Qual è la tendenza nell’illuminazione di acquari marini?
Dalle esperienze ed osservazioni condotte negli ultimi anni è emerso che molti organismi marini (principalmente invertebrati ed alghe superiori, escludendo le poche piante d’acqua salata che, d’altra parte, solo molto raramente è possibile ospitare in un acquario marino) hanno esigenze piuttosto dissimili da quelle delle piante acquatiche d’acqua dolce.
Effettivamente le condizioni di illuminazione che si incontrano nell’ambiente marino sono del tutto diverse da quelle presenti in un habitat d’acqua dolce. La mancanza di una vegetazione esterna che filtri i raggi del sole, come talvolta avviene negli habitat di acqua dolce, la frequente limpidezza dell’acqua, la notevole insolazione presente alle latitudini di provenienza di molte specie, la profondità anche relativamente notevole a cui alcuni organismi sono adattati ed altri fattori portano ad esigenze in termini di intensità di illuminazione e di distribuzione spettrale particolari.
Considerando le caratteristiche dell’illuminazione presente normalmente in natura, sembra pertanto indispensabile fornire una buona frazione di blu (che è la radiazione che viene meno assorbita dall’acqua e quindi penetra più in profondità) e di ultravioletti (UV, soprattutto quelli a lunghezza d’onda maggiore di 350-360 nm) unitamente ad una relativamente alta intensità illuminante.
Anche in questo caso, come per l’acqua dolce, può essere opportuno fornire comunque uno spettro abbastanza completo, dunque senza lacune nella distribuzione spettrale, sia perché limitarsi a fornire solo alcune lunghezze d’onda potrebbe determinare carenze per vari organismi marini (soprattutto quelli che non vivono a rilevante profondità dove la radiazione filtrata dall’acqua è ormai quasi solo blu) sia perché l’effetto visivo così è sicuramente più piacevole.
In particolare la corretta illuminazione è determinante nell’allevamento di diversi invertebrati. Infatti a causa della presenza di alghe simbionti nei tessuti di gran parte di essi che producono numerosi composti necessari all’invertebrato, sono richieste elevate intensità (soprattutto per gli invertebrati che vivono nelle zone meno profonde) e buone dosi di blu e di UV.
Sulla base di queste esigenze vanno scelte le sorgenti luminose, che di solito, per soddisfare tutti i requisiti, devono essere miscelate tra loro.
Nel campo delle fluorescenti una buona soluzione si ottiene utilizzando una combinazione di lampade ricche di blu ed anche in parte di UV (come alcune trifosforo sviluppate per uso acquariologico) e di lampade a spettro completo, che però devono essere ad elevata temperatura di colore (così da contribuire anch’esse all’emissione nel blu e nell’UV).
Per gli invertebrati più esigenti è inoltre opportuno aggiungere (accendendola nelle ore più centrali della giornata dell’acquario) una cosiddetta lampada “superattinica”, comunemente chiamata anche “luce blu”, proprio perché presenta un massimo nell’emissione attorno ai 420 nm, cioè proprio nel campo dei blu. Il nome “attinica” indica la capacità della luce di provocare alcune reazioni fotochimiche.
La mia combinazione preferita è pertanto:
1 lampada da 6500 K a spettro completo (Ra>90), ad esempio Osram 72 Biolux od equivalente Philips TLD 965 (in alternativa per toni leggermente più caldi possono andare anche le lampade a 5300-5400 K, come la Osram Lumilux Deluxe 12 o la Philips TLD 950).
1 lampada a 10000 K (ad esempio Sylvania Aquastar o Philips Aquarelle o Interpet Triton)
1 lampada superattinica (ad esempio Philips TL 03, Sylvania Coralstar, Askoll Marine Glo, Belos, Bluemoon, quest’ultima con uno spettro un poco più ampio)
Il rapporto tra queste tre lampade dovrebbe essere appunto 1:1:1. Nel caso si vogliano mantenere solo pesci oppure si allevino invertebrati senza zooxantelle (le alghe simbionti) allora la lampada superattinica è superflua.
Le lampade ad alogenuri metallici sono pure molto adatte (emettendo in pratica uno spettro piuttosto completo) e possono sostituire le prime due lampade fluorescenti citate a patto che la loro temperatura di colore sia superiore a 5000 K (sono accettabili ad esempio le Osram HQI/D da circa 5300-5500 K, ma le 10000 K sono meglio, mentre le 20000 K , a mio giudizio, non rappresentano la miglior scelta).
Tuttavia in molti casi è comunque consigliabile accoppiare anche una lampada superattinica (indicativamente per una potenza di circa 15-30 W ogni 150-250 W di lampade ad alogenuri metallici installate). Inoltre occorre fare attenzione che le lampade siano dotate di filtro (in pratica un vetro particolare che assorbe gli UV più di quanto possa fare un vetro ottico normale) per bloccare gli UV di lunghezza d’onda inferiore ai 360 nm (UV stop) che sono da considerarsi dannosi per molti organismi.
Plafoniera Duplaelectra con due HQI da 150W e due blu da 24 W
Per la durata del fotoperiodo, per la scelta della potenza installata e per le differenze tra lampade fluorescenti e lampade ad alogenuri metallici si rimanda alle risposte alle domande relative a questi specifici argomenti.