Le rocce
Queste sono per me ciò che fa la differenza tra il Malawi facile e quello problematico, un acquario molto ricco di rocce offre moltissimi ripari e consente di ottenere microterritori in cui gli esemplari trovano rifugio e che difendono strenuamente.
L’ideale è formare una parete di rocce che parte da 5-10 cm dal vetro frontale e si innalza per tutta la lunghezza della vasca fino al pelo dell’acqua.
Ovviamente tante rocce equivale a meno acqua… e qui salta fuori il discorso del volume minimo della vasca, nel mio acquario di 240 lt il volume effettivo di acqua si riduce a circa 120 lt, inoltre sono alimentati solamente con mangime vegetale ed è sovrappopolato, questo mi obbliga a fare un cambio quindicinale per mantenere bassi i nitrati.
Cosa implicherebbe una vasca di 100 lt? Saremmo per lo meno costretti ad un ricambio continuo dell’acqua, senza poi considerare che l’esiguo spazio rimanente aumenterebbe l’aggressività degli ospiti.
Quali rocce?
Personalmente impiego e consiglio roccia lavica, questa ha come grosso vantaggio di essere leggera (tanto che alcune rocce possono galleggiare), inerte, di essere ruvida e dalla forma irregolare, purtroppo ci sono anche dei contro, è particolarmente ruvida e potrebbe essere fastidiosa per i pesci mentre raschiano la sua superficie, non ho mai notato invece problemi di abrasioni sul corpo, per lo meno i miei stanno attenti quando si rigirano.
Una vasca allestita con rocce laviche.
La mia scelta è stata dettata soprattutto da scrupoli riguardanti il peso complessivo, ma molti altri tipi di rocce si rivelano adatte, dalle lastre di ardesia ai grossi ciotoli di fiume. L’importante è esagerare con la quantità.
A differenza degli acquari amazzonici dove si deve porre attenzione a non utilizzare rocce calcaree qui il problema non sussiste. Ponete attenzione solo al fatto che le rocce non abbiano inclusioni di metalli.
Una vasca allestita con rocce di fiume.
Come disporle
Non c’è una regola fissa da rispettare, ma per esperienza personale, lasciando “partorire” le femmine in vasca perché si salvino almeno alcuni piccoli ho posizionato uno strato di ciotoli molto più piccoli su cui ho messo le rocce più grosse, in modo che i pesci più grandi non vi possano entrare (e quindi predare)
Sicuramente però una buona regola è non siliconare le rocce tra di loro, ci possono essere vari motivi per smantellarlo (credetemi, a me è capitato più volte) ad esempio un decesso in vasca, il voler catturare degli esemplari per scambi o se volete far rilasciare i piccoli ad un femmina in una vasca separata (in modo che si salvino tutti).
Dopo uno smantellamento e riallestimento della vasca potrete notare un aumento di combattimenti e parate, ogni variazione della posizione delle rocce porta ad una ridefinizione delle posizioni della scala gerarchica dei vari esemplari, nulla di preoccupante comunque, si risolve tutto in un massimo di due giorni.
I legni
I legni sono sicuramente una valida alternativa alle rocce per forma e peso, e danno un aspetto naturale all’arredamento, ma rilasciando acidi umici tendono a portare il ph verso valori acidi, per cui consiglio un loro impiego moderato, a vantaggio di ulteriori rocce.
In alternativa si può far bollire il più possibile il legno e tenere il cabone attivo nel filtro.
Un “accessorio” utile
Per distribuire il peso delle rocce in modo più uniforme possibile e non creare punti di “tensione” sul vetro di fondo ho messo un foglio di “baydur”, si tratta di una specie di polistirolo molto denso, viene utilizzato come isolante dei sottotetti o tra le pareti di cartongesso, se andate in un magazzino di materiali edili sicuramente ce l’hanno e dopo avervi riso in faccia per una simile descrizione ve lo forniranno.
Si può tagliare comodamente con il taglierino, non si sgretola e si può volendo rifinire con la carta abrasiva grezza. Siccome i miei pesci si divertono a “vangare” il fondo onde evitare di vedere l’antiestetico colore verdino o rosa del materiale l’ho spalmato di silicone e ricoperto (prima che si reticoli) con la sabbia del fondo dopo averla ben lavata ed asciugata.
Dopo circa 24 ore è pronto per essere inserito in vasca e ricoperto dalle rocce e la sabbia.
Il fondo
Non ci sono obblighi nella scelta del fondo, basta che sia un materiale che non possa ferire i pesci, avendo loro una “simpatica” propensione a scavare e spostare la sabbia con la bocca, consiglio di usare un materiale relativamente fine in modo da agevolarli.
