La caridina japonica (yamato numa ebi) è gamberetto pulitore molto diffuso nei nostri acquari, grazie anche al frequente impiego che ne fa Takashi Amano nei suoi giardini subacquei.
Foto di Emiliano Dellabella.
In natura la caridina japonica si trova in Giappone, Corea e Taiwan nei ruscelli e nelle risaie, si ciba sopratutto di alghe, ma all’occorrenza svolge anche il ruolo di spazzino.
La japonica può raggiungere i 56 cm se nutrita con cibo per pesci, ma di solito in acquario si nutre per lo più di alghe e quindi si ferma a meno di 5cm.
Questo gamberetto presenta numerosi puntini rossi disposti sul corpo e lungo la schiena presenta una linea color rosso, il resto del carapace è trasparente e permette di vedere gli organi interni.
Foto di Marina Barbaro (Piratina) e Mauro Maioli.
Presenta delle piccole chele utilizzate per strappare le alghe da legni e rocce, ma anche per afferrare resti di cibo.
Gli occhi sono neri e sulla testa vi sono poste le antenne che la aiutano a orientarsi e muoversi in acqua. Aspetta ad un italiano, Emiliano Dellabella, grande studioso di caridine, il merito di aver capito il dismorfismo sessuale che vi vado a spiegare: per riconoscere il maschio dalla femmina si possono guardare i puntini disposti lungo il corpo, nella femmina sono disposti in modo da formare una linea mentre nel maschio sono più distaccati, inoltre la femmina è di norma più grande del maschio e presenta le appendici natatorie più appuntite. Il modo comunque più sicuro è quello di vedere se vi è la presenza di uova sotto le pendici natatorie.
Le caridine japonica sono animali sociali che vanno allevati in gruppi molto numerosi di 15 esemplari come minimo per poter vedere le japonica svolgere il loro lavoro di mangia alghe anche a luci accese.
Sono molto timide e richiedono in vasca una folta vegetazione dove nascondersi, molto graditi sono il muschio di java e le piante che formano “tappeti”.
A volte alcune caridine hanno la cattiva abitudine di assaggiare le foglie delle piante rosse ma per adesso questo comportamento io non l’ho ancora riscontrato. Questo può essere imputato al tipo di cibo a cui sono state abituate durante la crescita nell’allevamento. Oltre a cibarsi di alghe si nutrono anche di avanzi di cibo e appena presa confidenza possono anche prendere il cibo dalle dita, anche eventuali pesci morti vengono divorati dalle japonica e in presenza di avannotti molto giovani possono trasformarsi in predatori temibili. Le alghe sono il loro cibo prediletto ma le alghe nere e marroni non vengono mangiate tranne quando sono molto giovani e tenere.
Gli acquari chiusi sono più adatti ad ospitare le japonica in quanto non rischiano di saltare fuori dalla vasca cosa che in acquari aperti può essere anche frequente se in vasca non vi sono abbastanza nascondigli e se sono presenti pesci aggressivi che inseguono le japonica in modo insistente.
I filtri interni a volte possono offrire rifugio alle japonica ma possono anche rimanere intrappolate quindi un buon coperchio e una rete fitta davanti alla bocca d’aspirazione del filtro è consigliabile.
Le japonica sono compatibili con la maggior parte dei pesci che ospitiamo nei nostri acquari. Alcuni pesci come discus e scalari possono rivelarsi aggressivi e possono cercare di mangiare le japonica, ma in presenza di una buona vegetazione non ce questo pericolo in quanto le japonica sono molto rapide nel rintanarsi tra le piante.
Caridina japonica Foto Archivio AcquaPortal.
I valori dell’acqua per la Caridina japonica non hanno molta importanza in quanto si adattano bene a tutti i tipi di acqua, ma un acqua con ph neutro o leggermente acido è preferibile.
Molta importanza, invece, è da attribuire alla durezza dell’acqua: un durezza media aiuta notevolmente la formazione dell’esoscheletro e quindi la frequenza delle mute sarà maggiore.
Molti sussultano a vedere le mute delle japonica scambiandole per cadaveri ma le mute si riconoscono in quanto sono aperte da un lato e sono opache e al minimo spostamento d’acqua si muovono.
Durante il periodo della muta la caridina è molto vulnerabile e tende a trovare un buon nascondiglio lontano dai pesci e anche dalle altre caridine, di solito sotto un tronco o qualche roccia oppure in intricati cespugli di piante.
