Apistogramma è un genere di pesci proveniente dal continente sudamericano comprendente circa 86 specie. Se si considera che il suddetto genere è stato istituito nel 1913 da Regan, possiamo dire che la specie Panduro è di recente introduzione nel genere essendo stata ascritta al gruppo Apistogramma solo nel 1997 da Romer, che sembra dedicare il nome specifico al primo importatore peruviano che inviò degli esemplari in Germania per la loro esatta classificazione scientifica. A. Nijsseni e A.Panduro provengono entrambi dal Ucayali, fiume che costituisce uno dei rami principali del rio delle Amazzoni, nasce a 110 km a nord del lago Titicaca in Perù nella cordigliera occidentale per proseguire quasi per 2000 chilometri con percorso a corrente lenta e sinuosa nella foresta; quando l’Ucayali incontra il Maranon a 100 chilometri a sud di Iquitos si inizia a chiamare il fiume che ne deriva con il nome di Rio delle Amazzoni. A.Panduro ama zone con corrente lenta e stagnante (come quasi tutti i ciclidi, essendo pesci più adatti alla vita in acque simil-lacustri che in acque dotate di forte corrente, con le dovute eccezioni) in cui il fondo è coperto da residui vegetali e il cui rilascio di acidi umici rende l’acqua ambrata e con ph mediamente bassi (PH 5,5-6). Durezza totale e carbonatica si attestano entrambe intorno a 1-2 punti. La vasca che ospita i pesci in questione è un Askoll Cyano 80 di 120 litri circa, con fondo in sabbia chiara di granulometria fine. La vasca è in attività da circa un anno con valori stabili di Ph:6,8 Kh:2 Gh:3 PO4:0 e NO3:0. L’illuminazione è quella di serie su questa vasca, composta cioè da 2 neon t5 (6500 K° e 4000 K°) con fotoperiodo di sette ore. Al momento dell’immissione in vasca di A. Panduro la popolazione era così formata: Le specie vegetali sono invece composte quasi esclusivamente da Vallisneria asiatica nella porzione sommersa, mentre Hydrocotile Leucocephala, Salvinia Natans e Phyllantus Fluitans filtrano la luce essendo libere di galleggiare in superficie. La fertilizzazione è effettuata tramite protocollo Seachem base a dosi di circa un terzo rispetto a quelle consigliate per una vasca di questo litraggio e la somministrazione di CO2 si attesta sulle 5 bolle/minuto. Alimentazione è composta da liofilizzati di artemia e chinoromus, da scaglie e granulare classici. Frequentemente somministro artemia, chinoromus e pastone per discus congelato mentre il vivo quando disponibile.
A. Panduro, come molti dei suoi congenere, presenta una corporatura affusolata con una lunghezza totale di 5-6 cm per il maschio adulto; la colorazione di base è Beige avorio, con una tendenza all’azzurro su tutta la superficie del corpo che diventa più intensa in prossimità della pinna caudale. Le pinne pettorali sono poco appariscenti e non mostrano particolari colorazioni, mentre dorsale, ventrale e caudale e anale sono più vistose e riccamente colorate. Le Ventrali sono lunghe un paio di cm e seppur partano nella porzione prossimale al corpo con colorazione trasparente diventano gialle limone sulla punta per una lunghezza complessiva di 1-2 cm. La pinna dorsale, partendo dal capo, presenta il primo raggio scuro e poi una sfumatura azzurra e gialla che corre per tutta la sua lunghezza fino ad arrivare alla zona di attacco della coda in cui i toni del giallo e dell’azzurro scemano leggermente. La caudale ha una vistosa orlatura rossa su tutto il suo bordo esterno e una macchia nera che si estende perfino sul peduncolo caudale. La pinna anale è completamente gialla tenue. Ultima accezione sulla colorazione è relativa a una striscia scura che parte dalla nuca, arriva all’occhio e da qui riparte per arrivare fino alla gola. La femmina nonostante non condivida la stessa colorazione appariscente del maschio è di un bel giallo su tutta la livrea con una evidente macchia nera sul ventre che si solleva fino alla linea laterale, macchia che in alcuni casi colora anche parte delle pinne ventrali che comunque sulle punte rimangono di un bel colore giallo; la pinna dorsale presenta anch’essa i primi due raggi neri e una macchia nera si estende dall’occhio fino alla gola; unica nota di colore discostante dal giallo-nero è l’orlatura rossa della coda, speculare a quella del maschio ma meno appariscente. Per entrambi i sessi si hanno aumenti e diminuzione dell’intensità della colorazione legati