Partendo dall’inizio, da quando ho iniziato ad occuparmi di Killifish, ho avuto la possibilità di osservare diverse specie di Nothobranchius, sconosciute per me. Senza ombra di dubbio quella che mi ha attratto maggiormente è stata e rimane il Nothobranchius rachovii. Non può certo passare inosservato un pesciolino dal corpo arancio e al tempo stesso azzurro metallico; le pinne pettorali anch’esse di tonalità arancione sono caratterizzate da una bordatura di azzurro intenso ed osservandole con attenzione appaiono quasi trasparenti. Le pinne dorsale ed anale presentano una colorazione variegata di arancio ed azzurro metallico, mentre la caudale finisce con una doppia bordatura: una arancio-giallo, l’altra nera. La foto renderà subito l’idea!
Tuttavia, non passa inosservata neppure la colorazione della femmina, che al contrario di quella di altre specie è più rosata e brillante.
Ospito questo “gioiello” in una vasca di 40×30 cm con una capienza netta di circa 30 litri. Il gruppo dei rachovii allevato è rappresentato da tre maschi e cinque femmine. L’acquario, privo di materiale di fondo, è dotato di un “filtrino” a flusso molto lento. L’acqua impiegata è la comunissima acqua di rubinetto alla quale addiziono del sale marino per uso acquariofilo sino a raggiungere una conducibilità elettrica di 1800-2000 mS. Questo “stratagemma”, molto semplice, rende meno sensibile il nostro rachovii da possibili attacchi di Oodinium. L’arredamento della vasca è semplice e consiste in un bel ciuffo di Najas ed in una Anubias ancorata ad una noce di cocco. Per garantire nei mesi invernali una temperatura adeguata e comunque non inferiore ai 22°C utilizzo un piccolo riscaldatore. Per la riproduzione, che avviene nella medesima vasca, uso dei piccoli recipienti contenenti della comunissima torba da giardinaggio, reperibile in qualsiasi garden center ad un prezzo decisamente modesto. Questo metodo di riproduzione comporta la perdita delle uova deposte al di fuori del contenitore, tuttavia la quantità prodotta in poche settimane è notevole…. se i pesci vengono alimentati ed allevati correttamente.Trascorsi 15-20 giorni prelevo la torba dall’acquario, la strizzo e dopo aver controllato la presenza di uova del diametro di appena un millimetro, la trasferisco in un sacchetto di plastica a chiusura ermetica indicando la data di raccolta. Ripongo il sacchetto con il prezioso contenuto a circa 24-26° C in un incubatore, una sorta di terrario in polistirolo con il fondo ricoperto per circa 5-7 cm di sabbia. Sotto lo strato di sabbia è collocato un cavetto riscaldante dotato di termostato per garantisce la temperatura desiderata. Secondo la letteratura, Nothobranchius rachovii necessita di una diapausa (per diapausa si intende il periodo, espresso comunemente in mesi o settimane, necessario al completo sviluppo delle uova) di circa 7-8 mesi; secondo la mia esperienza, ho ottenuto ottimi risultati anche dopo soli 4 mesi. Le uova: Trascorso il periodo di diapausa e dopo aver controllato che le uova siano completamente sviluppate, riconoscibili dal fatto che si distinguono perfettamente i piccoli occhietti argenteii all’interno dell’uovo, trasferisco la torba contenuta nel sacchetto in un piccolo recipiente di plastica trasparente da circa 5 liltri e verso sopra della comune acqua di rubinetto debitamente stagionata, fino ad un livello di 2-3 cm dal fondo. Questo accorgimento permette agli avannotti di riuscire a raggiungere la superficie dell’acqua in modo da riempire di ossigeno la vescica natatoria. Se tutto è OK, dopo circa un’ora, il miracolo e’ compiuto! E via via, fino al giorno successivo, sarà un continuo veder apparire pesciolini microscopici!!! A questo punto, comincio la somministrazione di naupli di Artemia appena schiusi, subito accettati e frequenti, ma graduali cambi dell’acqua con aggiunta di sale marino. Seguendo questo tipo di allevamento, in circa 40-50 giorni i giovani rachovii saranno già in grado di riprodursi. Nothobranchius rachovii viene considerato dagli appassionati un Killi esigente: non lasciatevi impressionare dalle dicerie!! Se a qualcuno venisse voglia di allevarlo non indugi a contattare l’AIK! Per ulteriori informazioni sul suo allevamento, o più in generale sui Killifish, siete invitati a visitare il nostro sito web all’indirizzo www.aik.it dove troverete altri interessanti articoli sull’allevamento di questa famiglia Ciprinodontidae, poco conosciuta, ma in grado di riservare molte sorprese. Testo e foto forniti dalla redazione AIK (Associazione Italiana Killifish) |
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