Le caridine sono molte robuste ma sono sensibili all’ammoniaca e alle basse concentrazioni di ossigeno quindi in caso di trattamento medicinale e bene mettere in funzione un aeratore (cosa da fare anche per i pesci in quanto il consumo di ossigeno è maggiore), in buone condizioni di allevamento possono vivere per due o tre anni.
Nella foto possiamo notare una caridina molto anziana, ormai prossima al decesso. Di fatti, quando invecchiano tendono a colorarsi di arancione, per diventare di un arancione intenso poco prima di morire. Foto Archivio AcquaPortal.
La riproduzione avviene molto facilmente in acquario: la femmina tiene le uova di colore verde scuro in sacchetti all’interno del corpo e quando è pronta sposta le uova tra le appendici natatorie.
Fin qua è tutto molto semplice e senza nessun nostro intervento le uova si schiuderanno, ma le larve sono piccolissime e si nutrono di fitoplancton, non semplice da procurare.
Una femmina con le uova. Foto di Marina Barbaro (Piratina) e Mauro Maioli.
Si può provare a nutrire le larve con una somministrazione di alghe verdi a ciuffo e appena raggiungono dimensioni di circa 1cm si può passare al cibo per pesci sminuzzato.
Ho provato molte volte a riprodurre le caridine, ma non ho mai avuto successo fino a poco tempo fa; ho sempre provato a inserire sale per uso marino per l’allevamento delle larve, ma dopo una o due settimane morivano tutte.
Primo piano del ventre di una caridina carico di uova. Foto di Marina Barbaro (Piratina) e Mauro Maioli.
Primissimo piano del ventre di una caridina carico di uova. Si distinguono molto bene gli occhietti delle larve. Foto di Marina Barbaro (Piratina) e Mauro Maioli.
Ho deciso allora di provare senza l’apporto di sale e devo dire con mia grande sorpresa che la riproduzione ha avuto successo!
La regola vuole comunque che si usi diluire 17 grammi di sale ogni litro d’acqua per permettere alle uova di schiudersi. Non è raro comunque che la schiusa avvenga anche in acqua dolce e in particolare in acquari ben maturi e ricchi di vegetazione. Nel mio caso non so come mai non abbia avuto successo con il sale, ma dato che ci sono riuscito senza vi spiego come ho fatto.
Ho allestito una vaschetta di 20lt di plastica come quelle che trovate al supermercato con un piccolo legno e una roccia su cui ho messo del muschio di java, il fondo non è stato inserito.
Il legno e la roccia con il muschio si possono anche non mettere, ma ho voluto offrire un rifugio alle larve di japonica, in alternativa al muschio si può usare della lana di perlon.
La vaschetta non ha filtro onde evitare di risucchiare le larve. Molto importante è la completa saturazione di ossigeno nell’acqua in quanto le larve ne sono molto sensibili ad una eventuale mancanza, per questo si può usare un aeratore regolato al minimo.
Prendete una femmina adulta con le uova e mettetela nella vaschetta assieme a tre o quattro maschi, i valori dell’acqua non hanno molta importanza al momento quindi usate pure l’acqua dell’acquario da cui avete preso le japonica.
Le larve sono molto difficili da alimentare perchè appena nate sono praticamente invisibili, quindi, prima di tentare la riproduzione mettete fuori sul balcone al sole una bacinella con acqua dell’acquario e aspettate che diventi “verde”, appena lo sarà data il via alla riproduzione.
L’acqua nella bacinella deve essere pronta prima per dare subito da mangiare alle larve che devono cibarsi in continuazione, per somministrarla usate una siringa e iniettatela in acqua dove vi sono le larve.
Dopo un periodo variabile dalle due alle tre settimane le vostre larve saranno abbastanza cresciute e potrete iniziare con il cibo per pesci sminuzzato,questo le farà crescere molto in fretta, nel giro di 50gg avrete japonica di circa 1cm o 1,5cm circa, le dimensioni comunque dipendono da come e quanto le avete alimentate.
Con il successo della caridina japonica si stanno diffondendo altre specie di caridina come la fernandoi, la serrata, l’ape la red cristal e molte altre.
Alcune specie vengono importate in Italia, ma molte altre finiscono per lo più sul mercato degli stati uniti.
Vi consiglio vivamente di prendere un bel gruppetto di japonica per il vostro acquario, le alghe verranno eliminate in breve tempo, ma sappiate che le caridine possono controllare fino a un certo punto un invasione algale e quindi i fosfati devono sempre essere entro valori accettabili. Se vuoi contattare l’autore: Simone Bianco simo_metal88CHIOCCIOLAyahoo.it |