Il pesce rosso rappresenta uno dei più conosciuti e allevati pesci nel mondo dell’acquariofilia, dato l’incredibile numero di varietà esistenti e la sua notevole resistenza e facilità di allevamento. Le sue origini risalgono al terzo secolo in Cina, quando furono selezionate varietà di carassi dalla colorazione rossastra, a differenza della tipica colorazione grigio-argento.
Nei secoli successivi iniziò a essere allevato come pesce ornamentale e durante la dinastia Song, attorno all’anno 1000, divenne simbolo della famiglia imperiale. Il pesce rosso fu quindi introdotto in Giappone e in Europa nel diciassettesimo secolo e attorno al 1850 in America settentrionale, dove divenne subito molto popolare. Data la grande varietà di adattamento, il pesce rosso si è diffuso praticamente ovunque nelle acque di tutto il mondo, fatta eccezione per i poli. È infatti, un pesce in grado di resistere a condizioni ambientali molto differenti e con un alto tasso di fecondità e una dieta molto ampia.
Tanti anni di selezione artificiale hanno portato oggi a moltissime varietà di pesci rossi, differenti per colorazioni, corporatura, pinne, dimensioni, tanto che anche la sua classificazione e la distinzione tra specie restano controverse.
Habitat e comportamento
In genere il pesce rosso abita acque dolci ferme o poco mosse, come laghi e stagni, con vegetazione e fondale fangoso. Ama le basse-medie profondità. In natura può arrivare anche a 30 cm o più ma normalmente negli acquari arriva a 15-20 cm. La vita media è estremamente alta, specialmente in cattività, tra i 10 e 15 anni ma sono riportati anche casi oltre i 30 anni!
I pesci rossi sono noti per essere pesci molto pacifici e poco aggressivi, anche se con alcune varietà e/o situazioni di stress si possono osservare comportamenti più aggressivi. Sono anche pesci molto attivi in genere e che tendono a esplorare l’ambiente che li circonda. In gruppo mostrano spesso anche comportamenti sociali, ad esempio è possibile osservarli mentre nuotano insieme in acquario. Tuttavia non esistono evidenze d’indicatori di stress in pesci rossi cresciuti da soli, sebbene la nostra naturale tendenza a “umanizzare” i comportamenti animali ci possa far pensare il contrario.
Richieste nutrizionali dei pesci rossi in acquario domestico
Si tratta di pesci onnivori, le cui esigenze nutrizionali sono simili a quelle trattate per i pesci ornamentali. Per esaltare la loro colorazione sono richiesti carotenoidi che non possono sintetizzare da soli, come l’astaxantina (la dose ideale è 36 mg per kg di cibo), contenuta ad esempio nella spirulina o nel krill. La dose di cibo ideale giornaliera è circa il 2% del peso del pesce, fino ad arrivare al 5% nelle fasi iniziali di crescita, dove è anche richiesta una dieta particolarmente ricca di proteine.
Anche a seconda del pesce e della varietà è molto comune che si nutrano delle piante in acquario, anche se generalmente è possibile far convivere i pesci rossi con piante dalle foglie particolarmente resistenti, come Anubias, Microsorum, Vallisneria, Rotala, Cryptocoryne.
Le condizioni ideali di crescita
Sebbene il pesce rosso sia tra i pesci più facilmente adattabili e resistenti, per garantirgli una crescita ideale e in salute vanno tenute in considerazione le sue esigenze anche in termini di spazi e qualità dell’acqua, considerando che esistono varietà più delicate, generate da incroci sempre più mirati a cercare caratteristiche estetiche più che funzionali, come gli Oranda con occhi telescopici.
Studi condotti su giovani pesci per sei settimane, cresciuti da quasi 5 cm a circa 10 cm, hanno dimostrato che almeno 30 litri per pesce siano le condizioni ottimali. È bene tuttavia considerare quanto poi un pesce rosso possa crescere e, di conseguenza, inquinare l’acqua in cui si trova, per cui è raccomandabile mantenere anche uno spazio superiore per pesce.
I pesci rossi hanno anche una proprietà quasi unica tra i pesci ornamentali, essendo in grado di produrre ormoni che inibiscono la crescita, le somatostatine, in particolare se in spazi limitati, per cui è diffusa l’idea che crescano in base allo spazio dell’acquario, sebbene la crescita sia influenzata chiaramente anche da altri fattori, come la predisposizione genetica del pesce stesso e la quantità di cibo a disposizione. Ad ogni modo anche una crescita ridotta non comporta problemi di salute per il pesce o lo sviluppo di organi troppo grandi rispetto al corpo, come talvolta capita di leggere.
