MALATTIE BATTERICHEI batteri sono la causa più frequente delle infezioni in acquario. Vista la grande quantità di batteri che possono entrare a contatto con i pesci dei nostri acquari, ci limiteremo a trattarne solo ad alcune. L’infezione batterica può essere causata oltre che da una singola specie batterica, anche da più specie che attaccano contemporaneamente il nostro ospite. Per questo è spesso difficile diagnosticare qual è esattamente la specie parassita. I batteri sono difficili da osservare al microscopio a causa delle loro piccole dimensioni, ad eccezzione del Flexibacter columnaris, di cui si possono osservare le colonie anche a bassi ingrandimenti. Corrosione delle pinneSintomi: è il primo segno di un infezione batterica in corso. Inizialmente si osserva un intorbidimento degli orli delle pinne, che presto diventano bianchi e successivamente il tessuto tra i raggi delle pinne si disfa in modo che le pinne si sfilacciano e marciscono. La base delle pinne può diventare infiammata e rossastra.
Diagnosi: nei raschiati delle pinne si vedono, a forti ingrandimenti, grosse quantità di batteri mobili a bastoncello. Si tratta di batteri appartenenti ai generi Aeromonas (lunghezza 1-2.2 µm), Pseudomonas (lunghezza 1-2.5 µm) o Vibrio (lunghezza circa 1.5 µm). Prevenzione: la malattia della corrosione delle pinne compare solo in caso di cattive condizioni di allevamento o come conseguenza di un’altra malattia. E’ fondamentale ripristinare e mantenere i valori chimici ottimali dell’acqua, con particolare riferimento ad ossigeno e pH. Si dovrà sempre evitare che le feci inquinino troppo l’acqua. Trattamento: Acriflavina (o Tripaflavina): si prepara una soluzione base sciogliendo 1 g ogni litro d’acqua e sciogliendone poi 3 ml di quest’ultima soluzione ogni litro di acqua della vasca. La durata del trattamento è di quattro giorni. L’acriflavina esplica un’azione colorante e può danneggiare le piante. Nitrofurantoina: 100 mg ogni 30-40 litri d’acqua dell’acquario per 2 settimane. Il Cloramfenicolo si impiega per effettuare bagni prolungati (10-20 ore) in un contenitore separato sciogliendo 40 gr in un litro in alcol etilico. Anche la neomcina solfato si usa in contenitori separati, 2 gr su 100 litri di acqua per tre giorni. Gli antibiotici si possono anche sbriciolare e mischiare con il mangime dei pesci. Al termine del trattamento con i medicianli antibiotici è importante effettuare un buon cambio di acqua, sciacquare i filtri e aggiungere il carbone attivo nel filtro. Medicinali commerciali: Sera:Baktowert Tetra: General Tonic Plus Waterlife:MyxazinJBL: Furanol Malattia colonnareSintomi: i sintomi possono variare da pesce a pesce; generalmente nei guppy si sviluppa una necrosi delle pinne e della coda; più frequentemente il sintomo caratteristico della malattia è la necrosi della bocca e dei tessuti circostanti. Qui inizialmente si formano delle piccole aree biancastre che, ampliandosi, ricordano un ammuffimento. La situazione può degenerare e sui tessuti epidermici possono formarsi delle ulcere, mentre le pinne e la coda possono decomporsi, al punto da lasciare scoperti i raggi. Diagnosi: la malattia è generalmente causata dal batterio Flexibacter columnaris. Al microscopio, sui preparati di parti delle pinne o della pelle, si possono osservare le colonie, a maggiori ingandimenti si osservano i batteri che appaiono a forma di bastoncello, lunghi fino a 8 µm e spessi 0.7 µm. Questi batteri sono privi di flagelli e compiono movimenti oscillatori. Prevenzione: questi batteri si sviluppano a temperature comprese tra i 25 e i 30°C, questo è da tenere presente in quanto i pesci tropicali vengono mantenuti proprio a queste temperature. I punti di attacco dell’infezione possono essere delle lesioni cutanee dovute ad abrasioni con i retini o dei danni all’epitelio dovuti il più delle volte a carenza di vitamine. Trattamento: si può prima di tutto tentare con un abbassamento della temperatura a 18-20°C. Trattamenti con i medicinali si effettuano somministrando farmaci antibiotici come l’acriflavina. Questo medicinale si presenta sotto forma di tavolette di colore rosso arancione. Si prepara una soluzione di base con 1 g di medicinale per litro