Molti acquariofili acquistano i loro primo Ancistrus spinti più da un motivo pratico (è un ottimo mangiatore di alghe) che per un fatto di simpatia. In seguito, però, si finisce con l’innamorarsi di questo piccolo ospite che, con discrezione, vive nel nostro acquario. E’ pacifico, ma in grado di farsi rispettare e, con un po’ di pazienza, facile da far riprodurre.
I grandi fiumi dell’America meridionale, con la loro ricca rete di affluenti, costituiscono un ambiente decisamente unico nel loro genere: dagli immensi bacini dei corsi principali ai piccoli rigagnoli temporanei, creano milioni di differenti nicchie ecologiche abitate da moltissime specie di pesci. Alcune di queste, o perchè abitano aree geograficamente ristrette e poco battute dai pescatori o perchè sono di difficile cattura, sono state scoperte solo recentemente e quasi sicuramente molte altre sono a noi ancora sconosciute. Tra le nuove specie molte fanno parte della famiglia dei Loricaridi.
Amano le forti correnti e il buio della notteI Loricaridi occupano un areale molto vasto che a nord parte da Panama e termina a sud in Uruguay, mentre la diffusione specifica può comprendere sia una zona ampia sia talvolta una zona puntiforme. Sono generalmente dulciacquaioli e solo con qualche eccezione vi sono delle specie che vivono in ambienti leggermente salmastri (tra cui alcuni Ancistrus). Prediligono fiumi e torrenti con forti correnti dove vivono nella zona delle sponde, sia tra la vegetazione sia nascosti in cavità o in buche. A seconda della specie, hanno abitudini notturne o crepuscolari. Sono tutti generalmente molto timidi e si riparano velocemente nei loro rifugi al comparire del più piccolo movimento anomalo intorno a loro. Ma sicuramente la caratteristica che li rende per alcuni “animali affascinanti” ed per altri “esseri mostruosi” è la struttura del corpo. Perfettamente adattati agli habitat che frequentano, questi pesci hanno la testa ed il corpo appiattiti nella parte bassa e una bocca parecchio modificata, in grado di attaccarsi come una ventosa ai substrati. Le labbra, infatti, formano un anello, talvolta arricchito con dei tubercoli e delle papille, con una grande capacità adesiva che riescono ad anco-rare il pesce in modo tale da resistere alle forti correnti delle zone in cui vive. Un’altra caratteristica fondamentale della bocca dei Loricaridi è quella di possedere dei particolari denti con i quali raspano la superficie delle rocce, dei legni e della vegetazione per ricavarne il cibo di cui si nutrono. Le pinne hanno il primo raggio molto robusto e talvolta ricco di piccoli uncini. In particolare quelle dorsali e ventrali possono essere, in caso di pericolo, bloccate nella posizione di massima apertura in modo che il pesce possa bloccarsi all’interno delle cavità o divenga un boccone troppo scomodo per animali predatori. Cirri ramificati sul capo del maschioMolti acquariofili, infatti, acquistano il loro primo Ancistrus, spinti più da un motivo pratico (è un ottimo mangiatore di alghe) che per un fatto di simpatia. In seguito, però, si finisce con l’innamorarsi di questo piccolo ospite che, con discrezione, vive nel nostro acquario: lo si vede scavare la tana e difenderla dagli intrusi senza arrecare però nessun danno agli altri ospiti. Il genere Ancistrus comprende varie specie, che generalmente non superano la lunghezza di 15 cm. Questo li rende dei pesci particolarmente adatti ad acquari di media grandezza ( 80/100 l). Le specie più comunemente commercializzate sono Ancistrus dolichopterus ed Ancistrus hoplogenys, a cui se ne affiancano molte altre non ancora determinate tassonomicamente e quindi contraddistinte dal nome commerciale o da una sigla. Benchè in questi casi non si disponga il più delle volte di un’ampia bibliografia, il fatto di conoscere almeno la provenienza geografica permette se non altro di definire le principali condizioni chimico-fisiche dell’acqua del luogo di origine. Il dimorfismo sessuale negli Ancistrus è generalmente evidenziato dalla presenza, sulla testa dei maschi, di cirri che tuttavia in alcune specie (p.e. Ancistrus ranunculus) possono essere presenti anche sulle femmine (sia pure in quantità minore rispetto ai maschi e quasi mai ramificati). La livrea non è mai ricca di colori sgargianti o di grandi contrasti ma è generalmente molto mimetica con tonalità che variano dal marrone al nero, con una colorazione uniforme, marmorizzata o punteggiata. In Ancistrus dolichopterus il colore di base è il marrone che può essere, a seconda della provenienza geografica, più o meno chiazzato di un marrone chiaro, talvolta tendente addirittura al giallo-oro. Il dimorfismo sessuale è molto evidente: i maschi, oltre ad avere numerosi cirri ramificati, hanno la testa molto più larga delle femmine ed il corpo più slanciato; le femmine con pochissimi cirri sul capo sono più grandi di taglia e si presentano con la zona ventrale più ingrossata. Alcune volte, se si ha la fortuna di osservarne una appoggiata al vetro frontale della vasca, può anche capitare di intravedere, attraverso il sottile e quasi trasparente epitelio ventrale (privo di scudi ossei), le uova di colore arancione nella loro ultima fase di maturazione. Meno evidente è il dimorfismo sessuale in Ancistrus hoplogenys, poichè in questo caso anche le femmine sono fornite, specialmente ai margini, di numerosi cirri che però per numero e per dimensione risultano essere sempre inferiori rispetto ai maschi adulti della loro specie. La livrea è costituita da un mantello base di colore marrone scuro che, in alcuni casi, può risultare anche nero con numerosi piccoli puntini bianchi su tutto il corpo e le pinne. Talvolta, in alcuni esemplari, il margine della pinna dorsale e della caudale presentano una colorazione bianco candido tale da far ritenere ad alcuni autori che possano appartenere ad un’altra specie. Entrambe gradiscono un’acqua leggermente acida (pH 6,3/6.8) con una durezza che può oscillare tra i 5 e i 10° dGH ed una temperatura di 28° C. Dieta vegetariana e legno di torbieraE’ molto importante mantenere bassa la concentrazione dei nitrati, eseguendo dei frequenti cambi dell’acqua, perchè ai nitrati questi pesci sono particolarmente sensibili. Sono generalmente vegetariani e si nutrono sostanzialmente delle alghe che crescono sugli arredi e sulle foglie delle piante. Con il loro particolare apparato boccale, dotato di piccoli denti, “raspano” instancabilmente tutte le superfici presenti nell’acquario alla ricerca di cibo, senza disdegnare di nutrirsi anche dei piccoli microrganismi che vivono tra le alghe e che forniscono a questi pesci un’importante apporto di proteine di origine animale.
