Il Dermogenys pusillus è un altro pesce combattente orientale, non appariscente, ma interessante.
Quando si parla di Pesci Combattenti, si pensa immediatamente ai Betta Splendens, agli splendidi pesci orientali, dai colori sgargianti e dalle lunghe pinne flessuosamente ondulanti nella bassa corrente indotta dal filtraggio dell’acquario. Sono quei pesci i cui maschi non sopportano la presenza di esemplari dello stesso sesso, tanto che in Oriente si organizzano scontri fra maschi con scommesse anche molto pesanti. Praticamente, è ciò che avviene con le lotte fra i galli, anche loro caratterizzati dalla intolleranza della presenza di antagonisti.
In queste lotte, il risultato è a senso unico: alla fine, ci si trova con un vincitore e un morto, a meno che non intervenga tempestivamente il proprietario del campione in notevole difficoltà, dichiarandone la sconfitta, per salvargli la vita, pur se ridotto malconcio e a rischio di non farcela.
Quindi, il Betta splendens maschio sia il benvenuto nel nostro acquario, al quale la sua bellezza dà un grande lustro, ma da solo e, se si vuole, con il suo hàrem, perché non ci sono problemi per le femmine e, per cui queste possono essere ospitate nel numero da noi desiderato; tutto ciò se si desidera è che l’ambiente sia idilliaco e non un campo di battaglia dove si vince o si muore.
Fatta questa premessa chiarificatrice, si riporta che in Thailandia, nell’Asia sudorientale, sono molti coloro che si dedicano all’allevamento e alla distribuzione in tutto il mondo dell’acquariofilia di specie ittiche che, pur essendo litigiose, non giungono all’estremo del Betta splendens: infatti, quando uno dei due si rende conto che l’antagonista è in evidente difficoltà, smette di attaccarlo e lo lascia in pace.
- 1 Ambiente naturale del Dermogenys pusillus
- 2 Aspetto del Dermogenys pusillus
- 3 Differenze sessuali
- 4 “Becco” e lotta
- 5 Resa provvidenziale
- 6 Il dermogenys pusillus è un pesce ovoviviparo
- 7 Emotività
- 8 Acquario per il Dermogenys pusillus
- 9 Caratteristiche dell’acqua
- 10 Alimentazione del Dermogenys pusillus
- 11 Accoppiamento
- 12 Gestazione e nascita del Dermogenys pusillus
- 13 Conclusioni
Ambiente naturale del Dermogenys pusillus
Si tratta di pesci del genere Beloniformi della famiglia degli Hemiramphidae, la cui specie più nota e frequente negli acquari è il Dermogenys pusillus.
È un pesce originario di Thailandia, Sumatra, Giava, Singapore oltreché dell’Indonesia e della penisola malese.
Laggiù, vive in acque dolci: lo si trova un po’ ovunque, in stagni, canali, ruscelli, laghi, in acque con ricca vegetazione e piante radicate che raggiungono la superficie; però vive anche in acque leggermente salate, fra le mangrovie.
Nel suo ambiente, si sposta fra la fitta vegetazione alla continua ricerca di cibo, consistente in piccoli insetti, larve varie, crostacei, vermi, invertebrati.
Aspetto del Dermogenys pusillus
Il suo corpo, la cui lunghezza è fra i 5 e i 7 centimetri, è allungato, fusiforme, abbastanza compresso lateralmente e di un colore bruno oliva a partire dal dorso per schiarirsi sui fianchi e diventare quasi bianco nel ventre. Le pinne, più colorite nei maschi, sono rossastre, spostate verso il peduncolo caudale più di quanto si abbia in altre specie, con quella dorsale in un pezzo unico.
Differenze sessuali
I raggi anteriori della pinna anale sono trasformati in un organo copulatore.
“Becco” e lotta
Essi attirano l’attenzione soprattutto per la mandibola che si protende in avanti, diventando lunga il doppio della mascella, che si alza quando il pesce apre la bocca. Questa particolarità ha procurato al pesce il nomignolo di Half Beaks (Mezzi Becchi). Il capo ha una conformazione sfuggente tale da essere paragonata, secondo alcuni, all’uccello mosca.
Questo peduncolo è l’arma che il pesce usa per combattere contro i suoi avversari. La lotta si svolge come di seguito riportato: i due contendenti si gettano l’uno contro l’altro con gli opercoli branchiali dilatati; ognuno cerca di afferrare e bloccare con la bocca quella dell’avversario, con lo scopo, se non c’è il cedimento da parte di uno dei due, di spezzarla.
Normalmente, il tutto finisce quando uno molla perché le sue forze lo stanno abbandonando e non ce la fa più a continuare la lotta, oppure perché la sua bocca è stata presa in modo talmente saldo che si rende conto che non riuscirà a liberarsi, per cui cessa di combattere facendo chiaramente intendere la sua intenzione di abbandonare.
Ma in un acquario di buone dimensioni, così come in libertà, questi scontri non si verificano, perché il pesce che si sente in inferiorità, non accetta la lotta e si allontana tranquillamente per i fatti suoi.
Resa provvidenziale
Considerato che in Oriente anche questi pesci sono utilizzati per le lotte, questo tipo di conclusione è di tutto vantaggio per gli scommettitori, giacché, contrariamente a quando avviene con il Betta splendens che alla fine, se per caso il perdente è ancora in vita, ben poche carte gli sono rimaste da giocare, con il Dermogynus pusillus si può avere un recupero e lo si può fare combattere ancora: insomma, si potrebbe ricordare il detto: “soldato che fugge, buono per un’altra volta!”
