La maggior parte dei pesci tropicali in commercio è nata nelle vasche dei grandi allevamenti, ma molte specie si possono riprodurre anche negli acquari. E’ il caso del Betta splendens, la cui riproduzione in cattività non è rara, ma bisogna saper scegliere il momento più adatto per formare la coppia e conoscere alcuni piccoli segreti per poter allevare con successo gli avannotti.
Riproduzione del Betta Splendens
Fasi dell’accoppiamento. Foto di E. Malagoli
Nelle risaie e nelle paludi del Siam e delle isole dell’arcipelago del Borneo, Malacca e Sumatra, vive una pesce capace di respirare anche fuori dall’acqua: è il Betta splendens.
Questa sua peculiarità è condivisa da tutti i rappresentanti della famiglia dei Belontidi (noti anche come Anabantidi o Labirintidi) che abitano acque stagnanti e molto calde, in cui la temperatura non scende mai al di sotto dei 22° C. T
ali condizioni favoriscono la rapida decomposizione delle sostanze organiche e l’ossidazione dei sali minerali, causando l’impoverimento dell’ossigeno, disciolto nell’acqua. Questa carenza è stata superata dai pesci con lo sviluppo di un organo accessorio, detto labirinto, che permette di integrare l’apporto di ossigeno respirando direttamente quello atmosferico.
La vasca per la riproduzione
II labirinto è una struttura riccamente vascolarizzata posta tra la faringe e le branchie del pesce; quando, ogni due o tre minuti, il Betta sale in superficie prende una bolla d’aria, la quale passando attraverso i canali che formano il labirinto cede ossigeno al sangue prima di essere eliminata dalle branchie.
Questo comportamento viene conservato anche in cattività, nonostante gli acquari possano essere ben ossigenati, e dipende dal fatto che le branchie degli Anabantidi non sono completamente funzionali, per cui se gli animali non salissero periodicamente in superficie per prendere una boccata d’aria rischierebbero, paradossalmente, di affogare!
Un’altra caratteristica comune a tutte le specie di Betta riguarda il comportamento molto aggressivo verso i propri simili; in cattività questo aspetto si manifesta soprattutto tra i maschi, quando vengono messi nella stessa vasca, dando luogo a veri e propri combattimenti che purtroppo si concludono solo con la morte di uno dei due contendenti.
Nonostante questo aspetto violento del carattere, durante il periodo riproduttivo i Betta mostrano un atteggiamento appassionato nei confronti delle femmine ed una cura amorevole verso i piccoli appena nati.
La riproduzione in acquario del Betta splendens è abbastanza frequente, ma bisogna conoscere alcuni piccoli trucchi per risolvere i vari problemi che si possono presentare. Il primo punto riguarda l’allestimento della vasca che deve rispettare precise caratteristiche.
L’acquario per la riproduzione può avere grandezze diverse a seconda della specie che si vuole riprodurre. Nel caso del Betta splendens è sufficiente un contenitore di 20 – 30 litri riempito con acqua distillata e mantenuto a 26°- 28° C di temperatura.
Il vetro di copertura deve essere leggermente inclinato, in modo che l’acqua di condensa scivoli lungo le pareti dell’acquario evitando di rompere il delicato nido di bolle galleggianti costruito dal maschio.
La vasca deve essere ben aerata dato che gli avannotti nelle prime settimane di vita respirano esclusivamente attraverso le branchie e solo dopo si serviranno del labirinto per la respirazione aerea.
Bisogna però evitare qualsiasi turbolenza in superficie troppo violenta che, come detto danneggerebbe il nido. L’acqua non dovrebbe essere più alta di 15 – 20 centimetri in modo da rendere più agevole la risalita in superficie per la respirazione e facilitare la raccolta delle uova da parte del maschio dopo la deposizione della femmina.
All’interno della vasca potremo mettere della sabbia silicea sul fondo, qualche folto ciuffo di Myriophyllum e una piccola radice contorta che potrà servire come rifugio alla femmina durante il corteggiamento del maschio.
La riserva alimentare
Un altro problema molto importante che deve essere considerato prima di affrontare la riproduzione riguarda la dieta da somministrare sia agli adulti che ai piccoli appena nati. In entrambi i casi l’alimento più adatto è sempre costituito da cibo vivo, come larve di insetto e piccoli crostacei.
Nei negozi specializzati si trovano dei preparati surgelati a base di larve di Chironomus, che possono essere somministrate agli adulti per prepararli all’accoppiamento. Gli avannotti devono essere invece alimentati con cibo vivo costituito essenzialmente da infusori e naupli a base di Artemia salina.
La scelta dei riproduttori rappresenta il passo fondamentale per la buona riuscita dell’accoppiamento. Il maschio dovrebbe essere giovane ed avere un’età compresa tra tre e sette mesi, comunque non più di un anno di vita (in natura le specie di betta vivono mediamente due anni), presentare colori vivaci ed avere pinne ben sviluppate.
