Sono molto, anzi moltissimi, i pesci che con la loro presenza rendono interessanti gli acquari casalinghi in cui sono ospitati, ma il Parambassis lala o Ambassis lala (Hamilton, 1822), detto pure “Pesce Vetro”, per il suo aspetto forse lo rende ancora di più meritevole di essere guardati con attenzione, curiosità e ammirazione. Altri nomi che gli sono stati attribuiti sono Dwarf fish (Pesce nano) e Highfin Glassfish (Pesce vetro pinna alta).
- 1 Origine del Parambassis lala
- 2 Aspetto del Parambassis lala
- 3 Alimentazione del Parambassis lala
- 4 Temperamento, problemi salutari, durata della vita del pesce
- 5 Acquario
- 6 Valori chimici dell’acqua
- 7 Dimorfismo sessuale nell’Parambassis lala
- 8 Riproduzione
- 9 Conclusione
- 10 “BUFALA”? Pesce come fertilizzante
Origine del Parambassis lala
ll Parambassis lala proviene da Paesi orientali: India, Bangladesh e Birmania (Myanmar). Qui, vive serenamente in acqua principalmente dolce, talvolta salmastra e vecchia sul fondo di fiumi poco profondi, in zone umide ricche di vegetazione, ruscelli, stagni, canali, risaie, raccolte d’acqua, in particolare nei fiumi Gange-Brahmaputra e Irrawaddy.
Aspetto del Parambassis lala
Il suo aspetto è veramente affascinante quando, nuotando armoniosamente nel centro della vasca, si mostra come se fosse un pezzetto di diamante puro, che riflette la luce riflessa e che, secondo la posizione, con le sue squame la divide e la rimanda nei suoi colori prismatici tendenzialmente bluastri. Il corpo è compresso lateralmente, la sua forma è ovalizzata ed è soffuso di una tenue colorazione gialla, ambrata o verdognola dovuta alla luce trasmessa, leggermente più accesa nei maschi che nelle femmine; colorazione che diventa appena più intensa al momento della riproduzione.
Non mancano tre marcature verticali. Le pinne dorsali, che sono due, e l’anale leggermente allungata, sono orlate di un blu luminoso, formando un piacevole contrasto con il colore chiaro del corpo; tutte le altre pinne sono trasparenti.
Guardandolo, si ha l’impressione che, a causa della sua semitrasparenza, o traslucidità che dir si voglia, si possano vedere chiaramente tutti gli organi interni; invece no, giacché questi sono contenuti in una specie di sacca, argentea e opaca, che non ne lascia vedere il contenuto. Al di sopra di questa si trova la vescica natatoria, cioè l’organo che presiede i movimenti verticali dell’animale verso l’alto o il basso, consentendogli di nuotare alla profondità preferita.
Alimentazione del Parambassis lala
Il Parambassis lala, come tutti gli appartenenti all’Ordine dei Perciformi, è eminentemente carnivoro e dà, se possibile, la preferenza alla Dafnia; ma logicamente non disprezza anche altri cibi vivi, come gli Enchitreidi (detti volgarmente vermi bianchi), gli insetti e le loro larve, l’Artemia salina, i crostacei; si può tentare di proporgli cibo secco e surgelato, sperando in un risultato positivo.
Però ci si deve ricordare che, se il cibo è in pezzatura troppo grossa per lui, l’ingordigia gli potrebbe fare dimenticare la prudenza e a indurlo a ingoiarla, anche se al di fuori delle sue possibilità, rischiando in tal modo di finire tristemente e tragicamente strozzato.
Temperamento, problemi salutari, durata della vita del pesce
Si è detto che il pesce è piccolo e, al vederlo con quell’aspetto di essere di cristallo, dà l’impressione che sia molto fragile e delicato, ma invero ha risorse insospettate; tanto per fare un esempio, è stato dimostrato che, se per una ragione qualsiasi la temperatura dell’acqua si abbassa al di fuori della norma fino attorno ai 7°C, sopravvive senza problemi, contrariamente a tanti altri pesci ospiti degli acquari casalinghi. E ciò che lascia perplessi è il fatto che nei suoi paesi di origine, in aree equatoriali e tropicali, una temperatura del genere non è nemmeno ipotizzabile, per cui ci si potrebbe chiedere come il suo fisico reagisca in una maniera che la natura non aveva prevista.
Però, un punto debole c’è anche per lui, come è ricordato più avanti, parlando dei parametri chimici dell’acqua, ma per altre ragioni.
Non è un pesce litigioso, anzi è tranquillo, piuttosto timido e sopporta la convivenza con i suoi parenti e con altre specie, purché lo siano pure loro. Solamente durante il periodo della riproduzione i maschi tendono a diventare territoriali.
Purtroppo non è un animale longevo, giacché raramente supera i tre anni di età.
