Cos’è un nanoreef ? Cosa è esattamente un nano-reef ? Di quanti litri deve essere un acquario per poter essere definito nano reef ? Non è facile trovare una definizione che possa mettere d’accordo tutti. Se ci attendiamo alla terminologia utilizzata in America per nanoreef si intendono vasche che hanno un capacità compreso tra i 20-35 litri. Gli Americani hanno coniato nomi anche per acquari leggermente più piccoli o più grandi: ad esempio pico-reef termine con cui si intendono vasche di dimensioni inferiore ai 20 litri e micro-reef che naturalmente sono vasche con dimensioni superiore ai 35 litri.
Una terminologia simile in Italia è forse prematura, ma siamo sicuri che vista la facilità ed il fascino di questi acquari ben presto anche da noi saranno moltissimi gli appassionati che si rivolgeranno a questa particolare variante del nostro hobby. Quello di cui parleremo in seguito non vuole rivolgersi ai soli possessori di nano-reef; ma anche per vasche più grandi, diciamo fino ai 90-100 litri o vasche più piccole di 10-15 litri. Quando ci si avvicina al mondo degli acquari marini ci si sente spesso dire che per avere dei buoni risultati bisogna avere vasche più grandi possibile. Questo lo si fa’ perché si cerca di garantire le condizioni migliori agli animali che sono abituati a una forte stabilità della qualità dell’acqua. Con il nano-reef anche noi tentiamo di riprodurre le condizioni migliori per ospitare organismi marini, ma si possono usare delle tecniche che non hanno nulla o quasi a che vedere con quello che si faceva con le vasche maggiori. Ad essere esatti ci sono due modi di comportarsi: – il primo è quello di allestire e mantenere un nano-reef come se fosse un normalissima vasca di barriera (applicando i vari metodi disponibili: metodo Berlinese, Jaubert, Zeovit …) – l’altro via invece consiste nell’usare metodi studiati appositamente per il nano reef (metodo SPS e metodo naturale). E’ per questo motivo che nel leggere e nel studiare gli allestimenti che si possono fare con un nano-reef bisogna parzialmente dimenticarsi di quanto si era a conoscenza sugli acquari di barriera. Solo in questo modo si riuscirà a capire che il nano-reef è una filosofia a parte che deve essere compresa fino in fondo. Prima di tutto partiamo dal concetto base: tutto deve essere fatto nella più completa semplicità per avere i risultati migliori. Questo porterà naturalmente ad allestimenti oltre che bellissimi anche economici.
– lo spazio: molte persone non dispongono in casa o in ufficio dello spazio necessario per un acquario tradizionale di 200 o più litri. Ecco che il nanoreef con le sue modeste dimensioni si presta a essere posizionato facilmente in molti punti. – i piccoli dettagli: un grande acquario marino tropicale sicuramente riprodurrà al meglio un ambiente di scogliera corallina grazie alle possibilità di introdurre in vasca un ampia varietà di pesci e invertebrati, ma altrettanto affascinante e gratificante risulta ricreare lo stesso ambiente in miniatura: in questo modo si riescono ad osservare quei dettagli, rappresentati da organismi timidi o di piccole dimensioni, che generalmente in una vasca più grande sfuggono all’attenzione dell’osservatore. -day-hospidal: spesso il nanoreef viene utilizzato come vaschetta in cui allevare a parte coralli o piccole talee di invertebrati. -possibilità di allestire vasche monotematiche, espressamente allestite per allevare una specie particolare come il ghiozzo e pistolero che vivono in simbiosi tra loro. La vasca Quando si decide di pianificare la realizzazione di un nanoreef la prima cosa a cui viene da pensare è il volume della vasca. In realtà visto le plafoniere disponbili sul mercato per prima cosa bisogna pensare alla giusta illuminazione e solo dopo si potrà scegliere la vasca. Comunque in commercio si trovano molti mini acquari di capacità diverse ma per lo più a forma di parallelepipedo. . In linea di principio sono tutte adatte per poter essere allestite come nano-reef, comunque ecco alcuni consigli. Prima di tutto le vasche non devono avere una forma troppo allungata, è meglio che sia quasi quadrata (la si può anche far costruire o anche autocostruirsela, vedere la guida). Questo dipende molto del senso estetico, ma una vasca allungata difficilmente accoglierà facilmente le rocce vive che dobbiamo inserire. Dobbiamo ricordarci che l’arredamento nei nano-reef più che in altri casi ha una funzione di filtraggio quindi avere la possibilità di introdurre più facilmente le rocce vive facilita di molto il nostro lavoro.
