Anche quest’anno, con il sopraggiungere della primavera, un pensiero sulla progettazione e sulla dislocazione delle vasche all’aperto è stato d’obbligo. Buona parte del mio tempo è stato dedicato alla scelta di gamberetti ed altri invertebrati da utilizzare nell’esperimento, memore dell’inaspettato risultato ottenuto nella precedente esperienza di riproduzione di alcuni invertebrati nell’estate di un anno fa in vasche all’aperto. Per l’allevamento all’aperto sono state utilizzate 3 vasche del volume di 110 litri poste su tavoli, ad un’altezza di 72 centimetri da terra ed un’altra vasca in plastica della capienza di 70 litri che poggiava direttamente sul suolo in porfido (fotografia 1). Quest’anno, ricordando le difficoltà precedentemente incontrate nel ripescare i gamberi, ho deciso dinon mettere la ghiaia sul fondo. Fotografia 1: visione generale delle vasche utilizzate, fotografia scattata prima dell’inserimento degli animali. Alla fine di marzo le vasche erano già state riempite con acqua di rubinetto ed erano pronte per ospitare diverse specie di piante al fine di creare ripari ed ombreggiare la superficie dell’acqua. Altra funzione della vegetazione è quella di ricreare un equilibrio biologico utile per un buono sviluppo degli animali. A tal fine state inserite piante galleggianti: Lemna minor, Salvinia natans e Pistia stratoides; piante emerse: Cyperus alternifolius varietà gracilis, Iris pseudacorus, Caltha palustris, Lobelia cardinalis. Per ricreare ripari dai predatori ho poi inserito abbondante java moss ed infine non poteva mancare qualche bulbo di Ninfea lotus (fotografie 2 e 3). Fotografia 2, da sinistra a destra: S. natans, C. palustris, C. alternifolius. L’esposizione verso sud delle vasche, ha permesso in breve tempo lo sviluppo di fitoplancton e il conseguente inserimento di alcuni esemplari di Daphnia sp. che subito hanno cominciato a nutrirsi delle piccole alghe plantoniche. In breve tempo questi piccoli crostacei hanno colonizzato e riempito tutte le vasche.
Ma passiamo ora a parlare di invertebrati di maggiori dimensioni. Il primo inserimento è stato alla fine della prima settimana di aprile ed è consistito in alcune decine di gasteropodi, in particolare Planorbarius sp. (razza leopard e red ) in tutte le vasche insieme ad una dozzina di esemplari di Neocaridina heteropoda razza “red“, le classiche “red cherry” (fotografia 4) Fotografia 4: Esemplari di N. heteropoda razza red cherry. Foto di Simone Panzeri). Nonostante i continui sbalzi di temperatura che si sono verificati fino alla metà di giugno le Planorbarius hanno continuato a riprodursi. Purtroppo a distanza di 2 settimane dall’inserimento delle red cherry ho constatato la morte di tutte le femmine. Gli esemplari maschi invece sopportano temperature anche inferiori ai 12°C; dato che ho potuto sperimentare anche in altre occasioni. I gasteropodi del genere Planorbarius resistono tranquillamente anche a temperature più basse (‹ 6°C). Il 31 di maggio ho iniziato ad inserire qualche decina di guppy (P. reticulata) nonchè, in una sola vasca, anche una decina di piccoli Ancistrus. La popolazione di red cherry maschi è stata “rimpolpata” con un’altra dozzina di esemplari. In una vasca sono stati messi 5 esemplari di Neocaridina palmata e in un’altra 4 esemplari di Neocaridina zhangjiajiensis razza “White perl”. Infine nella restante vasca, priva fino a metà luglio di gamberi, è stata effettuata una semina di una quindicina di esemplari di N. zhangjiajiensis razza “Blu pearl” e 4 giovani esemplari di Pomacea bridgesii fenotipo selvatico e gold, dopo qualche giorno sono stati inseriti 4 giovani esemplari di Lda 16 (ancistrus rossi). A questo punto, con un mese di ritardo rispetto all’anno passato, tutte le vasche erano state popolate, non restava che tener controllata la situazione ed integrare la dieta degli animali con la somministrazione di mangime. Fotografia 5: Da sinistra a destra: giovane Ancistrus sp. red (Lda 16), maschio adulto. Fotografie di Francesca Negri. Le vasche sono state svuotate