Le origini
La passione di allevare animali e vegetali acquatici in acquario ha origini antichissime.
Sumeri, cinesi ed egiziani allevavano pesci e invertebrati in vasche chiuse già prima del 1000 A.C.
Gli egizi in particolare gestivano l’allevamento del Lates Niloticus [ndr Persico del Nilo] (pesce considerato sacro) e di una pianta acquatica per scopi ornamentali (l’Anubias appunto sacra al dio Anubi). In Cina i pesci prescelti erano carpe e pesci rossi. Gli antichi romani allevavano invece murene in piscine.
Si deve attendere la fine del 1700 con la forte crescita dell’interesse per la botanica e la zoologia, per vedere prendere forma all’idea dell’acquario come, oggi, da noi concepito.
Un primo tassello determinante fu posto dal botanico inglese N.B. Ward che, agli inizi del 1800, iniziò ad allevare delle piante in teche chiuse.
Si sviluppò l’idea di un sistema bilanciato in cui i vegetali potevano assorbire le sostanze di scarto provenienti dalle deiezioni degli animali e ossigenare l’ambiente.
L’interesse per potere osservare creature acquatiche cresceva.
Nel 1832 la biologa marina francese Jeanne Villepreux-Power ideò il primo acquario per fare ricerca sugli organismi acquatici.
Il principio di equilibrio su cui si fonda un acquario fu scoperto nel 1850 dal chimico inglese Robert Warington: le piante aggiunte nell’acqua di un contenitore producono ossigeno sufficiente per permettere la vita di animali, a patto che si rispetti un rapporto corretto.
Nacquero i primi acquari pubblici: Londra nel 1853, a seguire il Brighton Aquarium nel 1872 (ed ancora in funzione).
I primi acquariofili erano veri e propri scienziati, in continua ricerca e sperimentazione.
Alcuni chimici, a metà del 1800, tentarono di replicare l’acqua marina con ricette dei Sali da utilizzare e delle giuste quantità.
Questa formula, ancora imprecisa, permetteva di tenere anemoni e gamberetti in acquario. Si iniziò a comprendere l’importanza dell’aereazione e del movimento dell’acqua.
Figura determinante per l’acquariofilia fu Philip H. Gosse, naturalista britannico che diede grande impulso all’acquariologia marina (in particolare l’allevamento delle anemoni).
Si arrivò al 14 luglio 1855 per vedere nascere il primo negozio di acquari a Londra al 164 di St John Street ad opera di William A. Lloyd. Lloyd fu lo scopritore del filtro sottosabbia, del filtro a sabbia, del filtro a carbone, dell’utilità dell’illuminazione.
Nacque poi a Napoli il primo acquario privato nel 1874, finalizzato alla ricerca scientifica.
Agli inizi del ‘ 900 gli accessori tecnologici per la gestione degli acquari iniziarono a essere brevettati e prodotti: riscaldatori elettrici a provetta, aereatori, pompe di movimento.
Nel 1951 fu prodotto il primo mangime in fiocchi per pesci tropicali: il TetraMin del dr. Ulrich Baensh.
Nel 1957 J. Gernaud riuscì a riprodurre in cattività un pesce marino : il Dascyllus trimaculatus.
Nel 1960 Norbert Tunze introdusse sul mercato la prima pompa ad immersione per creare corrente.
Nel 1962 Eheim commercializzò una pompa centrifuga a trasmissione magnetica, mentre nel 1963 Norbert Tunze e Erwin Sander iniziarono a lanciare sul mercato i primi schiumatoi.
Nel 1971 Eugen Jager inventò il primo termoriscaldatore immergibile.
Il settore dell’acquariofilia continuò il suo sviluppo. Le prime ditte specializzate nella produzione di sale marino artificiale furono Tropic Marin e Instant Ocean .
Alla fine degli anni 60 toccò a Lee Chin Eng capire che gli acquari marini non dovevano essere un ambiente asettico , ma un ecosistema vivo con rocce vive .
Iniziò da questa intuizione l’era moderna del nostro hobby con una continua evoluzione degli accessori tecnologici : reattori di calcio , sump, schiumatoi, filtri a letto fluido ….
Il futuro
Abbiamo visto quale evoluzione ci sia stata nella tecnologia e nelle conoscenze utili a permettere lo sviluppo dell’acquariofilia. Forse i tempi sono maturi per riflettere su quali possibili nuove vie il nostro hobby potrebbe seguire, in particolare potenziando le sua dimensione educativa e quella socio-psicologica.
E’ evidente il potenziale multidisciplinare dell’acquariofilia .
Chi segue questa passione si trova a ragionare di temi legati alla biologia, zoologia, chimica, fisica.
Da un punto di vista educativo, ad esempio, allestire acquari nelle scuole consentirebbe di insegnare parti di queste materie coinvolgendo i ragazzi in laboratori didattici in cui l’acquario diventerebbe un momento esperienziale divertente. Questa multidisciplinarità è un valore che va sfruttato nel futuro del nostro hobby, aprendo nuove aree di sviluppo del settore.
C’è poi una dimensione nobile legata alla dimensione sociale e psicologica dell’acquariofilia che riguarda il contributo che essa può offrire al benessere delle persone e al miglioramento del rispetto dell’ambiente. Sul benessere si pensi a quale sviluppo potrebbe esserci nell’ambito della c.d. Pet Therapy
In Italia la Pet Therapy è stata riconosciuta come cura ufficiale dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28 febbraio 2003, col quale viene sancito per la prima volta nel nostro Paese il ruolo affettivo che gli animali possono avere nella vita delle persone, nonché la valenza terapeutica degli animali cosiddetti da compagnia.
I programmi di Pet Therapy o Terapie Assistite con Animali rappresentano una modalità terapeutica alternativa che può essere utilizzata per migliorare la qualità della vita, con beneficio per la salute. Tra le possibili terapie con animali, la Aquarium Therapy è una delle più semplici, economiche e attuabili in qualsiasi ambiente.
Studi condotti soprattutto in reparti pediatrici geriatrici e psichiatrici, hanno dimostrato che la curiosità manifestata da bambini e anziani consente di attenuare i sentimenti di disagio dovuti alla degenza, così da rendere più sereno l’approccio con le terapie e con il personale sanitario. [ndr: è stata recentemente inaugurata una speciale area di Acquarioterapia All’Ospedale P. PEDERZOLI Di Peschiera Del Garda]
Osservare le ipnotiche esplorazioni dei pesci è rilassante, poiché l’acquario crea una area confortante e tranquilla, quasi meditativa dove si distolgono preoccupazioni e ansie del vivere quotidiano.
Ma altri sono i profili importanti del nostro hobby: il rispetto dell’ambiente, la cultura dell’impegno nell’occuparsi degli animali, la condivisione con gli altri di una passione. Tutte dimensioni importanti per lo sviluppo delle persone.
Dobbiamo rifletterci e studiare progetti per il futuro della nostra disciplina.
Da questo mio stimolo spero seguano contributi dei lettori per delineare un’acquariofilia consapevole.
Guido Stratta
Founder ilmareintasca