- 1 Introduzione alla gestione dell’acquario piantumato
- 2 Progettare l’equilibrio dell’acquario
- 3 Come scegliere il tipo di vasca
- 4 Il sistema filtrante dell’acquario
- 5 L’illuminazione
- 6 Il riscaldamento dell’acqua
- 7 La fertilizzazione mediante CO2
- 8 Il fondo
- 9 L’avvio vasca
- 10 Predisposizione della vasca e degli impianti
- 11 Iniziamo a preparare il layout
- 12 La piantumazione dell’acquario
- 13 Come effettuare il primo avvio
- 14 Popolazione dell’acquario naturale
- 15 Conduzione
- 16 Manutenzione delle’acquario
Introduzione alla gestione dell’acquario piantumato
Il presente lavoro vuole essere una traccia per tutti gli appassionati di acquariofilia che si vogliono cimentare nella realizzazione e nella gestione di un acquario d’acqua dolce utilizzando il minor numero possibile di additivi e sostanze chimiche e che tentano pertanto di ottenere un ecosistema per quanto possibile autosufficiente ed equilibrato.
Acquari di questo tipo, oltre a comportare costi di gestione molto inferiori alle vasche più “spinte”, richiedono meno tempo per la cura e la manutenzione, lasciando all’appassionato molto più tempo per l’osservazione e la contemplazione di piante e animali.
Altro aspetto di fondamentale importanza è che una vasca equilibrata e ben gestita difficilmente è vulnerabile alle infestazioni algali, da sempre il massimo cruccio degli acquariofili d’acqua dolce.
Non è detto infine che una vasca popolata da piante e pesci poco esigenti e di facile gestione sia meno bella o meno interessante delle vasche spinte da concorso di aquascaping.
Non entreremo nei particolari della chimica dell’azoto, della biologia delle piante e delle alghe, della microbiologia, dei differenti spettri delle fonti luminose, in modo da mantenere la trattazione a livello discorsivo e più qualitativo che quantitativo.
Si consiglia comunque a latere di approfondire tutti questi temi per aumentare la propria consapevolezza che ciò che costringiamo tra i nostri cinque vetri è molto più complesso di quanto i nostri occhi possano vedere; a questo proposito alla fine del testo saranno proposti alcuni approfondimenti.
Progettare l’equilibrio dell’acquario
La realizzazione dell’equilibrio chimico e biologico, che costituisce la chiave di volta per ottenere il massimo della soddisfazione dal nostro lavoro, va pianificata e ricercata attentamente già prima di allestire la vasca e deve comprendere i molteplici fattori biotici ed abiotici concorrenti al sostentamento degli organismi che vi risiederanno.
Per sommi capi, si tratta di analizzare e bilanciare le quantità di energia e nutrienti in ingresso con la domanda energetica delle piante e la richiesta di sostanze nutritive (semplici e complesse) da parte degli organismi vegetali ed animali presenti nel nostro piccolo ecosistema.
Dobbiamo a questo punto soffermarci a notare che nei nostri acquari sono presenti miriadi di microorganismi (batteri, microscopiche alghe, organismi pluricellulari più o meno complessi di origine animale e vegetale) che sono basilari per il funzionamento dell’ecosistema e che possono fare la differenza fra un acquario splendido ed una pozza torbida e maleodorante.
Dovremo quindi tenere conto delle necessità di nutrienti e dei prodotti di tali organismi nel computo della biomassa animale e vegetale, inserendo correttivi nella quantità di ossigeno richiesto, di anidride carbonica prodotta, di carbonio organico e di altri microelementi che devono essere integrati dall’esterno.
In particolare, la progettazione del fondo ed il dimensionamento del sistema filtrante devono essere effettuati tenendo ben presente che essi saranno gli ambienti prediletti per l’insediamento della flora batterica necessaria alla trasformazione delle deiezioni animali in sostanze a minore tossicità e fruibili dalle piante (fondamentale è il ciclo dell’azoto, ma anche del fosforo e del carbonio).
Dovremo fare sì che il fondo sia permeabile all’ossigeno, ma che non ne sia allo stesso tempo troppo ricco, per favorire lo sviluppo dei ceppi batterici nitrificanti e denitrificanti e prevenire allo stesso tempo l’insediamento di cianobatteri o l’insorgenza di sacche anossiche.