Le piante
Solitamente si sente dire che mbuna e piante non vano d’accordo … è parzialmente vero, i problemi non sono dovuti al riconoscere le piante come “panini”, ma al considerarli come intralcio e di conseguenza a sradicarle.
C’è però chi riesce ad allevare gli mbuna in acquari fittamente piantumati, probabilmente quando la quantità di piante è notevole si innalza notevolmente anche la tolleranza.
Le piante che si può tentare di allevare in vasca si riducono in ogni caso a poche specie e robuste o “poco appetitose”, si può provare con:
- Vallisneria, che tra l’altro è una pianta presente nel lago.
- Cryptocoryne, attenzione però alla specie, sono più consigliabili le wenditii, walkeri ed usteriana
- Muschio di Giava (Vesicularia), da legare bene col filo da pesca alle rocce.
- Microsorium, anche questo da ancorare.
- Apoogeton, fissare bene il bulbo tra le rocce
- Sagittaria, simile alla vallisneria.
In ogni caso tenete presente che è un tentativo, se poi ai vostri ospiti non piacciono non riuscirete a convincerli.
Microsorium e Vallisneria.
Cryptocoryne e Muschio di Giava
Vediamo nelle foto successive degli esempi di allestimento con piante.
Le alghe
Di solito le alghe sono combattute ed odiate dagli acquariofili, nel nostro caso invece ci sono amiche.
Rocce laviche ricoperte di alghe.
Sono il nutrimento che i nostri ospiti sfruttano in natura, questo comunque non sarebbe sufficiente in una vasca, ma consiste in una integrazione alla dieta commerciale, e si possono osservare i comportamenti caratteristici di questi pesci (Mbuna vuol dire battitore di rocce).
Le alghe diventano ancor più importanti nel caso di “cuccioli” in vasca perché hanno una notevole difficoltà nell’alimentarsi (diventerebbero loro stessi dei “panini”) soprattutto nei primi periodi.
Labidocromis hongi mentre bruca le alghe. (Foto di A. Massi)
L’allestimento
Trovata la vasca bella grande? Trovato il posto giusto in casa?
Bene, allora possiamo procedere con l’allestimento della vasca. Dopo esserci assicurati che mobile e luogo siano in grado di sopportare il peso (non indifferente) controlliamo con una livella che il vetro sia in bolla.
Ritagliamo con un taglierino il foglio di “Baydur”, ricaviamo i condotti e le sedi per le pietre porose (se vogliamo montare l’aeratore) ed eventualmente facciamo il rivestimento con silicone e sabbia.
Una volta reticolato per bene (due/tre giorni per essere sicurissimi) si può introdurlo in vasca, posizionare le eventuali tubature del filtro esterno ed iniziare a disporre le rocce più grosse, preventivamente sciacquate sotto acqua corrente, molto distanziate fra loro ed in modo che siano stabili.
A questo punto si può introdurre un paio di centimetri di sabbia ben lavata e su questa distribuire uno strato di ciottoli sugli otto cm di diametro per un altezza di circa 15 cm, su cui possibilmente disporre le rocce più piatte.
Pseudotropheus zebra arancio (Foto di Bruno Todisco)
Questo strato è molto utile nel caso si opti per non separare la femmina con le uova in bocca e lasciare i piccoli in vasca, non è comunque una soluzione, nelle (rarissime) femmine separate ho contato mediamente una quindicina di piccoli, in vasca nei periodi migliori non sono andato oltre i 4 piccoli salvatisi.
Molto dipende anche dalla specie, ad esempio la percentuale più alta l’ho riscontrata con Labidochromis caeruleus e Pseudotropheus demasoni che hanno piccoli molto “attenti” e che stanno ben nascosti, invece i piccoli di Pseudotropheus saulosi che sono dei veri e propri girovaghi non si sono mai salvati.
Ora possiamo disporre le restanti rocce, ricordandoci di inserire anche le pompe di movimento inserite dentro a dei “cubetti di spugna“ facendo in modo che siano mascherate dai sassi.Infine aggiungiamo ancora un po’ di sabbia (il dove è relativo, tanto poi la dispongono loro come gli comoda) e possiamo riempire con acqua di rubinetto (a meno che on abbiate acqua tenera ed acida) Ora non resta che attendere che il filtro maturi, poi si potranno introdurre i pesci.
Labidochromis caeruleus nascosti in un anfratto. (Foto di A. Massi)