I Brachydanio sono pesci appartenenti alla famiglia dei Ciprinidi, diffusi in natura in diverse regioni del sudest asiatico e presenti sul mercato acquariofilo fin dai sui albori. Seppur amati anche dagli appassionati più esperti, sono pesci resistenti spesso consigliati ai principianti per la loro adattabilità alle diverse condizioni dell’acqua non necessitando di ferrei parametri per quanto riguarda temperatura, ph e durezza; inoltre la loro riproduzione non è di particolare complessità, soprattutto per la facilità con cui i pesci tendono ad accoppiarsi, pur necessitando di un minimo di cura in particolare nella fase di primo accrescimento degli avannotti. Si tratta infatti di pesci ovipari che, dopo il loro accoppiamento, non sorvegliano in alcun modo le uova (anzi le ricercano immediatamente per cibarsene) e tanto meno curano gli avannotti, che devono provvedere da soli al loro sviluppo. Sempre ai primi posti nella hit-parade dei pesci più venduti, i Brachydanio possono essere inseriti in qualunque tipo di acquario, purché lo spazio (in particolare la lunghezza) sia sufficiente al loro veloce ed incessante movimento. Sono infatti nuotatori vivaci ed arzilli, vispi e giocosi, caratteristiche queste che a mio avviso rappresentano il maggior pregio estetico per questo genere di pesci ornamentali. Ospiti adatti anche ad acquari di comunità, dove tendono solitamente ad occupare la zona superiore dell’acqua che va lasciata il più possibile sgombra da piante galleggianti, non rappresentano una minaccia per gli altri pesci; se in soprannumero rischiano al massimo di causare ai coinquilini qualche piccolo stress a causa del loro continuo movimento. In natura esistono diverse specie di Brachydanio ma sul mercato acquariofilo ne sono solitamente presenti due o tre solamente, in particolare Brachydanio Rerio (caratterizzato da linee orizzontali blu e bianco-giallastre) e Brachydanio Frankei (distinguibile per i numerosi puntini scuri disposti per file orizzontali, su fondo bianco-giallastro), entrambi presenti sul mercato anche nella versione “pinne a velo”. Questo articolo è dedicato alle mie riproduzioni, che ho operato con successo proprio con queste due specie, talvolta incrociandole anche tra loro ottenendo in questo caso solamente degli ibridi sterili.
La riproduzione in acquario di comunità Qui le uova si schiudono liberando i minuscoli avannotti che, non appena iniziano a nuotare vengono comunque predati. I piccoli che invece sono nati o casualmente sono finiti all’interno del filtro hanno maggiori possibilità, potendo cibarsi di batteri e piccoli avanzi di cibo, difficile peraltro possano raggiungere così il loro pieno sviluppo. Quindi, se avete dei Brachydanio in acquario, date ogni tanto un’occhiata nel filtro, magari prima di lavare la lana di perlon insieme ai minuscoli avannotti. Tecnica di riproduzione Ovviamente è sconsigliato prelevare l’acqua direttamente dall’acquario, ricca di batteri e magari anche di fosfati e nitrati, meglio quindi utilizzare un po’ di quell’acqua che si utilizza per i cambi parziali. Io nelle mie vasche utilizzo acqua che misura ph 6,5-7 e kh 2-3, ho comunque ottenuto riproduzioni ed accresciuto i piccoli Brachydanio anche con valori di ph superiori a 7. Anche la temperatura alla quale effettuare l’accoppiamento, la schiusa delle uova e l’accrescimento degli avannotti ha un’importanza relativa, purché compresa tra 20 e 28 gradi (con maggiore preferenza verso il centro dei due valori). Come luogo di incontro dei miei riproduttori utilizzo delle vaschette in plastica 26×18 cm, della capacità complessiva di 7 litri, che riempio con circa 5 litri dell’acqua di cui sopra (altezza dell’acqua di circa 12 cm). Per evitare che i riproduttori si mangino il loro caviale, utilizzo una retina verde in plastica con buchi di 5 mm (reperita in un negozio di articoli per orto e giardino), ritagliata di lunghezza pari alla vaschetta e di larghezza maggiore per poterla poi ripiegare su due dei quattro lati quanto basta per farla stare ad un paio di cm dal fondo. Per mantenere ferma la retina ed evitare che salga in superficie, vi posiziono sopra un piccolo sasso od un pezzo di roccia lavica, per finire infilo tra le maglie un piccolo stelo di Hygrophyla Polisperma, che nei mie acquari ha sempre bisogno di essere potata. In linea di massima, per i pesci è sufficiente una qualsiasi piccola piantina, magari posizionata orizzontalmente in modo che rimanga tutta sotto la superficie dell’acqua.
