In tutti i mari caldi del mondo i primi tra i pesci di taglia piccola (10-20 cm) che notiamo sono loro. Si spostano veloci, si arrestano in sincronia, picchiettano il reef con il loro muso sottile e allungato, si voltano a guardarci, riprendono il volo e si allontanano, l’occhio attento alla ricerca di un altro corallo da becchettare.
Credo che il paragone con le farfalle sia nato per via della compressione laterale, della forma poligonale simile all’ala di un lepidottero, dei colori vivaci con strisce e macchie spesso sui toni del bianco, nero e giallo/arancio. I primi scienziati raramente mettevano la testa sott’acqua.
Chaetodon ornatissimus
Chaetodon semilarvatus, endemico del Mar Rosso
Chaetodon adiergastos
I pesci balestra devono il nome alla forma generale del loro corpo, i pesci chirurgo a un aculeo affilato come un bisturi, i cavallucci marini ricordano il cavallo degli scacchi, e così via, tutte caratteristiche osservabili nel pesce morto e disteso sul tavolo da dissezione.
Ma se lo avessero fatto, se questi scienziati avessero osservato il comportamento in ambiente, avrebbero dato al paragone con le farfalle un significato ancora più profondo. Il loro volo vibrante e punteggiato di fermate vivacizza il reef. Raramente dominanti come quantità, spiccano per i colori brillanti muovendosi in coppia tra i coralli.
Chelmon rostratus, un’inconsueta ripresa frontale che evidenzia la compressione
Chaetodon baronessa, mangiatore obbligato di coralli. La bocca allungata arriva tra le ramificazioni
Forcipiger flavissimus
La vita di coppia è la base per la maggior parte delle 114 specie conosciute. In due si difende meglio il territorio, ci si alterna in continuazione, mentre uno affonda il muso alla ricerca del cibo l’altro vigila sulla sua sicurezza, pronto ad avvisarlo per una fuga congiunta se il predatore si fa troppo vicino.
Coppie di fatto, fedeli per tutta la durata delle loro lunga vita (anche 15 anni, non poco per la loro taglia); tra i pesci farfalla giovani sono state viste spesso coppie omosessuali secondo il significato letterale del termine, formate da individui dello stesso sesso. Accettando l’impossibilità di riprodursi, scelgono di dividere la loro vita per difendersi.
Si spostano e becchettano il reef, si spostano veloci, ricominciano a becchettare. La frenetica giornata del pesce farfalla è tutta qui. Mangiano in continuazione, eppure non si può dire che siano grassi, a guardarli di fronte si fatica a vederli. Il loro segreto sta nella pessima qualità nutrizionale del loro cibo: polipi dei coralli, uno degli alimenti meno nutrienti a cui potremmo pensare.
Forcipiger longirostris
Chaetodon rafflesi
Chaetodon plebeius, falso occhio
Carni acquose, gelatinose, coperte da un muco denso, forse un leggero sapore piccante per via delle nematocisti che pungono le labbra. Ma perché poi scegliere di mangiare coralli? O per essere più scientifici, in quale momento l’evoluzione ha plasmato gli antenati dei moderni pesci farfalla facendoli diventare dei mangiatori di corallo? È un buon soggetto per uno dei prossimi articoli.
In breve, circa 60 milioni di anni fa, inizio dell’era terziaria, i coralli duri sono diventati gli organismi dominanti sui reef. Subito dopo iniziò la radiazione evolutiva dei pesci farfalla, che impararono a vivere sui coralli, tra i coralli, anche, perché no, dei coralli. Se tutti gli altri pesci li utilizzavano come rifugio e come habitat, i pesci farfalla potevano fare qualcosa di più, potevano mangiarli. Ecco i veri utilizzatori a 360° del reef, ecco il loro corpo, la loro bocca, la forma, i colori, plasmati in modo da poter sfruttare tutto di questo habitat.
Grossa macchia oculare in Chaetodon unimaculatus
Forma giovanile di Chaetodon octofasciatus
Scorpaenopsis venosa fatica a sottomettere la preda (Chaetodon kleinii) per la forma alta e i raggi spinosi robusti della pinna dorsale.
La bocca.
Il nome scientifico dei pesci farfalla è chetodontidi, che letteralmente significa “dai denti a forma di setola”. La piccola bocca sporgente è armata di denti sottili e flessibili, uno spazzolino naturale che stacca piccoli pezzi di organismi molli, ne raschia il muco superficiale, trattiene un blob che cola via da tutte le parti. Con delle modifiche, perché non tutti i pesci farfalla mangiano solo corallo, molti integrano questa dieta povera con oggetti più gustosi come piccoli crostacei, vermi, uova di pesce, plancton.
Alcuni pesci farfalla hanno evoluto becchi allungati che possono inserirsi negli anfratti del reef per carpire i piccolissimi invertebrati che ci vivono. Tra le due specie, distinguibili solo da uno specialista, del genere Forcipiger, che convivono sui reef indopacifici senza entrare in competizione, sulla diversa conformazione della bocca si basa l’uso differenziato di nicchie ecologiche simili ma non sovrapponibili.