Vediamo per sommi capi come armonizzare la parte tecnica della vasca con l’allestimento che abbiamo scelto, in modo che col minimo sforzo da parte nostra piante e pesci crescano sani e floridi e ci regalino magari la gioia di vederli riprodursi.
Come scegliere il tipo di vasca
Esistono in commercio innumerevoli modelli di acquari equipaggiati con le più disparate attrezzature tecniche, chiusi con plafoniere inserite nel coperchio, aperti con plafoniere esterne, con filtraggio interno classico a tre scomparti, con filtraggio esterno, con sistemi a cascata, a percolazione e via dicendo.
Non entriamo nel merito della funzionalità di tali sistemi, nè tantomeno cercheremo di stilare una classifica di efficienza delle differenti filosofie di allestimento tecnico, ci limitiamo a dire che la capacità migliore per iniziare si aggira intorno ai 100 litri, mentre la misura ottimale di una vasca di lungo corso è fra i 200 ed i 300 litri.
La forma deve essere un parallelepipedo, con il lato lungo della base pari a circa due volte e mezza il lato corto e l’altezza pari o di poco superiore al lato corto.
Tipiche dimensioni sono 100cm * 40cm * h 45cm (180 litri lordi), oppure 120cm * 50cm * h 50cm (300 litri lordi), oppure 160cm * 60cm * h 60cm (570 litri lordi).
Serviranno poi un buon sistema filtrante ben dimensionato, oltre che rispetto alla cubatura della vasca, anche rispetto a che popolazione pensiamo di inserire, un sistema di illuminazione temporizzato ed adeguato alle piante che vogliamo allevare e l’indispensabile termoriscaldatore con termostato per impostare e tenere costante la corretta temperatura dell’acqua, qualora si intendano allevare pesci tropicali.
Vediamo ora nel successivo paragrafo le caratteristiche salienti del sistema filtrante.
Il sistema filtrante dell’acquario
Il sistema filtrante è il cuore pulsante del nostro acquario, in quanto fornisce il movimento e l’ossigenazione dell’acqua, il sistema di rimozione meccanica dei detriti in sospensione nella soluzione acquosa, il supporto principale per l’insediamento dei ceppi batterici utili.
Un buon filtro si compone essenzialmente di tre parti:
- pompaggio
- filtraggio meccanico
- filtraggio biologico
Opzionale alle parti principali, spesso si aggiunge una quarta fase di filtraggio, il cosiddetto filtraggio chimico o adsorbente, cioè uno scomparto riempito di carbone attivo o di resina a scambio ionico per la rimozione mirata di alcuni composto chimici, come i residui di farmaci, oppure le eccedenze di nitrati e/o fosfati prodotti dalle deiezioni animali e non smaltibili dalla flora.
Il filtraggio tradizionale deve occupare tra il 5 ed il 10% del volume della vasca ed è realizzato creando (solitamente tre) scomparti all’interno della vasca principale, per alloggiare nell’ordine i materiali di filtraggio meccanico, i materiali per il substrato biologico, la pompa.
Sempre più spesso si fa ricorso invece ai cosiddetti filtri esterni, cioè recipienti stagni esterni alla vasca collegati alla stessa mediante un tubo di pescaggio ed uno di mandata e contenenti la pompa ed alcuni cestelli estraibili pieni di materiale filtrante.
A favore del filtro esterno vi sono certamente l’estetica (in quanto la vasca è sgombra da ogni struttura tecnica) e la possibilità di sfruttare appieno il volume della vasca principale.
I detrattori dei filtri esterni fanno invece notare come, in caso di una perdita d’acqua, essi siano potenzialmente disastrosi… ai posteri l’ardua sentenza.
Entrambi i sistemi utilizzano lo stesso principio: la pompa situata a valle dei materiali filtranti crea una depressione che risucchia l’acqua attraverso un primo stadio di filtrazione meccanica (rimozione dei detriti solidi grossolani ad opera di ovatta sintetica, oppure di spugne a celle aperte a trama più o meno fitta) e poi attraverso il supporto biologico (materiali ceramici porosi ad elevata permeabilità ed elevatissimo rapporto volume/superficie), per poi reimmetterla in circolazione.
