Nei nostri acquari alleviamo un gran numero di coralli, ma ci sono anche molti altri organismi interessanti che possiamo mantenere. Di sicuro un ruolo fondamentale lo giocano le tridacne, animali molto amati da tutti gli acquariofili.
Tutte le tridacne appartengono al Phylum dei Molluschi, di cui fanno parte anche le lumache e i cefalopodi, anche se apparentemente sembrano avere ben poco in comune. In particolare le tridacne appartengono alla classe dei bivalvi. La famiglia delle tridacne è costituita da poche specie, tutte conosciute dagli acquariofili, ma saperle distinguere non è così scontato.
Tridacne nel loro ambiente naturale.Anatomia delle tridacne
La forma della conchiglia delle tridacne è formata da due parti, chiamate valve, composte da carbonato di calcio, materiale formato da carbonio, ossigeno e calcio, tutti elementi assunti dall’acqua marina.
La forma della conchiglia ha caratteristiche diverse a seconda della specie ma alcune strutture di base sono mantenute in tutte. Osservarle e saperle distinguere è l’unico modo per individuare la specie. Prima di tutto sulla conchiglia si evidenziano delle zone scavate, dette pieghe, che solitamente partono dal nodo e si aprono a raggera fino ad arrivare al margine superiore. In base alla profondità di queste pieghe la conchiglia appare più o meno liscia. Le valve di alcune tridacne sono coperte da piccoli scudi che si collocano lungo le zone più sporgenti delle pieghe. Questi scudi hanno la funzione di ancorare la conchiglia al substrato e hanno forma a petalo più o meno pronunciato e arcuato.
Nella parte sottostante si trova una sorta di chiusura a cerniera dentata che evita movimenti di slittamento delle due valve, e l’apertura del bisso, da cui fuoriesce il piede.
Dal lato opposto si trova il margine superiore della conchiglia, dove le valve si incontrano quando la conchiglia è chiusa; ha forma più o meno ondulata e non sempre i due lati collabiscono alla perfezione. I tessuti molli delle tridacne sono costituiti dal mantello e dagli organi interni.
Il mantello è molto sviluppato rispetto a quello di altri bivalvi; alcune lo estroflettono ben oltre il margine superiore della conchiglia, mentre altre si limitano ad accostarlo. Sulla superficie del mantello ci sono molte cellule pigmentate che forniscono i bellissimi colori delle tridacne. Le zooxantelle sono situate in specifici reticoli atti ad accoglierle e a mantenerle. Altra particolarità del mantello è la presenza di numerosi occhi, soprattutto alla periferia; sono occhi molto particolari, visto che all’interno non presentano una lente e non riescono a produrre una vera e propria immagine, ma si limitano a percepire la luminosità ambientale e i movimenti.
La parte inferiore del mantello è invece quella che fornisce carbonato di calcio per la formazione di nuova conchiglia, permettendo la crescita della tridacna.
Le tridacne pompano acqua all’interno della conchiglia tramite un sifone di entrata e la fanno uscire attraverso un sifone conico di uscita; appena sotto l’ingresso si trovano ovviamente le branchie. Dietro alle branchie origina invece un apparato digerente completo di esofago, stomaco e intestino. Oltre a questo, c’è un cuore, due grandi reni e, nelle tridacne arrivate a maturità sessuale, due gonadi. L’apparato muscolare è invece formato dal bisso e dai muscoli che si ancorano ad esso e alle valve.
Manca all’appello invece il cervello, sostituito da alcuni fasci di nervi detti gangli.
Organi interni di una tridacna.
A: Conchiglia;
B: Cavità del mantello;
C: Organi digestivi;
D: Cuore;
E: Reni;
F: Muscoli;
G: Ano;
H: Sifone di uscita;
I: Sifone d’entrata;
J: Branchie;
K: Miscoli del bisso;
L: Bisso.
(Giant clams in the sea and in the aquarium).
