Col tempo però gli M’buna si dimostrarono invariabilmente un po’ ripetitivi, una come mi piace dire ‘collezione di colori: il lago continua a sfornare ancora oggi – nuove specie (o colour morph) dalle livree incredibili ma tutto sommato un po’ prevedibili nei comportamenti, li metti in vasca e già sai come, col tempo, si comporteranno … Lentamente, quindi, presi ad apprezzare i più riservati Haplochromomini (Aulonocara, Utaka e … non solo) che, pur senza arrivare alla complessità comportamentale/riproduttiva dei ‘cugini’ del Tanganica. Sono pesci più ‘vari’,caratterizzati da una gamma comportamentale più estesa e che – un punto di vista strettamente cromatico – non vi faranno, almeno i maschi, rimpiangere troppo gli M’buna … NOTA: tutte le foto proposte nell’articolo salvo diversa menzione – provengono dall’archivio MCH e dall’attività dei suoi tre autori: Frank Panis, George J. Reclos e Francesco Zezza e devono considerarsi coperte da Copyright. Il Lago Malawi: cos’è com’è, dov’è, facciamo … chiarezza. Il Lago Malawi è il più meridionale della Rift Valley, che è quella enorme ‘ferita’ della Terra che originando dal golfo di Aqaba in buona sostanza il Mar Rosso attraversa la depressione della Dancalia per poi scendere già attraverso buona parte del continente africano – sino al canale del Mozambico. La (Great) Rift Valley è nata (geologicamente) circa 35 milioni di anni fa, a seguito della separazione delle placche africana ed arabica, almeno secondo quanto asserito dalla teoria della ‘tettonica a zolle’, accettata dalla più parte degli scienziati che si occupano di scienze geologiche. Il Lago Malawi (nel ‘lessico’ inglese noto come Nyasa o Nyassa) è il terzo lago africano (ed il nono nel mondo) per dimensione: ha una lunghezza di circa 560 chilometri (per una larghezza di 75), con una profondità di 700 metri, anche se sotto ad una certa profondità l’acqua diviene anossica e, come tale, non più adatta ad ospitare forme di vita superiore. Il lago nella sua interezza bagna tre stati: Malawi (stesso), Tanzania e Mozambico. Unico emissario di rilievo è lo Shire (Shire River ospitante, a titolo di cronaca ho avuto modo di visitarlo, il ‘Liwonde Nationa Park’) che fluisce in seguito nello Zambesi per arrivare – infine – al mare.
Il Lago Malawi brulica di vita: questa è la riflessione che ho potuto fare, di persona, durante molte immersioni effettuate nel corso di due viaggi in loco, tra quelle più caratteristiche ci sono i ciclidi (Cichlidae). Soni pesci coloratissimi, nella quasi totalità endemici del lago ed incubatori orali (l’unico depositore su ‘substrato’ ad oggi identificato è Tilapia rendalli, almeno per le mie cognizioni) che stime prudenti suddividono in (almeno) 49 generi e 500 specie, anche se la situazione dal punto di vista tassonomico deve ritenersi assolutamente fluida con continue modifiche, aggiunte e/o differenti classificazioni. Resta ferma – in ogni caso – la ben nota suddivisione ‘parascientifica’ dei ciclidi del Malawi nelle due seguenti (macro)categorie:
Tutti i pesci (e quindi non solo i ciclidi) che vivono nel Lago Malawi si sono – nel tempo – evoluti per adattarsi (processo coronato da indubbio successo visto l’esplosivo proliferare delle speciazioni locali o per dirla – ancora – all’inglese ‘colour morph’) alla particolare chimica dell’acqua in cui si trovano a muoversi, a tale proposito per concludere questa – scientemente – brevissima introduzione cito i valori dell’acqua frutto delle mie personali rilevazioni effettuate nel corso della mia seconda permanenza al lago.