all’ umore del pesce con la sola costante dell’orlatura rossa che rimane sempre ben evidente anche quando la colorazione di base diviene fortemente sbiadita; nel mio specifico caso ho notato come il maschio passi da stati di colorazione veramente affascinanti (soprattutto se in corteggiamento o in zone ombrose e protette), a stati intermedi in cui è visibile la punta gialla delle ventrali e la leggera sfumatura blu corporea, a stati di colorazione in cui la tinta è di un color sabbia se stressato o con forte illuminazione, condizione in cui per passare ancora più inosservato ritira al petto perfino le ventrali e abbassa la caudale. Anche la femmina assume colorazioni sabbia se impaurita e altrettanto repentinamente vira al suo caratteristico giallo chiazzato nero in condizioni di maggior tranquillità o se corteggiata. La sfumatura blu sul corpo maschile è la caratteristica che maggiormente distingue A. Panduro da A. Nijsseni, sfumatura che in Nijsseni non è presente. Le abitudini di questi pesci mi sono risultate da subito molto peculiari e a tratti contraddittorie. Nei primi giorni del loro inserimento in vasca spesso e volentieri grufolavano sul fondo in maniera meticolosa e precisa, cosa prevedibile trattandosi di ciclidi, ma lo facevano molto più di frequente e sistematicamente degli A. Cacatuoides o M. Ramirezi che avevo già ospitato nella stessa vasca; passavano anche lunghi momenti nella parte alta dell’ acquario, in zone con folta vegetazione (costituita da H. Leucocephala e Vallisneria galleggiante). Sempre nei primi giorni mi stupii di come il maschio avesse scavato nella parte più aperta una buca della grandezza di circa 5 cm di diametro (scavo che rimase fine a se stesso). Nel frattempo non erano rari momenti in cui il maschio corteggiava la femmina con lo stile tipico degli Apistogramma, mostrandosi di fronte alla femmina con il fianco in bella vista, accentuando notevolmente la colorazione, dispiegando il più possibile la pinna dorsale e le ventrali e richiudendo leggermente la caudale per prodursi nel classico balletto-tremolio rituale. Dal canto suo la femmina rispondeva accentuando anch’essa i colori, piegando a C il corpo, richiudendo leggermente la caudale per porsi in infine immobile davanti al maschio (questo comportamento mi dava più un idea di sottomissione che di una femmina che accettava il corteggiamento, e memore delle esperienze passate con splendide femmine di Cacatuoides rivelatesi poi maschi, incrociai le dita aspettando che la situazione si evolvesse). I due pesci prediligevano la zona che era fino a poco tempo prima rimasta sotto il controllo di A. Cacatuoides (che dovetti spostare per evidente conflittualità con i due nuovi arrivati), ma forse per le loro dimensioni più esigue (al momento erano grandi circa come un nannostomus o poco più e spesso venivano perfino infastiditi dai maschi più grossi del branco) o forse per una maggiore affinità comportamentale erano molto più schivi e restii di quanto avessi osservato con altri ciclidi nani, tanto che molte volte dovevo cercarli nei grovigli di Vallisneria; positiva era la loro voracità, essendo sempre di ottimo appetito nei confronti cibi liofilizzati e non, con una particolare predilezione per i chinoromus surgelati. Dopo aver effettuato un consistente restyling degli arredi della vasca, con aggiunta di rocce, diversi legni e foglie di faggio sul fondo il comportamento della coppia si è radicalmente modificato, soprattutto nella femmina. Nel particolare è diventata più decisa e si è andata a ritagliare uno spazio nella zona anteriore della vasca dove ha scavato una buca con due ingressi tra un sasso e un legno spostando laboriosamente la sabbia. Nel frattempo maschio e femmina si sono corteggiati molto intensamente per una serata intera. Da questo momento la femmina stazionava perennemente nei paraggi della sua buca e scacciava decisamente ogni Corydoras che si avvicinava, mentre il maschio vagava qua e la stuzzicando anche lui i Corydoras che gli passavano a tiro, ma non entrava mai nella buca della sua compagna, anche se si appartava tra le foglie del fondo li accanto per passare la notte. Per diversi giorni la femmina è uscita saltuariamente dal suo rifugio, poi ha iniziato a muoversi per la vasca molto più frequentemente, mantenendo un’ indole aggressiva nei confronti dei corydoras, ma la cosa di per