Alcuni tipi di materiali filtranti
Nel passaggio attraverso i materiali biologici, selezionati ceppi batterici catturano i composti ammoniacali presenti nelle deiezioni dei pesci trasformandoli dapprima in ione nitrito (tossico a concentrazioni di poche ppm) e poi in ione nitrato (tollerabile dagli animali anche per lunghi periodi in concentrazioni di alcune decine di ppm).
I nitrati sono il prodotto finale del ciclo dell’azoto all’interno del filtro e possono essere rimossi fondamentalmente in quattro modi diversi:
- diluendoli attraverso i cambi d’acqua periodici
- catturandoli mediante l’uso di resine chimiche a scambio ionico
- trasformandoli mediante l’assorbimento da parte dei vegetali presenti in acquario
- mediante la conversione in azoto gassoso operata dai ceppi batterici anaerobici presenti nel fondo vasca
L’obiettivo del nostro allestimento è quello di eliminare quanti più inquinanti possibile nei due modi naturali, cioè attraverso le piante e i batteri denitrificanti; il fondo a granulometria differenziata proposto di seguito si è dimostrato efficace a questo proposito.
Nel paragrafo dedicato all’avviamento della vasca vedremo come fare in modo che ciò accada senza forzature, rispettando i tempi della natura.
Filtro esterno a cestelli – Esploso del filtro – corpo pompa e cestelli
L’illuminazione
Secondo consolidate convenzioni, per misurare l’intensità dell’illuminazione, si utilizza il rapporto tra potenza luminosa e volume vasca, si misura cioè la luce disponibile in watt/litro.
Anche se l’approssimazione non è del tutto corretta e non tiene conto di diversi parametri (spettro luminoso, altezza della colonna d’acqua, tipo di radiazione, etc.), è tuttavia universalmente utilizzata e noi non faremo eccezione: diremo che un impianto di illuminazione “medio” è quello che fornisce circa 0,5 watt/litro, calcolati sul volume lordo della vasca.
Fra i molti sistemi di illuminazione proposti dall’industria il più comune ed economico è ancora quello mediante tubi fluorescenti al neon, che devono essere per quanto possibile della stessa lunghezza del lato frontale della vasca e spaziati in modo che sul fondo vasca la luminosità sia omogeneamente distribuita.
Il fotoperiodo (parte della giornata in cui l’illuminazione è attiva) deve iniziare ad un orario prefissato ogni giorno e durare dalle 8 alle 14 ore (si consigliano 9-10 ore di luce sulle 24 ore).
Scendendo sotto le 8 ore alle piante non forniamo abbastanza luce per completare il ciclo della fotosintesi, andando oltre le 12 ore ci esponiamo a probabili infestazioni algali perchè forniamo un eccesso di energia che le piante non riescono a sfruttare, a meno che non fertilizziamo in modo spinto (cosa che in questo ambito non intendiamo fare).
Per una vasca dolce la gradazione di colore più adatta in gradi Kelvin (°k) va dai 3000°k ai 6500°k; in caso il nostro impianto sia costituito da più tubi, si consiglia di utilizzarne con spettri di differente gradazione, in modo che la luce risultante sia uniformemente distribuita su tutte le frequenze luminose.
Luci a gradazione più alta favoriscono lo sviluppo delle alghe rispetto a quello delle piante superiori e sono quindi da evitare, anche se esaltano in certi casi i colori dei pesci.
Il riscaldamento dell’acqua
Il riscaldamento dell’acqua è affidato a termoriscaldatori a provetta, cioè a resistenze elettriche incapsulate in una provetta stagna di vetro e munite di termostato.
I termoriscaldatori sono nella quasi totalità dei casi completamente sommergibili e, una volta impostati, regolano perfettamente la temperatura della vasca con l’approssimazione di qualche frazione di grado.
Il corretto dimensionamento del termoriscaldatore è circa un watt di potenza per ogni litro di capacità lorda della vasca (200w per 200 litri tipicamente) con un differenziale di temperatura fra vasca ed esterno di 6 – 10°C.
Il termoriscaldatore trova solitamente posto nel primo scomparto dei filtri interni tradizionali, oppure può essere posizionato direttamente in vasca in zone di forte corrente, per meglio diffondere il calore, nel caso di filtri esterni.
