La vasca da 750 litriE parliamo adesso della mia “vascona” propriamente detta, del 750 litri che a casa chiamiamo (è un termine che usai una volta scherzosamente con Stefania, è rimasto in uso) il MAMMALUCCONE. Vediamo in dettaglio, step by step, come è nata, con due premesse: Perché questa cubatura? Non c’è, come spesso accade – una ragione specifica: cercavo una vasca grande ed in condizioni molto buone avevo (più o meno come tutti) un’area da dedicare alla stessa e all’interno di quella area tanto più grande era meglio era! Mi sarebbe piaciuto superare la “soglia psicologica” dei 1000 litri, ma dopo molteplici riflessioni (ed aver trovato in vendita quella che poi sarebbe diventata la vasca che vado a descrivere!) mi convinsi che non era possibile. Aggiungo alcune cose, a beneficio di chi vorrà “cimentarsi” dopo aver letto queste righe: le vasche grandi si comprano – a mio modo di vedere – usate: chi le vende ha molto spesso necessità più o meno impellente di disfarsene (e non è facile) e questo stato di cose lo rende più malleabile in fase di trattativa. Nel mio caso specifico il precedente proprietario (un medico pediatra appassionato di Discus ed ansioso di passare alla nuova – e già ordinata – vasca da 1500 litri) non ha fatto eccezione a questa regola (in anni successivi confermata dall’acquisto di un’altra unità da 500 litri, detto per inciso). Fate quindi bene le vostre valutazioni!!! Tra gli aspetti negativi da menzionare la poca preparazione del mercato (in termini di allestimenti di simili cubature) che rende difficile approvvigionarsi: la semplice ricerca di una radice destinata ad “arredare” il gigante può rivelarsi lunga, frustrate e – alla fine – vedervi comunque costretti ad una scelta di compromesso. Ed ho fatto solo un esempio … Il posizionamentoLe regole teoriche del posizionamento – in relazione all’ambiente e all’arredo -di una vasca sono note (o dovrebbe essere!) a tutti. Ci concentreremo, quindi, sui seguenti parametri: Il peso (ovviamente nel mio caso specifico le dovute verifiche di tenuta del pavimento sono state fatte prima, con progetto alla mano ed architetto che seguì i lavori al telefono) che – con annessi e connessi – non sarà mai esiguo, anzi! La “planarità” del pavimento, è fondamentale che la vasca (e per lei il suo supporto) sia “a livello” ed assolutamente in piano. Dislivelli anche minimi possono avere effetti perniciosi relativamente all’equilibri statico, al lavoro anomalo dei vetri, ed altro ancora: se la vasca pende da una parte l’equilibrio sarà, per forza di cose, precario ed il lavoro dei vetri, e la conseguente “tenuta” del silicone, molto meno agevole: nel lungo periodo questo stato di cose può essere fonte di perdite, rotture ed altri eventi sgradevoli. La luce ambiente evitando – per quanto possibile – di posizionarci di fronte ad una finestra. La posizione evitando in zone di continuo passaggio, rumorose, esposte a correnti d’aria, di difficile raggiungimento (con relazione alla manutenzione vasca). L’angolo di osservazione in fondo si allestisce una vasca anche per il piacere di rilassarsi ad osservare la vita che scorre in essa, potendo piazzare davanti alle medesima la nostra poltrona preferita avremo agio di farlo con tutto comodo. Ovviamente – molto spesso – sarà necessario fare di necessità virtù e se l’angolo in fondo, che pure tanto ci piace, non riesce a sopportare il peso dovremo fare una scelta differente (in casi estremi, dolorosamente, anche … rinunciare) ricordandoci che la sicurezza viene SEMPRE prima di tutto: le conseguenze di una vasca (o anche solo del solaio) che “scende” al piano di sotto possono assomigliare, da molto vicino, ad un racconto dell’orrore! A questo punto la mia vasca è posizionata e vado a descrivere i vari “step” che mi hanno portato al riempimento della medesima ed alla realizzazione di un sogno .. Lo schema elettrico, i servizi utilizzati e loro disposizione.Mi limiterò a pochi consigli pratici e fornirò una dettaglio dello schema che io ho usato, non necessariamente è il migliore ma con la vasca prossima i nove anni di funzionamento ininterrotto posso parlare di buona affidabilità (funzione della scelta, a suo tempo, di attrezzature di qualità), praticità (segno che – forse – le cose non furono fatte così male) e ridotto stress (dovuto a quanto sopra ed alla assenza di guasti significativi), Nella pratica quindi: • Eviteremo il groviglio di fili utilizzando “scarpette” multipresa (più sicure rispetto alle prese multiple quando gli assorbimenti iniziano – per forza di cose – a salire), con fusibile di sicurezza e dimensionate in abbondanza rispetto agli effettivi assorbimenti. • Non faremo insistere (ancora per motivi di assorbimento) tutti i servizi su una sola “scarpetta” e/o presa a muro, nel mio caso ne ho usate due: rispettivamente per i servizi “destri” e “sinistri” (intesi come loro posizionamento nella vasca). • Useremo cablaggi con foggia “antigoccia”, specie