Vi presentiamo “Chatuchak“, la prima parte del reportage scritto da Luca Ballatori, vincitore assoluto del contest di AcquaPortal.it.
Non ci è dato sapere e forse non lo sapremo mai, certo è che risulta, perlomeno al suono, molto probabile. Sì, ci piace e persuasi dall’idea che non ci sia bisogno di cercare altro, prendiamo la nostra vecchia lingua e ci diciamo…che va bene così. Dal latino “per”, “ager” letteralmente “attraverso, al di là” , “campo, paese” da qui peregrinus, colui che attraversa il paese…insomma quello che noi oggi chiamiamo con una parola sola: pellegrino.
Nella nostra passione acquariofila non abbiamo un Corano che indichi quale possa essere il nostro viaggio spirituale “Hajj”, ma abbiamo certamente creato un nuovo “percorso”, che potrebbe essere il futuro del nostro hobby. L’acquariofilo spesso è un sedentario, un amante del focolare domestico, un sognatore di mete lontane, ma raramente affronta in prima persona ciò che ha sempre creato nella propria rassicurante area di comfort.
Nel viaggio che vi racconteremo, ci siamo fatti stranieri in terre “sacre” all’acquariofilia contemporanea e abbiamo vissuto ciò che ognuno di noi ha sempre immaginato di affrontare. Storicamente intrecciate e spesso condivise, le forme di pellegrinaggio come sappiamo sono principalmente due: quello devozionale da un lato e quello espiatorio dall’altro, ma vi promettiamo che entrambe le condizioni saranno rispettate. L’inizio di ogni cammino è sempre la parte più difficile dunque abbiamo deciso di affrontare la parte espiatoria per prima al fine di arrivare puri e liberi alla resurrezione.
Chatuchak, tappa a Bangkok
Il viaggio parte da un qualsiasi aeroporto internazionale con destinazione Oriente, in questo caso particolare Bangkok, capitale della Thailandia, una cittadella si fa per dire, di soli 8 milioni di abitanti e fidatevi…li troverete tutti per strada in ogni momento del giorno e della notte.
Bangkok è una stupenda capitale d’oriente che merita una visita attenta e curiosa per scoprire ogni profumo, più o meno gradevole, di quello che è l’opposto alla nostra cultura. Obbligatorio sarà per chi vi si reca assaggiare il PadThai.
Attenzione! Non facciamoci prendere dall’entusiasmo godereccio di una vacanza in luoghi lontani, è certamente una vacanza, ma solo per effetto collaterale del nostro peregrinare e dunque concentrati, cerchiamo di non andare fuori tema…qui stiamo parlando di acquari!
E se parliamo di pesci e acquari, Bangkok è la città perfetta, perché la cultura per i nostri amati pinnuti qui assume un valore quasi religioso e solenne. Certo anche per opportunismo qui vedrete pesci bellissimi in tutte le strade della città, ad ogni quartiere vasche con fiori di loto e poecilidi all’interno a difesa di larve di zanzare ed altri insetti.
Armati di bisaccia, in più all’ormai tradizionale biglietto della metropolitana del pellegrino 2.0 del ventunesimo secolo, partiamo alla volta del luogo di culto, vero scopo della nostra missione spirituale acquariofila.
Chatuchak, il paradiso di ogni acquariofilo
Ed eccoci arrivati! Chatuchak, forse il più grande mercato di pesci ornamentali del mondo, il sogno di ognuno di noi che purtroppo si infrange amaramente dopo pochi istanti di inebriante soddisfazione. Perché quello è sì il nostro paese dei balocchi, la fabbrica di Willy Wonka, ma è un fantastico mondo non trasportabile.
Forse ancor prima di arrivare, immaginiamo, speriamo quale soluzione possa esistere per far passare pesci e piante dai controlli all’aeroporto, ma non serve molto tempo perchè la gioia euforica s’annienti in un’esplosione amara di triste desolazione. Inutile riflettere sulle cause o sulle motivazioni…quell’oro che puoi toccare, accarezzare e ascoltare nel suo muto fragore è li davanti a te e li dovrà rimenare nella sua meraviglia, in balia di avidi trafficanti importatori che proprio noi abbiamo alimentato e incentivato in questi decenni di hobby.
Varchiamo la soglia, che ovviamente soglia non è, in attesa che all’emozione curiosa del bambino si sovrapponga uno dei cinque sensi, per finalmente penetrare con anima e corpo in quell’ambiente. Noi, poveri bipedi evoluti, non facciamo altro che utilizzare il solo senso di sempre ed anche in quel caso abbiamo dato sfogo per la prima parte dell’esplorazione alla vista.
