Vorrei iniziare questo resoconto sull’allevamento e la riproduzione del Betta sp. “Mahachai” con un breve excursus sulla sua storia tassonomica e la sua ecologia. Betta sp. “Mahachai” è una specie relativamente nuova. In realtà non si tratterebbe neanche di una effettiva specie, in quanto ufficialmente ancora non classificata e riconosciuta (da qui la sigla “sp.”), anche se le prove per un suo riconoscimento in questa direzione si fanno sempre più convincenti. Ma partiamo con ordine. Il suo habitat è relegato principalmente in una zona vicino Bangkok (Thailandia) chiamata appunto “Mahachai” (o Maharchai su alcune mappe), ad est del “Chin River”. Si tratta di foreste paludose, prevalentemente composte da individui di Nypa fruticans, una palma caratteristica del sud-est asiatico. L’acqua in cui vive questa specie è salmastra, mediamente dura, fangosa, torbida ed inquinata. Tutto intorno le fabbriche stanno avanzando a ritmi esponenziali e le bonifiche dei terreni sono molto frequenti. Oltre alle fabbriche, il pericolo per la sopravvivenza di questi habitat proviene dalla realizzazione di impianti per l’allevamento dei gamberi e per l’estrazione del sale. Senza contare i reflui degli innumerevoli impianti di fertilizzazione che convogliano nelle acque di queste paludi (Panitvong, 2002). Oltre che in tali zone, i B. Mahachai sono stati rinvenuti anche lungo la costa ad ovest di Mahachai, nelle province di Samutsongkran (Samut Sakhon) e Pethburi, e nei pressi di Ban-kra-jao, sul fiume Chao Praya (lo stesso che attraversa Bangkok) (Prasartkul, 2002). La nota da sottolineare è che in questi luoghi abitati dal Betta sp. “Mahachai” non sono stati rinvenuti esemplari di B. splendens e B. imbellis, a conferma che probabilmente il B. sp. “Mahachai” sia veramente una specie ecologicamente a sé stante. Assieme al “Mahachai” si sono invece ritrovati individui di Aplocheilus panchax, Trichogaster trichopterus, Trichopsis vittatus, Channa striata e Anabas testudineus (Panitvong, 2001). La metropoli di Bangkok e, a sinistra, la zona di Mahachai. Il Chin River, con la zona di Mahachai e la provincia di Samut Sakhon ad est. Da notare gli elevati livelli di antropizzazione di queste zone, ormai circondate da una stretta morsa di fabbriche, coltivazioni ed edifici. Foresta di Nypa fruticans, Habitat di Betta sp. “Mahachai”. (Foto di Eric Bourdier, dal sito smp.ibcbettas.org) In tale contesti, il Betta “Mahachai” si ritrova a vivere e riprodursi. Preferisce creare il suo nido di bolle (denso e molto compatto) in punti molto angusti e poco accessibili della palude, principalmente all’interno delle guaine fogliari di Nypa fruticans immerse nell’acqua, in modo da essere al sicuro e maggiormente protetto da attacchi esterni. Ora, tornando in ambito più strettamente “acquariofilo”, feci la conoscenza di questo pesciolino qualche anno fa, e mi appassionai da subito alla sua storia. Pensai che avrebbe senz’altro meritato un’attenzione particolare una sua attenta e prolifica riproduzione, al fine di salvaguardarne la popolazione e quindi la sua stessa sopravvivenza. Così mi attivai per un suo reperimento, ma dalla volontà di acquistarne qualche esemplare alla loro effettiva disponibilità passarono in realtà svariati mesi, fatto dovuto in maggior parte all’estrema rarità in commercio di questa specie. Alla fine però, grazie anche all’interessamento del mio negoziante di fiducia, riuscii ad entrare in possesso di una (bellissima) coppia, verso la metà di Marzo di quest’anno. Gli dedicai loro una vasca chiusa di circa 40 litri (già avviata da più di un anno), con filtro percolatore (con un flusso minimo di corrente), 2 neon T5 da 8W l’uno e termoriscaldatore da 50W. La portata della pompa fu regolata al minimo e, all’entrata dell’acqua in risalita verso il filtro, posizionai una spugna sintetica per evitare che eventuali uova o avannotti venissero risucchiati. La vasca da 40 litri che ha ospitato la coppia di Betta sp. “Mahachai”. L’allestimento comprendeva un substrato fertile con sopra uno strato di sabbia quarzifera a media granulometria, svariati legni e diverse foglie di catappa (Terminalia catappa). Le piante presenti erano costituite da Cryptocoryne parva, C. aponogetifolia, Echinodorus