Fertilizzare le piante è una operazione indispensabile anche in acquario, anche esse difatti (come tutti gli organismi viventi) hanno necessità di nutrirsi costantemente; la principale differenza rispetto a quello che siamo soliti fare con le piante in vaso, è data dal tipo di sostanze che immettiamo nell’acqua. Difatti in un comune fertilizzante da giardino ritroveremo nella sua composizione principalmente: Azoto, Fosforo e Potassio (fertilizzante N-P-K). I fertilizzanti per piante d’acquario si differenziano per il fatto che non contengono Azoto e Fosforo (già abbondantemente presenti in vasca come Nitrati e Fosfati), troveremo invece principalmente Ferro, e poi Magnesio, Potassio, ed altri oligoelementi. Alla luce di questi fatti possiamo dire che in realtà i fertilizzanti per acquario sono degli integratori di quelle sostanze, come il Ferro, che sono deficitarie in vasca. Un aspetto molto importante della fertilizzazione in vasca è che non si deve mai esagerare con le dosi anzi, è sempre meglio orientarsi verso un dosaggio che sia la metà di quello consigliato sulla confezione; il motivo che sta alla base di questa affermazione è che in caso di sovradosaggio le prime ad avvantaggiarsene saranno le alghe. Ricordiamoci che le alghe si adattano molto più velocemente delle piante alle mutate condizioni ambientali. Il modo con cui misuriamo il livello di fertilizzazione è quello della titolazione del Ferro presente in vasca. In sostanza andremo a misurare la quantità di Ferro disciolto nell’acqua tramite gli appositi test in commercio, avendo cura di fare sì che la concentrazione di Ferro non superi la soglia dei 0,1 mg/l. Se questo dosaggio vi sembra poco, considerate che quando si usano i fertilizzanti in goccia giornalieri il ferro immesso non dovrebbe essere neanche misurabile (o al massimo, immediatamente dopo la somministrazione); la somministrazione giornaliera è la soluzione migliore perché così facendo saremo sicuri che ogni giorno immetteremo in vasca solo l’esatta quantità di Ferro e microelementi che le piante consumeranno in un giorno, in modo tale da non lasciarne disponibile per le alghe. Alla luce di queste considerazioni si capisce perché viene riportato da più fonti, come sia consigliabile una fertilizzazione del fondo rispetto ad una fertilizzazione dell’acqua. E’ evidente che se fertilizziamo il fondo (con pastiglie, stick o altro) le sostanze immesse saranno a disposizione delle radici delle piante che ne beneficeranno in maniera esclusiva; se privilegiamo la fertilizzazione dell’acqua ne potranno beneficiare sia le piante che le alghe. Ma perché fertilizzare in due modi? La risposta è molto semplice : perché dobbiamo mettere a disposizione i nutrienti sia per quelle piante che si nutrono per mezzo delle radici, sia per quelle che lo fanno per mezzo delle foglie. La mia raccomandazione è comunque quella di fertilizzare con parsimonia, e di trovare, sperimentando, il dosaggio giusto per le piante ospitate nella nostra vasca ed il loro ritmo di crescita; se poi vogliamo ottenere qualche cosa di più ed ottenere un sostanzioso risparmio, ci possiamo orientare verso un fertilizzante “casalingo”, la formulazione più nota è quella del PMDD (Poor Man’s Dosing Drops, ovvero il fertilizzante del povero). La formulazione del PMDD è stata studiata in modo da dare alle piante un vantaggio competitivo rispetto alle alghe. Attualmente il mio protocollo di fertilizzazione comprende sia una fertilizzazione del fondo sia una fertilizzazione dell’acqua. Per quanto riguarda la fertilizzazione dell’acqua, come già accennato ho elaborato una formulazione del PMDD ottimale per la mia vasca; il fondo lo fertilizzo con prodotti commerciali, e più precisamente con: Sera Florenette (compresse) L’uso congiunto di questi due fertilizzanti da fondo mi sta dando ottimi risultati, ed inoltre non sono particolarmente costosi. Il Sera Florenette è conveniente comprarlo nei barattolini da 50 compresse, i Tetra Initial Sticks si trova in confezioni da 250 gr in cui si trova anche una bustina con 5 pastigliette di Tetra Crypto, un altro fertilizzante da fondo. Le compresse del Florenette sono abbastanza grandi da essere divise in due (utile nel caso di piccoli gruppi di piante), e vanno interrate poco sotto