nel corso della prima settimana di settembre. Per facilitare il recupero degli animali ho cominciato col togliere tutte le piante e le abbondanti alghe filamentose che avevano occupato buona parte del volume delle vasche e quindi tolto gran parte dell’acqua. Tra i gamberi ho potuto contare svariate decine di nuovi esemplari di red cherry, un’po’ meno di White Pearl. Gli esemplari di “Blu perl” sono stati ripescati nello stesso numero di quelli che erano stati inseriti a luglio. Riguardo quest’ultimi le aspettative non erano comunque molte essendo stati inseriti nella vasca tardivamente. Sono stato comunque molto soddisfatto perché i giovani esemplari inseriti erano cresciuti molto, e due femmine erano cariche di uova. Non avendo ripescato esemplari in più di N. palmatasuppongo che gli esemplari inseriti fossero tutti dello stesso sesso, ritenendo improbabile che tutti i soggetti nati nella vasca a loro dedicata siano stati predati nei primi giorni di vita. Volendo trarre delle conclusioni dall’esperienza vissuta quest’anno posso affermare che l’allevamento all’aperto in vasche sufficientemente capienti si è dimostrato essere estremamente fruttuoso per quel che riguarda gamberetti della specie N. heteropoda e zhangjiajiensis. Considerando che l’ambiente in cui sono stati messi gli esemplari di cui ho parlato era ricco di predatori (i piccoli Poecilidi) sono assolutamente convinto che, ricreando le giuste condizioni ed allestendo una vasca dedicata, si possano avere risultati migliori rispetto a quelli da me ottenuti. Per quel che riguarda le “red cherry” ho potuto effettuare un confronto con gli animali allevati al chiuso. Quelli mantenuti all’aperto crescono molto più velocemente. Seppur basandomi su numeri che non fanno statistica posso affermare che la colorazione degli animali (in questo caso manifestata soprattutto dalle femmine) allevati all’esterno è molto più intensa, così da avallare la tesi che, a prescindere dal discorso genetico-selettivo, una giusta alimentazione e un buon equilibrio della vasca sono necessari per poter mantenere nei nostri acquari esemplari belli oltre che in salute. Mi voglio infine soffermare in maniera non troppo dettagliata (anche perché ritengo di non avere sufficientemente preparazione a riguardo) sul confronto tra la gestione di una “vasca esterna” ed una tenuta in casa, in modo particolare sulla possibilità di mantenere al chiuso invertebrati del genere Neocaridina in acqua ferma. Purtroppo è impossibile riprodurre l’ambiente esterno in casa per svariati motivi. Innanzitutto l’ambiente ricreato all’aperto ha avuto un periodo relativamente lungo da permettere la maturazione dell’acqua stagnate. Non è possibile in un ambiente chiuso (a meno che si tratti di una serra) creare una massa vegetale (con potere depurante e nutriente) simile a quella che è possibile avere all’esterno. In merito al filtraggio,condizione indispensabile in ambiente chiuso a prescindere dal volume d’acqua utilizzato, avendo testato svariati sistemi di filtraggio per Neocaridine, mi sento di consigliare come il migliore il filtro biologico a 3 scomparti e un movimento d’acqua, tramite una pompa ad immersione, molto lento. I filtri ad aria, molto funzionali per periodi brevi, richiedono troppa manutenzione ed accortezze, il rischio di una perdita dell’equilibrio dell’ambiente è elevatissimo, soprattutto in piccole vasche. Il “compromesso” ottimizzante per chi vuole utilizzare più vasche vicine applicando la praticità del sistema ad aria è la sostituzione della pompa con un filtro ad aria inserito nello scomparto del box del filtro, proprio al posto della pompa. Di seguito fotografie di vasche all’aperto di altri appassionati
Particolare del giardino di Cristian Dottor Salogni in cui sono collocati 3 piccoli laghetti.
Voglio infine ringraziare Corrado che mi ha sempre sostenuto durante l’esperienza di “Allevamento alternativo” degli ultimi 2 anni e il Dottor Cristian Salogni per il tempo che mi ha dedicato e per i preziosi consigli sulla stesura dell’articolo. |