E’ necessario, qualora si voglia ospitare un Ancistrus all’interno del nostro acquario, introdurre anche un pezzo di legno di torbiera che possa fungere sia da nascondiglio (specialmente se è ricco di cavità) sia da alimento. Infatti questi pesci sono in grado di nutrirsi della lignina di cui è composto e nel contempo lo manterranno sempre pulito e privo di incrostazioni.
La somministrazione del cibo in acquario dovrà avvenire principalmente di sera, dopo lo spegnimento della luce, poichè questi pesci sono generalmente notturni e, a causa della concorrenza alimentare di altre specie, rischierebbero di non alimentarsi a sufficienza durante il giorno. Sono particolarmente indicati come cibo principale gli alimenti composti in pastiglia a base vegetale con una somministrazione settimanale di granuli affondanti (ottimi quelli per i Discus) che arricchiranno la dieta con proteine animali. Consigliabile è integrare sia con dei piccoli pezzi di zucchina scottata in acqua bollente (senza sale!) sia con delle larve di chironomidi surgelate. Talvolta, durante la ricerca di cibo con il loro particolare apparato boccale, possono danneggiare la delicata lamina fogliare di alcune piante, specialmente del genere Echinodorus, portando alla morte della foglia, che inizialmente apparirà come abrasa per poi marcire nelle zone maggiormente ferite, dove rimarranno in vista solo le nervature.
Questo inconveniente spesso è sintomo di una scarsa alimentazione e può quindi essere risolto aumentando sia la qualità che la quantità di cibo. Talvolta però si può incappare in soggetti, specialmente quelli di cattura, che apprezzano in particolar modo queste piante ed in questo caso la soluzione migliore resta quella di scegliere piante poco gradite al loro palato. Come materiale di fondo è meglio utilizzare della sabbia di piccola granulometria, poichè questi pesci amano scavare sotto i sassi o le radici delle piccole fosse che utilizzeranno come nascondigli e talvolta anche come siti riproduttivi. La riproduzione di Ancistrus dolichopterus è abbastanza semplice e talvolta, se le condizioni generali lo permettono, può avvenire anche in acquari di comunità. è consigliabile acquistare, nel caso che si abbia già una coppia, un gruppo di sei giovani esemplari che già verso il loro primo anno di vita potranno essere distinti a seconda del sesso. I maschi, infatti, soprattutto quando vanno in amore, sviluppano notevolmente (sia in dimensione sia nel numero) i cirri del capo. Si ritiene che queste strutture siano in grado di riconoscere sia gli odori che la velocità delle correnti e che quindi, oltre ad avere una funzione durante la parata nuziale, siano utilizzati dal maschio per individuare il punto più adatto alla deposizione delle uova. L’acqua più fredda stimola la riproduzioneScelta la coppia, si allestirà una vasca di 60 l circa, dotata di un piccolo filtro a spugna ed arredata con un pezzo di legno di torbiera che fungerà da nascondiglio alla femmina dopo la riproduzione, e priva di sabbia. Come punto di deposizione delle uova possiamo inserire dei vasetti di terracotta oppure dei tubi di PVC chiusi da un lato del diametro interno di 5 cm circa. Una volta avviata la vasca,introdurremo la coppia oppure, se siamo certi di avere delle altre femmine, possiamo introdurle tutte insieme al maschio di modo che sia lui a scegliere la compagna più pronta alla riproduzione. Per la prima settimana si somministreranno dei cibi composti di ottima qualità e ricchi di vitamine, alternandoli a cibi freschi (zucchine e spinaci bolliti e larve di Chironomus) sifonando il fondo dell’acquario il più spesso possibile. Si procederà anche ad effettuare dei cambi d’acqua nell’ordine di due terzi del volume della vasca con acqua preparata in precedenza che abbia gli stessi valori chimici, ma una temperatura inferiore di due o tre gradi. Questo leggero sbalzo termico stimolerà sia il maschio che la femmina alla riproduzione così come accade in natura, quando le grandi pioggie che seguono la stagione secca portano i pesci a riprodursi. Bibliografia: – U. Baensch: “Pesci di mille colori” Tetra verlag, Melle (Ger.) Questo articolo è stato pubblicato sul numero 14 – Novembre 1999 – della rivista ‘il mio acquario’ la quale ha concesso tale ripubblicazione. |
Messaggio precedenteVita, morte (e miracoli) dell' acquario di piante
Next PostL'alimentazione del Discus - Tutto sui Discus