A quanto sopra (valori in tabella) voglio fare due brevi aggiunte:
La spiaggia del Cottage (all’alba), da questo punto provenivano i Fossorochromis rostratus (molti loro discendenti nuotano ancora oggi in parecchie vasche italiane) di cui parlerò nel seguito.
Gli Haplochromini (elenco, per forza di cose, incompleto) che ho allevato: Veniamo – infine – agli Haplochormini (Haps). L’elenco che propongo è incompleto: mancano, infatti, tutti quei pesci che – per tante e troppe ragioni – ho allevato singolarmente (va bene, non si fa! Ma mi è accaduto, nonostante i miei migliori sforzi …) oppure per periodi troppo brevi per poter fare ‘ in questa fase ‘ fare ‘mente locale’ su di loro … a titolo di esempio rammento un bel maschio di Lethrinops sp. ‘Black Fin’ che, arrivato dalla Tanzania (1997) non riuscì nonostante i miei sforzi ad adattarsi alle mie vasche, ancora lo rimpiango … Cercherò di proporre questi pesci in un ordine, almeno grossolanamente, logico … Il passato: Ovvero i pesci che ho allevato (risalendo indietro nel tempo) divisi – secondo il mio metro – in alcune ‘sottocategorie’ … Solo i pesci (non necessariamente i soli ciclidi) per me più rilevanti si guadagnano durante la permanenza nelle mie vasche! – un nome/soprannome che può trarre origine da caratteri somatici, da attitudini comportamentali, abitudini trofiche, una eventuale ‘storpiatura’ del nome scientifico e quanto di altro, insomma non c’è una regola fissa ma deve esserci nel pesce un ‘quid’ che lo faccia emergere sugli altri, e quando i pesci (e le vasche) crescono in numero e dimensione deve essere un ‘quid’ molto ben marcato … I pesci d’acquario … Pesci aventi in ogni caso – origine certa ma la cui effettiva ‘relazione’ con il lago era impossibile da stabilire. 1) Dimidiochromis compressiceps Uno dei pesci che avevo sempre desiderato allevare, il riuscirci fu come raggiungere un traguardo rilevante ed inseguito da tempo, ma vediamo meglio: Biotopo di appartenenza: Lago Malawi, a quanto è dato di sapere non esistono speciazioni locali tranne una ‘Gold Morph’ descritta da Konings in Cichlid News: n° 11, anno 2002. Vasca: dovendo stabilire un limite inferiore direi non meno di 500 litri, ma la mia coppia nel 750 litri diede – specie durante i corteggiamenti e le deposizioni – non poche difficoltà. Arredare la vasca in classico ‘stile Malawi’, la presenza di piante a foglia lunga (es.: le Vallisneria) lungo i bordi della vasca è opzione consigliata. Chimica dell’acqua: è un ciclide del Malawi e questo dice tutto, per i dettagli fare riferimento alla tabella esposta più in alto Deposizione: hanno il comportamento canonico dei ciclidi del Malawi con corteggiamento vigoroso e appariscente, deposizione sul fondo (spesso su una pietra), incubazione orale (femminile). Merita di aggiungere che questi pesci sono estremamente proni a ‘sputare’ in condizioni di stress ed anche che lo stress per questi pesci ha una soglia di percezione elevatissima (la mia femmina rilasciò in anticipo mentre lavoravo. Con ogni attenzione, al capo opposto di una vasca da 180 cm!). L’incubazione è piuttosto lunga e sconsiglio vivamente – ove desiderato – la cattura della femmina con le uova prima dell’inizio della quarta settimana. N.B.: è probabile che la prima deposizione non venga completata comunque … Cibo: fiocchi (quando saranno completamente adulti inizieranno ad ignorarli), pellets vari, surgelato e cibo fresco … l’eventuale ‘vivo’ sanno – anche in vasca – procurarselo da soli (vedere sotto). Compagni di vasca: Haps di taglia compatibile, personalmente ho avuto buoni risultati con Fossorochromis rostratus, Copadichromis borley, Aulonocara stuartgranti °Cobu??