Molti di voi storceranno il naso al pensiero che lo si possa proporre a un neofita, e in parte devo dare loro ragione, ma sottolineo anche che negli ultimi anni, grazie alle ripetute riproduzioni avvenute tra gli amatori locali (quindi con acque e condizioni più “umane”), è possibile reperire esemplari non particolarmente esigenti. Si badi bene che non ho detto “facili”… Rimane, comunque, un pesce dall’aspetto e dal comportamento regale, e per molti amatori rappresenta una grande sfida! Penso che, così come è stato fatto per gli acquari precedenti, sia utile conoscere il suo ambiente naturale per capire il perché di tanta prudenza. I discus provengono originariamente dai grandi fiumi della foresta amazzonica e li si incontra con più frequenza in quella miriade di pozze che i rami principali di queste vie d’acqua disseminano lungo il loro percorso. In tali zone l’acqua è spesso stagnante e, rimanendo talvolta isolata dalle correnti maggiori, sviluppa caratteristiche davvero particolari. La presenza di radici e fusti sommersi le conferisce valori chimici insoliti (pH 5-6,8; 0-1,5 °dGH) oltre a un colore fortemente ambrato. A questo si deve aggiungere che la temperatura si mantiene sempre su valori molto elevati (28-30 °C). Forse è, quindi, proprio l’acqua della nostra vasca la chiave per poter allevare senza problemi questo magnifico pesce, ed è per questo che spesso si consiglia di mantenerlo in acquari a lui dedicati. Quello che mi sento di consigliare è una vasca della capacità di oltre 290 litri (120x50x60 cm): una vasca davvero imponente, ma lo spazio in questo caso può essere davvero determinante! Foto di Gennaro Mormone Molta attenzione va dedicata al filtro biologico, che deve mantenere i parametri entro limiti accettabili; penso che sia utile utilizzare spugna, per le particelle più voluminose, cannolicchi e della torba (da sostituire una volta al mese). L’ acqua, che dovrà essere adeguatamente dolcificata, manterrà un pH leggermente acido e una temperatura di 28-30 °C.
C’è stato un periodo in cui tutti cercavano di dire la loro sull’alimentazione, la vasca, i parametri dell’acqua e tutto ciò che direttamente, o indirettamente, poteva regolare la sopravivenza, e ancor più la riproduzione, di questo gruppo di pesci. Ora le cose sono cambiate parecchio, anzi meglio dire, proprio il discus è cambiato parecchio!
Come quella cui possiamo assistere con questo tipo di pesce lascia veramente senza parole! Vorrei scusarmi per questa mia pesante e costante pressione psicologica verso l’osservazione degli aspetti riproduttivi dei nostri ospiti, ma penso che chi avrà recepito il messaggio, non avrà che una sola scelta: studiare, desiderare di capire, osservare… In poche parole, partecipare! Le vasche d’acquario Le vasche d’acquario si possono acquistare già complete di attrezzature interne, oppure vuote, oppure si possono addirittura costruire in casa, ma per l’acquariofilo principiante sarà certamente preferibile la prima o la seconda soluzione, per evitare disastri come rottura o scollamento dei vetri, allagamenti ecc. Esistono anche vasche di ridotte dimensioni, in plastica, ma in generale la vasca piccola crea sempre molti più problemi della vasca grande, è più difficile da mantenere e quindi spesso scoraggia chi si cimenta per la prima volta con la manutenzione di un acquario. Inoltre per l’allevamento del Discus sappiamo benissimo che le vasche piccole non sono adatte. Pertanto, quella che può sembrare un’economia iniziale si rivela presto uno sperpero a causa dell’insuccesso; consigliamo di iniziare con una vasca che contenga almeno 100 litri, ma meglio ancora sarebbe acquistare una vasca da 150 o 200 litri. Prima di acquistare la vasca è bene che pensiate al luogo dove collocarla, tenendo presente che gli acquari sono estremamente pesanti: calcolate che il peso finale sarà determinato dal