorrete allevare, le dimensioni della vasta e le vostre disponibilità economiche. Non cercate la soluzione migliore, perché non esiste la luce perfetta. La luce perfetta per un acquario marino di barriera si chiama “sole” e non ve lo potete permettere.
Abbiamo provato tutti i tipi di luce che esistono in commercio, dai vecchi tubi al neon T8, passando per eccellenti esperienze di lampade agli alogenuri metallici (HQI) con i performanti T5 fino ad approdare alle luci LED che promettono miracoli in termini di efficienza rispettando i consumi. Nulla di eccezionale, per il momento installiamo due semplici lampade “entry-level” made in China che, per i primi mesi di vita della vasca, si sono ben comportate.
Ricordiamoci sempre l’obbiettivo che vogliamo raggiungere con la nostra vasca. Un gradevole effetto, un bel biotopo corallino e un ambiente salubre per i nostri ospiti.
Sì, certo, la vasca, magnifica se tutta in vetro extra chiaro. Bella e basta se vi accontenterete di un semplice vetro planiclear che presenta dei limiti, certo, ma che abbatte il costo di investimento iniziale. Le dimensioni sono generose per una vasca domestica: 150 cm di lunghezza per 55 cm larghezza, proiettata fino ad arrivare a 70 cm di altezza. Tanti al limite della possibilità di manutenzione, con il braccio completamente immerso per arrivare a toccare il fondo.
Spessore del vetro 15 mm è obbligatorio, con due tiranti longitudinali che scongiureranno il fenomeno di “spanciamento” dei vetri. Novità, o almeno lo è stato per noi, l’altezza da terra. L’acquario dividerà due ambienti domestici cucina e soggiorno, quindi ha un’altezza da terra di ben 110 cm come alternativa di una parete. Alto, molto alto, ma avendo il punto di vista mai da seduti, riusciamo a vedere la vasca nel migliore dei modi.
Il cuore del sistema di filtraggio è rappresentato da un potente schiumatoio anch’esso di origini orientali che ne contengono i costi, un semplice reattore di calcio che sfrutta la pompa di risalita dalla sump per l’approvvigionamento in vasca e nulla di più.
Potenti pompe di movimento concludono l’attrezzatura tecnica e chiudono gli investimenti principali. Con semplici timer è possibile ricreare ottimi effetti di maree e la tecnologia delle nuove pompe elettroniche permette un flusso di ogni tipo, in vasche di qualsiasi dimensione.
Bello anche così, imponente, maestoso e splendente nel centro della casa. Alla fine sommariamente semplice nella gestione e nella tecnica da tenere sott’occhio. Nulla di complicato, una volta in marcia va da sé, senza troppi interventi da parte nostra. Manutenzione ordinaria veloce e facile, pulizia dello schiumatoio e dei vetri. Buoni cambi d’acqua saranno garanzia di successo.
Al momento l’acquario dei nostri sogni ha pochissimi mesi di vita e dunque è giovane, giovanissimo, e non può e non deve esprimere il meglio di sé. Ma dalle foto allegate potrete certamente carpirne le potenzialità.
La sfida che affronteremo è la gestione nel tempo, il mantenimento a costi bassissimi per più anni possibili, affinchè sia dimostrata la teoria che avere un acquario marino in casa, possa essere solo un piacere duraturo nel tempo a prezzo contenuto.
Al momento l’acquario ospita già molte specie di coralli e moltissime specie di pesci che ben si sono armonizzate tra loro. Questa la giusta conseguenza dei meravigliosi viaggi intrapresi in questi anni.
Il nostro racconto giunge al termine, ma il pellegrinaggio continuerà finche ne avremo forza e coraggio. Come dimostrato, abbiamo espiato le nostre colpe con la visita a Chatuchak, uscendone più umili e coscienti di quello che è l’acquariofilia da un’altra parte del mondo. Abbiamo proseguito con devozione l’ascesa sull’isola di Panay. Infine, abbiamo fatto tesoro delle nostre esperienze per affrontare una bellissima sfida acquariofila tornati a casa.
Speriamo di esser stati vostri ispiratori e di aver fatto esplodere in voi una morbosa curiosità verso il mondo marino e verso l’avventura dell’habitat oceanico.
Non cercate in queste poche pagine risposte alle vostre domande, ma inneschi per altri interrogativi, obbligandovi ad alzarvi, cercare, provare, riflettere su come e dove, trovare riscontro alla vostra infinita curiosità.