Ecco due esempi di vasche facili da allestire e contemporaneamente belle a vedersi: 32 x 25 x 25 in altezza questa vasca contiene lordi circa 20 litri quindi siamo nell’estremo inferiore, 35 x 30 x30 in altezza è una vasca che contiene all’incirca 35 litri quindi all’estremo superiore. Anche le altre vasche con rapporti diversi vanno benissimo dipende molto da come la vogliamo allestire, queste sono le più facili.
Si dovrebbero evitare anche le vasche alte in quanto non hanno una sufficiente superficie acquosa da permettere gli scambi gassosi. L’ illuminazione Come detto sopra, prima si sceglie l’illuminazione e poi si sceglie la vasca. Adesso si apre un discrso eterno perchè ipareri al riguardo sono abbastanza discordanti; il problema forse è anche dettato dal fatto che non è facile trovare in commercio delle lampade adatte, in quanto le offerte sono molte e bisogna scegliere la migliore. Molto dipende da cosa si vuole allevare nella vasca. Se si intendono allevare solo gamberetti, granchi e anfipodi l’illuminazione ha importanza marginale, se invece si desidera allevare anche invertebrati sessili la luce diventa fondamentale. I normali neon si possono usare tranquillamente i limiti maggiori si hanno nella forma della lampada. Infatti le lampade al neon, anche alle potenze più ridotte, hanno una lunghezza che supera o quasi i 35 cm; quindi non è adatto per costruire una plafoniera esteticamente valida per questo tipo di vasche. Al contrario le lampadine a risparmio energetico sono ottime per le loro dimensioni ridotte, questo facilita la costruzioni di plafoniere con potenze elevate e che occupino poco spazio. Si consideri che una lampada di questo tipo ha dimensioni dell’ordine dei 20 cm. Inoltre offrono un ottimo rapporto qualità/prezzo. Se nel caso delle normali lampade al neon il problema era la forma della lampada, in questo caso il problema è la disponibilità di lampade che possano dare una illuminazione con caratteristiche adatte: Adesso in commercio si trovano anche delle ottime lampade a PL che hanno una gradazione da 10.000-13.000 °K e vi sono anche delle lampade attiniche. In alcuni casi il bulbo della luce è diviso in due: Le lampade Hqi da 70/150 watt utilizzate nella vasche più grandi sono una valida alternativa. L’esperienza ci ha insegnato che questo tipo di illuminazione è la migliore che possiamo offrire agli invertebrati. Il problema con questo tipo di illuminazione è l’alto calore che si raggiunge che provoca una forte evaporazione e grossi problemi nei mesi caldi. Da poco sul mercato si trovano le T5, lamapde al neon che uniscono la economicità e praticità dei neon normali alle performances delle hqi nella gestione dei coralli più esigenti. Un compromesso che può essere utile. Qualunque sia la lampada scelta è consigliabile orientarsi su una temperatura di colore superiore ai 10.000 gradi kelvin e associare ad essa una luce attinica da lasciar accesa 4 ore in più (due ore prima e due ore) della fonte di illuminazione principale per ricreare l’effetto alba – tramonto. Metodi di filtraggio Vi sono vari metodi con cui allestire questa vasca a secondo di come la si voglia mantenere. Comunque comune a tutti i metodi possibili sono solo le rocce vive.