peso dell’acqua (1 chilo ogni litro) più il peso dei vetri, delle pompe, delle lampade, della ghiaia ecc., che nell’insieme porteranno il peso all’incirca al doppio di quello dell’acqua; quindi un pur piccolo acquario da 100 litri peserà un paio di quintali! E chiaro che un mobile normale non reggerà pesi del genere, pertanto sarà bene che preddisponiate per esempio un muretto o un vano in muratura, dove alloggiare l’acquario, se siete certi che il posto sia adatto e che non vi verrà voglia di spostarlo dopo poco tempo; oppure potete acquistare gli appositi carrelli o tavoli da acquario, che vi consentiranno eventualmente di spostare l’acquario in futuro. Il piano d’appoggio deve essere perfettamente liscio e parallelo al suolo, onde evitare che l’acqua, portandosi verso una parete più che verso un’altra, sottoponga uno dei vetri a uno sforzo eccessivo, provocandone la rottura o lo scollamento. Le vasche d’acquario hanno solitamente la forma di un parallelepipedo; per un buon funzionamento di tutto il sistema è bene che l’altezza sia inferiore o, al massimo, uguale alla lunghezza; evitate assolutamente le vasche troppo alte, poiché la superficie libera dell’acqua, a contatto con l’aria, sarebbe troppo scarsa rispetto al volume complessivo dell’acqua e ciò impedirebbe un corretto scambio gassoso con l’atmosfera. Diffidate anche delle vasche cilindriche o di quelle di forma eccessivamente stravagante per due buoni motivi: il vetro o il materiale sintetico curvo impiegato nelle vasche cilindriche deforma fastidiosamente il contenuto della vasca e i vostri pesci vi sembreranno spesso molto grandi, molto piccoli, sfuocati, e sarà difficile che riusciate a guardare dentro l’acquario per molto tempo, poiché ne ricavereste una sensazione quasi di nausea; per quanto riguarda le vasche poliedriche, oltre a questo effetto, avrete anche probabilmente, all’interno della vasca, qualche angolo nel quale l’acqua circolerà male e tenderà a ristagnare, creando sicuramente problemi per la pulizia e l’igiene generale. Le vasche poliedriche sono riservate esclusivamente agli acquariofili esperti, che possono permettersi un’attrezzatura complessa e, soprattutto, tali vasche restano in buone condizioni solo se sono molto, molto, molto grandi, ossia delle dimensioni, tanto per intenderci, delle vasche di un acquario pubblico. Nella scelta del posto dove collocare la vasca, tenete presente che non deve essere eccessivamente vicina a finestre soleggiate, poiché se i raggi del sole arrivano a colpire l’acquario provocano un riscaldamento eccessivo e spesso anche un’esagerata proliferazione di alghe. Calcolate anche che l’aria che verrà immessa nell’acquario (come leggerete tra poche pagine) deve essere esente da fumi, polveri, inquinanti vari e quindi se l’acquario è posizionato in un locale fumoso o polveroso o nel quale arrivano esalazioni tossiche, queste finiranno nell’acqua provocando la morte dei suoi abitanti. Non commettete dunque l’errore di posizionare l’acquario in bella mostra, per esempio, in una sala dove siete soliti fare riunioni tra molte persone che fumano: il fumo verrà pompato nella vasca insieme all’aria, si scioglierà nell’acqua e provocherà la morte dei pesci. Molti insuccessi apparentemente inspiegabili di acquariofili accaniti fumatori sono proprio causati da questo fenomeno, dovuto al fatto che i pesci non si lasciano convincere dell’innocuità del fumo e, sotto la sua azione, continuano inesorabilmente a morire. Pertanto se voi e i vostri amici e familiari siete fumatori, o rinunciate all’acquario, o rinunciate a fumare… ma questa seconda soluzione è sicuramente la più sana, oltre che la più economica! Illuminazione Per le piante sappiamo che è necessaria una buona quantità di luce, affinché esse possano compiere la fotosintesi clorofilliana e liberare l’ossigeno necessario alla respirazione