Mantello di tridacna. In arancione in sifone di entrata, in verde il sifone di uscita e in rosso gli occhi.
| | sifone di ingresso di una tridacna derasa | sifone di uscita di tridacna crocea |
Le specie di tridacne conosciute Tridacna crocea
In natura Tridacna crocea spesso si trova in gruppi in zone di acqua poco profonda sottoposte a corrente scarsa e interessate dal fenomeno della bassa marea. La profondità massima a cui sono state trovate è di 7 metri, quindi sono tridacne che gradiscono molto la luce, anche diretta. Spesso si collocano sugli scheletri di corallo morto o vivo, o sulle rocce; in generale prediligono un substrato duro, dove infossano tutto il corpo e fanno sporgere solo il mantello. E’ ampiamente segnalata la loro capacità di produrre sostanze acide ed erosive che facilitano la lisi del tessuto del corallo e che permette loro di infossarsi completamente esponendo solo il mantello.
Tridacna crocea si trova principalmente nell’Oceano Indiano orientale e nell’Oceano Pacifico centrale; in passato sono state pescate così tanto da portarle all’estinzione in alcune di queste zone. Con la riproduzione artificiale sono state poi reintrodotte in natura.
La grandezza massima riportata per la Tridacna crocea è 15 cm. La conchiglia è solitamente bianca-grigiastra, di forma allungata ma a volte tondeggiante. La caratteristica tipica della conchiglia della crocea è di non avere evidenti avvallamenti o scudi che risultano essere solo abbozzati, soprattutto sulla parte superiore della conchiglia. L’apertura per il bisso è invece molto abbondante e spesso tonda.
Conchiglia di tridacna crocea
La tridacna crocea spesso estende il mantello ben oltre il argine superiore della conchiglia; presenta spesso molti tubercoli e molti occhi lungo il margine più esterno. Il colore invece è molto variabile e poco indicativo per l’identificazione della specie; prevalgono i colori verdi e blu, intervallati a zone più scure. Alcune, denominate ultra, presentano sulla superficie dei cerchi di colore azzurro molto chiaro.
Esempi di mantello di tridacna crocea. Tridacna maxima
In natura la tridacna maxima si trova principalmente in acque poco profonde (massimo 7 metri) e molto limpide, posizionata sullo scheletro dei coralli o sulle rocce, ma tendono ad infossarsi meno nel substrato rispetto alle crocea e ad ancorarsi molto con il bisso.
Sono una specie di tridacna molto diffusa, dal mar Rosso alla Polinesia, dal Giappone alla Grande Barriera Corallina australiana.
Tridacna maxima nel suo ambiente naturale
Sembra che possano raggiungere al massimo i 35 cm di lunghezza. La loro conchiglia è bianca-grigiastra e di forma fortemente allungata (più della derasa); solitamente presenta molti avvallamenti e molti scudi, pronunciati soprattutto nella parte centrale della conchiglia, che servono anche ad ancorarla al substrato. Il margine superiore presenta di solito 4-6 protrusioni tondeggianti che combaciano ai due lati, mentre l’apertura del bisso è molto variabile come forma e dimensioni. conchiglia di tridacna maxima. La tridacna maxima estende il suo mantello ben oltre il limite superiore della conchiglia e spesso presenta tubercoli sulla superficie superiore. Il sifone di ingresso presenta numerosi tentacoli, quello di uscita ha forma molto variabile. I colori della tridacna maxima sono molto vari e di solito presentano zone nere.
Esemplari di tridacna maxima. Tridacna squamosa
Apparentemente sembra che in natura si localizzi in habitat molto diversi, dalle lagune con minor movimento alle zone del reef più esposte alla corrente. Tipicamente si collocano su un substrato duro, ancorandosi con il bisso quando possibile, al massimo a 15 metri di profondità.
Anche la Tridacna squamosa ha un’estensione piuttosto elevata, visto che si trova dal Mar Rosso alla Polinesia. In seguito alla pesca frequente e alla reintroduzione di esemplari da riproduzione è stata dichiara a rischio basso di estinzione nel 2004.
