La mia prima esperienza con questi piccoli e particolari pesci è iniziata per caso durante l’AquaBeach, fiera che si è tenuta a Cesena ai primi di Settembre del 2012. Durante la fiera sono venuto a contatto con diversi appassionati di “killifish”, nome che appartiene ad un gruppo di pesci che fino a quel momento conoscevo relativamente. Parlando con alcuni esperti del settore in poche ore me ne sono subito innamorato per la loro particolarità, con un occhio di riguardo verso i più “sfortunati” annuali, ed ho iniziato ad approfondire immediatamente l’argomento, scoprendo che vengono chiamati così per la loro breve vita dovuta al ciclo delle piogge che, durante l’anno, crea le pozze all’interno delle quali loro nascono e vivono e che, all’avvento della stagione secca, evaporano lasciando i pesci senz’acqua. Le uova di questi fantastici animali però hanno una durata “a secco” (chiamata diapausa) che può arrivare, per certe specie, anche a 10/12 mesi e, al ritorno delle piogge, l’embrione riprende lo sviluppo fino alla schiusa e alla nascita dell’avannotto. Il giorno seguente mi sono messo subito all’opera per organizzare il tutto per la schiusa e leggendo e parlato con diverse persone, alcune delle quali avevo conosciuto in fiera, ho scoperto che il pesce che mi era stato dato era tra i più difficili. La cosa mi ha un pò lasciato di sasso, visto che a dirmelo erano persone con decine di anni di esperienza nel settore, ma non mi hanno scoraggiato dall’impresa e quindi mi ci sono cimentato con ancora più passione. Durante la settimana ho preso le ultime precauzioni del caso e mi sono munito di tutto ciò che mi mancava: un contenitore basso e largo (e, giusto per non fare nomi, Ikea in questo caso è stata utilissima!), uno spruzzino a pressione per nebulizzare l’acqua e dell’ossigeno in polvere per limitare la nascita di belly-slider, gli avannotti che non riempiendo la vescica natatoria sono costretti a stare sul fondo e, conseguentemente, morire. Ora tutto era pronto per dare il via a questa nuova e affascinante esperienza! Primo passo – La “bagnata” Per prima cosa ho disteso il contenuto della bustina, composto dalle uova e da torba, in maniera uniforme all’interno del contenitore. A questo punto ho riempito lo spruzzino con una soluzione al 50% di acqua d’osmosi e al 50% di acqua della mia vasca di comunità ( valori di 5°dH) e ho disciolto un cucchiaino di sale grosso da cucina ogni 5 lt d’acqua; ciò per due motivi: il primo, per evitare la formazione di eventuali batteri dannosi nelle branchie dei piccoli nascituri, e il secondo, per dare una durata maggiore ai naupli di artemia, cibo con cui ho svezzato e cresciuto i pesci fino ad oggi. Nebulizzata l’acqua sopra le uova, fino ad un’altezza di circa 3/4 cm, ho lasciato il tutto fermo fino a che,al secondo giorno, ho notato muoversi il primo avannotto. E’ stata la prima di tante emozioni. Secondo passo – I cambi d’acqua e l’alimentazione Subito dopo la nascita del primo avannotto ho iniziato a somministrare naupli d’artemia appena schiusi, questo perchè, avendo un metabolismo velocissimo dovuto alla loro breve vita, hanno la necessità di avere costantemente cibo a disposizione. Mi è stato riferito, da chi li ha studiati, che un adulto può mangiarsi fino a 60 larve di zanzara al giorno! In concomitanza sono andato ad inserire anche 3 lumachine del genere Physia, utili a mangiare i naupli non predati dagli avannotti.Continuando così nei giorni successivi, somministrando cibo due volte al giorno (pranzo e cena), nel giro di una settimana circa si sono schiuse quasi tutte le uova, arrivando a questo risultato finale:
Appena terminata la fase di schiusa era giunto il momento di cominciare anche con i cambi d’acqua, effettuando un cambio di circa il 50%, quindi due litri nel mio caso, un giorno si e un giorno no. L’acqua usata per i cambi è stata del 50% osmosi e 50% rubinetto (decantata per 48h) con aggiunta di sale in quantità sempre di un cucchiaino ogni 5 lt. Per il cambio non ho aspirato il fondo nella speranza che si schiudessero anche quelle poche uova rimaste mentre il rabbocco l’ho eseguito con il “metodo goccia a goccia” per evitare grossi sbalzi nei valori dell’acqua: per fare ciò mi sono tornati utili i vecchi gocciolatoi da flebo che avevo quando facevo la co2 in gel. Terzo passo – Spostamento degli avannotti nella vasca di accrescimento Dopo circa una decina di giorni dalla nascita gli avannotti avevano già raggiunto il cm di lunghezza, insomma, sono cresciuti a vista d’occhio! Sempre consigliato da altri appassionati, si è deciso di adoperare una vasca da 30 lt lordi che tenevo in cantina per la crescita dei pesci per poter dare loro più spazio anche se come capienza non era proprio perfetta: 50/60 lt sarebbe stato meglio per i miei 12 Notho. Per prima cosa ho cosparso sul fondo circa 200 ml di torba precedentemente bollita, poi ho aggiunto circa 10 lt di acqua nuova (sempre al 50% osmosi 50% rubinetto + sale) e mi sono dato alla pesca degli avannotti con un misurino di quelli che uso per somministrare i batteri nelle vasche: sono avannotti, ma cavolo come sono rapidi e vispi già da pochi giorni! Con un pò di pazienza li ho presi tutti e li ho spostati nella nuova dimora dove piano piano ho aggiunto delle piante fluttuanti (Ceratophyllum Demersum ed Heteranthera Zosterifolia) e delle galleggianti (Salvinia Natans, Pistia Stratiotes e Hygroriza Aristata). Dopo qualche giorno ho preparato anche un legnetto con del Microsorium e un’Anubias legati. Successivamente ho eseguito un cambio di circa il 50% andando ad aggiungere più acqua in modo da alzare il livello. Questo processo lo porterò avanti ogni 3 giorni in maniera tale di arrivare a vasca piena nel giro di un altro paio di cambi. Conclusioni Ringraziamenti Federico Nutarelli |