degli animali acquatici. Sappiamo anche, però, che non è consigliabile troppa luce in un acquario dedicato al Discus. Ricordiamoci sempre di tenere l’acquario comunque lontano dai raggi diretti del sole, questi andrebbero a riscaldare l’acqua durante le ore calde della giornata ed andrebbero a creare un campo molto fertile per le alghe. Spesso gli acquari sono alloggiati in vani o nicchie del muro, ben lontano da una fonte di luce naturale. Il sistema di gran lunga più usato per avere una sorgente di luce sufficiente e funzionante è quindi quello di utilizzare la luce artificiale. Le lampade impiegate non devono essere del tipo a incandescenza, poiché hanno gli stessi difetti della luce solare: oltre a illuminare, scaldano molto l’acqua. Solitamente si usano quindi tubi fluorescenti, del tipo usato anche per le serre o per le piante domestiche d’arredamento. Tali lampade hanno il vantaggio di essere presenti sul mercato in diverse colorazioni (grdi Kelvin) dando cosi la possibilità a noi acquariofili di scegliere quella che meglio si addice al biotopo che vogliamo andare a ricreare.
Questa luce caratteristica ben si accorda con l’ambiente acquatico e aumenta la suggestione del nostro acquario; inoltre i colori dei pesci spesso vengono valorizzati da questo colore e diventano ancora più piacevoli da vedersi. La seconda possibilità se l’acquario è del tipo aperto, sono le HQL o più moderne HQI, queste lampade o faretti possono essere fissati al soffitto oppure alla parete dietro l’acquario. Inoltre da breve tempo sono uscite sul mercato dei nuovi tubi fluorescenti, i T5, anche questi sono un ottimo sistema illuminante. Per quanto riguarda la durata del periodo di illuminazione, esso andrà regolato in modo da imitare il più possibile l’alternarsi del dì e della notte, come accade in natura. Anche gli animali infatti hanno propri ritmi vitali che si alternano nelle ventiquattr’ore e prendono il nome di “ritmi circadiani” (dal latino circa diem, che significa “giornaliero”). Si possono accendere e spegnere le lampade ogni giorno, se si hanno abitudini molto regolari, oppure si può collegare l’impianto di illuminazione con dei timer. Oggi esistono in commercio spine dotate di orologio, di tipo anche relativamente economico; queste attrezzature hanno il vantaggio di risolvere il problema una volta per tutte, evitando di sottoporre i pesci a periodi di buio o di luce eccessivamente lunghi.
Filtraggio Siccome i Discus provengono da acque con una corrente molto lenta, quasi stagnanti, neppure in acquario è opportuno provvedere a un forte movimento dell’acqua (eccezione: impiego per breve tempo di filtri rapidi caricati con lana sintetica o con cartucce di resina espansa e muniti di potenti pompe centrifughe, al fine di depurare velocemente l’acqua in casi di emergenza). Questo vale tanto più per gli acquari con Discus ricchi di piante, poiché per via dell’intensa produzione di ossigeno aumenta il rischio della formazione di alghe sui vetri, sulla decorazione e soprattutto sulla vegetazione. È del tutto sufficiente far circolare all’ora dal 50 al 150% dell’intero volume di acqua (la percentuale inferiore in acquari con piante, quella superiore in acquari che ne sono privi): si sbaglia a credere che l’acqua migliori più ne passa attraverso il filtro per unità di tempo. Del resto le interrelazioni sono molto semplici da capire. Se la velocità di passaggio dell’acqua è rapida, necessariamente l’acqua viene spinta con una pressione maggiore attraverso il mezzo filtrante e ciò compromette notevolmente la formazione di una colonizzazione compatta con batteri filtranti. La dimensione del filtro e la sua potenza dipendono in prima linea da quanto sporco viene prodotto in acquario, perciò dalla popolazione ittica e dalla quantità di cibo somministrata; le dimensioni della vasca incidono solo in misura secondaria.
