In questo articolo voglio parlarvi della mia esperienza con l’ allevamento di Paracheirodon innesi meglio conosciuto come ”Neon“ uno tra i più famosi pesci d’acquario. Come sarà accaduto alla maggior parte degli acquariofili, anche io sono stato attratto da un gruppetto di questi bellissimi pesci che nuotava compatto in un acquario esposto nella vetrina di un negozio specializzato in acquariofilia. Di queste “miniature viventi” mi stupii la fascia orizzontale blu che ne percorre il dorso e che nelle zone ombrose dell’acquario sembra quasi rimanere accesa al contrario del rosso e del bianco che ne colorano la restante parte del corpo. Da quel giorno ho sempre sognato di avere un acquario ricco di piante che ne ospitasse una grande quantità , immaginavo sempre l’effetto coreografico che avrei ottenuto con un branco di 200 neon che si sposta tra il verde delle piante e che si sarebbe rintanato nelle zone più buie dell’acquario al primo accenno di pericolo. Purtroppo con il passare del tempo ho dovuto constatare che questo doveva rimanere solamente un sogno perché spesso tra le migliaia di neon importati dall’estero se ne trovano diversi malati che dopo poco tempo di permanenza in acquario muoiono e contagiano gli altri pesci ai quali spetta la stessa sorte . Per rimediare a questo inconveniente pensai che sarebbe stato più sicuro ottenere i neon che mi occorrevano riproducendoli personalmente , in questo modo potevo essere sicuro della loro qualità e soprattutto non avrei dovuto combattere con le malattie anche perché non sono stato mai d’accordo con l’utilizzo di sostanze chimiche in acquario. Cominciai subito a reperire articoli e libri e a chiedere informazione a tutti gli acquariofili che avevano esperienze in merito. Molti dicevano che i neon, come la maggior parte dei caracidi, non si riproducevano affatto in acquario, altri al contrario affermavano di aver visto i propri neon espellere delle uova dopo essersi portati verso la superficie dell’acqua del loro acquario di comunità. Allora non persi le speranze e tentai anche io la riproduzione, naturalmente le prime volte ottenni solo delle grosse delusioni come ad esempio la deposizione di centinaia di uova che dopo poche ore ammuffivano o venivano divorate dai genitori, ma dopo numerosi tentativi sono riuscito ad ottenere il successo desiderato, dopotutto sbagliando si impara! Per riprodurre i neon bisogna innanzitutto disporre di una vera coppia. Sottolineo il termine VERA perché è molto facile confondersi nella distinzione tra maschio e femmina a causa della livrea identica che presentano entrambi i sessi. Soprattutto le prime volte si presenterà questo problema, ma con l’andare del tempo l’esperienza prenderà il sopravvento e tutto sarà più facile. I caratteri principali che permettono la distinzione sono: un evidente ingrossamento del ventre delle femmine causato dalla presenza delle uova e uno scalino al centro della linea blu orizzontale che ne percorre il dorso. Al contrario i maschi presentano la linea blu dritta e un corpo molto snello. Una volta trovata la coppia bisogna tenere separati i due sessi per almeno 15 giorni in modo da evitare degli accoppiamenti spontanei nell’acquario di comunità. Durante questo periodo si deve somministrare ai riproduttori una dieta molto varia e nutriente composta da almeno 3 pasti giornalieri nei quali si dovrà utilizzare molto cibo vivo e surgelato. Io somministro al mattino del mangime surgelato come cyclops e chironomus, a mezzogiorno del mangime in granuli e la sera artemie e dafnie vive. Con una dieta simile si ottengono sicuramente degli ottimi risultati sulla quantità di uova prodotte e sulla fertilità. Passato il periodo di preparazione delle coppie si dovrà procedere all’allestimento della vasca da riproduzione. Non c’è assolutamente bisogno di vasche grandi, sono sufficienti 10 litri di capienza anzi devo ammettere che diverse volte ho ottenuto la riproduzione anche in soli 5 litri d’acqua. La vaschetta dovrà essere arredata solamente con un ciuffo di muschio di giava (Vesicularia) che a mio parere è indispensabile per ottenere la riproduzione e con una rete posta a un centimetro dal fondo che impedisca ai genitori di cibarsi delle proprie uova, diversi autori consigliano l’utilizzo di lana sintetica al posto del muschio di giava ma devo dire che con questo metodo non ho mai ottenuto la deposizione. L’acqua da utilizzare dovrà essere composta dal 90% di acqua osmotica in modo da ottenere una conduttività massima di 100 microsimens/cm3. Quest’acqua