Tipi di filtraggio Metodo naturale Questo tipo di allestimento è veramente adatto a tutti e non richiede particolari attrezzature da installare. Date le piccole dimensioni delle vasche è fondamentale e molto facile procedere ad un cambio parziale del 10-15% ogni settimana. Nella maggior parte dei casi questo vuol dire un cambio di 2-5 litri a settimana. Si procede ai cambi così frequentemente perché così sottraiamo dalla vasca le sostanze inquinanti abbastanza di frequente e non diamo loro la possibilità di accumularsi e raggiungere valori di pericolosi. Con cambi parziali così frequenti è superfluo, anzi rischioso, somministrare integratori ed oligoelementi, in quanto tutti gli elementi utili sono già compresi nei sali che misceliamo all’acqua. Se si decide di procedere con questo sistema non bisogna prevedere a nessuna altra cosa se non l’aggiunta di una pompa di movimento, in commercio se ne trovano di molto piccole. Alla semplicità si contrappone l’instabilità dell’equilibrio che si riesce a instaurare nella vasca, dimenticarsi di fare un cambio parziale vuol dire lasciar concentrare oltre i livelli di guardia le sostanze pericolose. Inoltre bisogna essere sicuri della qualità dell’acqua che si usa per i cambi per evitare di aggiungere sostanza dannose. Usare acqua di scarsa qualità significa aggiungere e non togliere sostanze inquinanti all’interno del nano-reef, se in un normale acquario di barriera un errore di questo tipo può essere assorbito facilmente dal sistema filtrante in un nano-reef un singolo cambio sbagliato può avere conseguenze pesanti. Metodo SPS Richiede comunque una buona tecnica e conoscenza del mondo marino perchè gli ospiti che andremo ad allevare perdonano molto di meno errori. Questo metodo come il metodo naturale è stato espressamente studiato per i nano reef. Oltre al mantenimento di un basso valore di fosfati è fondamentale associare una forte illuminazione (t5 o hqi) per permettere ai coralli duri di essere allevati nelle migliori condizioni. Metodo berlinese Questo tipo di allestimento richiede un po’ più di attenzione perchè bisogna risolvere alcuni semplici problemi. Primo tra tutto trovare lo schiumatoio abbastanza piccolo; adesso in commercio ce ne sono alcuni che per la maggior parte dei casi funziona con una pietra porosa. Questi schiumatoi funzionano in modo mediocre, ma le loro dimensioni devono essere tenute da conto fin dall’inizio della scelta della vasca in quanto non è facile trovare il posto dove posizionarlo se non si era previsto fin dall’inizio. Le vasche sono molto piccole e la presenza di uno schiumatoio può essere un problema per un adeguato allestimento in quanto è di intralcio per il posizionamento delle rocce vive. Inoltre se decidete di usarlo attenzione all’altezza della vasca che sia sufficiente per far funzionare correttamente lo schiumatoio. Un problema dello schiumatoio è rappresentato dal fatto che tende ad eliminare anche alcuni oligoelementi, che aggiungiamo con i cambi parziali. Alla fine è un ciclo infinito: lo schiumatoio toglie e noi aggiungiamo con l’acqua nei cambi parziali. Mantenere un giusto equilibrio in così pochi litri è difficile, se si ha intenzione di mettere molti invertebrati l’uso dello schiumatoio è addirittura sconsigliato. Schiumatoi a porosa o anche a iniezione come il Seaclone o il Prizm possono essere utilizzati in acquari più stabili e facilmente controllabili come i Micro-reef.
Metodo Jaubert Facendo i conti si capisce che il fondo occuperà circa 10-12 cm (o più) quindi le vasche che si vogliono allestire in questo modo devono avere una altezza rilevante.
Tutto questo però non è facile da ottenere, per prima cosa bisogna aspettare che il fondo entri in attività e ci vuole molto tempo (anche 6 mesi). Inoltre la necessità di mettere molte rocce vive lascia pochi tratti del fondo libero quindi riduce la superficie di scambio tra il Plenum e il resto della vasca. Se si intende costruire un fondo di questo tipo bisogna cercare una sabbia molto ricca di animali in modo tale da garantire la giusta ossigenazione del fondo. Se però si riesce ad attivare il fondo la vasca avrà di sicuro un ottimo sistema di filtraggio che garantisce la stabilità dei valori dell’acqua. Come per il metodo berlinese per completare l’allestimento bisogna provvedere a una piccola pompa di movimento. Metodo Zeovit
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