Per quanto riguarda la resa oraria del filtro si deve tener presente che le indicazioni fornite dal produttore si riferiscono generalmente a un filtro con materiali filtranti non ancora “maturati” e a una collocazione “ideale” dell’apparecchiatura. Se per esempio un filtro esterno a recipiente chiuso caricato in maniera compatta con un substrato filtrante si trova sotto l’acquario, naturalmente la sua resa oraria risulta ridotta. Comunque la velocità di flusso può essere verificata senza grande difficoltà, misurando il tempo che trascorre per riempire con un litro d’acqua un recipiente posto all’uscita del filtro. Il mercato offre una vasta gamma di tipi e sistemi di filtraggio, di cui quelli più importanti sono riportatiin fondo. Qualsiasi filtro tecnicamente ben studiato e di qualità affidabile in linea di principio è indicato anche per il filtraggio di un acquario di Discus. Per l’acquisto ci si dovrebbe quindi far guidare innanzi tutto dal prezzo e dalle soluzioni ottimali di manutenzione e di pulizia. Un filtro che si limita a una depurazione meccanica sarebbe poco adatto perché trattiene soltanto lo sporco visibile. Invece in un acquario circa il 75% dell’intera quantità di sporco è presente in forma disciolta e quindi risulta invisibile. Attenzione: un’acqua d’acquario cristallina non è necessariamente una buona acqua d’acquario! Per fortuna quasi tutti i filtri per acquari, dopo un certo periodo di funzionamento, esplicano anche un’azione di depurazione biologica. Se però il substrato filtrante viene pulito troppo spesso e magari viene sciacquato con acqua calda, la depurazione biologica inizia solo molto tardi oppure per niente, perché in queste circostanze sfavorevoli la nitrificazione non può avviarsi. D’altro canto, i filtri vanno comunque puliti saltuariamente. Se infatti vi restano delle quantità abbondanti di sporco per periodi abbastanza lunghi, queste vengono decomposte dai batteri e fanno aumentare la percentuale di impurità disciolte senza che l’acquariofilo se ne accorga. Una saltuaria misurazione quantitativa dei composti azotati (ammonio, nitriti e nitrati) fornisce per ogni acquario risposta individuale alla domanda quando e con quale frequenza pulire il filtro.
Come substrato per la carica del filtro sono indicati praticamente tutti i materiali chimicamente neutri, che cioè non provocano alcuna reazione, e la cui struttura superficiali sia tale da poter essere facilmente colonizzata da batteri. Determinanti per una buona efficacia del filtro sono quindi 1a porosità e la granulometria del substrato. Sono indicati per esempio resine espanse a porosità fine, graniglia di lava, granulati di argilla con superficie ruvida, fibra grezza di perlon, lana filtrante a fibra grossolana, “palline” di plastica con una superficie strutturata e naturalmente certi materiali moderni quali il vetro sinterizzato, la ceramica ecc. Qualunque materiale filtrante si scelga, per pulirlo va appena sciacquato con acqua tiepida; quando è necessario se ne sostituisce solo una parte con materiale nuovo, non tutto in una volta. Tabella sistemi di filtaggio e alcune caratteristiche.
