E’ una specie del Lago Tanganica scoperta da Buscher nel 1997. Fa parte del cosiddetto “complesso brichardi” che racchiude specie morfologicamente simili (ma con differenze anche notevoli tra specie e specie) e che possiedono il medesimo comportamento riproduttivo, di tipo coloniale: ossia partendo da una coppia, con il tempo si forma una folta colonia in cui genitori, figli e nipoti difendono il loro territorio e la colonia stessa da predatori e minacce. Le specie appartenenti a questo complesso comprendono: brichardi, helianthus, savoryi, falcicula, “cygnus”, splendens, “daffodil”, pulcher, crassus, gracilis e olivaceus. Ognuna di queste specie si distingue dalle altre per differenze nella livrea più o meno marcate. Il carattere distintivo di N. helianthus è una V nera presente sull’opercolo branchiale, oltre a evidenti bande giallo-aranciate punteggiate più o meno regolarmente su un fondo beige-giallastro e a pinne giallo-oro orlate di turchese. Il dimorfismo sessuale è praticamente inesistente. Solo le dimensioni possono in qualche modo dare un’indicazione a tal proposito, con i maschi adulti leggermente più grandi delle femmine. Questa specie preferisce deporre tra la sabbia e le rocce, scavando una buca sotto una roccia e creando una stretta ed angusta caverna-galleria, sulla cui volta rocciosa depongono le uova. È importante quindi allestire una casca a loro dedicata, utilizzando molta sabbia fine e rocce fino al vetro di fondo. La femmina si occupa della covata, mentre il maschio difende il territorio circostante. Le uova schiudono dopo circa una settimana. Presentano un comportamento molto aggressivo, sia nei confronti delle altre specie, sia nei confronti dei conspecifici non facenti parte della loro colonia. Per questo motivo, una volta formata la coppia, è preferibile allontanare gli altri individui ed è meglio dedicare a questa specie un acquario monospecifico, a meno che la vasca non sia abbastanza grande (sopra i 300 litri). Il loro regime alimentare è prevalentemente carnivoro, con un’integrazione vegetale (alghe). Andrebbero quindi nutriti con cibo vivo e surgelato, mangime in granuli di alta qualità e spirulina con frequenza regolare. Importante sarebbe mantenere in acquario uno strato algale sulle rocce e gli arredamenti, i maniera da favorire anche la microfauna. Le condizioni ideali dell’acqua sono le seguenti: • Temperatura: 23 – 27 °C
Femmina di Neolamprologus helianthus Altra femmina di Neolamprologus helianthus Proprio quel carattere “distintivo” delle dimensioni presi in considerazione quando acquistai, ormai 4 anni or sono, i miei primi 4 individui, scegliendo 2 individui più grandi e 2 più piccoli. Li sistemai in un acquario di circa 150 litri, con sabbia (edile, lavata accuratamente), rocce metamorfiche e un piccolo gruppo di Vallisnerie.