L’allestimento delle vaschette deve ovviamente essere preceduto dalla selezione dei riproduttori. Il riconoscimento dei sessi nei Brachydanio non è difficile in quanto in pesci di 3-4 mesi (sessualmente maturi) la femmina ha sempre la pancia maggiormente pronunciata, fino a divenire spropositata in presenza di un gran numero di uova (fatto quest’ultimo non sempre positivo per la riproduzione, perché uova di vecchia produzione presenti nella pancia non sono consigliabili), anche se l’accoppiamento è appena avvenuto (magari in vasca di comunità) si riesce comunque a notare una pancia più grande nelle femmine; i maschi sono invece snelli e longilinei e, soprattutto quando pronti all’accoppiamento, le righe di color bianco-giallastro assumono qualche lieve sfumatura tendente al rosso.
Da qualche parte ho letto che nei Brachydanio i partner tendono ad essere fedeli accoppiandosi sempre e solo tra loro, ma dalle riproduzioni da me compiute ho potuto constatare come ciò non corrisponda al vero avendo ottenuto accoppiamenti anche scambiando tra loro i partner. Una volta, allestite quattro vaschette contemporaneamente, ho verificato che solo una coppia non aveva prodotto alcun frutto il giorno dopo; per quanto ciò possa essere normale, non mi sono dato per vinto (mi dispiaceva lasciare la femmina così gonfia): ho sostituito il maschio (pensando che fosse lui restio in quanto ben poco vispo), introducendo al suo posto uno degli altri tre che si erano appena accoppiati (scegliendo quello apparentemente più in forze), ebbene, la mattina seguente: operazione riuscita ed accoppiamento avvenuto. E’ possibile che talvolta non si ottenga l’accoppiamento degli individui, probabilmente ciò avviene per motivi quali: la scarsa salute dei pesci, è bene infatti scegliere individui in ottima forma (leggasi quelli che nuotano velocemente e di continuo, che presentino colorazione vivace e non svanita, non presentino abrasioni od altre irregolarità sulla pelle, ecc.); le uova prodotte dalla femmina sono di vecchia produzione ed il maschio rifiuta l’accoppiamento; di minor importanza ma pur sempre un motivo può anche essere il fattore di disturbo esterno, è sempre bene quindi posizionare le vaschette in luogo tranquillo. Di norma io posiziono ai lati delle vaschette un panno oppure del cartone, in modo che non impediscano il passaggio della luce dall’alto (non mi riferisco a quella del neon, non li posiziono certo sotto una luce artificiale), per non far perdere ai pesci la cognizione di giorno e notte. Comunque, per assicurarmi il buon fine dell’operazione, di solito allestisco più vaschette contemporaneamente in cui inserisco altrettante coppie. Altro accorgimento che normalmente adotto per assicurarmi maggiori possibilità sul buon fine dell’operazione è l’allontanamento dei sessi: almeno per 5-7 giorni prima dell’evento mantengo separati i maschi dalle femmine trasferendoli in acquari diversi oppure posizionando un pezzo della solita retina in plastica in modo da dividere in due il volume dell’acquario. Predisposto tutto il necessario, si passa finalmente all’introduzione dei riproduttori. Inutile spendere parole sullo spostamento dei pesci da un acqua ad un’altra, la regola vale non solo quando si portano a casa i pesci dal negozio. Per raccogliere i pesci dall’acquario principale utilizzo un bicchiere in plastica (preferibile alla retina), che risulta poi utile per l’acclimatazione nella vaschetta. Solitamente inserisco una coppia per vaschetta, ma secondo alcuni (in particolare allevatori professionisti) andrebbero inseriti preferibilmente un paio di maschi con una femmina al fine garantirsi la fecondazione di un maggior numero di uova. Io una volta ho provato ad inserire 2 femmine con un solo maschio ed al termine dell’accoppiamento ho notato che entrambe le femmine si erano “svuotate”, inoltre il numero di uova non fecondate erano nella norma. Se i pesci sono in salute, appena liberati nella vaschetta cominciano subito a nuotare in quei pochi centimetri di vasca, osservandoli ritengo che giochino tra loro rincorrendosi da una parte all’altra. Vista la limitata quantità d’acqua è sconsigliato alimentare i pesci che, per un giorno di dieta, non ne risentono assolutamente. Dopo la pausa per la notte, i giochi riprendono alle prime luci dell’alba portando infine all’accoppiamento vero e proprio, difficile da identificare ad occhio nudo, nel quale la femmina rilascia le uova ed il maschio le feconda mentre scendono verso il fondo. Controllando a vari orari, ho verificato che l’accoppiamento avviene solitamente al mattino. Qui sotto, alcune fasi del veloce accoppiamento (si tratta di singoli fotogrammi ripresi con una telecamera) e, sotto la retina, le minuscole uova trasparenti appena deposte. Per verificare il buon fine dell’operazione è possibile osservare se il ventre della femmina si è ridotto, oppure cercare sul fondo delle piccole palline quasi trasparenti, del diametro di 1-2 mm. Per riuscire a vedere le uova sul fondo, sotto la retina, guardo frontalmente posizionando una piccola torcia di lato o di fronte. Sul fondo non dovrebbe esserci sporcizia, vista la recente introduzione dei pesci in acqua pulita, così le uova dovrebbero essere visibili. Che l’operazione sia andata a buon fine o meno, il giorno dopo riporto i riproduttori nel loro acquario; non lascio mai i Brachydanio più di 24 ore a provarci, a differenza di altri pesci che hanno spesso bisogno di 2-3 giorni. Tolti i riproduttori, provvedo anche a togliere con delicatezza sasso, piantina e retina, dando una piccola scrollata in acqua per far cadere eventuali uova rimaste sugli oggetti. E’ importante togliere il prima possibile i genitori e gli oggetti (in particolare la pianta), onde evitare un maggior inquinamento dell’acqua; le uova potrebbero infatti essere attaccate dai batteri e quindi morire. In una covata di 100-200 uova è comunque normale che alcune uova ammuffiscano; mentre quelle sane rimangono semi trasparenti, quelle morte appaiono di un bianco intenso e vengono immediatamente ricoperte da una leggera muffa. Dalle prove che ho condotto, ho potuto constatare che le uova temono, più che l’attacco dei batteri, la luce (fotosensibilità); fin dalle prime riproduzioni compiute provvedo quindi sempre a mantenere le vaschette coperte con un panno scuro perché anche posizionandole in luogo ombreggiato (cioè senza luce diretta) ho rilevato numerose perdite, probabilmente questa maggiore sensibilità è dovuta anche al lungo periodo di incubazione; va da se che i controlli con la torcia sono saltuari e soprattutto rapidi.