Acquario
L’acquario, non troppo grande, di 80 x 40 x 40 centimetri di altezza per un gruppetto formato da 6 o 8 individui si può ritenere l’ideale. Vanno bene il fondo di sabbia e ghiaieto, con abbondanza di radici, rocce e rami di legno disposti in modo da formare grotte e nascondigli. La vasca deve essere ricca di vegetazione, concentrata in alcuni punti e soprattutto importanti per la riproduzione sono le piante galleggianti, magari dando preferenza alla Riccia.
Se è possibile, non sarebbe male riservare alla vasca una posizione nell’ambiente, che consenta a tutti, pesci e piante, di godere della luce del mattino.
Valori chimici dell’acqua
I parametri consigliabili per il Parambassis lala sono l’acidità data dal pH da 7 a 8,5, la durezza con un dGH da 8 a 20 e una temperatura fra i 20 e i 30°C. Per quanto riguarda la salinità, si deve tenere presente che in libertà il pesce può vivere in acqua dolce, salmastra e salata.
Più sopra ho fatto un accenno a un problema: ebbene, il Parambassis lala in acqua dolce corre il rischio di essere colpito da funghi, che lo possono portare alla morte; solamente con acqua salata quelli non sopravvivono e pertanto, tale pericolo è scongiurato. Chiaramente, proprio l’esigenza per la salute del pesce è necessario che ci sia una certa percentuale di sale, valutabile attorno a 1-1,5% per 45 litri d’acqua; si possono prendere per buoni dai 7 agli 11 cuchiaini da caffè, che comportano una concentrazione di circa 10-15 grammi ogni 10 litri.
E, con tali condizioni, conviene stare attenti nella scelta di conquilini che accettino la presenza del sale; per esempio, ci si può ricordare del Molly, del Brachigobius, dell’Orange Cromide (Etroplus maculatus), tanto per ricordarne qualcuno.
Dimorfismo sessuale nell’Parambassis lala
I maschi hanno la vescica natatoria leggermente più appuntita di quella delle femmine ed hanno piccoli uncini sui raggi della pinna anale. Durante la stagione riproduttiva, i maschi sfoggiano una frangia blu iridescente sulla pinna dorsale.
Riproduzione
Un aumento della temperatura dell’acqua e il sole del mattino sembra siano gli elementi che stimolino la deposizione delle uova.
Quando si nota che i futuri genitori si cercano, li si trasferiscono in una vasca per la riproduzione. Qui essi, sentendosi pronti, si mettono fianco a fianco, tremando continuamente, e poi si girano in posizione capovolta, sicché le uova, di dimensioni minime e trasparenti, 3 o 4 alla volta sono espulse verso l’alto, sono fecondate, e là aderiscono alle piante galleggianti. Può pure succedere che essi preferiscano deporle sul fondo dell’acquario, su piante Fontinalis o altre con foglie finemente suddivise, dove aderiscono a foglie o steli. Pare che i genitori non si interessino alla covata, di solito costituita da circa 400 unità, ma è sempre consigliabile rimetterli nell’acquario comune.
Alla schiusa, che avviene a 28°C dopo circa un giorno, gli avannotti si appendono verticalmente alle foglie, dove restano per una settimana o poco meno, ma a quel punto evidenziano una loro pecca, che è quella dell’alimentazione: infatti, essi non si mettono in giro a caccia degli Infusori che abbondantemente l’acquariofilo deve fornire, ma si interessano solamente di quelli che passano davanti alle loro bocche, ignorando gli altri che nuotano alla larga.
Chiaramente, se i piccoli non mangiano sono costretti a morire di fame. Per questo, è consigliabile mettere la coppia in una vasca avente uno spessore di acqua non superiore ai 10 centimetri e, prima della schiusa delle uova, introdurre una buona quantità di Infusori, in modo tale che la loro abbondanza, unita al poco liquido, favorisca il passaggio del cibo davanti ai loro musetti. Comunque, una buona quantità di avannotti raggiunge presto la maturità.
Conclusione
Si tratta di pesciolino che è molto bello e interessante, quando, in un gruppetto, nuota nell’acquario dando l’impressione di formare un gioiello prezioso in movimento.
Secondo alcuni si riproduce facilmente, mentre secondo altri ciò è molto difficile; solamente provando si avrà la risposta esaustiva.
“BUFALA”? Pesce come fertilizzante
Non so se questa notizia sia vera oppure una “bufala”, ma pare che, almeno nel secolo passato, tonnellate di questo pesce fossero usate nelle campagne dell’India e della Birmania quale fertilizzante; ci si può chiedere se, qualora non si trattasse di una “bufala”, tale prassi sia tutt’ora praticata e quale sia la sostanza che li rende tanto utili in tal senso.