Il dermogenys pusillus è un pesce ovoviviparo
Ma ciò che è molto interessante riguarda la pinna anale, i cui raggi anteriori sono trasformati in un gonopodio, cioè in un organo copulatore: eh sì, perché il pesce, anche se la sua forma si distingue in modo marcato dagli Xiphophorus, dai Playpoecilus e dalle Poecilia, è un ovoviparo, cioè partorisce avannotti vivi. Pertanto, è un pesciolino che merita le attenzioni dell’acquariofilo che desidera vedere e allevare razze nuove.
Emotività
Sono, comunque, pesci che amano non essere disturbati e, se avvicinati da individui di altre specie, sono loro per primi ad allontanarsi e nascondersi negli anfratti fra le rocce e le piante; e se sentono di essere in pericolo, iniziano a nuotare alla disperata, sbattendo contro ostacoli e vetri, con il rischio di spezzare il loro prezioso “becco”.
Questo rischio deve essere tenuto nella dovuta considerazione, anche se non perfettamente accertato, perché da quanto è noto, spesso le ferite diventano inguaribili e lo portano alla morte. Quindi, quando si deve fare qualche manutenzione all’acquario, bisogna munirsi di santa pazienza, facendo movimenti lenti e dolci, sì da non impaurirlo.
Acquario per il Dermogenys pusillus
L‘acquario non deve essere troppo alto, ma nemmeno troppo piccolo e per cui una vasca che contenga da 80 a 100 litri di acqua, tenuta in leggero movimento, fa al caso nostro. Il fondo deve essere arricchito con rocce e piante fra le quali i pesci possano ritirarsi e restare in santa pace; non deve mancare pure qualche pianta galleggiante.
Si può immettere un Dermogenys pusillus maschio insieme con due o tre femmine, mentre per compagni è preferibile inserire compagni non troppo invadenti e aggressivi e, inoltre, sempre se è possibile, che se ne stiano nei piani bassi, verso il fondo: per esempio questi potrebbero essere ciprinidi, rasbore o altri pesci aventi lo stesso carattere.
In effetti, il Dermogenys pusillus è un pesce che ama nuotare presso a superficie dell’acqua. Attenzione, perché il nostro e un buon saltatore e perciò la vasca sia ben coperta, se non lo si vuole trovare stecchito sul pavimento.
Caratteristiche dell’acqua
Per quanto attiene all‘acqua, questa deve essere neutra e dura, mentre la temperatura preferita è quella fra 18 e 22°C; se qualcuno ritiene che sia troppo bassa, si può alzarla fino a 24°C, ma lo fa a suo rischio e pericolo; inoltre, l’acqua deve essere leggermente salmastra, per cui l’aggiunta di due cucchiaini da tè di sale da cucina per ogni dieci litri è l’ideale, e questo è particolarmente importante quando le femmine sono gravide.
Perché questo? Pare che le femmine abbiano la tendenza ad abortire e, essendo la mortalità degli avannotti malauguratamente abbastanza elevata, si cerca disperatamente di ridurla usando il sale da cucina, che sembra essere in grado di frenarla.
Alimentazione del Dermogenys pusillus
L’alimentazione, senza “se” e “ma”, a scanso di guai, deve essere rigorosamente di cibo vivo o al massimo congelato o liofilizzato: sono apprezzati i Tubifex, i Chironomus, le Dafnie, l’Artemia salina, le larve di zanzara, insetti adulti e così via.
Un fatto triste è che molto spesso la prole nasce morta. Le cause? Forse si è fornito troppo cibo o forse, ed è più probabile, si è sbagliato nella scelta del cibo; non è certo, ma anche la temperatura dell’acqua, se tenuta più elevata del necessario, potrebbe essere una concausa della sua morte.
Accoppiamento
La fecondazione avviene attraverso un vero e proprio amplesso come lo dimostra il fatto che il maschio, dopo un corteggiamento lungo con il quale esprime le sue intenzioni dando sapienti colpetti con il suo “becco” sull’addome ingrossato della femmina, si rovescia facendo combaciare i due ventri, da cui la fecondazione delle uova.
Gestazione e nascita del Dermogenys pusillus
Alla fine, se tutto è proceduto per il meglio, dopo un periodo da uno a due mesi, la femmina inizia l’espulsione dei piccoli, lunghi dagli 8 ai 10 millimetri, che può durare da qualche ora a qualche giorno.
Alla nascita essi sono dai 10 ai 30 individui e già autosufficienti come quelli delle altre specie di ovovivipari; in poche ore riassorbono il sacco vitellino. Considerato che, però, gli avannotti appena nati sono poco mobili e attivi, è necessario abbondare con i cibi vivi (Artemia salina appena schiusa in primis, Dafnie, Tubifex tritati e altri cibi), in modo che possano nutrirsi a sufficienza.
Pertanto, è consigliabile inserire la femmina gravida in una vasca abbastanza bassa (un’altezza di 10 centimetri va bene), in maniera tale che il cibo vivo non abbia la possibilità di disperdersi e passi davanti ai piccoli affamati, pronti a ghermirlo.
Conclusioni
Alla fine, si riconosce che i Dermogenys pusillus sono pesci difficili da gestire e da allevare e non sono alla portata di tutti gli amatori, ma è proprio questa serie di difficoltà rappresenta una sfida che stimola gli acquariofili più attenti e appassionati ad affrontare e a risolvere i grossi problemi, traendone, in tal modo grandi soddisfazioni; a tutto questo, però, va aggiunta la considerazione che forse, più che alla perizia e all’esperienza dell’acquariofilo, bisognerebbe far carico dei fallimenti alla mancanza di conoscenza precisa di certi parametri.
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