Nascita ed accrescimento degli avannotti Le larve si muovono raramente, rimanendo attaccate al fondo o alle pareti della vaschetta e consumando il sacco vitellino (non visibile) per un paio di giorni, durante i quali non hanno bisogno di alcun nutrimento. Fornisco loro, di tanto in tanto, una leggera aerazione posizionando una piccola porosa vicina alla superficie dell’acqua, in modo da creare un leggero movimento ed evitare così che si formi una patina superficiale che potrebbe impedire ai piccoli di aprire la vescica natatoria. Quando iniziano a muoversi (solitamente al terzo giorno) sarà necessario provvedere al primo nutrimento, che potrà essere costituito da batteri allevati ad hoc oppure da mangimi liquidi specifici. Personalmente, pur avendo avviato in passato le classiche colture di batteri con fieno, buccia di banana, ecc., da diverso tempo utilizzo solamente mangimi liquidi oppure in polvere finissima, che provvedo a miscelare ben bene in un bicchiere per poi versare delicatamente il contenuto nella vaschetta; sebbene sarebbe consigliabile alimentare gli avannotti 3-4 volte al giorno, in considerazione agli impegni di lavoro fornisco loro il cibo solo due volte (la mattina, prima di uscire di casa, e la sera, quando ritorno), per tal motivo preferisco eccedere con la quantità (il surplus dovrà però essere eliminato con frequenti pulizie del fondo). Con l’avvio dell’alimentazione, provvedo anche ad inserire nella vaschetta un piccolo filtro in spugna (acquistato in negozio), collegato ad un aeratore, che fornisce un lieve movimento dell’acqua, l’ossigenazione ed in minima parte anche un piccolo filtraggio biologico. Malgrado tale apparecchio ritengo comunque fondamentale una periodica sostituzione parziale dell’acqua (circa un bicchiere, di plastica, al giorno). Provvedo quindi con un tubicino (di quelli usati per l’aeratore) a togliere l’acqua, liberando nel contempo il fondo dalla sporcizia creata soprattutto dal mangime non consumato, sostituendola con un uguale quantità della solita acqua nuova utilizzata per i cambi. Diminuendo i cambi d’acqua, soprattutto nei primi giorni di alimentazione, ho potuto osservare un’elevata moria di avannotti ed una proliferazione di piccoli micro vermetti, che certo non rientrano nelle intenzioni iniziali.
Dopo 10-15 giorni di alimentazione gli avannotti sono cresciuti ben poco, ma comincio a fornire loro anche i primi naupli di artemia, grazie ai quali la crescita diventa molto più rapida. Continuo comunque a somministrare ancora per qualche giorno il mangime liquido o in polvere, anche perché (come tutte le specie) i pesci, pur di una stessa covata, non crescono mai tutti contemporaneamente; ci si trova così con avannotti un po’ più grandi ed altri un po’ più piccoli.
Dopo circa un mese dalla nascita si cominciano a notare i disegni ed i colori dei pesci (i Rerio sembra abbiano una sola riga scura), la lunghezza è di circa 1 cm; provvedo quindi a trasferire i più cresciuti in un acquario più grande (21 litri) e man mano che crescono sposto anche gli altri; qui possono essere nutriti con mangime in polvere per avannotti od anche in piccole scaglie (possibilmente ad elevato contenuto di proteine).
A due mesi di vita misurano circa 2 cm ed a quel punto è opportuno trasferirli in un acquario di maggiori dimensioni (soprattutto se numerosi), magari lo stesso in cui si trovano i genitori.
Dopo 3-5 mesi dalla nascita (dipende molto dall’alimentazione, dalle dimensioni della vasca e dall’affollamento) hanno raggiunto la taglia commerciale di circa 4 cm. Conclusioni |