in caso di punti di alimentazione sotto la vasca: i cavi di alimentazione provenienti dai vari servizi avranno delle curve ad “U” (scendendo sotto le prese “a muro” il più possibile in verticale per poi risalire verso le stesse con una curva): eventuali gocciolamenti – lungo il cavo – raggiunto il punto più basso finiranno sul pavimento (guidati dalla … gravità) e non raggiungeranno i punti luce scongiurando in tal modo black-out, corti circuito ed interruzioni di corrente. • I cavi elettrici (almeno uno per ogni apparecchiatura) saranno tanti e – convergeranno tutti verso la stessa zona, affidarsi alla memoria non è una buona pratica: io uso quegli economici portachiavi colorati su cui si può scrivere anche una breve descrizione ed uso colori diversi per i vari servizi: rosso per i riscaldatori, azzurro per le pompe, verde per (nei rari casi in cui sono state usate) per le apparecchiature dedicate alle piante. Il mio 750 litri è stato – schematicamente – cablato come nella figura sottostante: L’illuminazioneE’ noto che le luci (quantunque una corretta illuminazione renda piacevole la nostra osservazione e – più di tutto – sia indispensabile alla salubre vita dei soggetti ospitati) non sono un punto topico di una vasca allestita con l’ottica di replicare l’ambiente del laghi della Rift Valley. Nonostante questa premessa ho cercato di usare qualche piccola accortezza, i cui risultati mi hanno ripagato nel tempo. Le lampade sono state divise in due gruppi dotate di gruppi di accensione, e relativo fotoperiodo, diversi. Ho adottato il seguente schema: Come si vede utilizzo quattro lampade (per complessivi 120 Watt, con le lampade blu che “smorzano” significativamente). Sono uso – preferendone la resa cromatica – posizionare i tubi blu dietro, ovvero più vicini al vetro posteriore, ma la cosa è assolutamente soggettiva. Per le lampade “bianche” ho usato (a rotazione) tubi “Aquastar”, “Cool White”, e “Glo-lux” ottenendo, specie con i primi due tipi, risultati sostanzialmente equivalenti. Chiudo la trattazione dell’argomento con la menzione del particolare fotoperiodo che ho utilizzato: • Il gruppo di accensione UNO (temporizzato) accende le (due) lampade blu, al mattino. L’illuminazione progressiva della vasca (da “tutto buio” a “tutto acceso” e viceversa) diminuisce lo stress dei pesci ospitati, inoltre le fasi di sola luce blu (c.d. “luce lunare”) consentono di osservare con più agio i pesci sciafili come i Synodontis e gli altri “catfish” (che non è cosa da poco). Il riscaldamentoAnche questo aspetto (a paragone, ad esempio, di una vasca per Discus) si può ritenere marginale ma anche in questo campo, volendo, si può approfondire, ad esempio nell’ottica di evitare disastri se si dovesse bloccare un riscaldatore (esperienza che – in passato – mi sono trovato a vivere) e/o ottenere una migliore (possibilmente più economica) diffusione del calore. Vasche di cubatura elevata hanno (visto il volume di acqua contenuta) una notevole “inerzia termica” ovvero assumono/cedono calore con molta lentezza e più in generale tutte le reazioni di simili strutture sono più “pigre”. Con questa premessa ho optato per una potenza installata non elevata ovvero 400 Watt divisa su due termoriscaldatori posti ai due estremi della vasca (e precisamente nei vani di “presa d’acqua” dei due filtri principali ottenendo in tal modo una miglior diffusione del calore in tutta la vasca trattandosi di uno dei punti di maggior flusso d’acqua ed una miglior difesa dai guasti: la ventura che entrambe gli elementi scaldanti abbiano un cattivo funzionamento nello stesso esatto momento è, credo ragionevolmente, molto modesta. Il filtraggioAl contrario dei precedenti questo è – invece – un argomento che merita un approfondimento specifico non tanto in termini di tecnologie applicate quanto di risultati “da raggiungere” … Tutti i ciclidi del Malawi sono pesci attivi, dinamici caratterizzati (gli M’buna in massimo grado) da un metabolismo molto veloce, con crescita dimensionale, dinamica riproduttiva e non solo decisamente … esasperate! Aggiungendo a quanto sopra le mie – personali – necessità che mi portano/costringono a dovere in certi momenti limitarmi alla “stretta” routine (e talvolta forse meno) ho preso la decisione di battere al massimo la strada del sovradimensionamento e ridondanza dei servizi installati. Ho quindi realizzato quanto segue: Nella tabella seguente sono descritti i dettagli delle attrezzature impiegate: Per una portata complessiva di 4.120 litri/ora. Da segnalare come la portata complessiva elevata in valore assoluto deve però essere, in una maniera difficile da quantizzare, considerata teorica a causa delle immancabili perdite di esercizio. Per finire segnalo poi come – ad onta del descritto spiegamento tecnico – cerco, per ovvie ragioni, di evitare interventi “invasivi” su tutti i filtri assieme, e cerco anche di lavorare sui filtri lontano dai cambi d’acqua. |