Esistono anche modelli di termoriscaldatore da inserire esternamente alla vasca, montati sulle tubazioni dei filtri esterni; in questo caso la potenza va maggiorata del 25-50% per tenere conto della maggiore dispersione termica dovuta alla circolazione extra-vasca dell’acqua.
La maggioranza dei pesci tropicali in commercio vive bene e si riproduce tra i 24°C ed i 26°C.
Termoriscaldatori commerciali a provetta con termostato, potenza da 50 a 300 W per vasche dolci e termoriscaldatore commerciale con termostato per filtri esterni, potenza da 100 a 300 W per vasche dolci
La fertilizzazione mediante CO2
Tipica delle vasche più performanti, la pratica di diffondere anidride carbonica gassosa in vasca si è affermata anche come metodo di controllo del ph nelle grandi vasche dolci.
L’impianto ad anidride carbonica è costituito da una bombola ad alta pressione (60-70 bar) collegata ad un riduttore di pressione e ad un diffusore interno alla vasca.
Il gas compresso viene immesso in vasca dove il diffusore provvede a micronizzare le bolle per aumentarne la diffusione all’interno della soluzione acquosa.
Estremamente utile per favorire una crescita rigogliosa delle piante, l’immissione di CO2 richiede però di essere supportata da una adeguata fertilizzazione liquida e del fondo, quindi nell’ottica della gestione poco spinta è da valutare attentamente.
Spesso è usata per mantenere costante il ph, soprattutto nelle vasche a ph acido o molto acido (ph tra 6,5 e 5 – durezza carbonatica inferiore a 3), mediante l’utilizzo di sonde e di controller elettronici.
Personalmente ne faccio uso in vasca fittamente piantumata solo durante le ore di luce, a concentrazione bassa, per mantenere il ph stabile appena sotto la neutralità pur avendo una durezza carbonatica media (KH 5°), ottimale per le mie piante.
Il fondo
La composizione del fondo vasca va accuratamente scelta in modo da offrire un buon substrato per la penetrazione e l’insediamento dell’apparato radicale delle piante e un ambiente adatto alla colonizzazione batterica.
In particolare dobbiamo assicurarci una sufficiente ossigenazione degli strati più profondi, in modo da evitare i pericolosi fenomeni di anossia.
L’anossia è pericolosa sotto due punti di vista, porta cioè al marciume radicale ed all’insediamento di ceppi batterici anaerobici che producono gas pericolosi, in particolare alcuni composti di zolfo tossici per piante e pesci.
La necessaria permeabilità del fondo ai gas disciolti si ottiene lavorando sulla granulometria e la stratigrafia, cioè prevedendo un primo strato a grana più grossolana (pezzatura 8-10 mm, profondità 3-4 cm) ed uno strato superficiale a grana più fine (dai 2 ai 6 mm, profondità 4-7 cm) di diversa composizione; nello strato profondo solitamente si prevede l’aggiunta di composti fertilizzanti a lenta cessione, che non devono in alcun modo affiorare in superficie, mentre lo strato a contatto con l’acqua deve essere per quanto possibile chimicamente inerte.
Una soluzione interessante, poco costosa e molto adatta allo scopo è quella formata da uno strato profondo composto da lapillo vulcanico da giardinaggio a grana media (8-10 mm) mescolato con terriccio fertilizzato finissimo, il tutto ricoperto con ghiaietto di quarzo di colore scuto a grana 3-5 mm.
Mescolando le particelle fertilizzate più fini con il lapillo si evita che col tempo la ghiaia soprastante si vada ad infilare fra gli interstizi facendo emergere i granuli sottostanti e si riesce a mantenere stabile la stratigrafia.
Il lapillo vulcanico inoltre ha due caratteristiche peculiari che lo rendono materiale perfetto per il compito che deve svolgere:
- è ricco di elementi minerali utili alle piante e li cede molto lentamente, supplendo in tempi lunghi (molti mesi) alla perdita di efficacia del terriccio fertile (che solitamente si esaurisce in 6-9 mesi)
- è estremamente poroso (quindi anche leggero) e fornisce un substrato perfetto per l’insediamento delle radici e dei ceppi batterici nitrificanti (aerobici) e denitrificanti (anaerobici) tanto utili al completamento del ciclo dell’azoto nelle nostre vasche
Il ghiaietto di quarzo è invece il perfetto materiale inerte poichè è eterno, riutilizzabile più volte e non rilascia alcuna sostanza che altera la chimica dell’acqua; si preferisce in colori scuri perchè alla lunga i ciottoli superficiali inevitabilmente si ricoprono di un film batterico e/o di alghe che li sporcano rovinando l’estetica dei colori chiari.