la superficie e vicino alle radici delle piante stesse. Gli Stick della Tetra hanno l’aspetto di cilindretti di fango essiccato; l’uso è il medesimo rispetto al Florenette, ma bisogna porre la massima cura affinchè siano collocati bene al disotto la superficie della sabbia. Infatti in caso contrario si sciolgono causando una “nebbia” piuttosto fitta che può permanere anche diversi giorni. Anche chi possiede Corydoras farà bene a curare che i cilindretti siano bene interrati e non possano essere raggiunti dal “grufolare” dei Cory; diversamente l’incessante smuovere del fondo causato da questi pesci causerà una opacizzazione permanente dell’acqua (perlomeno sino a quando non si saranno disciolti completamente ). Le compresse della Sera non presentano invece nessun effetto collaterale fastidioso. La frequenza della fertilizzazione di fondo si aggira intorno ai 3-5 mesi; una pianta che funge da ottimo indicatore dell’esaurimento della riserva di fertilizzante è la Nympaea lotus zenkeri, le cui foglie da rosso scuro diventano progressivamente verdi indipendentemente dal livello di Ferro disciolto nell’acqua. Anche i piccioli delle nuove foglie ne risentono, assottigliandosi vistosamente; in seguito al reintegro del fertilizzante le foglie tornano rosso scuro ed i piccioli si ispessiscono. Dovendo perdurare la carenza di nutrienti nel fondo la pianta incomincerà a “disfarsi” progressivamente, sino a scomparire del tutto. Situazione reversibile al ripristino delle condizioni ottimali. LA FERTILIZZAZIONE- IL MIO PMDDFertilizzare tramite il PMDD si può rivelare un’operazione rischiosa, non tanto per la natura del fertilizzante (che comunqua va usato con alcune cautele che vedremo più avanti) ma piuttosto per il fatto che si tende sempre ad eccedere nel fertilizzare le piante, ed in più il costo di questo fertilizzante è talmente irrisorio che potremmo essere tentati di abbondare. Non fatelo! Ricordiamoci che le alghe sono sempre in agguato e che alle mutate condizioni ambientali queste reagiscono molto più velocemente delle nostre piante. INIZIO DELLA SPERIMENTAZIONE : FEBBRAIO PROTOCOLLO N°1 – FORMULAZIONE ORIGINALE DI CONLIN & SEARSIl primo protocollo di fertilizzazione che ho sperimentato aveva la seguente formulazione: Solfato di Magnesio (MgSO4) 33 gr (Comprato su ordinazione in farmacia) Come integratore di microelementi ho reperito il seguente prodotto: Microelementi : Micromix L. – Correttivo liquido a base di microelementi – Mg, B, Mn, Zn, Cu, Mo, Co, Fe, sequestrati con EDTA (questo è liquido) – Confezione da 1 L – Produttore Sicilfert., comprato nello stesso negozio del Ferro. Le percentuali indicate in etichetta sono: Mg 3,20% Il dosaggio applicato è stato di 1 cc al giorno per una vasca di circa 180 litri netti della prima soluzione, e di 3 gocce al giorno per l’integratore di microelementi. Già a partire da questa prima sperimentazione ho tenuto separata la soluzione “principale” (quella con i Solfati ed il Ferro, tanto per capirci) e l’integratore dei microelementi, al fine di ottenere un dosaggio più preciso. Dopo circa una settimana di somministrazione si sono notati gli effetti positivi della fertilizzazione, verde più intenso delle foglie, crescita a ritmi sostenuti, cessazione del disfacimento delle piante a foglia rossa, prima diminuzione della proliferazione algale. Come effetti negativi dopo 2 mesi di sperimentazione ho notato: accentuata colorazione marroncino/rossastra dell’acqua, aumento importante della conducibilità, aumento della durezza Gh. L’aumento del Gh è sicuramente da attribuire alla somministrazione eccessiva di Magnesio, presente sia nella soluzione che nell’integratore. La colorazione rossastra dell’acqua è probabilmente da attribuirsi ad un eccesso di somministrazione di Ferro chelato, e l’aumentata conducibilità anche all’accumulo dei Solfati. Il secondo protocollo di fertilizzazione, scaturito dall’esperienza precedente, è stato eseguito con le seguenti formulazioni, questa volta in tre contenitori separati: 1a bottiglia: 2a bottiglia: 3a bottiglia: Microelenti: invariato. Nel frattempo ho cambiato vasca, la somministrazione avveniva con: Solfato di Magnesio 0,5 cc 2 volte alla settimana Applicando questo protocollo le alghe sono state quasi completamente