La più grande squamosa osservata arrivava a 41 cm. La conchiglia può essere bianca o colorata di rosa o giallo; non è per nulla allungata e presenta spesso delle squame (come suggerisce il nome) sulla parte superiore della conchiglia che possono arrivare a costituire metà della sua larghezza. Le valve presentano numerosi avvallamenti e scudi particolarmente prominenti dove si collocano le squame che tendono ad avere forma curva. Il margine superiore presenza 4-6 prominenze arrotondate e simmetriche, mentre l’apertura del bisso è variabile, molto grande negli esemplari che riescono ad ancorarsi saldamente con esso.
conchiglia di tridacna squamosa di piccole dimensioni
Conchiglia di tridacna squamosa di grandi dimensioni.
Il mantello della tridacna squamosa solitamente si estende a coprire la conchiglia; il sifone di entrata è coperto da molti tentacoli mentre quello di uscita ha forma conica. Gli occhi sono localizzati solo alla periferia del mantello e non sono sparsi.
Il mantello è solitamente marrone a macchie o coperto da linee o punti dorati o verdi; solo raramente il mantello è blu. Esemplare di tridacna squamosa. Tridacna derasa
In natura vive principalmente tra i coralli, in particolare sulla sabbia tra grandi colonie di acropore degli atolli corallini. Si collocano principalmente tra i 4 e i 10 metri di profondità, ma raramente si trovano in acque più pronfonde (a 25 metri), a testimonianza della loro grande capacità di adattamento a condizioni di luce diverse.
Tipicamente si attaccano al substrato con il bisso fino al raggiungimento di una taglia di 30 cm, poi si staccano perché diventano troppo pesanti per essere spostate dalla corrente.
Le derasa si trovano nella parte orientale dell’Oceano Indiano e a est nell’Oceano Pacifico.
La massima taglia riportata è di 51 cm. La conchiglia è bianca-grigiastra, spesso ha forma di ventaglio e le due valve sono unite al centro. La superficie della conchiglia è molto liscia, visto che gli avvallamenti sono poco pronunciati e non ha scudi. Il margine superiore è formato da 6 protuberanze molto lisce e l’apertura del bisso è molto piccola.
conchiglia di tridacna derasa. L’estensione del mantello della derasa è molto variabile, può arrivare al margine superiore della conchiglia oppure superarlo di gran lunga. Il sifone di entrata è contornato da tentacoli mentre quello d’uscita ha la forma di un ampio cono.
I colori più frequenti sono il crema e il marrone, disposti spesso a macchie o a strisce.
Esemplari di tridacna derasa. Tridacna gigas
La tridacna gigas non è più importata per l’acquariofilia da ormai molti anni perché a rischio di estinzione. Si tratta della tridacna più grande (raggiunge i 137 cm e 330 kg di peso) ma solitamente meno colorata rispetto alle altre. In natura si trova soprattutto nell’Oceano Indiano e Pacifico dalle Filippine all’Australia. Si trova di solito in lagune con corrente lieve e principalmente sulla sabbia. Tridacna gigas in natura. Hippopus hippopus
In natura si trova soprattutto in zone sabbiose o di fanghiglia e con scarsa corrente, o su frammenti di coralli, ma non sempre si ancorano al substrato. Arrivano fino ai 6 metri di profondità.
Raggiunge le dimensioni di 40 cm. La conchiglia è solitamente bianca-grigiastra ma si riconosce bene perché gli avvallamenti sono ben evidenti e formano proiezioni digitiformi lungo il margine superiore della conchiglia. L’apertura del bisso è molto piccola.
Figura 18: scheletro di hippopus.
Il mantello si estende solo fino al margine superiore della conchiglia; il sifone d’entrata non ha tentacoli e quello d’uscita è tondeggiante e schiacciato.
I colori dell’hippopus sono pochi, di solito predomina il marrone o il verde con piccoli punti di colore diverso; spesso ci sono aree di tessuto trasparente o traslucente.
Hippopus hippopus in acquario.
Sicuramente saper riconoscere la specie della tridacna che ci apprestiamo ad acquistare ci aiuta molto a collocarla in acquario, scegliendo le migliori condizioni di luce e corrente.
Spero di non avervi annoiato troppo con il mio elenco, intanto “ringrazio” i miei platelminti e la mia eunice che mi hanno fatto fuori tutte le tridacne comprate, permettendomi di fotografare un sacco di scheletri… Sgrunt!!! Ma di questi parassiti parleremo nella prossima puntata. Grazie per l’attenzione. |