Se pensate che portarsi a casa un po’ di sabbia, qualche conchiglia o addirittura qualche piccolo pesciolino possa essere un buon modo per ricordarsi della splendida vacanza appena trascorsa, state commettendo un grande errore. Però può sicuramente essere un bel modo per guadagnarsi una multa cara e salata per estrazione abusiva di arena o altri materiali, se non una condanna per furto aggravato.
Il Codice della Navigazione all’art. 1162 (Estrazione abusiva di arena o altri materiali) prevede chiaramente che
“ Chiunque estrae arena, alghe, ghiaia o altri materiali nell’ambito del demanio marittimo o del mare territoriale ovvero delle zone portuali della navigazione interna, senza la concessione prescritta nell’articolo 51, è punito con l’arresto fino a due mesi ovvero con l’ammenda fino a lire mille.”
Per “demanio marittimo”, secondo l’art. 28 del Codice della Navigazione, si intendono:
a) il lido, la spiaggia, i porti, le rade;
b) le lagune, le foci dei fiumi che sboccano in mare, i bacini di acqua salsa o salmastra che almeno durante una parte dell’ anno comunicano liberamente col mare;
c) i canali utilizzabili ad uso pubblico marittimo.
A sua volta, l’art. 51 sopra citato e relativo all’estrazione e raccolta di arena e altri materiali, prevede che
“Nell’ambito del demanio marittimo e del mare territoriale, l’estrazione e la raccolta di arena, alghe, ghiaia o altri materiali è sottoposta alla concessione del capo del compartimento.”
Nessun ricordo da portare a casa
Il turista che si vuole portare a casa un ricordo, quindi, non è autorizzato a prelevare materiale dalla spiaggia, o dal fiume o da qualsiasi altra proprietà del demanio marittimo statale. Così come l’appassionato che vuole arricchire la propria collezione di pesci o il ristoratore a cui serve acqua di mare per meglio tenere i pesci da cucinare.
Queste norme così restrittive naturalmente sono state istituite per evitare un enorme danno all’ecosistema: se si sommano tutte le manciate di sabbia che ogni turista potrebbe portare a casa, o i pochi sassolini che ognuno vorrebbe avere per ricordo, il danno all’intero sistema è ben più grande della singola sottrazione e causa danni irriparabili.
Alcuni esempi: chi “ruba” paga
Nel corso degli anni spesso le autorità competenti si sono occupate della questione “saccheggio” flora e fauna (marittima e non). In un caso, ad esempio, un imprenditore abruzzese è stato multato su una spiaggia di Roseto degli Abruzzi dopo essere stato colto in flagranza mentre prelevava acqua di mare senza alcuna autorizzazione, riempiendo alcuni serbatoi all’interno del proprio camion con l’intento di riutilizzare l’acqua marina nella sua attività di ristorazione per trattare e lavorare meglio il pesce. In questo caso nei confronti dell’imprenditore è subito scattata una multa da 3mila euro.
Di recente invece, con sentenza 11158/19, la Cassazione ha confermato la condanna per furto aggravato nei confronti degli imputati, che avevano rubato un ingente quantitativo di sabbia marina caricandolo su un camion. Secondo i giudici di legittimità rubare, sottrarre o asportare sabbia o ghiaia dal lido del mare o dal letto dei fiumi determina le configurabilità dell’art. 625 n. 7 c.p. che prevede la circostanza aggravante quando “il fatto è commesso su cose esistenti in uffici o stabilimenti pubblici, o sottoposte a sequestro o pignoramento, o esposte per necessità o per consuetudine o per destinazione alla pubblica fede, o destinate a pubblico servizio o a pubblica utilità, difesa o reverenza”.
In questi casi invocare l’ignoranza non serve: il turista (o il residente) che viene pizzicato con materiale che non era autorizzato a prelevare dall’ecosistema di appartenenza dovrà pagare una multa cara e salata che, oltre a ricordargli della bella vacanza, gli ricorderà anche di rispettare l’ambiente lasciando lì dove sono le bellezze che lo hanno incantato affinché tutti possano goderne.
Giordana Monti
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