debellate, l’acqua raggiunge la colorazione rossastra dopo 4 mesi circa, l’aumento di conducibilità è più contenuto di prima, il Gh rimane stabile. Resta peraltro il problema di eliminare i Solfati che si vanno accumulando lentamente in vasca, nonostante i cambi d’acqua. Un altro problema che si presenta, ma che non ha niente a che vedere con il PMDD, è l’accumulo di Sodio proveniente dall’integrazione dell’acqua osmotica con Bicarbonato di Sodio. Questa integrazione di Bicarbonato si è resa necessaria in quanto avendo deciso di mantenere l’acqua entro Gh 4, il corrispondente Kh ottenuto con l’aggiunta dei sali JBL è troppo basso (non supera i 2,5° di Kh), inoltre nel corso della settimana a seguito dell’attività di filtrazione vi è una diminuzione della durezza Kh di 0,5 – 1. PROTOCOLLO N°3 – SECONDA MODIFICA ALLA FORMULA ORIGINALE Il protocollo numero 3 è stato in sperimentazione dai primi di dicembre 2003 sino a metà dicembre 2003; la teoria che sta alla base di questa nuova formulazione è quella di somministrare contemporaneamente il Potassio (come nutriente per le piante) ed i Bicarbonati (come integratore del Kh consumato), eliminando il Sodio ed i Solfati. Le formulazioni sono diventate: Bicarbonato di Potassio (KHCO3) 10 gr Ferro chelato: invariato Microelenti: invariato In questo momento non dispongo ancora di un dosaggio da indicare stabilmente per il Bicarbonato di Potassio, sto procedendo integrando direttamente l’acqua dei cambi. Per quanto riguarda il Ferro chelato ed i Microelementi, il loro dosaggio rimane invariato rispetto al protocollo n°2. L’unico dato disponibile ad oggi è un valore della conducibilità piuttosto stabile (circa 380 uS/cm). Dopo le prime somministrazioni di solo Bicarbonato di Potassio, mi sono reso conto che questo sale da solo non è sufficiente a garantire una quantità di carbonati tale da tamponare il Kh ai livelli che mi interessano. Ho deciso dal cambio successivo di utilizzare la soluzione proposta da Walter Peris per innalzare il Kh (vedi il protocollo successivo). PROTOCOLLO N°4 – TERZA MODIFICA ALLA FORMULA ORIGINALE Il protocollo numero 4 è in sperimentazione dalla metà di dicembre, meno una piccola interruzione nella raccolta dei dati a causa dell’esaurimento dell’elettrodo del pHmetro; la teoria che sta alla base di questa ultima (e definitiva) formulazione è quella di somministrare contemporaneamente il Potassio (come nutriente per le piante) ed i Bicarbonati (come integratore del Kh consumato), riducendo l’apporto di il Sodio (quello che proviene dal Bicarbonato di Sodio) ed eliminando i Solfati (il Solfato di Potassio, tanto per capirci). FORMULAZIONE FINALE DEL PMDD1a bottiglia: 2a bottiglia: Contagocce: La soluzione per il Kh che sto adoperando (quella della 2a bottiglia), è quella proposta da Walter Peris per innalzare il Kh dell’acqua osmotica, 4 ml di questa soluzione innalzano di 1° il Kh di 10 litri d’acqua. DOSAGGIO DEL PMDD Ferro chelato 0,5 cc un giorno si ed uno no Inoltre utilizzo la soluzione per innalzare il Kh ad ogni cambio d’acqua; prepararo l’acqua osmotica dei cambi nel seguente modo: 10 litri di acqua RO + 9 misurini JBL Aquadur plus + 4 ml di soluzione Kh N.B. il misurino che utilizzo per dosare i sali JBL è quello in dotazione al test NO3 della JBL stessa, e non quello in dotazione ai sali. CONCLUSIONI Credo che giunti a questo punto si possano tirare le somme e fare il punto della situazione; sinteticamente i punti a favore e contro sono: Pro: Contro: FINE DELLA SPERIMENTAZIONE : FEBBRAIO Per visitare il sito di Andy clicca sotto. Le opinioni espresse in queste pagine, sono sempre strettamente personali, i commenti sui materiali ed i vari prodotti sono sempre scaturite da esperienze dirette nella conduzione della mia vasca; per questi motivi non vi è garanzia che applicando le tecniche ed i suggerimenti esposti si abbiano i medesimi risultati, positivi o negativi che siano. Vi consiglio sempre di procedere con cautela in ogni modifica nelle vostre vasche, in particolare modo se già popolate e/o avviate. Qualunque intervento e/o tecnica riportata in questo sito vogliate replicare con le vostre vasche, lo farete a vostro esclusivo rischio e pericolo, entrando nel sito accettate incondizionatamente questi avvertimenti. |