Non dobbiamo farci trarre in inganno dalle vasche belle quanto effimere viste nelle esposizioni dei negozi; se vogliamo realizzare un ecosistema che duri nel tempo, dobbiamo pensare con un orizzonte temporale di diversi anni, non di settimane o mesi.
A questo proposito dobbiamo aggiungere che il fondo va periodicamente arricchito di sostanze fertilizzanti, in modo da mantenere una rigogliosa flora; questo obiettivo può essere facilmente conseguito interrando di tanto in tanto le apposite pasticche fertilizzanti a lento rilascio in prossimità delle radici, avendo cura di non far affiorare nulla in superficie.
L’avvio vasca
La fase di avvio vasca è cruciale per il corretto instaurarsi del ciclo biologico virtuoso di depurazione, cioè l’eliminazione delle sostanze di rifiuto prodotte dal metabolismo animale da parte di batteri e piante.
E’ inoltre F O N D A M E N T A L E eseguirla con la dovuta tempistica per evitare infestazioni algali e batteriche che porterebbero in breve al collasso del nostro piccolo ecosistema.
Vediamo per punti come, partendo da una vasca vuota, arriveremo a popolarla in modo definitivo nel giro di 8-12 settimane.
Non inseriamo alcun riferimento ai diversi layout e lasciamo trovare alla fantasia dell’acquariofilo la migliore disposizione, ma insistiamo sull’inserimento esclusivo di materiali naturali quali legni, radici e rocce (non calcaree) ed escludiamo tassativamente gli elementi decorativi artificiali (anfore, rovine sommerse, relitti di velieri pirata, piante finte, forzieri del tesoro, etc.).
Visto che le piante ed i pesci non ci hanno chiesto di essere ospitati nelle nostre vasche, cerchiamo almeno di ricreare l’habitat a loro più confacente e per quanto possibile simile ad uno scorcio di lago, di stagno, di fiume.
Predisposizione della vasca e degli impianti
Sistemare la vasca nella posizione scelta su un supporto fisso, solido ed indeformabile, lontana dalla luce solare diretta e per quanto possibile in zona tranquilla, silenziosa e poco illuminata
Pulirla con abbondante acqua ed asciugarla accuratamente evitando l’uso di detergenti chimici; se la vasca è nuova sconsiglio l’impiego di antisettici, in caso sia stata già utilizzata è buona norma disinfettarla con acqua ossigenata o blando antisettico per alimenti
Sistemare nella posizione definitiva le dotazioni tecniche, in particolare i cavi elettrici e gli eventuali tubi di collegamento per il filtro esterno e l’impianto di CO2 lasciando almeno 15 cm tra il vetro posteriore della vasca ed il muro (può essere comodo poter arrivare con le mani dietro il mobile per le operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria); se desideriamo applicare uno sfondo nero, blu oppure fotografico (consiglio lo sfondo nero), questo è il momento per fissarlo, dato che una vasca piena NON SI DEVE SPOSTARE PER NESSUN MOTIVO
Collegare solidamente ad una presa multipla fissata al mobile i diversi cavi elettrici e predisporre un cavo di dimensioni generose per il collegamento alla rete elettrica (luci, riscaldatore e filtro per una vasca di circa 200 litri hanno un consumo di picco di oltre 400 W)
Assicurarsi di avere a disposizione tutto l’occorrente per l’allestimento (materiali, utensili e tutto il tempo che occorre)
Iniziamo a preparare il layout
1. Tenendo conto della potenza dell’impianto di illuminazione a nostra disposizione, scegliamo accuratamente le piante in base alle esigenze di luce di ciascuna specie, alle caratteristiche di crescita e propagazione (ad esempio, se piantiamo troppo vicine fra loro delle piante a stelo, esse si faranno ombra a vicenda e cresceranno poco e male)
2. Bilanciamo le piante a crescita lenta con altre a crescita più veloce, capaci quindi di assorbire maggiori quantità di nutrienti in soluzione
3. Scegliamo piante basse per la parte frontale, piante a crescita intermedia per il centro vasca e piante alte per i lati ed il fondo; possiamo anche intervallarle tenendo presente che le piante basse rimarranno all’ombra e quindi ne sceglieremo di poco esigenti in fatto di luce
Anubias e Vallisneria due tipiche piante rispettivamente a crescita lenta ed a crescita veloce.
