VermiVermi è un termine generico utilizzato per definire animali simili ma che in realtà hanno caratteristiche differenti. NematodiSono vermi dal corpo filiforme, cilindrico e liscio, vivono ovunque, nella sabbia, sulle rocce o sulle alghe. Spesso sono lunghi solo qualche millimetro e difficilmente visibili ad occhio nudo. Si nutrono di detriti, alghe o di altri piccoli organismi.
Annellidi Oligocheti e Policheti:Gli Anellidi sono vermi con corpo costituito da una serie di anelli o segmenti visibili esternamente. Oltre agli innocui “lombrichi” Oligocheti che si formano nella sabbia del fondo, ricordiamo i Policheti vermi con il corpo munito parapodi.
Spesso i primi animali che vediamo comparire sulle rocce sono i cosiddetti Policheti sedentari. Sono animali microfaghi che vivono in cunicoli o tubi, lunghi da pochi millimetri ad alcuni centimetri, costituiti da muco e fango o di materiale calcareo (Serpulidi), dai quali estroflettono la loro corona a forma di fiore. Ai policheti erranti appartengono ad esempio il genere Serpulimorfi (Spirografi, Sabelle, Spirobranchi, Serpula, ecc).
Altri Policheti sicuramente meno belli, anche se a volte con colori sgargianti, sono cosiddetti Policheti erranti (in realtà esistono molte specie intermedie), spesso muniti su tutto il corpo di setole. Le specie che vivono nella sabbia (ad es. Typosiyllis subterranea e Hesionides arenaria), si formano negli acquari con un substrato abbastanza spesso, generalmente rimangono piccole (anche se alcuni possono raggiungere parecchi centimetri di lunghezza) e non sono pericolose, e se non si riproducono in massa possono essere lasciate tranquillamente. Sono da considerare utili in quanto si nutrono di detriti e tengono mosso il substrato.
Anche se come già detto i policheti della sabbia sono estremamente utili e non andrebbero eliminati a titolo informativo indico dei metodi per la loro rimozione. Ci sono pesci che mangiano i piccoli policheti, tra i più efficienti ci sono gli Pseudochromis (maggiormente quelli provenienti dal Mar Rosso rispetto a quelli del Pacifico), Synchiropus ocellatus, Synchiropus picturatus, alcuni Labridi e Coris. Anche i granchi Sternorhyncus (ma può predare altri organismi e pesci) e i gamberetti Stenopus sembrerebbero gradirli. In commercio esistono anche delle trappole per piccoli policheti (marca Coralife) ma non sono semplici da reperire. Molti policheti vivono liberi, strisciando o nuotando per brevi tratti, altri hanno tubi che si trascinano dietro (Hyalinoecia tubicola). Molti policheti (Terebellidi) creano la propria tana all’interno di buchi tra le rocce dalle quali estroflettono i propri tentacoli (a volte filamenti molto lunghi che possono essere confusi con quelli degli Ctenofori) per procurarsi il cibo, altri si scavano la tana all’interno di spugne (Syllis spongicola), coralli molli o duri e anche molluschi (Tridacnee). Alcuni raggiungere dimensioni considerevoli (25 cm. Nereis, 40 cm. Eunice) e possono essere innocui ma a volte parassiti di Celenterati, Molluschi ed Echinodermi (i parassiti di questi ultimi in genere sono i Mizostomidi che non sono veri e propri Policheti, ma una forma aberrante) o predatori, rosicchiano volentieri gli invertebrati sia vivi che ammalati (Eunice schemacephala, Dodecaria coralii), presenti nella nostra vasca, o addirittura possono attaccare piccoli pesci mentre dormono.
