I pesci, come tutti gli organismi, respirano! Una delle prime domande che si pone un bambino, osservando il mondo che lo circonda, è come sia possibile farlo in acqua; essi ricavano infatti l’ossigeno necessario per svolgere le proprie funzioni vitali direttamente dal mezzo liquido. Come? Così… Il filmato permette la visione del momento “clou”: lo scambio gassoso!
Nei pesci sono invece protette da un opercolo branchiale e organizzate in lamelle primarie e secondarie, in modo da garantire un’ ampia superficie respiratoria. A livello delle lamelle secondarie si assiste allo scambio gassoso, alla base della respirazione negli organismi acquatici. L’ossigeno penetra all’interno del sottile epitelio lamellare per diffusione. L’acqua, pompata dalla bocca e lasciata fuoriuscire dalle branchie, scorre in verso opposto rispetto al sangue.
In questo modo la concentrazione di ossigeno disciolto nel sangue risulta minore di quella presente nell’acqua che vi scorre adiacente. Questo meccanismo (scambio controcorrente) consente un trasferimento dell’ossigeno al sangue molto più efficiente.
Da qui schizza trasportato dai vasi sanguigni, e raggiunge tutto il corpo del pesce grazie all’apparato circolatorio.
Le branchie sono un facile punto d’accesso per diversi agenti patogeni. E’ importante ricordare infatti che a livello lamellare assistiamo, oltre alla respirazione, anche all’osmoregolazione, alla escrezione di cataboliti, alla regolazione della temperatura corporea e alla produzione di suoni.
Un classico campanello per l’acquariofilo può essere notare il pesce che respira affannosamente. Anche qui la causa può essere ricondotta ad agenti patogeni, ma anche più semplicemente a sovraffollamento della vasca o a temperature elevate. Entrambe le situazioni conducono ad una carenza di ossigeno, confermabile da branchie “anemiche” ed opercoli sollevati. Dopo essersi assicurati della qualità dell’acqua offerta ai nostri pesci e del giusto tenore d’ossigeno, si potrà pensare eventualmente ad una terapia antiparassitaria o batterica. Doverosa, per rispondere alla domanda che si pone quest’articolo, è la citazione di pesci con “soluzioni respiratorie” alternative. Come non citare quindi i Polypterus, che presentano un abbozzo di polmone derivante dalla vescica natatoria e che consente loro di sopravvivere alla siccità che riduce il loro habitat a delle pozze di fango. Mi è stato detto che alcune popolazioni africane li pescano e li lasciano dentro delle pozzanghere dentro il proprio villaggio… più fresco di così?
Ci sono poi i Perioftalmi, che analogamente ai criceti con i loro “semini”, immagazzinano ossigeno nei loro guancioni fortemente vascolarizzati.
Discorso a parte per Anabantidi, Hypostomidi e altre specie che ,in situazioni critiche, hanno la possibilità di respirare ossigeno atmosferico; si parla in questo caso di respiratori d’aria facoltativi, in contrapposizione ai precedenti esempi che sono respiratori d’aria obbligati. Ognuno di questi pesci meriterebbe un articolo a sé; per il momento vi rimando alle letture specializzate. |