Con la bocca a forbicetta Forcipiger flavissimus taglia e stacca zampe di crostacei o pezzi di vermi che si sporgono tra i rami dei coralli. Con il becco un poco più lungo e le mascelle fuse a tubo Forcipiger longirostris aspira in un sol boccone i microscopici ostracodi e copepodi che vivono in fondo alle stesse ramificazioni. È un esempio ammirevole di come l’evoluzione plasmi animali che a noi paiono uguali, dirigendo la loro vita su risorse diverse, evitando la competizione.
Chaetodon trifasciatus e Chaetodon lunulatus. Due specie moto simili, i caratteri che li distinguono cono concentrati nella parte posteriore del corpo.
Chaetodon collare
Ma torniamo alla caratteristica che ci ha colpito all’inizio: il colore. Se di primo acchito la colorazione dei pesci farfalla sembra appariscente e basta, proviamo a esaminarla con occhio critico. Già, l’occhio, che per il predatore è un punto fermo, quello che gli segnala la posizione della preda e che gli permette di mirare alla testa.
Di solito nei pesci farfalla la sua posizione è celata da una banda verticale, il cui colore si continua nell’iride. La presenza di una macchia oculare, di un falso occhio, molto più evidente del vero e posto nella parte posteriore dell’animale può ingannare il predatore spingendolo a prendere il pesce farfalla “da dietro”, condizione che lo metterebbe in una certa difficoltà.
La preda può fuggire con un piccolo scarto in avanti. Inoltre, anche se presa, potrà combattere opponendosi all’avversario con una forma di resistenza passiva, in cui la forma alta e stretta e i grossi e robusti raggi spinosi delle pinne rendono difficile per il predatore ingoiarlo.
Va detto che non tutti gli studiosi sono d’accordo su questa funzione del falso occhio. Ma se aggiungiamo che molte specie, nella forma giovanile, la più indifesa, hanno un falso occhio che scompare nell’adulto, e che in presenza di un predatore si mettono a nuotare all’indietro… beh, a noi restano veramente pochi dubbi.
Un’altro dettaglio interessante sulla colorazione: spesso i segnali che permettono di distinguere due specie simili sono concentrati nella regione posteriore del corpo dell’animale, tra la coda e la pinna anale. Anche questo ha un significato biologico importante, se pensiamo che la coppia di pesci farfalla procede sul reef mantenendosi in contatto visivo, è importante che chi segue riconosca con un’occhiata chi lo precede: i segnali visivi più importanti sono per lui.
La sera scende improvvisamente sul reef, gli animali diurni interrompono le attività di nutrizione e vanno alla ricerca del rifugio dove trascorreranno la notte. Lo fanno anche i pesci farfalla, quasi tutti. E domani, pronti per una nuova giornata di voli, di morsetti dati ai coralli. Una giornata uguale a ieri, a domani, finché ci sarà corallo da mangiare.
Chaetodon paucifasciatus
Chaetodon auriga
Chaetodon ulietensis
I pesci farfalla. Non sono pesci per principianti
Il fatto che abbiamo parlato di diete così specializzate, come acquariofili dovrebbe far capire una cosa: la maggior parte dei chetodontidi in cattività si adatta difficilmente a una dieta artificiale, o non si adatta per niente. Sarebbe molto difficile per un pesce corallivoro obbligato, che in natura si nutre solo dei polipi dei coralli, passare a una dieta a base di mangimi in scatola, ma anche a diete fresche.
Lo stesso se pensiamo ai Forcipiger, la loro bocca formata dall’evoluzione per raccogliere animali vivi nascosti tra le ramificazioni dei coralli si adatta di malgrado a raccogliere cibo fornito in diverse condizioni. Facilmente subentrano poi condizioni come infezioni della pelle, o altro, ma tutte possono rispecchiare il malessere generale, lo stress che deriva da una dieta non soddisfacente.
Chaetodon larvatus, endemico del Mar Rosso
Chaetodon trifasciatus
La sistemazione ideale per un chetodontide in acquario domestico è in un acquario di reef, ma attenzione: l’amico pesce farfalla, mangiucchiando qua e là, potrebbe rovinare coralli duri e molli: ricordiamoci che siamo in un ambiente chiuso, di estensioni limitata, per cui anche cambiando bersaglio in continuazione il povero pesciolino finirebbe per accanirsi contro un numero limitato di coralli vivi.
D’altra parte ci sono alcune specie di Chaetodon che possono prendere di mira le anemoni di mare (come Aiptasia) che a volte proliferano in modo incontrollato invadendo i nostri acquari di reef. Se riusciamo a gestirla bene, una coppia di Chaetodon potrebbe essere un validissimo agente di lotta biologica.
Le specie più facili, per cominciare, sono quelle dei generi Heniochus e Hemitaurichtys, che in ambiente naturale mangiano plancton e comunque hanno una dieta molto varia, quindi la loro bocca si adatta bene, dal punto di vista della morfologia e del comportamento, a raccogliere cibo di vari a origine che arriva dalla superficie dell’acqua.
Chaetodon ornatissimus
Chaetodon ephippium
Per lo stesso motivo, all’interno del genere Chaetodon, le specie più facili da allevare sono quelle dalla dieta più varia e opportunistica: ad esempio Chaetodon kleinii, C. falcula, C. collare, C. auriga, C. rafflesi (molto bello ma può essere aggressivo), C. unimaculatus, C. vagabundus.
Tutte le foto sono scattate in ambiente naturale.
Massimo Boyer