/?Chipokae?., alcuni Lethrinops … Ed ora una mia esperienza, diciamo di ‘vita vissuta in vasca’: Al ritorno dal Belgio (primo meeting MCH) dove presi questi pesci dopo la quarantena di rito li alloggiai nella vasca definitiva (750 litri). Le cose presero subito una buona piega (i nuovi arrivati si integrarono alla perfezione nella gerarchia pre-esistente) tranne per un fatto: non li vedevo (mai) mangiare … anche se poi il ‘sottoprodotto’ dell’alimentazione non mancava!!! Dopo due settimane di tale andazzo – a parte il fatto che i pesci erano in forma smagliante – brancolavo nel buio più totale circa le motivazioni, sino a che una sera ebbi modo di soffermarmi più a lungo di fronte alla vasca e potei notare che il duo controllava sempre la stessa limitata – porzione di vasca: che era poi che era l’area dove le (altre) femmine andavano a rilasciare i loro piccoli … di quando in quando li vedevo saettare verso le rocce ed infilare il muso in strette fessure della scogliera. Alcuni giorni dopo tale osservazione la coppia prese ad alimentarsi (del cibo che fornivo) regolarmente e con vigore per poi, di nuovo, manifestare la stessa strana ‘inappetenza’, notai come il fenomeno si fosse presentato, in pratica, in contemporanea con il ‘rilascio’ da parte di una femmina di Copadichromis … La cosa a quel punto era chiara: ogni qual volta che i due ‘banditi’ sentivano ‘ come non so! ‘ la presenza di avannotti si ricordavano di essere (o essere stati in natura?) dei predoni e si comportavano di conseguenza. Tornavano ad alimentarsi del cibo che somministravo solo dopo aver fatto ‘piazza pulita’ o, comunque, quando gli avannotti si erano fortissimamente diradati. Questo stato di cose ridusse quasi a zero (ma non completamente a zero) il tasso di sopravvivenza delle covate rilasciate nella vasca principale ma mi fece apprezzare un comportamento molto naturale (oltre che interessante da osservare) e mi insegnò, una volta di più, che ai propri cromosomi è impossibile ‘mentire’, insomma: un predone è sempre un predone!
Ed ecco alcune foto:
2) Cyrtocara moori Biotopo di appartenenza: Lago Malawi, ovunque: a quanto è dato di sapere non esistono speciazioni locali. Vasca: E’ un argomento da considerare con molta attenzione stante la taglia imponente raggiunta (specie i maschi) e la gregarietà che li contraddistingue. Maschi di oltre 25 centimetri non sono infrequenti ed un gruppo (come il mio) anche di soli quattro adulti può essere problematico da gestire. A tutto quanto sopra si aggiunge (volendo fare le cose ‘per bene’) l’abitudine che questi pesci hanno (in natura) di vivere in relazione con Fossorochromis rostratus (vedi appresso) anch’esso gregario e in grado di raggiungere taglie ancor più elavate (sino a 40 cm). In vasca offriremo loro ampie distese sabbiose (amano grufolare nel fondo), cambi d’acqua vigorosi e filtrazione consona la loro elevato ‘peso biologico’ sull’ecosistema acquario. In una parola 800/1.000 sono una dimensione vasca a loro consona, ed è bene non scendere troppo sotto tale cubatura … Chimica dell’acqua: è un ciclide del Malawi e questo dice tutto, per i dettagli fare riferimento alla tabella esposta più in alto. Deposizione: ancora un incubatore orale femminile (prassi comune nel Lago Malawi) che è caratterizzato da facilità allo stress (con rilascio prematuro). Le covate possono essere (e generalmente sono) ben numerose. La, eventuale, rimozione della femmina incubante andrà eseguita, con tutte le cautele possibili, sempre dopo il completamento della seconda settimana di cova: nella malaugurata (ma possibile) ipotesi che qualcosa ‘vada storto’ si potrà tentare comunque di far riassorbire ai piccoli il sacco vitellino e quindi allevarli secondo prassi … Raggiungono la taglia adulta, e la conseguente età da deposizione, ben oltre l’anno di vita, come del resto molti altri Haps … Cibo: Pellets, fresco, surgelato (di dimensioni per loro apprezzabili anche se eventuali particelle più piccole saranno raccolte durante l’operazione di ‘sifonatura’ del fondo) in buona quantità. Compagni di vasca: Haps di taglia compatibile, contrariamente alle cognizioni comuni in vasca … sanno farsi rispettare! I miei quattro esemplari si rivelarono quattro maschi con tutte le conseguenze del caso: alla fine, per forza di cose, furono ‘ingestibili’ …
