Le Catalaphyllia, o elegance corals, sono coralli molto amati dagli acquariofili per i loro colori fluorescenti e la loro bella livrea, ma che spesso danno parecchi grattacapi nel loro mantenimento in acquario, fino a farci desistere.
A riguardo, il dato più strano è che negli anni ’80 erano invece considerati coralli di facile mantenimento anche negli acquari molto meno tecnologici rispetto a quelli odierni.
Ma allora cos’è cambiato?
Esemplare di Catalaphyllia (sano) in acquarioLa Catalaphyllia è un corallo duro a polipo grande (il cosiddetto LPS), caratterizzato da un polipo molto carnoso, espanso al massimo di giorno ma mai completamente chiuso la notte. Vista l’importante espansione dei tessuti molli che si riscontra in un corallo sano è molto importante prestare attenzione a non danneggiarli: se dobbiamo togliere dall’acqua una colonia con tessuto estroflesso è importante essere molto delicati e far chiudere completamente i polipi prima di insacchettarla o spostarla.
Esattamente come nelle Euphyllie, le colonie piccole vivono attaccate al substrato roccioso; quando raggiungono dimensioni maggiori spesso si staccano e hanno vita libera sul substrato sabbioso.
A volte capita, in condizioni dell’acqua scarse, che la parte molle del corallo si stacchi dallo scheletro duro per poi fluttuare libera; non si tratta di un tipo di riproduzione ma di una sorta di “fuga” da condizioni inadatte. La parte molle può sopravvivere per un certo periodo se le condizioni ambientali sono buone, ma non è mai stato riportato che riformasse uno scheletro, quindi è comunque condannata a morte.
I metodi di riproduzione possono invece essere asessuati, tramite la crescita di piccoli polipi lateralmente alla colonia, oppure sessuati, anche se non è mai stato osservato in acquario. L’area di diffusione della Catalaphyllia in natura è abbastanza vasta: dall’Indo-Pacifico al nord dell’Australia. Gli habitat di diffusione sono diversi, dalle zone lagunari con acqua torbida e corrente lieve, alle zone tra i reef con acqua pulita e buona corrente. Quindi vengono importate sia dall’Indonesia che dall’Australia, che ha iniziato a concedere dei Cites, ma molte arrivano anche senza autorizzazioni dal sud-est asiatico. Osservando il loro habitat di diffusione è abbastanza intuibile di come si tratti di un corallo molto adattabile, cosa che giustifica il facile mantenimento in acquario negli anni ’80 e ’90.
Ma dalla fine degli anni ’90 alcuni esemplari venivano importati in scarse condizioni di salute e morivano in seguito a una patologia di cui non si sapeva nulla. Più passava il tempo e più esemplari presentavano questa patologia, i cui sintomi sono: - disco orale gonfio
- tentacoli poco espansi o retratti
- un reticolo di muco bianco opaco
- scarsa risposta al cibo
- incapacità dei tentacoli di catturare piccole particelle in acqua
- retrazione del tessuto
- morte.
Catalaphyllia in acquario con tentacoli retratti (la patologia è ancora all’inizio), (foto a cura di Ricca).
Catalaphyllia con gonfiore del disco orale.
Muco bianco sul tessuto di una Catalaphyllia.
Retrazione del tessuto molle.
Contemporanea dilatazione del disco orale e retrazione dei tentacoli.
Questi sintomi sono simili per tutte le specie infette e sono state segnalate da molti acquariofili nel mondo; noi stessi possiamo riconoscerli per le catalaphyllie che abbiamo perso nelle nostre vasche.
La patologia è stata chiamata ECS (Elegance Coral Syndrome) ed è stata indagata da Borneman come malattia infettiva dato che tutti i coralli affetti da ECS erano stati in contatto con altri coralli patologici. Nello studio di Borneman si confrontavano molti esemplari provenienti da aree di prelievo diverse; tutti i subacquei raccoglitori venivano poi intervistati per capire quanti coralli erano affetti da ECS in natura. I dati dei raccoglitori di coralli hanno evidenziato un numero molto ridotto di esemplari di Catalpahyllia in natura rispetto a quanto riportato nei decenni scorsi.
Nessuno degli esemplari in natura, o nelle vasche degli importatori, presentava segni della patologia, anche se erano mantenuti a stretto contatto.
In seguito veniva indagato il grado di successo nel mantenimento in acquario dei coralli prelevati.
Il passo successivo è stato l’osservazione diretta dei coralli infetti in una vasca di quarantena e la raccolta di campioni da organismi sani e patologici per farne un confronto.