aquartica, Ceratophyllum demersum, Anubias barteri “bonsai” e muschio sui legni e Limnobium laevigatum galleggiante. I valori iniziali dell’acqua erano i seguenti: pH di 7.5, T di 26°C, conducibilità di circa 600 µs, KH di 12 e GH di 16. E visto che gli esemplari presi venivano da allevatori che li tenevano in acque dolci, li ambientai inizialmente anch’io in tali condizioni. Li ho alimentati essenzialmente con larve rosse (chironomus) e larve nere di zanzara congelate, più qualche integrazione di artemia adulta viva. Riguardo le caratteristiche morfologiche di questa specie, salta all’occhio la splendida iridescenza metallica che contraddistingue questa specie ed in particolar modo il maschio. La colorazione di base è un nero “carbonio”, su cui risalta un deciso blu-verde, elettrico ed iridescente. Sulle pinne (soprattutto la caudale e le pelviche), interposto ai raggi colorati di blu, si interpone un bellissimo rosso, tra il carminio e l’amaranto. Il maschio presenta quasi sempre questa colorazione, più vivida in presenza della femmina o di un altro maschio, mentre la femmina possiede un marcato dimorfismo cromatico a seconda del suo stato riproduttivo. Quando infatti non è pronta per la riproduzione, la sua livrea è decisamente più chiara: un fondo beige con striature orizzontali più scure e pinne quasi trasparenti. In riproduzione invece, la sua livrea si scurisce e appaiono le iridescenze blu e rosse. Un’immagine del maschio. Altre due immagini del maschio. Un’altra caratteristica che ho notato riguardo al maschio, è il suo profilo leggermente diverso rispetto al B. splendens. Il B. sp. “Mahachai” sembra infatti avere un profilo del capo più “ingobbito” e meno lineare, con una pendenza più marcata dalla bocca alla fine della testa. Potrebbe essere un caso, ma ho letto in rete analoghe osservazioni in merito. Quando ho inserito la mia coppia nella vasca, la femmina possedeva una livrea chiara, ma il giorno dopo era già diventata tutta scura, con l’ovopositore (un bottoncino color avana appena davanti alla pinna anale) bene in evidenza. Da sottolineare come il maschio non consideri affatto la femmina se questa ha una livrea chiara: è come se proprio non esistesse. Ma appena la livrea muta, il maschio inizia a rincorrerla e mostrarsi in tutta la sua “grandezza”, estendendo tutte le pinne e gonfiando ed aprendo anche le branchie. Due immagini della femmina con la livrea chiara, prima della riproduzione. La femmina con la livrea scura, poco prima della deposizione. L’ovopositore della femmina, evidenziato con il cerchio rosso Nella mia vasca, il nido di bolle è stato inizialmente costruito dal maschio nell’angolo posteriore sinistro della vasca, in un punto buio e per nulla mosso dalla corrente. La sua durata però è stata molto effimera, visto che dopo qualche giorno è stato distrutto. Questa singolare procedura è durata per una decina di giorni, dopodiché il maschio ha costruito un nido molto più denso e compatto. Questo evento si è presentato in coincidenza con un graduale cambiamento dei parametri dell’acqua. Infatti, come detto in precedenza, sono partito con acqua totalmente dolce, ma, fin dall’inizio della loro permanenza in vasca, ho poi modificato mano a mano la salinità dell’acqua, con cambi giornalieri di un litro, fino a portare la salinità a circa 1g/lt. Arrivato a tale valore (la conducibilità è salita ad oltre 1400 µs ed il pH a 7.7) e dopo aver visto il nido di bolle denso e compatto mi sono fermato con i cambi. Eravamo all’inizio di Aprile. Una settimana dopo assistetti al primo accoppiamento. Purtroppo il nido era in una posizione molto scomoda per foto ed osservazioni ravvicinate. In pratica nell’angolo posteriore sinistro, sotto il coperchio e sopra la pompa del filtro percolatore. Tre immagini che mostrano alcune fasi del corteggiamento del maschio nei confronti della femmina, prima della deposizione nel nido di bolle. Dopo che maschio e femmina si erano avvicendati sopra al nido, ci fu il fatidico “abbraccio” tra i due che precede la fecondazione. Dopodiché la femmina si mise nella classica posizione orizzontale, immobile ed in “trance” poco sotto la superficie dell’acqua. Durante e poco dopo, ci fu il rilascio delle uova