I selvatici … Ovvero i pesci ‘nati laggiù’ (F0, o ‘wild’ nella terminologia inglese): sono impegnativi – come tutti i selvatici – ma sono in grado, se ben accuditi, di sciorinare colori, comportamenti e ‘caratterialità’ senza pari … la loro origine li porta ad essere, ovviamente, poco ‘accondiscendenti’ verso condizioni di allevamento sub-ottimali, ma confrontarsi con loro è una sfida intrigante. Le Aulonocara (analizzerò tre diversi ‘rappresentanti’ del genere) sono presenti in tutto il Lago Malawi (di cui sono endemiche) all’interno del genere sono conosciute moltissime speciazioni locali e/o varianti di colore. 1) Aulonocara sp. Chipokae (wild, 1999). Biotopo di appartenenza: Lago Malawi, zone sabbiose vicino alle rocce. Vasca: Non serve sia grandissima, sempre in relazione alle necesità dei ciclidi della Rift Valley, ovviamente! Può bastare, per un trio (1M/2F), una vasca da 150 litri, avendo cura solo di non eccedere con l’illuminazione e di fornire, alle femmine, abbondanza di nascondigli. Personalmente le ho allevate con soddisfazione (mia e dei pesci visto che hanno deposto con regolarità) in una vasca da 300 litri. NON hanno danneggiato in alcun modo le molte Anubias presenti in vasca. Chimica dell’acqua: Si tratta di un ciclide del Malawi e questo dice tutto, per i dettagli fare riferimento alla tabella esposta più in alto. Deposizione: Facile. Questi pesci arrivati (adulti) dal Lago sul finire dell’Ottobre 1999 mi avevano dato (dopo opportuna quarantena) le prime covate quasi immediatamente, ricordo che nel Marzo del 2000 avevo già una ventina di avannotti (quindi F1) in crescita. La deposizione avviene secondo la prassi dei ciclidi del Malawi: non ho mai avuto deposizioni particolarmente copiose e la dimensione dei piccoli, al rilascio, era particolarmente minuta. Per completare l’esposizione occorre aggiungere che sono pesci, al momento della deposizione, molto ‘discreti’ infatti, nonostante tutti i miei sforzi, mi accorgevo della avvenuta deposizione – sempre ed invariabilmente! – a cose ‘fatte’ … Cibo: In vasca accettano con facilità fiocchi e pellets di origine commerciale integrati – di quando in quando – da daphnie, artemia, larve di zanzara e fiocchi di spirulina: nutrirle non è mai stato un problema, anzi … Per tale ragione, a titolo precauzionale, facevo loro osservare un giorno di digiuno a settimana. In natura assumono piccolissimi crostacei ed invertebrati che ‘piluccano’ nella sabbia, dopo averli identificati con speciali ‘sensori’ Compagni di vasca: Le ho allevate con Protomelas similis (wild), Copadichromis crysonotus (una femmina F3 – credo – frutto di una precedente, infelice, esperienza), e due Synodontis nyassae (l’unico Synodontis endemico dle Lago Malawi). La convivenza con ‘altre’ Aulonocara (diverso ‘complesso’ e/o colour morph) è assolutamente da sconsigliare per l’elevatissimo – quasi certo – rischio di ibridazione (incontrollata ed incontrollabile). Tale sconfortante ‘certezza’ è data dalla, praticamente, assoluta identicità delle femmine del genere a prescindere dalla loro effettiva provenienza (o morph di appartenenza). Esistono, infine, buoni riscontri di convivenza senza difficoltà – anche in vasche non eccessivamente capienti – con pesci del genere Melanotaenia (Rainbow fish, nella terminologia inglese) ma, personalmente, non posso documentare nulla. Qualche immagine: ??