4. Ricordiamo sempre che una vasca con piante poco esigenti e con bassa intensità luminosa è di gestione molto più semplice rispetto ad un plantacquario spinto e non è affatto vero che sia meno bella. Diverse specie di pesci preferiscono una luce soffusa e schermata da piante galleggianti, soprattutto durante il periodo riproduttivo. In molti casi la luce forte costituisce un fattore di stress ambientale per i nostri ospiti
5. Pensiamo la posizione degli arredi in modo da dare movimento e profondità alla vasca e tenendo sempre conto di come cresceranno le piante e di che specie di pesci popoleranno la vasca (disposizione territoriale, necessità di tane per le deposizioni, nascondigli, etc.)
6. A questo punto possiamo mescolare il terriccio fertile con gli inerti del fondo (lapillo vulcanico, argilla espansa o altro), introdurre la mistura in vasca nello spessore voluto e livellare il tutto; lasceremo digradare il fondo dal vetro posteriore verso l’anteriore per dare l’effetto prospettico; poi verseremo il ghiaietto di quarzo superficiale, accentuando ancora di più l’effetto (il fondo sarà di circa 10-11 cm sul posteriore e di 7-8 sull’anteriore)
7. Disponiamo gli arredi e poi versiamo delicatamente alcuni litri d’acqua, fino ad avere circa 10 cm di acqua sopra il fondo (importantissimo versare l’acqua delicatamente per non rimescolare i materiali del fondo!!!). N.B. non riempiamo completamente la vasca per rendere più agevole le operazioni di piantumazione
La piantumazione dell’acquario
1. Inserire le piante immediatamente durante l’allestimento, in nessun caso lasciare girare la vasca con le luci accese senza piantumare
2. Una volta acquistate le piante, eliminiamo i vasetti di coltura e liberiamo delicatamente le radici dall’ovatta imbevuta di fertilizzanti in cui sono cresciute (tale ovatta va rimossa perfettamente, in quanto altamente inquinante) e spuntiamo le radici di circa 1/3
2.1. Le piante a cespuglio vanno mondate dalle foglie più esterne, per stimolare la produzione di nuove foglie
2.2. Le piante epifite devono essere legate agli arredi e non interrate, altrimenti marciscono; utilizzare del filo da pesca, oppure del robusto filo di cotone nero
2.3. Le piante a bulbo non devono essere completamente interrate; solitamente il bulbo va privato di 1/3 delle radici e infilato nel terreno per circa la metà
2.4. Le piante basse da prato sono vendute in mazzetti, ma vanno solitamente separate e piantate uno stelo alla volta con l’ausilio di sottili pinzette
3. Deponiamo le piantine così preparate in un recipiente con qualche cm d’acqua e prepariamoci a sistemarle nella posizione definitiva; cerchiamo di decidere prima di iniziare, per non doverle estrarre con conseguente e dannosa dispersione del fondo fertile in acqua
4. Aiutandoci con le dita o con una pinzetta affondiamo le radici delle piante nel fondo fino al colletto (punto da cui si dipartono le foglie) e rincalziamo il ghiaietto tutto intorno per consolidarne la posizione, leghiamo le epifite su legni e rocce ed interriamo i bulbi come descritto.