L’ultimo step è stato il tentativo di contagio tra animali sicuramente patologici e animali sicuramente sani senza mai metterli a contatto diretto nella vasca: - Esperimento 1: 5 coralli prelevati in zone diverse e impacchettati separatamente sono stati collocati in vasche diverse. Tre esemplari sono stati collocati in una vasca di stoccaggio per coralli, posizionandoli vicini ma non a contatto, un altro esemplare è stato posto in una vasca con molti coralli che non aveva mai ospitato una Catalaphyllia e un altro è stato posto in un’altra vasca con coralli di tipo diverso. Tutti e 5 gli esemplari sono vissuti normalmente per un mese, poi è stato immessa una Catalaphyllia affetta da ECS nella vasca di stoccaggio e gli esemplari già presenti hanno iniziato a essere sintomatici dopo poco tempo. Le altre due Catalaphyllia posizionate in vasche separate non presentavano sintomi.
- Esperimento 2: un corallo con ECS è stato collocato in una vasca mentre uno sicuramente sano è stato collocato in una vasca con acqua in condivisione con la prima. Dopo pochi giorni il corallo infetto è stato asportato, ma quello sano ha iniziato ugualmente a sviluppare i sintomi fino ad arrivare alla morte.
Descrizione della patologia:
L’ECS si manifesta con segni specifici e aspecifici.
Tra i segni aspecifici riconosciamo la contrazione costante del tessuto della colonia e l’eccessiva produzione di muco. I segni aspecifici sono secondari e sono caratterizzati dalla tipica espansione del disco orale, la presenza di tentacoli corti e flaccidi e l’attenuazione dei colori che diventano più chiari.
Catalaphyllia in acquario con iniziale accorciamento dei tentacoli. (foto a cura di: Ricca).
Catalaphylla in acquario che mostra dilatazione del disco orale e attenuazione del colore (foto a cura di: Arcobaleno).
Catalaphyllia in acquario con grave dilatazione del disco orale con la quasi completa assenza di tentacoli (foto a cura di: Arcobaleno).
A questo punto la colonia perde la capacità di catturare particelle in sospensione in acqua; questa seconda fase può durare da qualche settimana a molti mesi. Il tessuto inizia a regredire dai bordi e spesso subentrano infezioni secondarie.
Catalaphyllia in acquario con retrazione del tessuto che inizia dai bordi (foto a cura di: Arcobaleno).
Retrazione quasi completa del tessuto molle e presenza di infezioni secondarie (foto a cura di: Arcobaleno).
Spesso si notano dei corpi ovalari e grigiastri tra i setti dello scheletro.
Corpi ovalari tra i setti dello scheletro.
L’esame istologico dei tessuti fissati ha rivelato la presenza di funghi, protozoi, ciliati, protisti, batteri, ma sembravano tutti essere non patogeni. Solo un gruppo di batteri, gram negativi, è risultato essere patogeno e probabile causa della sindrome. Gli aggregati di batteri aumentavano in base alla gravità e alla progressione della patologia. Altra importante alterazione era la presenza di piccoli segni verdi che si localizzano nel tessuto interstiziale e che alterano la struttura delle zooxantelle.
In generale le alterazioni dei tessuti infetti aumentavano con il progredire della patologia.
Preparato istologico di Catalaphyllia patologica.
Da tutte queste osservazioni si è concluso che la patologia è trasmissibile sia per contatto che per condivisione dell’acqua, quindi si tratta di una patologia altamente infettiva. Il tempo di esposizione varia da pochi giorni a poche settimane; coralli di altre specie (come le euphyllie che sono strettamente imparentate) non sono interessati dalla patologia. Momentaneamente abbiamo quindi delle informazioni fondamentali per comprendere la patologia, ma sappiamo poco della terapia.
Tante supposizioni sono state fatte riguardo a un’eventuale terapia: dato che la causa sembra essere un batterio sicuramente si tratta di una terapia antibiotica, in particolare rivolta verso i gram negativi e poco verso i gram positivi.
Gli antibiotici mediamente più usati sono la doxiciclina e la ciprofloxacina; ovviamente il trattamento deve essere effettuato in una vasca a parte e consiste nella somministrazione giornaliera di antibiotico da ripetere per 10 giorni.
La dose della doxiciclina è 100 mg ogni 100 litri, mentre quella di ciprofloxacina è di 250 mg ogni 30 litri circa.
Sono stati riportati trattamenti con entrambi i farmaci e la progressione della patologia sembrava interrompersi; non si conosce però l’evoluzione a lungo termine e se il corallo ha ripreso a formare tessuto molle. Quindi non appena notate questi sintomi iniziate a sperimentare!!! |