2) Aulonocara stuartgranti Cobu (wild, 1999). Biotopo di appartenenza: Lago Malawi, zone sabbiose vicino alle rocce. Il nome Cobu (locus tipicus, si trova in Mozambico) indica il luogo dove, per la prima volta, la specie è stata identificata/classificata con certezza, ma è possibile osservarle in molti altri posti. A me è successo ad esempio, ma non solo, durante le immersioni ad Otter Point. Vasca: Non serve una vasca immensa, anche se … nel mio 750 litri le cose sono andate bene sino a che il numero dei maschi, risultato maggiore di due (quindi al minimo tre), con due soli maschi (specie se selvatici) anche una simile cubatura è risultata insufficiente ad evitare risse … Abbondare in rocce, cavità e nascondigli è – come sempre – una prassi encomiabile. Per un trio/quartetto – in ogni caso – si possono considerare soddisfacenti 100/150 litri. Chimica dell’acqua: Si tratta di un ciclide del Malawi e questo dice tutto, per i dettagli fare riferimento alla tabella esposta più in alto. Volendo fare qualche numero potrei dire: pH tra 7,5 e 8,5, temperatura 23/25° C. Deposizione: E’ facile, ed avviene secondo la prassi dei ciclidi del Malawi. Le femmine di questo gruppo di Aulonocara sono quelle che (mi) hanno dimostrato di saper ‘apprendere dalle circostanze’: faccio riferimento alla convivenza con i Dimidichromis compressiceps ed alla abitudine assunta coi tentativi di ritardare il rilascio dei nuovi nati che in tal modo, essendo un più grandi, avevano maggiori possibilità di sopravvivenza.
Cibo: In vasca è come i loro consimili – accettano con facilità fiocchi e pellets di origine commerciale integrati – di quando in quando – da cibo surgelato, è assolutamente da evitare qualsiasi nutrimento proveniente da animali a ‘sangue caldo’. Nutrire tali pesci non è mai stato un problema, anche loro osservavano – quindi – il canonico giorno di digiuno settimanale. In natura assumono piccolissimi crostacei ed invertebrati che ‘piluccano’ nella sabbia, dopo averli identificati con speciali ‘sensori’ Compagni di vasca: Vale quanto detto sopra per A. sp. Chipokae – anche se potrei provare a definirle meno ‘schive’: hanno deposto e covato con successo sino al rilascio anche alla presenza di ‘calibri massimi’ (Fossorochromis rostratus in testa). Qualche immagine …
3) Aulonocara stuartgranti ?Nkata Bay? (wild, 1997) Biotopo di appartenenza: Lago Malawi. Questo specifico ‘gruppo’ proviene (proveniva) dalla zona di Nkata Bay, che visitai nel 1997 (primo viaggio), dove passammo una giornata nell’attesa di imbarcarci sul traghetto che ci avrebbe portato in Tanzania (Mbamba Bay). Vasca: Vale quanto detto in precedenza per le altre Aulonocara. Chimica dell’acqua: Vale quanto detto in precedenza per le altre Aulonocara. Deposizione: Vale quanto detto in precedenza per le altre Aulonocara. Cibo: Vale quanto detto in precedenza per le altre Aulonocara. Compagni di vasca: Vale quanto detto in precedenza per le altre Aulonocara. Note: Approfitto – in chiusura della trattazione di questo genere – per ricordare (è uno degli errori più frequenti) che le Aulonocara (tutte) NON vanno allevate con gli M’buna per motivi di differenza temperamento e – non meno importante – assoluta divergenza in termini di necesità alimentari. Unica |