che entrambi si affrettavano ad aspirare con la bocca e sistemare successivamente in mezzo al nido di bolle. Le uova sono intorno al millimetro (più sotto che sopra) con un colore tra il crema ed il beige. I giorni seguenti osservai il maschio fare attentamente la guardia al nido, con la femmina nascosta tranquillamente tra i legni. A differenza di quanto osservato spesso tra i B. splendens, il maschio di B. sp. “Mahachai” non risulta particolarmente aggressivo nei confronti della femmina, per cui ho potuto tranquillamente lasciarla in vasca. Entrambi si alimentavano, anche se il maschio risultava molto meno vorace del solito, prendendo appena 1 o 2 larve di zanzara al giorno. Non appena assistetti alla riproduzione, non mancai di dosare in vasca giornalmente “Liquifry” (10 gocce), in modo da preparare un’adeguata microfauna per gli eventuali avannotti. Il primo nido di bolle, nell’angolo posteriore sinistro, sopra la pompa del filtro. Il primo nido di bolle visto dall’alto. Dopo qualche giorno il nido sparì, ma nonostante mi sforzavo di osservare in ogni angolo della vasca, non riuscii a vedere nessun avannotto. Vero anche che la vasca offriva molti nascondigli, visto la presenza dei legni, delle foglie di catappa, delle molteplici piante e del fitto cespuglio di muschio. Decisi comunque di continuare a dosare il Liquifry (per continuare ad alimentare la microfauna) ma approfittai dell’assenza del nido per fare un consistente cambio d’acqua (circa 20%). Passata un’altra settimana circa, osservai la costruzione di un ennesimo nido, ma questa volta dalla parte opposta al primo, o meglio nell’angolo posteriore destro della vasca. Questa volta decisamente più comoda per l’osservazione. Il maschio mentre costruisce il nido di bolle nell’angolo posteriore destro. Purtroppo per me, decisero però di accoppiarsi quando io ero al lavoro, visto che una sera di inizi maggio mi ritrovai il nido già pieno di uova. Il maschio era al solito a guardia attenta del nido, mentre la femmina questa volta aveva mutato la livrea, tornando a quella più chiara e meno appariscente. Il nido di bolle con le uova. Il maschio a guardia del nido. Dopo un paio di giorni notai una cosa strana: le uova erano diminuite, ma non vidi nessun avannotto appena sotto la superficie del nido, come ci si sarebbe dovuto aspettare con i Betta splendens subito dopo la schiusa delle uova. Il dosaggio quotidiano di Liquifry e l’assenza temporanea dei cambi avevano anche prodotto delle alghe verdi filamentose vicino alle radici dei Limnobium e dei ciuffi di Ceratophyllum vicino alla superficie. Ma evitai volontariamente di eliminarle, così da creare rifugio e cibo, utili alla sopravvivenza degli avannotti. Decisi poi anche di spostare la femmina in un’altra vasca a lei dedicata, sia per non distrarre troppo il maschio dalle sue cure parentali, sia per non stressare ulteriormente la femmina e concedergli un po’ di meritato riposo. Un avannotto con qualche giorno di vita. Dopo una decina di giorni dalla loro nascita, decisi di spostare anche il maschio in un’altra vasca (diversa da quella della femmina), perché (nel mio costante monitoraggio) mi accorsi in un’occasione che si era mangiato un piccolo. Era il segnale che le cure parentali erano decisamente terminate (peraltro anche piuttosto lunghe). Devo dire che la crescita dei piccoli è relativamente lenta e variabile, ma rientra nel range del genere Betta. A 2 mesi hanno una lunghezza media di circa 5 mm, ma ci sono individui di 6 – 7 mm ed altri di soli 3 – 4 mm. A 5 mesi la lunghezza varia dai 15 ai 25 mm. Quando non mangiano si rifugiano tutti tra il fitto cespuglio del muschio e le innumerevoli cavità dei legni, mentre nei momenti della pappa (cerco di alimentarli due volte al giorno) si disperdono per la vasca in ordine sparso, alla ricerca dei naupli. Anzi, devo dire che già hanno imparato a riconoscere la mia sagoma, visto che appena mi avvicino al vetro frontale, iniziano a fare capolino dai loro nascondigli e ad agitarsi lungo tutto il perimetro della vasca! Diverse immagini degli avannotti, ad un mese circa dalla nascita. Piccolo di Betta sp. “Mahachai” a 2 mesi circa dalla nascita. Primo piano di Betta sp. “Mahachai” a 5 mesi dalla nascita. |