La chimica rappresenta una parte fondamentale nella gestione degli acquari di barriera, e se è vero che il migliore test è l’occhio dell’acquariofilo esperto nell’osservazione degli animali, è altrettanto vero che in alcuni momenti è sempre necessario avere un riscontro oggettivo. Tale riscontro ci può essere fornito dai test colorimetrici e da alcune apparecchiature per uso amatoriale, reperibili a prezzi relativamente abbordabili. Prima di entrare nel merito dei test, risulterà utile per chi sta muovendo i primi passi in acquariofilia, un breve accenno agli elementi e le unità di misura che saranno oggetto di controllo, anche perché è fondamentale capire cosa si sta misurando per poter poi intervenire, se necessario, con le correzioni del caso. Le definizioni che seguono sono riferite principalmente all’acqua marina e sono esposte in forma volutamente non approfondita per non appesantire troppo la lettura. L’acqua marina Nell’acqua marina troviamo numerosi elementi di cui 11, definiti macroelementi, ne costituiscono da soli il 99% (sodio, cloro, magnesio, potassio, ecc.) , mentre per il rimanente 1% si contano più di 70 oligoelementi. Sia i macro che gli oligoelementi hanno un’importanza fondamentale per la vita della fauna marina, anche se per molti di questi non si è ancora trovata una relazione certa tra la loro concentrazione e lo stato di salute degli animali. Va da sé che le misurazioni si effettuano su quegli elementi per i quali sono stati riscontrati effetti positivi o negativi in relazione alla loro concentrazione, oltre che all’oggettiva possibilità di rilevarli con test a uso hobbistico. Alcuni elementi possono essere inoltre rilevanti solo per determinate specie di animali piuttosto che altre, e per brevità, verranno presi in considerazione solo quelli che sono ritenuti fondamentali per una corretta conduzione dell’acquario di barriera. Conducibilità elettrica E’ l’attitudine che ha un elemento a trasportare corrente elettrica. L’opposto della resistività, per chi avesse un’infarinatura di elettronica. Si misura in milliSiemens per cm (mS/cm) ed è un valore influenzato alla temperatura. Questo valore viene rilevato principalmente per stabilire la qualità dell’acqua d’osmosi destinata alle vasche (valore più basso equivale a una minore presenza di elementi disciolti nell’acqua e quindi maggior purezza), ma anche per determinare la corretta salinità dell’acqua. Una conducibilità di 53 mS a 25° corrisponde infatti a una salinità del 35‰. Salinità Indica la proporzione dei sali contenuti nell’acqua espresso in “per mille” (‰). Ciò significa che 100 grammi di soluzione salina al 35 ‰ sono composti da 96,5 grammi di acqua pura e 3,5 di sali. PPM e Mg/L Ppm è un acronimo equivalente a parti per milione, unità di misura che viene utilizzata per indicare livelli estremamente bassi di concentrazione di un elemento chimico e corrispondente a milligrammi per litro (Mg/L). E’ forse la più ricorrente nell’utilizzo dei test della vasca. PH Il pH è la scala di misura dell’acidità con un intervallo solitamente compreso tra 0 (fortemente acido) e 14 (fortemente basico o alcalino), con un valore intermedio di 7 che corrisponde alla condizione di neutralità tipica dell’acqua pura a 25°. Per i valori superiori a 7 si parla di soluzioni alcaline ed è il caso dell’acqua marina che in natura ha un valore medio prossimo a 8,2. Il pH è fortemente influenzato dai gas presenti in acqua e dal contenuto di sostanze alcaline quali carbonati e borati che provvedono a una funzione di “tampone” per compensarne le oscillazioni. La misurazione del valore di pH marino tramite i comuni test colorimetrici è poco attendibile e allo scopo si preferisce l’utilizzo di sonde elettriche montate in maniera stabile nella vasca. Il valore ideale da mantenere, che può variare a seconda che le lampade siano accese o meno, è compreso nell’intervallo tra 8,0 e 8,4. KH – Durezza carbonatica e Alcalinità L’insieme di borati, carbonati e altri elementi costituiscono l’alcalinità totale che viene misurata abitualmente sulla scala della durezza carbonatica (KH). Una corretta proporzione di questo valore è fondamentale per il funzionamento della vasca, sia per la funzione di tampone che esercita sul pH, che per il ruolo basilare nei processi di calcificazione di molti organismi, quali alghe calcaree, alcuni molluschi e soprattutto i coralli duri di cui insieme al calcio ne è costituito lo scheletro. Ca – Calcio Anche il calcio, per i motivi sopra esposti, riveste una funzione fondamentale nella crescita degli organismi presenti in vasca. Il suo consumo è strettamente collegato a quello del KH e deve essere presente in concentrazioni equilibrate per evitare la precipitazione di uno o dell’altro elemento. Se per concentrazioni superiori ai 450mg/L non sono stati dimostrati risultati apprezzabili, con valori sotto ai 360mg/L vi è un forte rallentamento della crescita corallina. Mg – Magnesio Altro elemento collegato al KH e al calcio è il magnesio, che tra le sue funzioni, ha anche quella di mantenere stabili i valori di quegli elementi. Il suo valore, in natura, è variabile tra i 1300 e 1500, a seconda della salinità. Nelle vasche si usa tenere un rapporto di 3-3,5 parti a 1, con il calcio. NH4 – Ammoniaca / NO2 Nitriti / NO3 Nitrati Questi elementi rappresentano le fasi intermedie del ciclo dell’azoto, tramite il quale i residui organici della vasca, dopo alcune trasformazioni alimentari da parte della fauna bentonica, vengono mineralizzati tramite i batteri, prima in ammonio/ammoniaca e successivamente in nitriti, nitrati per terminare in azoto gassoso che viene liberato verso