Il giorno dopo, osservai subito come i due pesci di taglia maggiore facessero continue parate tra loro, con brevi inseguimenti e veloci scontri fisici. E non feci neanche in tempo a capire cosa realmente stesse succedendo, che il giorno successivo mi ritrovai uno dei due maschi addirittura sopra il coperchio di policarbonato, visibilmente ferito a morte. La cosa strana è che ancora devo capire come sia finito fuori della vasca (e sopra il coperchio) visto che le uniche aperture (veramente esigue) sul policarbonato erano quelle per il passaggio dei tubi del filtro esterno. Evidentemente l’esemplare era passato di là, ma sul “come” non ho ancora una risposta… Questa esperienza comunque mi ha confermato l’estrema aggressività di questa specie, da vera serial-killer. I 3 individui rimasti si rivelarono dunque un maschio e 2 femmine. Io, a questo punto, mi aspettavo che il maschio decidesse per una femmina ed escludesse l’altra dal territorio (ossia tutta la vasca). Monitoravo quindi attentamente e quotidianamente la situazione per togliere in tempo la femmina esclusa ed evitarle una triste fine. Ma all’inizio le due femmine occuparono due distinte zone della vasca: la più grande si posizionò a sinistra, mentre la più piccola all’estrema destra della vasca. Ed il maschio faceva la spola tra i due territori, vigilando attentamente su eventuali minacce. Passati pochi giorni, notai che la femmina più grande aveva deposto una ventina di uova sulla volta rocciosa di una buca scavata all’interno della sua zona. Ma con il passare dei giorni notai anche come tali uova non fossero state fecondate a dovere. Ed infatti sparirono nel giro di poco tempo. La prima deposizione di una delle due femmine Qualche giorno dopo osservai invece che era la femmina più piccola ad aver deposto le uova sulla volta della sua tana. Ma anche questa volta le uova sparirono poco dopo. Questa situazione continuò per circa un mesetto, con il maschio indeciso nello scegliere la femmina ideale. Dopodiché scelse definitivamente. I primi giorni di giugno notai infatti che la femmina grande era sparita dalla vasca, mentre quella piccola rimaneva confinata nell’angolo destro della vasca. Passato qualche giorno, per non saper né leggere né scrivere, iniziai a dosare quotidianamente naupli di artemia. Dopo circa un paio di settimane di miei appostamenti per riuscire a carpire più informazioni possibili su ciò che stava accadendo, mi accorsi che la femmina grande stava accudendo amorosamente una piccola nidiata di avannotti. Un piccolo avannotto. Avannotto in cerca di cibo Gli avannotti denotano un basso tasso di accrescimento tipico di questa specie (e di molti altri ciclidi dell’Africa orientale). Ci vogliono 2 o 3 mesi per farli arrivare ad appena un paio di cm. Con il tempo la colonia si accrebbe ed arrivai ad avere il maschio dominante con un harem di 2 femmine ed una quindicina di loro figli. A quel punto ho dovuto iniziare a sfoltire la colonia, per evitare che ci fossero morti e feriti. L’acquario andò avanti indisturbato per altri 3 anni, fino a quando un’improvvisa perdita di acqua da un angolo della vasca mi costrinse a smantellare il tutto e a distribuire i pesci a vari amici. Ma l’amore per questa specie mi riportò, qualche mese fa, ad allestire una nuova vasca per loro. In realtà, riconvertii un acquario di circa 110 litri, pensato inizialmente per un altro scopo. L’acquario era (ed è) poco ortodosso per i canoni di un Tanganika classico, ma l’ho reputato molto efficace allo scopo. È stato allestito con un filtro esterno, un fondo di sabbia fine (quella di quarzo puro ed esente da polveri e inquinanti perché utilizzata per le idropulitrici), rocce metamorfiche (le stesse del primo allestimento), legni con molte cavità, qualche corteccia di sughero e qualche tubo di PVC insabbiato, per tane, deposizioni e rifugi. L’illuminazione è stata affidata ad una semplice lampada a risparmio energetico da 20W, tenuta da un portalampada in alluminio di quelli a pinza. Il nuovo allestimento per i Neolamprologus helianthus Altra foto dell’acquario Preparato il tutto, mi ripresi un piccolo gruppo di 5 esemplari, pronipoti della mia prima coppia riproduttrice. Dopo pochissimo tempo si stabilì una nuova gerarchia. Un maschio dominante prese possesso della vasca, con un harem di 2 femmine, una per ciascuno lato corto della vasca. I due maschi sottomessi si sistemarono nella parte posteriore e alta dell’acquario. Attualmente le due nidiate sono custodite gelosamente dalle femmine e controllate entrambe dal maschio. Sicuramente, tra qualche tempo, dovrò di nuovo smaltire la nuova colonia. Il maschio dominante. Altra foto del maschio dominante. In questa foto si vede chiaramente la spartizione del territorio: il maschio dominante al centro, le due femmine in basso vicino ai rispettivi siti di deposizione e i due sottomessi nella parte alta e posteriore della vasca. Il maschio in corteggiamento. Un’altra fase del corteggiamento. Una femmina che accudisce i suoi piccoli vicino alla tana. Un piccolo di Neolamprologus helianthus, a circa un mese dalla nascita. Andrea Bonito |