Dopo tanti anni di embargo, nuovamente un piccolo mondo racchiuso in cinque vetri torna ad allietare le mura domestiche.
L’ultima vasca personale lasciata da studente, ora mi ritrovo a riaccoglierne una da lavoratore e soprattutto da papà, con due splendide bimbe per casa, tempo e spazio da dedicar differente, differenti spazi e differenti esigenze.
Immutata rimane la voglia e la passione di sperimentare e trovare nuove avventure. In realtà il ritorno doveva essere in grande stile, con una vasca da 120x50x70 da dedicare a scalari F1 e poche altre specie.
Ma, come è naturale che sia, una vasca del genere in appartamento richiede il suo spazio ed i suoi tempi di metabolizzazione nel contesto domestico. Come far dunque a contener la scimmia acquariofila che torna impavida a dettar legge? Presto detto..
Liberato il comodino al mio fianco, trovata la location adatta… La vasca:
Acquario commerciale, 60 x 35×35, circa 60 litri, totalmente smembrato e ricostruito secondo le esigenze del contesto.
Copertura? Eliminata, riscaldatore? Eliminato, Luce interna ? smontata e riconfigurata.
Data di avvio: inizio settembre
Modifiche:
Sono partito da uno scheletro di plexiglass assiemato con silicone acetico, intento quello di creare una struttura di base con fondo 3d, scomparto filtro interno con sottostante piccola grotta e riva emersa per alloggiamento piante.
Filtro interno realizzato a due scomparti e tubi scarico preparati con tubo rigido diametro 46 passanti sotto la riva emersa.
Realizzata la struttura ho rivestito il tutto con poliuretano espanso (consiglio di prendere quello di marca non economici, ad es. Bostik ecc, crea una schiuma più densa e morbida, più bella e facile da lavorare.)
Dopo un paio di giorni di asciugatura con taglierino e dremel ho lavorato e formato lo sfondo in modo irregolare provando a ricreare pseudoerosioni simili a quelle di una roccia sottostante la riva di un’ansa di un fiume.
Aspetto positivo della schiuma poliuretanica, che preferisco rispetto al semplice polistirolo, è che quella di rimanere schiumosa con dei piccoli pori, ideale per un’ottima aderenza della formazione batterica supplementare. A questo punto ho provveduto a dare una prima mano con vernice all’acqua di colore marrone, successivamente cercato di realizzare sfumature al colore di base.
Sfumature con tonalità grigia per la parte sommersa, gialle verdognole per la parte di prima emersione, a simulare l’effetto muschio della parte a contatto con l’acqua. Tutte le colorazione aggiuntive effettuate con 56 tipologie di colori diverse di vasetti di terre naturali.
Una volta asciugato ho dato doppia mano di plastivel liquido , preferendo rivestire per sicurezza anche la parte emersa per garantire maggior resistenza e durata del colore a contatto con l’acqua di innaffiatura.
Terminata una lunga fase di asciugatura finale, la struttura è stata fissata alla parete posteriore con silicone acetico, per poi passare ad un ciclo di circa una settimana di funzionamento in acqua con solo carbone attivo nel filtro, con l’intento di rimuovere eventuali impurità residue. Tecnica:
Filtro interno: autocostruito a due scomparti, con spugne e bioball e pompa eheim.
La pompa gira al minimo regime, per assicurare solo un lento ricircolo, il filtro sarebbe idealmente biologico e minimamente meccanico, ma in realtà diventa totalmente biologico, visto che non ho intenzione di sciacquar spugne o la poca lana inserita.
Preferisco sempre non toccar nulla, e qualora la pompa scenda di portata.. meglio, così i batteri hanno ancora più tempo per effettuare il loro lavoro. Illuminazione:
S smontata e recuperata piccola plafoniera a 3 led a cui ho aggiunto ulteriore strip led luce bianca e strip led luce blu lunare.
Fotoperiodo: di notte al buio – luce lunare – singolo led bianco – tri led – tri led + bianco -> poi inverso fino al buio.
Co2 ed ammennicoli vari: assenti. Allestimento:
Esigenza: creare ambiente equilibrato ed il più possibile autonomo, ritagliarlo a misura della popolazione da inserire, la quale deve essere adatta alla tipologia e grandezza di vasca.
