Vi presentiamo l’articolo “E alla fine arriva Fin”, scritto da Francesco Giovanni Galioto per la sezione “Blog” del contest di AcquaPortal.it.
La mia esperienza con l’acquariofilia mi ha insegnato che fermarsi anche solo per un minuto ad osservare un piccolo ecosistema contenuto in una vasca non solo è terapeutico e rilassante, ma ha sempre provocato in me quella sensazione di assoluto che spaventa e affascina allo stesso tempo.
Queste emozioni mi spinsero ad allestire il mio secondo acquario di acqua dolce, approfittando di una vasca d’occasione in un mercatino dell’usato.
Le sue condizioni non erano proprio ottimali: il coperchio era rotto e mancavano filtro e termostato, ma tutto sommato era un buon acquario di 30 litri.
Il mio progetto all’inizio era quello di adibirlo a caridinaio, quindi acquistai un filtro ad aria e un riscaldatore e mi misi all’opera. Presi anche un decoro in legno e delle piante vere, tra cui dell’egeria densa, due cladophore e un muschio di giava da mettere sul tronco insieme ad un’anubias nana. L’acquario era finalmente pronto.
Dopo circa un mese mi recai al negozio per scegliere le mie caridine. Avrei voluto iniziare con delle comuni red cherry, ma lì qualcosa colse la mia attenzione, o meglio qualcuno: si trattava di un piccolo betta splendens maschio rosso, con splendidi riflessi viola/bluastri sulle ampie pinne.
Lo vidi dentro una minuscola boccia di vetro, triste e probabilmente malato. Infatti le sue pinne erano leggermente corrose alle estremità. Per me fu come un colpo di fulmine, e non avrei potuto fare altro se non cambiare il mio programma e acquistare il pesciolino.
Quando lo introdussi nell’acquario, sotto la luce brillante i suoi colori risaltavano ed ebbi la sensazione che lui lì si sentisse a casa. Gli diedi anche un nome: “Fin”, che dall’inglese si traduce “Pinna”.
Inizialmente non accettava il cibo in scaglie, quindi gli presi del cibo in granuli adatto per betta, che mischiavo con delle larve di zanzara per renderlo più appetibile.
Dopo un mese circa il miglioramento era evidente: le sue pinne erano tornate sane e anche i suoi movimenti erano più scattanti e pronti.
È già passato più di un anno da quando Fin è entrato nella mia vita e io sono entrato nella sua. Che dire? Lui è felice e sano, e il mio cuore si riempie di gioia ogni volta che lo vedo sguazzare nella sua “laguna”.
Chi lo sa, magari in futuro realizzerò il mio sogno di avere un caridinaio, ma per ora Fin per me è più che abbastanza.