5. Dopo aver piantumato l’ultimo stelo riempiamo molto lentamente la vasca con acqua a temperatura ambiente per evitare shock termici e poi attendiamo che l’acqua torbida si schiarisca
6. Eventualmente dosiamo del biocondizionatore in acqua e successivamente dell’attivatore batterico di buona marca sia in vasca che direttamente nel filtro secondo le istruzioni in etichetta
Come effettuare il primo avvio
1. Dopo aver riempito la vasca fino al livello voluto, aver atteso che l’acqua si sia schiarita ed aver verificato i collegamenti elettrici e la tenuta dell’eventuale filtro esterno, si procede al primo avvio; si consiglia di regolare la portata della pompa a circa metà, in modo da non generare una corrente troppo forte che potrebbe sradicare le piante più delicate… dopo qualche giorno si potrà riportare la potenza della pompa a regime senza causare danni
2. Settare il termoriscaldatore alla temperatura voluta, solitamente tra i 24°C ed i 26°C
3. Regolare il timer luci tenendo presente che la durata del fotoperiodo è fondamentale nella lotta contro le alghe: una vasca appena avviata non deve essere bombardata con 14 ore di luce a piena intensità, pena una incontrollabile infestazione algale.
Si consiglia di partire il giorno successivo all’allestimento con 5-6 ore di luce continuata gestita da un timer (accensione e spegnimento luci alla stessa ora ogni giorno) e di aumentare gradualmente la durata del fotoperiodo in ragione di 30 minuti ogni 8-10 giorni, fino a 9-10 ore. Per vasche spinte la durata del fotoperiodo può arrivare anche a 12 ore in base alle esigenze delle piante
4. Rispettare scrupolosamente il periodo di maturazione biologica del filtro prima di introdurre invertebrati o pesci, anche se si usa un attivatore batterico; il periodo minimo è di 4 settimane, ma si consiglia di aspettare anche 6-8 settimane per dare tempo alla flora batterica di iniziare a colonizzare il fondo ed ai microorganismi fluttuanti di riprodursi in numero adeguato.
5. Non utilizzare fertilizzazione liquida nelle prime due settimane dopo aver piantumato (le piante sono impegnate a radicare e non assorbirebbero i nutrienti in soluzione, che finirebbero per alimentare le sole alghe); una volta passato tale periodo iniziare riducendo le dosi consigliate in etichetta del 50%; una volta che si inizia a comprendere la dinamica della vasca (ogni vasca è diversa dalle altre), regolare la fertilizzazione a seconda delle reazioni del sistema. Si consiglia di adottare un protocollo di fertilizzazione completo e coerente, cioè cerchiamo scegliere per il fondo e per il liquido prodotti della stessa marca, meglio se nota ed apprezzata dagli appassionati
Popolazione dell’acquario naturale
1. La regola aurea è: “Meglio un pesce in meno ed una pianta in più”, non state a sentire chi vi dice di mettere un cm di pese per ogni litro d’acqua: sono solo grossolane approssimazioni
2. Bilanciate la popolazione inserendo i cosiddetti “pesci di fondo” e “pesci pulitori”, che non sono la soluzione al problema alghe, ma andranno ad occupare e ad alimentarsi nelle diverse zone della vasca aiutandovi ad eliminare i residui di cibo caduti sul fondo ed a limitare l’attecchimento delle alghe su foglie ed arredi
3. Informatevi sempre sulle esigenze e la compatibilità intraspecifica dei pesci che inserite, in particolare:
3.1. informatevi sulle esigenze chimico-fisiche dei pesci, in particolare temperatura, ph e durezza dell’acqua necessarie ad ogni specie
3.2. alcuni organismi (soprattutto gasteropodi e crostacei) mal tollerano le sostanze inquinanti, ivi compresi i fertilizzanti… informatevi attentamente prima di incorrere in esperienze poco piacevoli
3.3. tenete presente che ci sono pesci ed invertebrati con un basso carico organico ed altri più “sporcaccioni” per elevata quantità di deiezioni e tipologia di cibo richiesta
3.4. alcune specie sono molto territoriali, assicuratevi che abbiano spazio a sufficienza per non diventare aggressive verso gli altri ospiti
3.5. verificate le esigenze alimentari delle diverse specie e regolatevi di conseguenza
3.6. alcuni pesci sono gregari, cioè devono stare in gruppo altrimenti sono stressati e deperiscono
3.7. alcuni pesci saltano, quindi se li volete allevare la vostra vasca necessiterà di un coperchio
3.8. Infine informatevi sulle abitudini riproduttive dei pesci; alcune specie sono molto prolifiche ed in poco tempo possono saturare la vasca, accordatevi con il venditore o con terze persone circa la cessione ed il ritiro di eventuali avannotti
4. I pesci vanno inseriti in piccoli gruppi e con gradualità, iniziando dai pesci di fondo e dagli organismi alghivori e facendo trascorrere 10 giorni fra i diversi inserimenti, onde consentire al filtro di adeguarsi ai nuovi carichi organici introdotti: per esempio si inseriscono gli invertebrati alla quinta settimana, i pesci di fondo ed alghivori alla settima, i pesci di branco la nona e la specie solista la decima-dodicesima
5. Tenete sempre presente che una vasca sovrappopolata necessita di continui e pesanti interventi da parte dell’acquariofilo e non è certamente destinata ad una lunga durata
Conduzione
- Somministrate poco cibo 2-3 volte al giorno; la corretta quantità è quella che viene consumata completamente nell’arco di pochi minuti.