se non mi incuriosì, certo che fosse solamente una conseguenza del nuovo territorio che si era venuto a creare e a cui la femmina teneva particolarmente; poi quando notai nuovamente maschio e femmina vicini, con il maschio che si muoveva nervosamente a piccoli scatti un paio di centimetri sopra la femmina ho osservato meglio la situazione: a circa dieci centimetri del fondo il maschio vigilava sulla femmina che proteggeva una decina di avannotti già lunghi circa 3 millimetri. I piccoli sembravano già indipendenti e facevano nel letto di foglie continui movimenti volti a cercare qualsiasi cosa di commestibile si trovasse a loro portata (preciso che per motivi di tempo non ho mai somministrato loro naupli di artemia). Non appena Corydoras o Otocinclus si avvicinavano, maschio e femmina collaboravano nello scacciare l’intruso ma mentre la femmina si allontanava di poco e di rado dalla nidiata, il maschio inseguiva gli invasori anche per tutta la vasca, dando prove di coraggio notevoli quando non si tirava indietro facilmente nemmeno davanti agli scalari che avevano deposto poco distante. Al momento dello spegnimento delle luci gli avannotti si pietrificavano dopo essersi radunati tutti in gruppo, e la femmina sotto la supervisione maschile prendeva un gruppetto di piccoli alla volta in bocca per riportarli nella tana dove trascorrevano la notte. A sette giorni dalla prima volta in cui vidi gli avannotti aggirarsi per la vasca i due genitori erano diventati più sicuri e si allontanavano con maggiore facilità dai piccoli; d’altro canto gli avannotti erano effettivamente difficili da notare se non in movimento, vista la loro colorazione beige e nera, e avevano un buon tono di nuoto che permetteva loro di muoversi abbastanza liberamente sul fondovasca. Le dimensioni si aggiravano intorno al mezzo centimetro per circa una decina di avannotti. A venti giorni circa il maschio e la femmina sembravano essere sempre meno interessati alla nidiata, concedendosi momenti in cui non li sorvegliavano e iniziavano addirittura a compiere qualche piccolo rituale di corteggiamento. Dal canto loro gli avannotti misuravano circa 7 millimetri con pinne e corporatura da pesce, era diventato difficile sapere il loro numero preciso, ma ormai erano capaci di nuotare piuttosto agilmente, cosa che unita alla loro mimetica livrea beige-marrone-nera li rendeva difficilmente delle prede facili. A un mese circa si poteva capire che in vasca c’erano circa una decina di piccoli che seguivano la madre nella tana allo spegnimento delle luci (in maniera però più disordinata e sparsa, il radunarsi dei piccoli sotto il ventre materno era cessato e oramai ogni avannotto nuotava autonomamente nella buca), ma durante il giorno la loro perfetta mimetizzazzione li rendeva difficili da notare. A circa 40 giorni i piccoli sono diventati ancor più elusivi e veloci; credo che ormai i pericoli di predazione siano diventati minimi, e con la supervisione sempre efficace della madre suppongo che arriveranno all’età adulta circa una decina di piccoli. La mia avventura con questo piccolo ciclide è stata fortunatamente costellata da soddisfazioni e pochissime difficoltà; la riproduzione è avvenuta con scarsissimi aiuti dall’ esterno ed è stata portata avanti senza interventi, forse perchè in questa specie l’istinto alla corretta gestione dei piccoli con cure parentali ad hoc non è stata cancellata da anni di selezioni volte a potenziare l’aspetto estetico tralasciando l’interessantissimo aspetto comportamentale. Sottolineo comunque come sia stato rivoluzionario per il successo della riproduzione la modifica del layout volto a rendere la vasca più confacente ai suoi ospiti; vedere un pesce che si sente a suo agio, che si riproduce, che scava una tana e che si nasconde tra le foglie cadute sul fondo per dormire e nutrirsi è una grandissima soddisfazione. Il resto lo fanno la qualità dell’ acqua e un alimentazione scelta e variata. Il primo ringraziamento a tutta la mia famiglia che mi sopporta e mi supporta anche quando le rubo del tempo per dedicarlo all’acquario; Grazie a Federico di MonBig per il supporto bibliografico e per la pazienza con i clienti dell’ ultimo minuto. Grazie ad Acquaportal, fonte di notizie e nozioni, e grazie a tutti gli appassionati che collaborano a far diventare il sito una miniera ricca di conoscenza acquariofila. |