Avendo tra le diverse passioni acquariofile, quella per i ciclidi nani, ho pensato subito ad una coppia di apistogramma, e visto il litraggio ridotto, i Borelli erano la scelta ottimale.
Ora, senza aver voluto ricreare alla virgola l’ambientazione tipica da dove provengono, sia perché reputo spesso inflazionato il termine biotopo, sia perché i Borelli risiedono in diverse tipologie ambientali, dalle lanche del Pantanel alle superfici alluvionate del Mato grosso, ho semplicemente cercato di metter a loro agio la coppia protagonista e i loro coinquilini Otocinclus, assicurando loro numerosi anfratti e zone d’ombra dove potersi isolare.
Ho evitato le noci di cocco che non mi fanno impazzire, rimpiazzandole in uso con conformazioni ad hoc di legni e pietre per assicurare più di una grotta alla coppia di apistogramma. Inside:
Fondo: Akadama small size (granulometria circa 12 mm)
Sfondo autocostruito con grotta.
Arredo: Radice emersa, numerosi legni per creare grotte e ripari Valori:
PH=6,7 circa
GH=6
KH= 2
No2=0
No3<5 mg/l
T=23°
(test a reagente Sera) Flora:
Echinodorus tenellus
Echinodorus cordifolius
Echinodorus cordifolius mini
Cabomba caroliniana
Hydrocotyle verticillata
lilaeopsis brasiliensis
Phyllanthus fluitans
Spathiphyllum (emersa) Fauna:
6 otocinclus macrospilus
coppia di Apistogramma Borelli Red Head
physia e melanoides tuberculata Gestione:
Che dire.. più che gestione direi autogestione.
La vasca è avviata da settembre, e cresce nel suo insieme in modo armonioso.
Il rabbocco ad oggi è fatto esclusivamente con acqua di rete decantata, in quanto le proprietà di “lavoro” dall’akadama sono in piena funzione, quindi onde evitare crolli del PH causati da durezze quasi troppo basse, al momento evito acqua di Ro.
Cambi d’acqua assai rari, nell’ordine del 5% ogni 2/3 settimane.
Ritengo preferibile, grazie ad un corretto equilibrio tra flora e fauna, lasciar lavorare l’assetto biologico della vasca, intervenendo il meno possibile, giusto per assicurare alla flora gli elementi necessari provenienti da acqua nuova.
Per lo stesso motivo anche la fertilizzazione è molto blanda, uso solo sera florena in colonna e con percentuali molto basse rispetto alla posologia consigliata.
Le piante rispondono comunque bene, vuoi perché non particolarmente esigenti, vuoi per il gran lavoro dell’akadama, che ritengo un gran fondo, soprattutto in granulometria molto fine come quella da me utilizzata.
Ad esempio le Echinodorus cordifolius hanno radicato in breve tempo triplicando la dimensione delle foglie, assicurando così ampie zone d’ombra.
Gli inquilini della vasca si sono subito ben ambientati.
Gli Otocinclus hanno molte zone a loro dedicate dove potersi rifugiare durante le ore diurne, mentre al calar del sole, quando entra in gioco la luce lunare, si ritrovano ed è gratificante vederli nuotare in gruppo nella parte frontale della vasca.
Lascio appositamente crescere delle alghette sui numerosi legni, integrando la loro alimentazione con saltuarie tab di spirulina e verdure crude o sbollentate.
La coppia di Borelli si è inizialmente spartita la vasca, poi via via il maschio ha reclamato il suo ruolo iniziando i primi comportamenti territoriali verso la femmina.
La loro alimentazione è varia: cibo vivo con artemia, blood worm e tubifex; congelato con chironomus mosquito; secco con SGH cichlid small size.
La manutenzione è volutamente molto bassa. Le alghe le lascio per gli otocinclus, rare potature, filtro immutato dall’avvio, pochi cambi d’acqua.
Poche interferenze e maggior equilibrio tra fauna e flora. Ricetta per buoni risultati in bassi litraggi. Ringraziamenti:
Principalmente trovo giusto ringraziare la mia famiglia, per la pazienza dimostrata nell’aver spesso oggetti vari e bagnati per casa e per veder talvolta un papà completamente assorto e rapito dalla vita del mondo sommerso, i miei genitori che nei lontani anni passati hanno sempre assecondato questa mia passione e tutto lo staff di AcquaPortal per l’opportunità concessa e il pregevole lavoro ad oggi svolto. Massimo Tavazzi
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