Tra i più pericolosi ricordiamo: Hermodice carunculata Oenone fulgida Questo verme riesce anche a praticare buchi nelle conchiglie delle tridacnee, e a cibarsi della polpa mentre sono ancora vive, uccidendole lentamente. Anche se molto complicato, dato che vivono nascosti nelle rocce ed escono solamente durante la notte, bisogna cercare di eliminarli subito (attenzione possono ferire con le loro setole acuminate come schegge di vetro ed infliggere morsi dolorosi), la soluzione migliore e quella di costruire delle trappole (vedi anche paragrafo Crostacei) con all’interno un’esca o affidarsi a quelle reperibili nei negozi specializzati. Come trappole si possono utilizzare dei retini a maglia fine o le calze usate per contenere il carbone attivo (i vermi ci rimangono impigliati con le loro setole), oppure dei contenitori con una chiusura a caduta da azionare manualmente, o dei contenitori (ad esempio una bottiglia di plastica) con un foro sufficientemente grande da far entrare l’animale a digiuno, ma non abbastanza da farlo uscire una volta che ha mangiato l’esca (che deve essere abbastanza grossa). Prima di effettuare queste operazioni è meglio lasciare l’acquario a digiuno per qualche giorno per far si che il verme sia affamato, e vinca attratto dall’esca, la sua naturale timidezza. PlatelmintiIn particolare i Turbellari, vermi di forma piatta, ermafroditi, con dorso convesso, possono rappresentare una piaga e diventare un problema di difficile soluzione. Se si presentano nella fase di avviamento dell’acquario, sono state introdotte insieme alle rocce vive e si tratta probabilmente di forme non parassitarie. Le forme non parassitarie sono semitrasparenti, lunghe circa 5-10 mm, con forma tondeggiante frontalmente e biforcuta dietro. Alcune si nutrono di microalghe (Diatomee), di piccoli crostacei (Copepodi) e di Rotiferi che inseguono e catturano con la parte anteriore del corpo, altre di sostanze in decomposizione e compaiono numerose su avanzi di cibo o pesci morti. Normalmente quando hanno esaurito il cibo si estinguono spontaneamente. Se il problema tarda a regredire probabilmente la causa è un’eccessiva alimentazione, la presenza di sali inquinanti che favoriscono la formazione di alghe o una sbagliata illuminazione. Un’altra forma non parassitaria si presenta con colorazione rosso/bruna (Convolutriloba retrogemma), in questo caso i vermi tendono a stazionare sui coralli, e se si riproducono troppo numerosi (ogni 8 giorni ogni Planaria forma 50 piccoli), oltre a rappresentare un problema estetico, possono soffocarli. Si pensa che si nutrano delle zooxantelle (da qui la colorazione) o del muco prodotto dei coralli già danneggiati o in decomposizione, e che in realtà non siano delle vere forme parassitiche, ma commensali, che creano comunque malessere.
Le forme parassitarie (fortunatamente rare) si distinguono dal fatto che sono normalmente trovate sull’ospite, la colorazione varia dal grigio chiaro al marrone e molte specie hanno delle strisce lungo il dorso. Si nutrono del tessuto del corallo e possono col tempo portarlo alla morte. Non è completamente chiaro se la morte sopraggiunge per il danneggiamento del tessuto o per soffocamento. La loro eliminazione si può tentare con uno shock osmotico introducendo l’invertebrato colpito in acqua dolce per 10-30 secondi (attenzione alcuni invertebrati non lo tollerano).In questo modo i parassiti si staccano dai tessuti dell’invertebrato e possono essere facilmente eliminati. Anche bagni utilizzando il Kent Lugol’s Solution a base di iodio hanno dato buoni risultati. Il modo migliore per evitare un contagio di planarie è la prevenzione, che consiste nell’eliminazione dei primi esemplari scoperti, nel controllo degli invertebrati introdotti, e nell’introduzione di pesci che se ne cibano. Purtroppo l’ introduzione di pesci che se ne cibano può dare buoni risultati solo in presenza di un quantitativo di vermi non eccessiva. Inoltre i Turbellari hanno ghiandole che secernono un muco che sembrerebbe se non tossico, almeno estremamente sgradevole. Pochi sono i pesci che li gradiscono, tra i più efficienti ricordiamo: , Pseudocheilinus hexataeina, Synchiropus ocellatus, Synchiropus picturatus, Valenciennea Strigata, Macropharyngodon wrasses.
Se la loro presenza è epidemica l’ eliminazione totale è molto difficile. Per avere successo bisogna intervenire con pazienza ed in più modi contemporaneamente, ad esempio introdurre più esemplari di pesci che se ne cibano (3/4 Synchiropus ocellatus) rimuoverle nel contempo meccanicamente con abbondanti sifonature. Alcune planarie sono attratte dalla luce, in questo caso è facile attrarle durante la notte, usando una torcia elettrica, in una zona dell’acquario e sifonarle. Altro metodo molto efficace è l’utilizzo del Concurat della Bayer. Funziona contro le planarie e non disturba ne gli invertebrati ne i pesci. Non si trova in Italia ma si può trovare in Svizzera facendolo ordinare da qualsiasi farmacia. Alcuni nudibranchi possono essere il miglior modo di liberarsi di questa piaga in modo naturale (il problema è trovarli). Tra questi: Chelidonura elettra, C. inornata, C. amoena, C. castanea, C. flavolobata, C. fulvipunctata, C. livida, C. hirundinina, C. punctata, C. sandrana, C. tsurugensis, C. pallida, e anche il bellissimo C. varians, nero con strisce blu elettrico. Un C.varians affamato può mangiarne anche un centinaio in un’ora prima di saziarsi. Si pensa che i nudibranchi accumulino le sostanze tossiche prodotte dai flatworm per riutilizzarle poi a loro volta per proteggersi dai predatori. Bisogna in ogni caso fare attenzione se si decide di usare sostanze chimiche (es.antihelminthic) per uccidere i Trematodi, perché morendo rilasciano una sostanza rossastra molto tossica, che uccide pesci e danneggia gravemente gli invertebrati. Alghe | Celenterati | Vermi | Echinodermi | Molluschi | Crostacei | Simbiosi |
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Organismi commensali o parassiti spontanei nell’acquario di barriera
12/01/20220
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