- Variate spesso la dieta dei vostri ospiti, consumeranno il cibo più volentieri e velocemente; ricordatevi di nutrire anche i pesci di fondo ed i “pulitori”, essi non si nutrono come erroneamente tanti credono degli escrementi degli altri pesci, ma hanno necessità alimentari specifiche.
- Cercate di mettere le mani in vasca il meno possibile, tenete sempre presente che ogni volta che lo fate interferite con il suo equilibrio e stressate i pesci.
- Se effettuate cambi di layout, fatelo a filtro spento e assicuratevi di non sollevare nuvole di inquinanti, per esempio sradicando piante o smuovendo legni e rocce; in tal caso procedete con due o più copiosi cambi ravvicinati di acqua (30-40%) in modo da rimuovere detriti e sostanze nocive in sospensione.
- Acquistate i sei test fondamentali per monitorare la qualità dell’acqua e preferite i test a reagente, molto più affidabili delle striscie multitest; i test fondamentali sono PH, GH, KH, NO2, NO3, PO4.
Manutenzione delle’acquario
- Cambiate regolarmente acqua alla vasca, si consiglia di sostituire il 10-15% di acqua settimanalmente o il 20-25% ogni 15 giorni con la giusta miscela di acqua osmotica e di rubinetto, oppure interamente con acqua osmotica integrata con gli appositi sali.
- Rimuovete prontamente le foglie morte ed eventuali cadaveri di pinnuti.
- Settimanalmente pulite l’interno dei vetri con una spugna morbida usata solo per l’acquario o con un batuffolo di ovatta di perlon; sconsiglio le calamite, con cui si rischia di rigare i vetri.
- Periodicamente, se sul fondo si accumulano detriti, utilizzate un sifone a campana per aspirare quelli depositati in superficie; personalmente sconsiglio di sifonare in profondità, rischiate di sollevare più inquinanti di quelli che aspirate e di sconvolgere il substrato dove sono insediati i batteri presenti nel fondo; se la popolazione è ben bilanciata non sarete mai costretti a sifonare. Se il vostro fondo è sempre coperto di detriti significa che la vasca è sovrappopolata, quindi intervenite e correggete il problema alla radice.
- Periodicamente sostituite i materiali deputati al filtraggio meccanico (ovatta, spugne), oppure lavateli in modo da ripristinare il corretto flusso di acqua all’interno del filtro; i supporti biologici invece non si devono di norma toccare o estrarre dall’acqua a meno che il filtro non sia intasato.
- Per diminuire la carica batterica in vasca, periodicamente si lavano gli accumuli di batteri dal substrato biologico usando una bacinella con acqua dell’acquario; ci si accorge della sovrabbondanza di batteri quando sul pelo dell’acqua si forma una spessa pellicola opaca: tale operazione si configura come manutenzione straordinaria e deve essere eseguita con frequenza semestrale o addirittura annuale (diversamente si rischia di decimare la flora batterica).
Osservando queste semplici regole di condotta otterrete sicuramente una vasca splendida e perfettamente efficiente, con una vegetazione florida e libera dalle odiose infestazioni algali.
Qualche macchiolina sui vetri e qualche filamento attaccato alle foglie delle vostre amate pianticelle ci saranno sempre, in quanto le alghe sono gli organismi viventi più antichi, versatili e diffusi in ogni ambiente acquatico del pianeta e si adattano a vivere in ambienti ostili con un minimo di risorse, ma a livello complessivo avrete vasche NATURALMENTE efficienti, pulite ed autosufficienti.