dovrà essere filtrata per 2 giorni attraverso torba per ottenere un valore PH pari a 6 e per arricchirla di acidi umici e di altre sostanze utili alla buona riuscita della riproduzione. La temperatura dovrà essere tenuta al di sotto dei 23 °C altrimenti tutto sarà compromesso a causa della sensibilità verso le alte temperature da parte delle uova e soprattutto delle larve. A occhio nudo è impossibile vedere il momento dell’accoppiamento perché avviene tutto in meno di un secondo, comunque grazie all’utilizzo di apparecchiature televisive si è potuto notare che i due riproduttori dopo aver nuotato assieme per qualche secondo, si portano velocemente verso la superficie dell’acqua e al punto più alto della parabola il maschio si ritorce attorno al ventre della femmina formando una specie di anello e proprio in questo istante vengono espulse le uova che vengono contemporaneamente fecondate. Per ogni accoppiamento vengono deposte circa 20 uova trasparenti e di diametro attorno al millimetro, questa operazione viene ripetuta più volte sino a quando non verranno espulse sino a 200 uova ed anche più in caso di riproduttori adulti. Bisogna fare attenzione a togliere i riproduttori subito dopo la fine della deposizione, altrimenti le uova rimaste sul muschio di giava o sulla rete verranno mangiate. Ora sarà indispensabile il completo oscuramento della vasca poiché le uova, essendo fotosensibili, morirebbero sicuramente se esposte alla luce. Purtroppo la sensibilità delle uova non ci permetterà di eseguire le operazioni di pulizia e di eliminazione delle uova ammuffite, quindi per ottenere migliori risultati bisogna fare molta attenzione alla qualità dell’acqua da utilizzare e cercare di togliere quanto prima i riproduttori in modo da evitare un ulteriore inquinamento dell’acqua. Se tutto procede bene dopo circa 30 ore si avrà la schiusa. Sarà molto difficile osservare le uova e le larve perché entrambe sono trasparenti e solo mettendo una luce sul vetro frontale e osservando il fondo dall’alto si potrà vedere qualcosa . Devo dire che è molto più facile vedere le uova che le larve , queste ultime si potranno notare soltanto quando si muovono cosa molto rara per questi caracidi che preferiscono restare immobili vicino ad un granello di ghiaia o a dei resti di mangime per fuggire all’occhio di eventuali predatori . Quando le larve avranno riassorbito il loro voluminoso sacco vitellino si dovrà provvedere a smuovere l’acqua mediante l’utilizzo di un aeratore posizionato al minimo. In queste ore le larve cercheranno di gonfiare la vescica natatoria respirando e se l’acqua è stagnante si formerà una pellicola superficiale che ne impedirà la respirazione e di conseguenza le costringerà ad una lenta e sofferta morte causata dalla chiusura del foro che collega la bocca alla vescica natatoria. Dopo 3 giorni dalla nascita si deve cominciare a somministrare il primo alimento. Si dovranno somministrare grosse quantità di rotiferi e infusori a causa della inesistente voglia di predare da parte delle larve che come già detto preferiscono stare ferme; esse si nutrono solo di ciò che passa vicino alla loro bocca. Per una settimana si alimenteranno solo di infusori e rotiferi, periodo in cui si potremmo avere le maggiori perdite. Dopo 7 giorni si incominceranno a somministrare i naupli di artemia appena schiusi e questa alimentazione dovrà continuare per altri 20-30 giorni. Raggiunto il mese di età gli avannotti avranno raggiunto il centimetro di lunghezza e la colorazione da adulti comincerà ad evidenziarsi. A questo punto si potrà incrementare la dieta con del mangime secco polverizzato e con del mangime surgelato come i cyclops. Non bisognerà ancora evitare la somministrazione di alimenti vivi come dafnie e artemie che contribuiscono al sano sviluppo dei piccoli neon. Ora si potrà anche cambiare la qualità dell’acqua portando lentamente i valori dell’acqua della vaschetta da riproduzione a quelli dell’acqua dell’acquario di comunità, ovviamente bisognerà sempre rispettare i valori ideali per l’allevamento di questa specie che sono: Ph 6,5-7 , Gh 10-15 , Temperatura 24-25 °C. E’ fondamentale cambiare piccolissime quantità d’acqua al giorno (1/2 litro) altrimenti gli avannotti, ancora molto delicati, potrebbero morire. Bibliografia: – “Riproduzione dei pesci d’acquario senza problemi” di Hans joachim Richter, Primaris s.a.s. Milano, 1981 Salvatore Greco |
Messaggio precedenteCarassius auratus, piccolo principe del giardino acquatico
Next PostLe mille cose da non fare di Walter Peris