I valori dell’acqua La temperatura dell’acqua Le premesse più importanti da rispettare per l’allevamento del Discus sono riassunte nella tabella in basso. Alcuni punti richiedono un commento e una spiegazione un po’ più approfonditi. Considerate le oscillazioni giornaliere, stagiona e locali della temperatura dell’acqua nelle regioni di diffusione del Discus, è esagerato badare pedissequamente a una temperatura costante dell’acqua in acquario. Saltuarie e brevi oscillazioni di qualche grado in diminuzione non arrecano danni. Attenzione, però, quando l’acquario si trova in un locale non riscaldato. Se in inverno, dopo il cambi dell’acqua ci si scorda di riaccendere il riscaldatore e ci si accorge dell’incidente solo 24 ore dopo o ancora più tardi, la temperatura dell’acqua, a seconda di quella esterna, può facilmente scendere a 16 °C o meno. Ciò provoca uno shock termico nei pesci abituati a temperature tropicali. Ma i Discus robusti sono in grado di riprendersi persino da queste evenienze, come l’autore ha potuto sperimentare di persona: temperatura dell’acqua in una delle vasche era scesa a ben 14 °C (!) e alcuni pesci già galleggiavano inerti a ventre in si per la vasca. Dopo un lento (!) aumento della temperatura tutti i pesci si ripresero nell’arco di pochi giorni e più avanti addirittura si riprodussero. Comunque si sconsiglia vivamente di imitare una simile esperienza! Durezza dell’acqua Una durezza totale dell’acqua potabile di 5° dGH o meno è certamente tipica per alcune zone d’Italia e viene incontrio alle esigenze naturali del Discus – un pesce d’acqua tenera proprio anche per la riproduzione. Tuttavia, quando l’acqua molto tenera, è sempre in agguato il rischio che il valore di scenda inavvertitamente a un livello che può provocare danni ai pesci. Questo rischio è maggiore se inoltre si provvede a aumentare l’acidità dell’acqua tenera con il filtraggio attraverso torba o quando non si effettuano i regolari cambi parziali dell’acqua e quindi gli acidi sempre presenti (urea, acidi contenuti nel mangime) accelerano la diminuzione de valore di pH. Pertanto in acque abbastanza tenere il valore pH andrebbe controllato saltuariamente per escludere eccessive oscillazioni. Se al contrario si dispone di acqua molto dura, per esempio con una durezza totale superiore a 15° dGH, è possibile che i Discus risultino più sensibili a malattie infettive oppure raggiungano un’età inferiore alla media. Questo vale in particolare per gli esemplari selvatici, soprattutto quando sono appena stati importati dal Sud America e non si è provveduto ad acclimatarli lentamente all’acqua dura. Non soltanto nel Discus ma in tutti i pesci d’acqua tenera allevati in acqua dura gli organi escretori non riescono a far fronte alla situazione. Per via della maggiore concentrazione di calcio nell’acqua dura, nei tubuli renali si formano dei cristalli di fosfato di calcio, che provocano occlusioni o addirittura determinano il blocco delle funzioni renali (si parla di nefrocalcinosi). In questo contesto si fa presente che in acqua troppo dura e ricca di calcio le femmine di Discus possono diventare sterili. Infatti in queste condizioni nell’organismo della femmina sessualmente matura la membrana cellulare delle uova immagazzina quantità tali di calcio, che al momento della fecondazione gli spermatozoi non sono più in grado di penetrare attraverso la membrana e le uova restano infecondate: una possibile spiegazione per alcuni fallimenti nella riproduzione del Discus. Chi dispone di un’acqua di rubinetto con una durezza totale di 20° dGH o più e desidera godersi il più a lungo possibile i propri Discus, non dovrebbe utilizzare quest’acqua, che invece va tagliata con acqua parzialmente o totalmente demineralizzata, con acqua di osmosi. Infatti, miscelando dell’acqua di rubinetto della durezza, per esempio, di 30° dGH con acqua priva di minerali (durezza totale pari a 0) in rapporto di 1:1, si ottiene un’acqua di 15° dGH, che può essere usata per l’allevamento (non però per la