L’ecosistema tropicale salmastro più noto e ricco di specie è certamente il mangrovieto, un’associazione di piante tropicali, comunemente note come mangrovie (generi Rhizophora, Avicennia, Brugueiera, Sonnoratia…) caratterizzate dalla capacità di sopravvivere in acqua ad elevate salinità (persino marina), e da una grande adattabilità che ha permesso loro di sopravvivere in molti ambienti, comprese le acqua dolce dei fiumi: questo biotopo è fortemente influenzato dalle maree, che producono drastiche e periodiche variazioni de principali parametri fisico-chimici, e che quindi garantiscono una grande capacità di adattamento delle piante. I mangrovieti sono presenti ovunque nella fascia tropicale, in qualsiasi foce di fiumi ed in molti atolli corallini. Per l’interesse acquariofilo la fascia più indicata per un biotopo salmastro è quella indo-pacifica, ma ovviamente per l’acquariofilia marina non ci sono differenze, e possiamo certamente affermare che quasi la totalità dei pesci di interesse acquariofilo possa essere ritrovata in questo ambiente (Pterois, platax, sphaeramia, apogon, plotosus compresi, comunemente osservabili nel biotopo). Come molti di voi avranno notato, un articolo è già stato scritto sull’argomento, dall’utente Alex_Milano80, nonostante ciò qui tratteremo i metodi migliori di allevamento, l’utilizzo in acquario (in particolare marino), trucchi, accorgimenti, e non faremo troppo caso alla parte biologica, già approfondita nel suddetto articolo. La salinità per queste piante è relativamente importante, ma bisogna assolutamente far notare alcune cose, l’ambiente di questa pianta in natura è caratterizzato da (oltre che da una forte irradiazione solare e un’elevata temperatura) una salinità salmastra appunto, pari a circa alla salinità di 31- 32 ppt o alla densità 1.020-1.021, l’habitat ideale per questa pianta, che una salinità a questi livelli crescerà velocemente e rigogliosa, il problema è che le nostre vasche hanno densità più alte, che raggiungono i 35 ppt, e allora, come allevarle? Per contro in estate le temperature salgono molto, paragonabili a quelle tropicali (una quarantina di gradi sono tanti anche ai tropici durante i monsoni estivi, ma l’umidità resta più bassa, e quindi non offre comunque le condizioni ideali), e perciò la crescita è maggiore. Parlando del loro uso in acquario, io le trovo particolarmente utili nei nostri nanoreef, acquari dal basso litraggio, dove una mangrovia può fare molto, considerando anche il suo basso costo (io ne presi una a soli 8 euro). La Mangrovia in questione era una Rhizophora Mangle, la Mangrovia Rossa, una delle più comuni e disponibili in commercio. Appena arrivata (mi fu spedita da un ottimo utente di AcquaPortal) era in ottime condizioni, ma, essendo ancora un seme con solo un accenno di foglie, decisi di metterla in acqua salmastra, per permetterle di crescere nelle migliore condizioni. Presi così un vaso e preparai l’acqua, salinità a 31 ppt, un po’ di sabbia sul fondo, alcune tabs per la fertilizzazione delle piante nel dolce, un po’ di fertilizzante liquido, misi della pellicola sulla cima (era inverno, non volevo mettere il riscaldatore, e la lampada che avevo messo per illuminare speravo facesse abbastanza calore perché l’aria all’interno si riscaldasse e perché l’acqua evaporasse e creasse una buona umidità), e aspettai un mese. Il mese successivo i risultati non erano esattamente quelli sperati, immaginavo sarebbero spuntate molte altre foglie, invece erano cresciute solo le due foglioline già presenti e c’era solo un piccolo abbozzo di altre due, nonostante tutto decisi che era il momento di inserirla in vasca, non usai lampade apposite, tanto ero convinto che l’illuminazione dell’acquario fosse abbastanza, ed effettivamente fu così. I risultati che non speravo invece mi lasciarono sorpreso, durante tutta l’estate è cresciuta molto sia parlando dell’apparato radicale che della “chioma” (mi viene da ridere a chiamarla chioma), inoltre mi ha dato una grossa mano per l’uscita dalla fase algale (un incubo, particolarmente lunga e “aggresssiva”) e per tenere a bada i cianobatteri tipici dell’estate. I Valori in vasca erano i seguenti:Ph: 8 kh 7,5 Magnesio 1.300 Calcio 400 (triade salifert) No3 5 ( vasca di lps in maturazione, sono sicuro che senza lei sarebbero stati più alti) No2 0. Con mio rammarico non ho misurato l’ammoniaca, probabilmente a zero, che so essere la sua principale fonte di nutrimento ( e di tutte le alghe infestanti e superiori). L’esperimento è stato felice e ben riuscito, ma bisogna calcolare una cosa, il mio acquario ha un capacità di 30 litri, 23 litri netti, allestito con 4 chilogrammi di rocce vive, dove allevo molli ed lps. Certamente, nel caso l’acquario fosse stato più grande e con poche rocce, la mangrovia ovviamente non avrebbe fatto lo stesso, credo che un buon rapporto per queste piante sia 1:30, perciò, prendendo come esempio un acquario di 300 litri, ne servirebbero almeno una decina, per raggiungere il risultato sperato, un numero esorbitante se ospitate in vasca, ma che risulta interessante se si pensasse di fare un mini-mangrovieto in sump, dove potrebbero essere allevate anche varie specie di macroalghe, ovviamente con una spolverata di sabbia, sarebbe molto interessante, artistico e utile alla vasca, infatti in poco tempo vedreste moltissime specie di anfipodi e animali bentonici, e sarebbe l’habitat ideale di synchoporus & CO. Concludo consigliando a tutti di provare nelle loro vasche questa pianta, che non sarà necessariamente la salvatrice delle nostre vasche, ma almeno potrà darci una mano e donare un tocco naturale alle nostre amate vasche. |