d’acqua. Per le infezioni allo stadio iniziale, la soluzione base va diluita in ragione di 3 ml ogni litro di acqua dell’acquario per quattro giorni. Si può aumentare a 5 ml per litro nei casi più gravi, facendo però attenzione poichè il medicinale può essere tossico per le piante e non è adatto per la cura di avannotti e uova. Per il trattamento preventivo delle infezioni, invece, si diluisce 1 ml di preparato base ogni litro di acqua. L’acriflavina può venire utilizzata insieme al cloramfenicolo in un contenitore separato, effettuando bagni prolungati (10-20 ore) e sciogliendo 40 gr di cloramfenicolo in un litro in alcol etilico. Medicinali commerciali IdropisiaSintomi: l’idropisia più che una malattia è il sintomo di un gran numero di possibili malattie. La causa più probabile dell’idropisia è un’infezione batterica interna ma a questa possono essere associati anche virus e cattive condizioni dell’acqua. In ogni caso l’infezione colpisce gli organi interni che smettono di funzionare correttamente e questo fa sì che si accumulino liquidi all’interno del corpo del pesce, che incomincia a ingrossarsi e le squame si sollevano dal corpo. I pesci duramente colpiti presentano anche esoftalmia, opacità degli occhi e protrusione dell’ano.
Diagnosi: anche sezionando il pesce è difficile fare una diagnosi esatta della malattia. In genere i pesci colpiti presentano gli organi interni infiammati, ingrossati e con una colorazione alterata. Prevenzione: i batteri responsabili dell’idropisia sono normalmente presenti in acquario e i pesci possono contrarre la malattia solamente se sono sottoposti a stress (fame, alimentazione sbagliata, trasporto violento, condizioni igieniche dell’acqua carenti).
Trattamento: l’idropisia è una malattia piuttosto difficile da combattere, il rimedio che si è rivelato più efficace è il trattamento con il Furazolidone (antibiotico); l’importante è intervenire ai primi segni di comparsa della malattia. Il medicinale va somministrato insieme con il cibo calcolando 0.025-0.075 mg di medicinale ogni grammo di peso del pesce al giorno per un periodo fino a venti giorni. Si mischia il medicinale con il cibo inumidito lasciandolo poi asciugare. Per infezioni di minore intensità si può trattare l’acquario diluendo da 5 a 25 g di Furazolidone, a seconda dell’intensità della malattia, per litro d’acqua dell’acquario, ripetendo il trattamento ogni 24 ore con cambi parziali d’acqua per cinque o sette giorni. Per il trattamento della vasca in cui ci siano stati uno o più casi di idropisia e per evitarne la trasmissione agli altri pesci, si può usare la Nitrofurantoina:.sciogliere le capsule in acqua calda, calcolando 100 mg di medicinale ogni 30-40 litri di acqua dell’acquario. Prima del trattamento va sempre sifonato il fondo e tolto il carbone attivo dal filtro. Si lascia agire il medicinale in acquario per circa 15 giorni, dopodiché si effettua un cambio di acqua e si inserisce nel filtro il carbone attivo. Medicinali Commerciali Sera: Baktopur direct: 1 pasticca ogni 50 litri da sciogliere a parte e distribuire poi in acquario in unica somministrazione. Eventualmente ripetere dopo tre giorni. ForuncolosiSintomi: si formano delle bolle simili a foruncoli contenenti pus, spesso accompagnati da ulcere di 2-20 mm, le pinne si infiammano e si sfilacciano. Possono formarsi emorragie su organi interni, pelle, branchie, pinne e muscolatura. Altri sintomi sono l’idropisia e l’esoftalmia. Diagnosi: l’agente patogeno è un batterio del genere Aeromonas: A. salmonicida. Difficilmente può essere visto al microscopio, essendo più piccolo di 2 µm. Prevenzione: la malattia si trasmette attraverso oggetti contaminati (retini, pinzette, mangime), o da pesci infetti, cadaveri o feci. La cattiva qualità dell’acqua e un filtro mal funzionante favoriscono la diffusione della malattia. Trattamento: i medicinali usati per il trattamento della foruncolosi sono antibiotiici, come il sulfatiazolo o l’ossitetraciclina; questa malattia è comunque difficile da curare, fra l’altro nel corso degli anni questi batteri hanno sviluppato una notevole resistenza verso i farmaci più comuni. Normalmente un filtro ben funzionante è sufficiente per prevenire la virulenza