riproduzione!) del Discus. Valore di pH Il range del valore di pH suggerito nella tabella 1, da 5,5 (acido) a 7,5 (debolmente alcalino), naturalmente non va interpretato nel senso che il valore di pH in un acquario può oscillare tra questi due estremi, per esempio nel periodo che intercorre tra due cambi dell’acqua. Si sono invece voluti indicare la soglia superiore e quella inferiore, che possono addirittura essere superate lievemente, a patto che i pesci non mostrino segni di disagio. A repentine e forti oscillazioni del valore di pH (per esempio dopo un cambio dell’acqua, una precipitazione del pH in acqua tenera non tamponata o quando si verifica la cosiddetta decalcificazione biogena) il Discus non fa in tempo ad acclimatarsi, mostrando sintomi di malessere e diventando più suscettibile a eventuali patologie. Di questo dovrebbero tener conto anche quegli allevatori che senza esitare trasferiscono i loro riproduttori nel giro di pochi secondi da acqua di allevamento molto dura e alcalina in acqua di riproduzione tenera e acida, o viceversa! Inoltre quando si esce dal range indicato nella tabella 1 si deve anche ‘considerare che molte sostanze possono aumentare la loro tossicità quando il pH raggiunge valori estremi (molto acido o molto alcalino). Chiaramente questo effetto tossico si aggiunge all’azione dannosa di valori di pH assai innaturali, con il risultato che i pesci sono ancora più debilitati. Se dal rubinetto sgorga un’acqua con un valore di pH troppo elevato per l’allevamento del Discus (per esempio con pH 8,8, come in casa dell’autore), si può diminuire il valore di pH filtrando attraverso della torba indicata per l’uso in acquario (non va bene la torba usata come concime in vendita nei garden center!). Questo metodo di acidificazione è tanto più efficace quanto più bassa è la durezza dell’acqua. In acqua estremamente dura e alcalina il filtraggio attraverso torba riduce il valore di pH solo in misura minima. Altrettanto inefficace, ma molto più pericoloso (si rischia di intorpidire i pesci) sarebbe in questa situazione il tentativo di ridurre il valore di pH mediante un apporto elevato di anidride carbonica in acquario. Il sistema ideale in questo caso è innanzi tutto la riduzione della concentrazione di minerali (a seconda del sistema scelto si ottiene una riduzione automatica del valore di pH) con successiva acidificazione, poiché l’acqua tenera si lascia acidificare molto più facilmente dell’acqua dura. Una volta ridotta la concentrazione di minerali e quindi la durezza, risultano particolarmente efficaci i preparati naturali per impostare il valore di pH, per esempio gli estratti di corteccia disponibili in commercio. Se invece si usano questi prodotti in caso di’ durezza elevata, è necessario aumentare la dose da somministrare. Ciò può determinare un’alterazione sfavorevole dello spettro ionico dell’acqua. In ogni caso si sconsiglia la riduzione del pH attraverso acidi tecnici molto forti (per esempio acido cloridrico o acido fosforico), specie in acqua dura. Nitriti I nitriti, denominazione chimica NO2, sono tossici per i pesci e in acquario non devono essere presenti a lungo. Infatti si legano all’emoglobina, sostanza rossa di vitale importanza nel sangue, e la rendono pressoché inefficace come mezzo di trasporto dell’ossigeno. Sono critici già valori costanti di 0,2 mg/1, sebbene il Discus per breve tempo sopporti anche 2-3 mg/l e più. La presenza di nitriti in acquario è sempre un chiaro campanello d’allarme. Segnala che non è ancora in corso o è disturbato il processo di nitrificazione batterica (per nitrificazione si intende l’ossidazione biologica dell’ammonio dapprima in nitriti, tossici, e poi in nitrati, invece innocui), che l’acquario è sovrappopolato oppure che si somministra troppo cibo o troppo di frequente, o ancora che il filtro è troppo piccolo. In ogni caso è necessario un intervento rapido, eliminando la causa stessa del fenomeno. Il rimedio usato da molti acquariofili di “diluire” un tasso di nitriti troppo alto attraverso numerosi cambi d’acqua a intervalli brevi, al massimo può essere considerato una misura di emergenza temporanea. Infatti, con i numerosi cambi d’acqua in questa fase critica vengono eliminati dall’acquario proprio i batteri tanto utili per la decomposizione dei nitriti. Si tratta di eliminare la causa, non i sintomi! Misure più sensate sono:
