Il pesce rosso è una specie tradizionalmente bistrattata: viene sempre associato alla classica boccia di vetro, ma gli acquariofili e la legge italiana sanno che non c’è nulla di più sbagliato.
La multa per il maltrattamento del pesce rosso del 2016
Nel 2016 fece sorridere molti il caso, messo in risalto dalla cronaca, della multa inflitta ai titolari di un ristorante cinese di Romano di Lombardia (BG) che avevano inserito un piccolo pesce rosso in una vaschetta per alimenti bucherellata, posta all’interno di un acquario, i quali sono stati multati (con una “salatissima” multa da ben 50,00 Euro). A Romano di Lombardia infatti dal 2012 vige un regolamento comunale per la tutela degli animali, una parte del quale è dedicato al benessere dei pesci rossi. Si vieta, in particolare, l’utilizzo di bocce in vetro rotonde, che disorientano l’animale stressandolo e non garantendogli la serenità che merita.
A seguito della segnalazione della cliente che ha denunciato il trattamento illecito del piccolo pesce rosso, le forze sono intervenute multano i proprietari del ristorante che, invano, hanno cercato di spiegare che il pesce rosso era “rinchiuso” così proprio per il suo benessere, essendo soggetto alle aggressioni di un altro pesce coinquilino dello stesso acquario.
La tutela del pesce rosso
Come ormai è purtroppo risaputo, all’interno del codice civile italiano manca una specifica normativa per la tutela degli animali domestici come cane e gatto, rimane ancor più difficile trovare delle norme da applicare al pesce rosso. È difficile persino inquadrarli in una categoria: non essendo legislativamente stabilito, a seconda delle situazioni i pesci possono essere considerati animali da compagnia o, alle volte, un animale d’acquacoltura, quindi da allevamento, alla stregua di altri pesci.
Seppur, quindi, ancora manchi una normativa nazionale speficamente riferita al settore dell’acquariologia, ci sono norme di tutela al pesce rosso sia europee che regionali. Un esempio virtuoso e degno di nota è l’art. 10 della legge regionale n.5/2005 dell’Emilia Romagna, che testualmente detta “gli animali ornamentali e da acquario devono essere mantenuti, da chiunque li detenga a vario titolo, in acqua sufficiente, con ossigeno e temperatura adeguati alle esigenze della specie”.
Le normative per la tutela dell’acquario e dei suoi inquilini
Sono previste norme sanitarie a cui fa riferimento in occasione della movimentazione dei pesci e norme sanitarie per la pulizia sanitaria degli impianti di detenzione. Si trovano poi norme di tutela del benessere animale ed altre atte a proteggere le specie in via d’estinzione. Per quanto riguarda i pesci rossi, o i pesci in generale, la dimensione dell’acquario è fondamentale per il benessere dell’animale e naturalmente dev’essere proporzionata alle dimensioni dello stesso (si consideri che con l’adeguato spazio i pesci rossi possono raggiungere anche 40 cm!!).
Assolutamente vietate, oltre alle bocce in vetro rotonde di cui abbiamo parlato poco fa, ci sono anche tutte quelle vaschette (magari in plastica) troppo piccole e senza filtri, che in alcun modo possono consentire il giusto ricambio d’acqua e di ossigeno. Il classico pesce rosso, il Carassius auratus è da considerarsi una specie da laghetto, mentre le forme selezionate, i cosiddetti Fancy, solitamente sono un poco più delicati, impacciati nel nuoto e restano in genere più “piccoli” pure raggiungendo i 25-30 cm e possono essere tenuti in acquario ma la vasca deve essere di ameno 100/120 litri per due pesci ed in ogni caso è necessario scegliere acquari che abbiano proporzioni mirate a rispettare il corretto rapporto tra il volume dell’acquario e la sua superficie libera di contatto dell’acqua, un’ampia zona libera per il nuoto ed un ottimo filtro possibilmente sovradimensionato rispetto al litraggio della vasca.
Sapete quanto potrebbe vivere un pesce rosso? Se correttamente gestito, seguendo le indicazioni appena date, potrebbe essere un silenzioso compagno di vita per 25 o 30 anni.
Giordana Monti
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