La scelta dei riproduttori
Osservando il comportamento si può capire quando il pesce è pronto per l’accoppiamento: esso infatti comincerà a costruire il nido anche senza la femmina.
Riproduzione del Betta Splensden
Foto di E. Malagoli
La femmina, talvolta difficile da trovare in commercio (andrà probabilmente ordinata presso un negozio di vostra fiducia) deve non essere troppo più piccola del compagno, presentare colorazione vivace e soprattutto avere il ventre gonfio di uova. Anche l’ovodepositore, ben evidente come un puntino bianco all’attaccatura della pinna anale, è un segno sicuro che la riproduttrice è pronta ad accoppiarsi.
Come favorire l’accoppiamento
Una volta scelta la coppia bisogna avere l’accortezza di immettere nella vasca prima la femmina e solo dopo qualche giorno l maschio; inoltre è opportuno, per i primi giorni, tenerli separati per mezzo di una lastra di vetro mobile in modo che si possano vedere senza venire a contatto: questo perché se la femmina non fosse ancora pronta per la deposizione potrebbe essere facilmente uccisa.
La vista della femmina inoltre, indurrà il maschio ad accelerare la costruzione del nido galleggiante, formato da piccole bolle d’aria; solo quando il nido avrà raggiunto un diametro di sette o otto centimetri si potrà mettere la femmina in compagnia del maschio.
Un segnale che i due riproduttori sono ormai pronti per l’accoppiamento è anche quello di trovarli a ridosso della lastra di separazione, mentre cercano di venire in contatto. È questo il momento di togliere la lastra, sempre pronti però a ridividere la coppia se l’atteggiamento del maschio si facesse minaccioso e aggressivo.
Il maschio che raccoglie le uova. | Inserimento delle uova nel nido. |
Nido di bolle con uova. |
|
Foto di E. Malagoli
I piccoli cominciano a nuotare
L’amplesso del Betta è affascinante. Il corteggiamento inizia con una danza del maschio che muovendosi sinuosamente intorno alla femmina esibisce dei colori più brillanti del solito e spiega le pinne in tutta la loro bellezza.
Non sempre la femmina accetta subito il corteggiamento ed il maschio può tentare di convincerla con qualche morso di cui però non bisogna preoccuparsi, ameno che tale atteggiamento diventi troppo violento.
La danza si conclude con un abbraccio avvolgente del maschio che avviene subito sotto il nido: è questo il momento in cui la femmina depone le uova che il maschio feconda all’istante. La deposizione avviene in genere in più riprese e di volta in volta il Betta maschio le raccoglie, aiutato dalla partner, per deporle nel nido.
Una volta conclusa la deposizione è necessario allontanare la femmina per evitare che il maschio, per proteggere le uova, la uccida.
In questa foto si può vedere la femmina mentre espelle le uova. Foto di E. Malagoli
Come avviene in molte specie di pesci, al maschio è affidato il compito di accudire le uova fino alla schiusa; egli cura continuamente il nido, aggiungendo altre bollicine, pulendo le uova e togliendo quelle non fecondate e ammuffite.
E’ talmente preso nel suo delicato lavoro che rifiuta perfino di mangiare. Dopo uno o due giorni si avrà la schiusa.
Gli avannotti restano inizialmente attaccati al nido, nutrendosi con le sostanze accumulate nel sacco vitellino durante lo sviluppo. Trascorsi tre o quattro giorni, i piccoli cominciano a nuotare liberamente.
A questo punto, bisogna allontanare il maschio che avendo concluso il suo compito, non li riconosce più come figli ma li considera delle ottime prede. Appena nati i betta vanno nutriti secondo un regime molto attento per almeno 30/40 giorni, quando raggiungeranno 5-6 mm di lunghezza, dopo di che potranno essere alimentati con cibi già preparati.
Questa fase è la più delicata dell’allevamento perché coincide con il passaggio dalla respirazione branchiale a quella attraverso il labirinto; dobbiamo quindi avere cura di mantenere la vasca ben chiusa in modo che l’aria interna sia sufficientemente umida per poter essere respirata dagli avannotti.
Se poi con la crescita degli animali lo spazio della vasca da riproduzione dovesse diventare insufficiente, bisogna provvedere al trasferimento in un acquario più grande, di almeno 80 litri di capacità. Seguendo questi accorgimenti potremo così portare a termine con successo uno degli eventi più emozionanti della natura.
Bibliografia:
H. Pinter “Labyrinthfische” (1984) Ulmer, Stutgart.
I. Scheurmann “Aquarium fish breeding (1990) Barron’s, Hong Kong
J. Vierke “Bettas, Gouramis and other Anabantoids: Labirynth fishes of the world” (1988) T.F.H. Pbl., Inc., Neptune City
Questo articolo è stato pubblicato sul numero 1 – Ottobre 1998 – della rivista “il mio acquario” la quale ha concesso tale ripubblicazione.
Alessandra Minniti
È possibile che sia la femmina a costruire il nido?