la superficie della vasca. Concentrazioni anche minime di ammoniaca o nitriti sono pericolose per la vita degli animali, mentre una moderata presenza di nitrati può essere ben tollerata dai pesci e dai coralli molli. PO4 – Fosfati Anche il fosforo, presente nei residui organici della vasca, subisce una trasformazione dalla fase organica a quella inorganica, pur mancando una fase gassosa come nel ciclo dell’azoto. Concentrazioni minime di fosfati possono essere tollerate da pesci e coralli molli, mentre risultano problematiche nell’allevamento dei coralli duri. Perché farsi i test? Quando vanno fatti? Quali sono i test indispensabili? Quali sono i valori ideali? Qual è la marca migliore di test? C’è qualche accorgimento particolare da adottare? La prima cosa da fare non appena si acquista un test è di controllare la data di scadenza e riportare con un pennarello la data in cui viene utilizzato per la prima volta. Trascorsi 6 mesi dall’apertura il test deve essere sostituito. Da tenere presente inoltre che alcuni reagenti chimici sono sensibili al calore e alla luce, per cui converrà conservarli chiusi nella loro confezione in un posto fresco. Sempre riguardo ai reagenti occorre tenere presente che alcune sostanze sono irritanti e potenzialmente pericolose per la salute e per i mobili o i vestiti dove potrebbero cadere… Conviene ritagliarsi una mezz’ora di tranquillità, anche per evitare di dover ripetere un test perché si è stati distratti da una telefonata. Le provette e le siringhe utilizzate devono essere pulite possibilmente con acqua d’osmosi e asciugate, prima di essere riposte. E’ buona abitudine anche risciacquarle con un poco di acqua della vasca prima di effettuare il test. Conducibilità e solidi disciolti (TDS) Fondamentale in entrambi i casi che siano dotati di dispositivo ATC per la compensazione automatica della temperatura, in quanto generalmente entrambi gli apparecchi misurano la conducibilità elettrica, riportando eventualmente un valore convertito in ppm tramite un’equazione matematica. Di seguito le tabelle che riportano valori minimi e massimi dell’acqua.
Generalmente, per semplicità e costo si utilizza il primo dei due. E’ fondamentale che lo strumento venga tarato subito dopo l’acquisto e con una cadenza mensile, avendo cura, nel possibile, che la temperatura ambiente e del campione sia di 20°. La necessità della taratura deriva dal fatto che il meccanismo di compensazione della temperatura è composto da una lamella metallica che è sensibile agli urti e alle variazioni di temperatura stagionali. Note sui test chimici SALIFERT In buona sostanza, riferendomi in particolar modo ai Salifert, esistono due modalità di test: La prima eventuale difficoltà sui Salifert, sta nel fatto che le istruzioni non sono in italiano. E’ possibile comunque trovarle su tutti i principali siti di e-commerce facendo molta attenzione che i dosaggi espressi in numeri corrispondano nelle traduzioni. A volte cambiano i reagenti e di conseguenza pure i dosaggi, per cui è sempre meglio controllare. I reagenti in polvere devono essere dosati con il cucchiaino “raso”, con particolare attenzione al primo reagente dei nitrati (NO3) che deve essere “rasissimo” e compresso. Dopo aver inserito i reagenti secondo l’ordine prestabilito, la provetta va agitata con un movimento delicato e circolare. I tempi di attesa tra l’inserimento dei vari reagenti non sono affatto indicativi ma devono essere rispettati in tutte le fasi, soprattutto nel momento della lettura. Ciò non significa che se si sbaglia di 2 secondi il test è da rifare, ma se si parla di ritardi in minuti i risultati cambiano, eccome! Problematiche relative ai test goccia a goccia. I più comuni sono KH, Calcio (Ca) e Magnesio (Mg). Il dubbio principale per chi li utilizza per la prima volta è sull’aria contenuta nella siringa. Aspirando il liquido fino al raggiungimento della tacca da 1 ml si aspira anche una parte di aria. Questo è considerato ai fini del test, per cui deve esserci. Indicativamente il livello del liquido deve arrivare attorno ai 0,75 ml, ma l’importante è che il segno del pistone sia posizionato esattamente a fondo scala, cioè a 1 ml. Il discorso potrebbe cambiare nel caso fosse necessario inserire più di una siringa, o nel caso si facciano due test consecutivi, perché in quel caso ho riscontrato che le quantità di reagente erano differenti, probabilmente a causa dei residui che rimangono nel “becco”. Spesso e volentieri occorre arrivare fino alla fine della siringa prima di avere una lettura e la tentazione di versare mezza siringa in un colpo solo è forte. Francamente non so se possa cambiare qualcosa o meno, ma se dicono di dosare una goccia alla volta e agitare per 2 secondi un motivo c’è di sicuro.
La lettura del valore sulla siringa si effettua, nel caso di KH e Magnesio (Mg) al primo cambiamento di colore, mentre per il Calcio (Ca) è necessario attendere il viraggio al blu. Evitate di riciclare il residuo della siringa, in quanto i reagenti sono contati e non vale la pena di correre il rischio di rovinare un test intero per riciclare due gocce di liquido. Problematiche relative ai test a scala colorimetrica. Il problema da risolvere è quello di interpretare le varie sfumature di colore e l’unico rimedio possibile è quello di effettuare il test alla luce del giorno.
I principali test, in particolar modo Nitriti (NO2), Nitrati (NO3) e Fosfati (PO4) si guardano dall’alto, appoggiando la provetta sulla parte bianca del cartoncino. E’ prevista pure una modalità “fine” per la quale si guarda di lato dividendo per 10.
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