È utile anche sapere che i pesci rossi, specialmente quelli comuni o i cometa, sono buoni saltatori e non sono quindi adatti ad acquari aperti.
Le tolleranze ambientali dei pesci rossi
I pesci rossi sono descritti in genere come pesci di acqua fredda, ad ogni modo la loro tolleranza termica è tra le più alte tra i pesci, tanto da spiegare la diffusione in tutto il mondo di questa specie. Esperimenti hanno dimostrato come i pesci rossi possano adattarsi a intervalli di temperature tra i 5 e i 35 gradi, se adattati in maniera graduale alla temperatura dell’acqua, con minimi che arrivano attorno agli zero gradi e massimi fino a 43!
In natura, infatti, i pesci rossi resistono sia alle alte temperature sia alle rigide temperature invernali. Quindi, contrariamente a quanto spesso si legge, è possibile mantenere i pesci rossi anche in acquari di comunità con altre specie tropicali pacifiche che richiedono acque riscaldate. Non ci saranno conseguenze per la salute dei pesci o segni di stress ma è da tenere presente che con l’aumentare della temperatura il metabolismo è più veloce e, di conseguenza, la durata di vita in media si riduce.
Parametri dell’acquario per la corretta gestione dei pesci rossi in acquario domestico
La tolleranza a stress ambientali è alta per i pesci rossi anche per quanto riguarda le condizioni dell’acqua. Ad esempio riescono a tollerare pH tra i 4,5 e i 10,5, con una preferenza tra 5,5 e 7. La durezza dell’acqua non ha particolare importanza e alcuni studi evidenziano come in acque dure sia maggiore la resistenza a inquinamento di metalli pesanti.
I pesci rossi crescono bene e senza segni stress in acqua con salinità fino a 0,6% (6 grammi in un litro di acqua) e una salinità di 0,1% riduce la mortalità dei pesci in presenza di batteri patogeni.
I pesci rossi si adattano bene anche a condizioni di scarso ossigeno per periodi prolungati, grazie alla loro capacità di svolgere un metabolismo anaerobico se necessario.
Tollerano anche livelli di ammoniaca più alti rispetto a molte altre specie ornamentali e valori di nitrati fino a 50 mg/ml, sebbene periodi prolungati di alti nitrati possano comprometterne crescita e salute.
Teniamo ad ogni modo presente che i pesci rossi, data la loro velocità e voracità, tendono a inquinare l’acqua con i loro rifiuti e a smuovere parecchio il fondo, per questa ragione è necessario garantire una buona filtrazione dell’acqua per mantenere le giuste condizioni dell’acqua.
Conclusioni:
Per concludere, la straordinaria capacità di adattamento dei pesci rossi ha fatto sì che nel tempo si siano affermati come pesci per tutti, relegandoli spesso in spazi ristretti e condizioni estreme, fino alle tristemente note bocce di vetro. È oggi maggiore l’attenzione rivolta al benessere anche di questi animali, e va mantenuta viva per non farci dimenticare che una maggiore resistenza non significa doverli sottoporre necessariamente a condizioni di vita stressanti, ma soltanto che con semplici attenzioni potremo crescere con soddisfazione questa specie, anche senza essere esperti di acquariofilia.
Altre pubblicazioni dell’autore, Ivan Colauca:
Ivan Colaluca ha pubblicato un manuale per la preparazione e gestione di un acquario:
Canale YouTube di Ivan: Biologia in Acquario
Articoli correlati:
Fonti:
– Ford, et al., “Temperature tolerance in the goldfish, Carassius auratus.” Journal of Thermal Biology, (2005).
– Chen, et al. “The evolutionary origin and domestication history of goldfish (Carassius auratus).” Proceedings of the National Academy of Sciences (2020).
– Lorenzoni, et al., “Growth and reproduction of the goldfish Carassius auratus: a case study from Italy.” Biological invaders in inland waters: Profiles, distribution, and threats (2007).
– Paripatananont, et al., “Effect of astaxanthin on the pigmentation of goldfish Carassiusauratus.” Journal of the World Aquaculture Society (1999).
– Sinha, et al, “The interactive effects of ammonia exposure, nutritional status and exercise on metabolic and physiological responses in gold fish (Carassius auratus L.).” Aquatic Toxicology (2012).
– Yoshitomi, et al., “Effects of water quality on physiological functions in goldfish (Carassiusauratus).” Fisheries science (2002).
– Luz et al. “Growth, food intake regulation and metabolic adaptations in goldfish (Carassius auratus) exposed to different salinities”. Aquaculture (2008).
– Koidun et al. “Effect of different stocking densities on lionhead goldfish (Carassius auratus) nursery”. RMUTSB ACADEMIC JOURNAL (2019).