Tra un viottolo e l’altro, lo sguardo ha penetrato tutte quelle distese di palloncini riempiti d’acqua, che attorniavano ogni angolo dei locali. Banale, al limite dell’indecenza, nei primi attimi le informazioni sono come spesso accade a senso unico, guardiamo, guardiamo e riguardiamo ogni piccola cosa che ci circonda. Per oltre cinque o sei minuti non abbiamo fatto altro che guardare ogni cosa senza elaborare nulla, alcun pensiero o giudizio in relazione a quello che stavamo guardando, le informazioni penetravano attraverso i nostri occhi a cascata e, come detto, frangevano nella mente che a mala pena riusciva a stare dietro a tutto questo.
Piano piano, solo aiutati dal tempo che trascorreva ma che non riuscivi ad averne sensazione, iniziammo ad essere più lucidi e critici.
Tanti tantissimi pesci in bella mostra, in acquari più o meno grandi oppure in buste pronti per la vendita. E da lì i primi pensieri cominciarono a uscir fuori e la prima sensazione fu quella dello stupore. Ovvio siamo in Thailandia, qui l’etica e la morale nei confronti degli esseri viventi non coincide con la nostra visione occidentale.
E invece la prima cosa che colpisce entrando a Chatuchak è l’estrema cura, nonostante fossimo in un mercato Thai, riservata ai pesci ornamentali. Che sia obbligo mantenere tutti questi animali in perfetta salute, per trarne il giusto profitto, per morale o per interesse, possiamo dire che le condizioni di allevamento non erano assolutamente niente male, anzi se proprio la volete sapere tutta, abbiamo visto negozi in Italia in condizioni peggiori.
Stupore, forse invidia mista a rabbia l’altra emozione che sale alla testa. Quando non puoi fare a meno di leggere i prezzi degli animali sulle buste. Alla prima disattenta occhiata sembrano elevati, ma immediatamente dopo ci rendiamo conto che sono espressi in Baht, la moneta del posto e non in dollari.
E dunque o con la mente o con la calcolatrice, convertiamo i prezzi in euro e li, giusto copiare, “caddi come corpo morto cade”. Fidatevi non trascorreranno meno di dieci minuti con il convertitore alla mano per rendersi conto di quanto sia sbagliato tutto il sistema del commercio dei pesci, ma non siamo qui a far politica e dunque ci addentriamo sempre di più tra le vasche.
L’acqua, tantissima, sempre cristallina ma soprattutto vasche in perfetto ordine e cosa più importante pesci in salute, ben nutriti e privi di malattie. Quasi impossibile trovare, vedere un pesce morto in una vasca e come detto un’attenzione diligente e competente da parte dei tailandesi per la movimentazione e la cura.
La maggior parte delle specie trattate sono d’acqua dolce, credo di aver visto tutti i pesci d’acqua dolce che conosco in una sola volta, rarità che in Italia non si sono mai viste e piante a prezzi davvero irrisori. Nascosti in un’ala più “elegante” scorgiamo la parte dedicata al marino e qui, dove le telecamere e fotocamere sono rigorosamente bandite, pesci e coralli davvero meravigliosi.
Nonostante fossimo in un mercato di Bangkok, niente cattivi odori, niente di ammoniaca, corridoi piuttosto puliti e mai allagati, insomma un mercato internazionale di pesci come si deve. Come tutti i sogni, bellissimi e devo dire lunghissimi perché certamente la visita ha superato di poco le tre ore, anche Chatuchak tornò alla realtà e strappati da quel sortilegio, ci incamminiamo verso la metropolitana a mani vuote.
Purificatore, il pellegrinaggio a Chatuchak è l’essenza dell’espiazione di ogni peccato commesso da noi acquariofili. Entrare con superbia, quasi altezzosa presunzione e uscirne con umiltà e devota riconoscenza che nulla è da insegnare ma solo apprendere da questo popolo.
Infine, contrappasso più nefasto che vi libererà da tutti i mali del mondo sarà quello, come gia detto, di “uscir a mani vuote” per forse non certo un eterno oblio ma almeno un paio d’ore di dispiacere…costretti all’abbandono dell’amato tesoro.
Forse sarebbe stato interessante conoscere anche qualche prezzo di pesci o coralli, visto che l’autore ne fa cenno e commento. Perchè non dirli esplicitamente? Può dar fastidio a qualcuno