A Villanova di Castenaso, nella campagna vicino Bologna, sorge l’azienda Anubias di Maurizio Castaldini, la maggiore produttrice italiana di piante acquatiche.
Fondata nel 1989 e cresciuta negli ultimi anni fino a raggiungere un totale di circa 5.000 mq coperti, suddivisi in tre grandi serre, ha assunto una posizione primaria nel mercato nazionale dell’acquariofilia con un volume produttivo di ben 100.000 unità al mese. Un’ulteriore serra in Sardegna di circa 1200 mq dove, favorite da un clima migliore, sono coltivate soltanto piante del genere “Anubias”, completa il quadro dell’azienda in grado oggi di offrire agli appassionati pressoché tutte le varietà di piante tropicali d’acqua dolce. Nascita di un vasetto La visita, guidata dal sig. Castaldini, è iniziata dalla “nursery”, un reparto interno alla prima serra dove le piante, non più alte di 2 o 3 cm, provenienti da laboratori qualificati dall’Anubias, vengono avviate al ciclo di coltivazione. Le piante arrivano in Anubias in piccoli contenitori trasparenti sigillati, che ne contengono ciascuno alcune decine ottenute per divisione di cellule di tessuti meristematici e accresciute in terreni di coltura, la cui composizione varia secondo le specie in essi coltivate. L’apparato radicale, dopo essere stato liberato dai residui del terreno di coltura, viene racchiuso tra due panetti di lana di roccia che, inseriti nei ben noti vasetti, costituiranno il supporto di ancoraggio delle radici fino alla vendita. È questa la fase più critica e delicata a causa del trauma che subisce la pianta dovuto sia al cambio ambientale (luce, temperatura, umidità) sia al cambio fisico e nutrizionale del substrato di coltivazione. Nei piani di appoggio dei vasetti scorre, costantemente una soluzione di sostanze nutritive che mantiene umida la lana di roccia permettendo alle radici di assorbire il nutrimento necessario alla crescita ottimale della pianta. Automazione Un computer, con l’aiuto di speciali sensori, analizza costantemente la soluzione nutritiva provvedendo a segnalare eventuali sbilanciamenti della composizione per consentire al personale il corretto dosaggio degli elementi assorbiti dalla vegetazione.
Lo stesso elaboratore provvede a mantenere, in ciascuna serra, i valori di temperatura e umidità ideali per le specie in esse coltivate. L’automatismo è spinto a tal punto da rendere minimo l’intervento umano, è infatti il computer stesso, collegato ad una rete di sensori di precisione, a comandare l’apertura/chiusura delle finestre di aerazione, gli spruzzatori per umidificare le foglie e mantenere l’ambiente ad un costante livello di umidità, il movimento dei grandi tendaggi necessari a regolare l’intensità della luce, l’accensione delle luci artificiali e dei ventilatori indispensabili al movimento dell’aria all’interno delle serre per evitarne la stratificazione ed il ristagno. I sistemi automatici di controllo sono un ottimo ausilio alla coltivazione, ma la preparazione, l’esperienza e la sensibilità del personale sono determinanti per il conseguimento degli ottimi risultati raggiunti. Cura delle piante Quasi tutte le piante prodotte sono coltivate in emersione, ma costantemente bagnate dall’alto, in modo tale che il fogliame non riesca a formare la caratteristica pellicola protettiva tipica delle foglie emerse e pertanto, cosa fondamentale per un corretto ambientamento, non subisca lo shock da immersione tipico di molte varietà coltivate in emersione, ma in atmosfera non sufficientemente umida. Tale trauma, che si traduce spesso in una totale perdita del fogliame seguita da una ricrescita, più o meno lenta, di foglie adatte al nuovo ambiente, nel caso delle piante coltivate dall’Anubias è quasi inesistente e le piante presentano una perdita o modifica del fogliame trascurabile, anche in condizioni di valori dell’acqua non ideali. L’attenzione che l’azienda rivolge alle specifiche esigenze delle piante si manifesta nella cura di ogni particolare che possa contribuire ad una crescita ottimale di ciascuna specie. Nella seconda e terza serra sono infatti presenti differenti valori sia delle composizioni delle sostanze nutritive sia dei parametri ambientali in quanto calibrati sui bisogni delle specie in esse coltivate. Anche piante notoriamente difficili quali Glossostigma, Eusteralis, Rotala Wallichii presentavano un aspetto rigoglioso grazie alle attenzioni prestate dal personale dell’azienda in ogni fase della coltivazione, compresi gli interventi volti all’eliminazione dei parassiti. Allo scopo di evitare possibili danni causati dall’introduzione in acquario di sostanze chimiche con la piante trattate con insetticidi, ne viene evitato l’utilizzo a favore di mezzi ugualmente efficaci, ma senz’altro meni inquinanti. Le numerose trappole fotocromatiche (pannelli gialli con superficie adesiva), poste sopra ogni bancale, catturano gli insetti alati consentendo di identificarne quantità e tipologia per dosare e rendere pertanto più efficaci gli interventi di lotta biologica attuata “seminando” tra le piante uova di insetti non pericolosi per la vegetazione, ma in grado di distruggere i parassiti dannosi e le loro uova. Tale “semina”, effettuata con frequenza settimanale, consente di mantenere a livelli minimi il numero dei parassiti infestanti e, di conseguenza, assicura la crescita di piante robuste, sane e prive di difetti quali foglie deformi, pigmentazione non uniforme ecc. Nulla viene trascurato per mantenere in condizioni ottimali le piante fino alla vendita, compresa la fase finale dell’imballaggio. Tutte le piante vengono accuratamente lavate per una maggiore garanzia di incontaminazione dell’ambiente destinato ad accoglierle, introdotte in sacchetti che ne preservano il fogliame da danni meccanici e mantengono alto il tasso di umidità necessario alla pianta e racchiuse in robusti contenitori di polistirolo che, in assenza di sbalzi termici, consentono alla vegetazione di superare, senza alcun problema, permanenze nell’imballo anche di 4-5 giorni. Test sull’adattabilità delle piante L’esperienza passata mi aveva portato a diffidare di alcune specie di piante delicate coltivate in emersione in quanto, in molte occasioni, il danno da trapianto era risultato irreversibile e l’inquinamento prodotto dalle piante, che non avevano superato lo shock, aveva messo in crisi più di un acquario. Ho pertanto ritenuto opportuno procedere ad un test di adattabilità utilizzando alcune piante prodotte dall’azienda Anubias, gentilmente offerte dal sig. Castaldini. Ne ho inserite alcune in un grande contenitore privo di coperchio, con acqua di rubinetto GH=8, KH=7, pH=8,2, illuminato da due tubi al neon da 40W commerciali appesi al soffitto a circa 2 m dalla superficie dell’acqua (NB non ho usato lampade speciali per acquari). Conclusioni Gli ottimi risultati del test indicano che l’adattabilità alla condizione sommersa è fortemente legata al metodo di coltivazione in serra ed, ovviamente, allo stato generale della vegetazione all’atto dell’introduzione nell’acquario. Pertanto, al contrario di quanto si suggerisce per i pesci, ne è fortemente consigliabile l’acquisto non appena giunte nei punti vendita allo scopo di minimizzare gli effetti del trauma da trapianto. |
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