Nitrati I nitrati, denominazione chimica NO3, prodotto finale della nitrificazione, si accumulerebbero in eccesso in acquario se non si provvedesse a regolari cambi parziali dell’acqua. Al contrario dei nitriti, i nitrati non sono tossici neppure a concentrazioni piuttosto elevate e pertanto, se aumentano.solo molto lentamente nell’arco di svariate settimane e mesi, non hanno effetti dannosi considerevoli per i Discus. Tuttavia, per l’allevamento di Discus adulti la concentrazione di nitrati non deve superare circa 100 mg/1. Se si ha a che fare con Discus piccoli e quindi giovani, per evitare disturbi della crescita non si dovrebbero invece oltrepassare 50 mg/1. Altri autori indicano, in parte copiando i dati altrui, concentrazioni massime di nitrati molto più basse. Ne deriva che numerosi acquariofili si precipitano a procurarsi appositi scambiatori di ioni a base di resine che eliminano sì i nitrati dall’acqua in acquario, ma in compenso non di rado cedono cloruro, falsando notevolmente e in maniera biologica lo spettro ionico naturale (in casi estremi, un’acqua così “manipolata” ha un gusto lievemente salato!). Valori di nitrati leggermente alti sono quindi spesso il male minore. Ma anche in questo caso vale quanto già detto per il valore di pH: sono assolutamente da evitare cambiamenti rapidi del tasso di nitrati. Chi acquista dei Discus adulti provenienti da una vasca con 30 mg/l di nitrati non dovrebbe introdurli poi a casa in acqua per esempio con 150 mg/1, neppure quando prima si è provveduto a un adattamento di un’ora in un contenitore con acqua di trasporto mista ad acqua dell’acquario di destinazione. Tuttavia, se nell’acquario il tasso di nitrati nel corso di più settimane aumenta molto lentamente da un valore di partenza basso a 100 mg/1, non si dovrebbero osservare conseguenze negative per i pesci adulti. Comunque, lo ribadiamo, tassi ancora più elevati andrebbero evitati. Siccome la normativa sull’acqua potabile ammette una concentrazione massima di nitrati di 50 mg/I nell’acqua potabile, ovviamente nell’acqua di rubinetto di molte zone d’Italia si registra proprio questo valore (oppure esso viene addirittura temporaneamente superato). A seconda di quanti pesci vivono in acquario (foto 6.2) la soglia citata di 100 mg/l per i pesci adulti può essere raggiunta rapidamente, sicché non ci si deve assolutamente scordare dei regolari cambi parziali dell’acqua. Dopo un certo periodo si sarà capito con quale frequenza e in che percentuale è necessario cambiare l’acqua per non far salire il tasso di nitrati molto oltre 100 mg/l. Riepilogo condizioni di allevamento per il Discus Temperatura dell’acqua tra 28 e 30 °C (durante l’acclimatazione di Discus appena acquistati, temporaneamente anche 32°C) Acqua di media durezza (durezza totale 5-15° dGH) Acqua priva di nitriti e possibilmente senza fosfati; la concentrazione di nitrati è meno problematica, se i pesci vengono abituati lentamente ad eventuali tassi un pò elevati. Movimento dell’acqua non eccessivo Non tenere esemplari singoli: il Discus è un pesce di branco Non esagerare con la densità di popolazione e ricordate al momento dell’acquisto di esemplari giovani, della notevole taglia raggiunta dagli adulti. Valore indicativo: per ogni Discus adulto almeno 50 litri d’acqua. Cambi regolari dell’acqua (circa il 20-30% alla settimana) Evitate un illuminazione troppo intensa e provvedete eventualmente a delle zone d’ombra in acquario Dieta varia e somministrazione di mangime non scaduto Il cibo va dosato in modo che dopo 15 minuti non vi siano residui sul fondo Spegnere il filtro durante la somministrazione del mangime, non scordarsi di riaccenderlo. |