dell’infezione. Il sulfatiazolo va somministrato polverizzato insieme al cibo per tre-cinque giorni, due volte al giorno. L’ossitetraciclina si impiega direttamente nell’acquario sciogliendo 1 g ogni 100 litri di acqua della vasca, facendo il cambio dell’acqua dopo 4 giorni (l’acqua si colora e il medicinale può danneggiare le piante). Si può anche somministrare il medicinale mischiato con il cibo per sette giorni. VibriosiSintomi: mancanza di appetito e colorazione più o meno scura della pelle; in alcuni casi si possono notare lesioni cutanee o piaghe bollose sulla pelle; quando la malattia diventa sistemica può causare esoftalmia. Vibrio anguillarum appartiene alla stessa famiglia dei batteri del genere Aeromonas e in alcuni casi i sintomi possono essere simili a quelli dell’infezione di altri batteri. Diagnosi: la vibriosi è dovuta all’azione esclusiva del batterio Vibrio anguillarum e può presentarsi nei pesci d’acquario piuttosto raramente. Una diagnosi certa richiede l’isolamento e la coltura dei batteri. Prevenzione: la vibriosi risulta fortemente influenzata da fattori ambientali esterni negativi come il ricambio idrico insufficiente, la mancanza o la scarsità d’igiene, l’alimentazione non bilanciata e l’immissione in acquario di soggetti portatori. Trattamento: per il trattamento della vibriosi si possono somministrare farmaci antibiotici secondo le modalità e le dosi che si usano per la malattia della corrosione delle pinne. TubercolosiSintomi: i sintomi della tubercolosi sono molti e atipici. La tubercolosi è comunque una malattia comune in acquari ed è, oltre che molto difficile da diagnosticare, una delle più difficili da curare. La tubercolosi viene spesso confusa con altre malattie; altrettanto spesso i pesci possono non mostrare alcun sintomo, così da morire apparentemente senza ragione. I sintomi più frequenti comunque sono: idropisia, dimagramento, dorso “a lama di coltello”, deformazioni della colonna vertebrale, esoftalmia, perdita di appetito, isolamento, ulcerazioni sanguinolente.
Diagnosi: l’agente eziologico della tubercolosi e un micobatterio, il Mycobacterium marinum, che infetta diversi organi interni dei pesci provocando focolai, su questi focolai si formano delle cisti della dimensione di 180-300 µm. I pesci che presentano sintomi della tubercolosi vanno uccisi e dissezionati immediatamente per poter osservare gli organi interni, in particolare la milza e il fegato. Negli esemplari più pesantemente colpiti si possono vedere, anche con la lente d’ingrandimento, le cisti sferiche. Queste possono venir confuse con le cisti di Ichthyophonus hoferi che però sono più grandi e di forma tondeggiante più regolare. In ogni caso entrambe le infezioni sono difficilissime da curare. Prevenzione: i micobatteri possono essere presenti in forma latente in qualsiasi acquario e la malattia insorge quando le condizioni ambientali della vasca peggiorano o i pesci sono sottoposti a stress. I pesci sui quali grava il sospetto di tubercolosi vanno tolti dalla vasca e messi in quarantena. Accertata la malattia, i pesci malati vanno uccisi, mentre occorrerà disinfettare la vasca nei casi di epidemia. Trattamento: non esistono trattamenti veramente efficaci. Sono riportati in letteratura dei casi di infezione umana causata da M. marinum, ma sono piuttosto rari. I soggetti normalmente a rischio sono, oltre ai pescatori e ai lavoratori nell’industria del pesce, anche i negozianti e gli appassionati di acquari. La malattia è nota anche come “granuloma da piscina” perché, sempre in rarissimi casi, si può contrarre nelle piscine non trattate con il cloro e infette da M. marinum. Nell’uomo le zone di infezione sono le aree della pelle che hanno delle ferite aperte e le aree più colpite sono le estremità delle braccia. La sintomatologia della tubercolosi è la comparsa di zone bluastre nella zona colpita dal micobatterio; queste possono degenerare in ulcere e possono, negli stati più degenerativi, coinvolgere anche le parti più profonde, come tendini e ossa. Sarebbe opportuno consultare il proprio medico ai primi sintomi della malattia. Introduzione | Sintomi e Diagnosi | Virus | Batteri | Protozoi | Funghi | Crostacei | Vermi | Medicinali |